Caput V: Suspiciones

Camminare per Roma era impossibile, con quel caldo, anche se era tardi pomeriggio. Lavinia aveva passato la giornata a casa dei Lemonii, essendo amica di Pupia e Proba, bionde e uguali fino al midollo solo che la maggiore era responsabile e prudente, e la minore esuberante e vivace.

La giovane dei Lavinii andava d'accordo con entrambe, erano come una doppia entità rappresentata da due persone perfettamente identiche.

Passeggiando nella piazza a braccetto, una a destra e una sinistra, seguite dalle schiave, chiacchieravano del più e del meno, o meglio Proba di pettegolezzi e Pupia che cercava di zittirla, dicendo che era inappropriato.

«E da allora la chiamarono Faccia Porcella!»
Lavinia e Proba risero, mentre Pupia si imbarazzava.
«Non credo sia giusto!»
«Oh andiamo Pupia...»
«Non essere rigida faccia porcella anche tu!»
Pupia diede un scapellotto alla sorellina.
«Ehi!»
«Piuttosto cambiando discorso...»
«Volevamo chiederti qualcosa Lav...»
Lavinia le guardò con faccia interrogativa per poi insospettirsi subito dopo.
«Senti ma è vero che sei entrata nelle grazie dell'imperatore?»
«E lo hai contraddetto pure durante i giochi!»
La mora sospirò profondamente, le sue guance arrossirono e sorrise maliziosamente.

«Quale dei due?»
«Quello bello!»
«Proba potrebbero sentirti!»
«Oh insomma!...Geta, no?»
Al pronunciare del suo nome il cuore di Lavinia prese a battere, ma la giovane non gli diede ascolto.
«Allora?»
«Siamo stati in confidenza si...»
«Non avrai mica...Sai no, non potevi rifiutarti!»
«E chi sarebbe di male? E' un imperatore!»
«Silenzio! Comunque non è successo nulla di quello che credete voi!»
«Menomale...»
«Ma ti sarebbe piaciuto che accadesse?»
Lavinia ancor più rossa rimase un attimo in silenzio.
«Diciamo che forse me la sarei goduta di più come situazione!»
«Lavinia!»
«Non è una risposta esplicita!»
«E non servirebbe! Senza matrimonio, saresti solo una delle tante concubine!»
Arriavarono nei pressi della domus Lavinia. La ragazza le invitò a entrare, nonostante le gemelle avessero l'ordine di ritornare a casa dal loro padre.

Nel atrium vicino all'impluvio, le ragazze si scambiarono altre chiacchiere.
«Grazie Pupia ora è più tranquilla!»
«Lo dico solo per il suo bene...Lavinia..Sta attenta...»
«Mm?»
«Quello non è un uomo come gli altri.»
«Questo lo so...»
Pupia scosse il capo.
«No! Lo dico per il tuo bene. Non giocare con lui, può essere pericoloso, non è uno schiavo!»
Lavinia la guardò seriamente negli occhi, prima di ghignare.
«Tranquilla. Non ho intenzione di avvicinarmi a lui, se è questo che temi!»
Proba sbuffò non capiva davvero sua sorella. Geta e Caracalla non erano sposati e nemmeno fidanzati, non ci sarebbe stato nulla di male a concedersi ai sovrani, chiaramente si pensava solo ai vantaggi.

A un certo un punto un profondo tonfo le fece sobbalzare. Lavinia chiese subito immediatamente agli schiavi una spiegazione.
Uno di essi, basso e tarchiato venne verso di loro.
«Padrona.»
«Parla, chi è?»
«Non ci crederete mai!»
Lavinia inarcò un sopracciglio non capendo. Poi quando gli ospiti entrarono dal fauces, qualcosa la fece insospettire.

***

Era sera tardi, e un fresco bagno nel balneaum le diede conforto. I capelli neri raccolti in una crocchia disordinata, Nofret le massaggiava la schiena.
Era pensierosa, riguardo ai fatti di quel pomeriggio, ancora non ci poteva credere.

«Regali dall'imperatore Geta.»
Le tre ragazze sobbalzarono quando si trovarono davanti alla magnificenza di doni e tesori inestimabili.
Rimasero a bocca aperta. Lavinia boccheggiò non sapeva che dire.
«M-Mio padre non c'è!»
Il mastro cerimoniere di palazzo era venuto personalmente lì, la guardò e poi le rivelò la verità.
«Veramente signora, sono per voi!»
«Eh?»
Il mastro prese una veste rosata drappeggiata da decori e preziosi bellissimi, e si avvicinò a Lavinia.
«Direttamente e solamente per voi. Parole dell'imperatore!»
«Uuuh qualcuno ha fatto conquista!»
Prova rise osservando leggermente invidiosa di quei doni lusinghieri.
«Taci! Lavinia che hai  intenzione di fare?»
Le sussurrò Pupia all'orecchio. La cosa più sensata da fare era tenere i generosi regali, non poteva andare contro il volere di un sovrano. La mora sospirò e con faccia decisa esclamò il suo verdetto.
«Magnifico!»
Il mastro cerimoniere ne fu contento, procedetti all'elenco di ciò che aveva portato ma la giovane donna lo fermò.
«Prego?»
«Ora che me li avete mostrati, portateli indietro!»
«Cosa?»
«Non avete sentito? Non li voglio qui!»
Proba la prese per un braccio.
«Lavinia sei impazzita? Rifiutare l'imperatore e' grave!»
«Lo so, ma non importa.»
Il mastro tentò riuscendo fallimentare, dunque si arrese davanti alla testardaggine della ragazza.
«Cosa devo riferire a Geta, signora?»
«Nulla. Assolutamente nulla.»
«Oh...»
«Stai giocando con il fuoco Lavinia!»

Chiuse gli occhi, scacciando i pensieri e si godette il massaggio.
«Nofret ti sento tesa. Devi dirmi qualcosa?»
«Mia signora, ho permesso di dirvelo?»
«Senza ripercussioni. Cosa devi dirmi?»
Aspettarono che la schiava di suo padre, Runa,  uscì dal balneum e Nofret le sussurrò un segreto all'orecchio che la fece aprire gli occhi e scattare nuda dalla vasca.

Pochi minuti dopo, nel suo tablinum il senatore Gneo si scontrò con la furia di sua figlia.

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