Il sole tramontava lentamente, fondendosi con le acque del Nilo creando scie dorate tra le sponde di quel paese magico.
In una nave sul fiume, nel baldacchino dorato presente sul ponte principale, nuda e distesa sui morbidi cuscini, tra i drappi trasparenti, una fanciulla dai capelli lunghi e neri, osservava mollemente l'addio di quel giorno.
Sentì dei baci provenire dalla caviglia e salire su fino alla sua guancia per poggiarsi sulle sue labbra.
Era Geta, suo marito, il suo imperatore.
Lavinia lo guardò e sorridente gli accarezzò il viso delicatamente.
«Amore mio...»
«Sei felice?»
«Si, deliziata dalla vita, si!»
«Ti invidio sai, sai dire delle cose così squisite al momento giusto...»
Si accarezzavano le mani, erano lontani da due settimane da Roma, al comando aveva lasciato il fratello maggiore Caracalla sperando e pregando gli dei che non stesse facendo dei danni.
«Tu hai talento in altro, altrimenti non mi avresti conquistata!»
«Ad esempio...»
«Il sesso non è abbastanza?»
«Se non fossi mia moglie e non ti conoscessi, maliziosa come sei, potrei pensare male.»
«Ma no, cosa vai pensando...»
«Ah no...»
«Comunque ho una sorpresa per te!»
«Un'altra?»
«Si!...Tu portarmi il regalo per l'imperatrice!»
Lavinia era sorpresa, aveva ricevuto regali da quando erano sposati e nonostante questo era sempre eccitata di riceverne uno in sua presenza.
Questo l'aiutava a non pensare a ciò che aveva lasciato a Roma, diciamo che la pausa all'egiziana, suggerita da suo marito,la stava aiutando.
Geta le sorrise e le porte in scatola intarsiata d'oro.
Lavinia lo aprì piano, e trovò un prezioso di magnifica fattura, un meraviglioso trionfo di smeraldi. Restò senza parole, mentre suo marito sembrava al quanto soddisfatto.
«Oh...»
«Fatto su misura per te. È stato difficile decidere quale smeraldo riprendesse il colore solare dei tuoi occhi!»
«Oh, oh...Publio!»
Lavinia lo baciò e poi si voltò scostando i lunghi capelli, mentre suo marito le appuntava la collana.
Non era felice per il regalo, bensì per il gesto: questo le fece scaldare il cuore.
Si amarono di nuovo, così all'ombra della sera, davanti alla potenza secolare delle piramidi.
***
Era notte è il palazzo reale di Alessandria era in festa in maschera, molti invitati erano una cerchia di nobili romani stabilitasi, che era curiosa di vedere i nuovi imperatori.
Lavinia doveva ammetterlo pensando all'Egitto all'inizio aveva pensato a Nofret e al suo triste destino, ma bastarono gli occhi scuri di Geta a convincerla che quello era il modo giusto per allontanare le cose. Con suo padre si sarebbero sistemate poi le cose, con il tempo, almeno così si augurava, le ancelle del palazzo la stavano preparando per la festa, era semi nuda come la maggior parte degli invitati. L'henné disegnato ad arte sulle braccia, sul dorso e il petto scoperto, che le aveva oscurato i capezzoli; la gonna fatta da un lungo shedit colorato, sandali e orecchìni dorati, un usekh dorato (il collare delle sovrane egizie) e una piccola parrucca con trecce dorate, sulla cima l'ureo decorato con preziosi, fiori di ninfea e con il serpente sacro.
Gli occhi truccati con il kajal, i pesanti bracciali...Sembrava una regina egizia.
Voleva fare una sorpresa a suo marito. Nella sala centrale dove si teneva il baccanale, Geta vestito con un shedit rosso e con oro plasmato su corpo, gli occhi truccati e il diadema egiziano e i suoi capelli aranciati sembrava un il dio Seth in persona.
Lavinia si era informata sulla sua maschera, aveva finto un malore e aveva mentito sulla sua presenza alla festa.
Così aspettando che Geta fosse solo, ordinò ai musici di suonare qualcosa di esotico e entrò nella sala con la sola luce delle fiaccole a illuminarle il viso.
Camminò fieramente e quando fu davanti a lui, fece un profondo inchino, al collo portava il suo smeraldo, era Lavinia si assicurò Geta. Era divina.
L'imperatrice iniziò muovere a ritmo con movimento ipnotico i fianchi e le braccia in alto e unite, e iniziò a danzare una ballo egiziano (a Roma l'avrebbero chiamata eresia, ma non erano a Roma).
Volteggiava dietro di lui e lo toccava con mano suadenti. Sussurrava parole cariche di sensualità e da come danzava sembrava una ninfa dei miti...
Lavinia aveva imparato in segreto dalle ancelle, quando Geta non era presente; una sorpresa per ringraziarlo di tutto.
L'imperatore era innamorato e incantato da lei, era come il più prezioso dei tesori.
Con una giravolta, si strusciò tra le sue braccia e sui suoi fianchi, scatenando l'aizzare del cobra.
Secondo uno dei tanti miti, era la dea Nefti che seduceva il marito Seth per concepire il figlio Anubi.
A fine danza, quando i flauti producevano un suono simile a l'insieme di acuti, Lavinia si stese offrendo agli spettatori il suo corpo seminudo e stanco dalla danza.
Un scroscio di applausi e Lavinia si alzò a mezzo busto e fece dei brevi inchini verso il pubblico.
Geta era tra questi, era come fiero di avere una moglie così audace.
L'imperatrice si alzò e diede ordini ai musici di suonare l'altra melodia, più ipnotica, più superba, più perversa.
La luce delle fiaccole sembrò diminuire e l'oscurità farsi padrona della stanza, Geta non capiva come il resto degli invitati, ma Lavinia e la lucentezza del suo smeraldo si.
Lo prese con le sue mani piccole e sotto il frusciò dei sistri.
Lo condusse dietro al baldacchino allestito apposta dietro agli scranni della sala, dietro a dei lunghi veli semi-trasparenti e colorati tenuti dagli schiavi, che li oscillavano per rendere il tutto ancora più intrigante.
Steso dalla moglie sul lenzuolo di lino, gli tolse il trucco e il diadema, infine con mossa invogliante gli sfilo lo shedit, sotto non aveva nulla. Geta sorrise malizioso, ma voleva prendere il controllo della situazione come sempre, Lavinia da sotto la maschera egizia non glielo permise. Gli legò le mani con una corda messa apposta li come il baldacchino.
E come Bastet che sedusse Anubi...
Iniziò a muoversi come una gatta, strusciandosi, accarezzandolo e leccandolo, facendolo gemere, aumentando gradualmente e velocemente il suo piacere, come un fuoco da attizzare lentamente
,Lavinia quando si accorse che suo marito stava per lasciarli andare sotto quella tortura sessuale, tolse il suo di shedit, lasciando che la ninfea sbocciasse e insieme iniziare una lunga e sudata sessione di puro e trasgressivo sesso.
Mentre alcuno servi del palazzo fischiando, auguravano agli augusti imperatori di concepire presto l'erede al trono. Ma questo non era tra i pensieri più impuri e attuali di Geta e Lavinia.
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