Capitolo 25

Il mio viaggio alla stazione di polizia andò così come le visite agli uffici dei miei dirigenti per la situazione dei bigliettini.

E cioè, beh, una merda.

Non potevo dire di essere sorpresa del fatto che non potessero fare nulla per me basandomi solo sui post-it. Tuttavia, non potevo evitare che la mia testa si abbassasse mentre cominciavo ad uscire.

Ero ad un secondo dall'andare a sbattere contro la porta quando qualcuno mi afferrò per il braccio e mi tirò via. Sussultai immediatamente, tirando indietro il braccio. Il tizio che l'aveva afferrato indietreggiò, impassibile.

Le mie sopracciglia si unirono mentre lo fissavo. Sembra così familiare...

"Draw," dissi. "Ciao."

"Ehi," disse. "Quindi sei viva. E io che speravo che non avessi avuto accesso a un telefono nell'ultimo mese."

Guardai in basso. "Mi dispiace. Non volevo ignorarti o altro, è solo che mi è scappato di mente."

"Ahia," disse.

"Non intendevo in questo modo," dissi. "Onestamente ho avuto molto da fare."

Annuì. "Ha qualcosa a che fare con il motivo per cui sei in una stazione di polizia?"

"Questo e altre cose." Mi grattai la nuca. "E tu?"

"Ho un amico che lavora qui," disse. "Hai un caso o qualcosa del genere? Posso chiedergli di dargli un'occhiata."

"Non devi farlo," dissi. "Mi hanno già respinto."

"Un motivo in più per me per farlo," disse. Inclinò la testa. "Stai bene, però?" 

Prima che potessi rispondere, arrivò Zack. "Ehi, scusa il ritardo. Il coach ci ha tenuti..." La sua voce si affievolì quando vide Drew.

Potei vedere dalla faccia di Drew mettere insieme i puntini. Lui mi guardò e poi fece un mezzo sorriso. 

"Dannazione," disse Drew. "Non avrei mai pensato che sarei stato deluso per avere ragione." Sorrise. "Parlerò comunque al mio amico, Amelia. Stammi bene, okay?"

Mi diede una pacca sul braccio e poi se ne andò, lasciandomi con uno Zack impassibile.

"L'australiano?" borbottò. "Veramente?"

Alzai gli occhi.

"Com'è andata?" chiese.

Scossi la testa e lo vidi guardarmi con uno sguardo truce, alla ricerca del responsabile.

"Lascia perdere," dissi. "Torniamo all'appartamento. Devo prendere il portafogli prima di cena."

Tornammo indietro e io aspettai sulla porta mentre Zack andava nella mia stanza per prendere il mio portafoglio. Dopo che erano passati un paio di minuti buoni e lui non era ancora uscito, iniziai quasi ad infastidirmi.

Con un sospiro, iniziai ad andare in camera da letto. "Dai," dissi. "Voglio essere in anticipo-" La mia voce si interruppe quando lo vidi seduto sul letto con un sorriso tranquillo. "Cosa fai?" dissi, incrociando le braccia mentre camminavo. "Alzati. Saremo in-"

Prima che potessi finire, mi afferrò il polso e mi tirò sul letto accanto a lui. Un sussulto mi sfuggii quando mi afferrò la coscia e mi mise in grembo in modo che io fossi a cavalcioni su di lui.

"Cosa fai?" dissi, deglutendo mentre la sua mano mi spostava i capelli su una spalla. I miei occhi si chiusero mentre lui baciava la pelle nuda e un delizioso brivido mi salii lungo la schiena. "Ti stai comportando da irresponsabile."

Le sue labbra sfiorarono il mio orecchio. "Allora puoi farmi comportare bene."

Il mio collo si inclinò all'indietro e potei sentirlo sorridere contro la mia pelle mentre respiravo a fatica. Tornai a guardarlo, cercando di ignorare quanto fossi rossi. 

"Ti odio," borbottai, anche se non era molto convincente dato che la mia voce uscì calma e roca.

Chiaramente, stava pensando la stessa cosa perché le sue mani andarono sui miei fianchi e mi inchiodò sul letto, baciandomi mentre si metteva sopra. I miei pensieri si trasformarono tutti in poltiglia mentre allacciavo le mani tra i suoi capelli e percorrevo la sua schiena.

"Sai," disse, baciandomi l'angolo della bocca e lungo il collo, "quanto," mi sfuggii un ansimo mentre i suoi denti mi sfioravano la pelle, "volevo farti questo?"

Gli afferrai il viso e riportai la sua bocca sulla mia. "Mostramelo," sussurrai contro di lui.

Premette così forte contro di me che fu quasi una punizione, ma le sue mani erano morbide. Gentili mentre risalivano lungo mia camicia e sulle mie guance per scostarmi i capelli.

"Cazzo," disse, fermandosi a guardarmi. La sua mano andò sulla mia mascella, il suo pollice appoggiato sul mio labbro inferiore. Il mio respiro si interruppe e lui spostò la presa sul mio collo. "Mi sei mancata così tanto."

"Si?" Chiesi. Potei sentire il dolore e la gioia nella mia stessa voce.

"Voglio dire, sei tu, Amelia. Sei sempre stata tu." La sua voce si fece tranquilla. "Sei la mia persona."

Fu come se avessi potuto sentire fisicamente il mio cuore illuminarsi. La mia mano andò sul suo viso. Volevo toccarlo. Tutto lui. Volevo tutto ciò che avevo perso in questi ultimi mesi.

Ma poiché il mio cervello non stava zitto, c'era una valanga di pensieri che riempivano la mia mente. Stavamo correndo troppo? Era tutto così improvviso. Ma tutto questo venne oscurato tranne il pensiero più importante. 

"Non voglio mai più separarmi da te," dissi.

I suoi occhi si addolcirono e fece un sorriso troppo grande per il suo viso. Uno che non vedevo in quella che sembrava un'eternità.

"Allora non lo farlo."

Niente sembrava più naturale del modo in cui il suo cuore battè contro il mio mentre affondavo nel suo petto.



S/A.

Cuoricini loro 🥹

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