XI. Il viale dei ricordi
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Alis sentiva una leggera brezza agitarle i capelli corvini. Sapeva di aver già superato il confine di Auringon, lo sentiva nell'aria più fresca e limpida che respirava. E lo sentiva anche nelle vene e nella mente. Percepiva l'odore di casa, la legna che ardeva, il profumo dei libri, il polline trasportato dal vento dell'Ovest.
Aveva salutato frettolosamente il principe Will, augurandosi di rivederlo con altrettanta celerità. Quei giorni, quelle notti trascorsi a meditare, a riflettere sulla battaglia, avevano creato tra di loro un legame profondo, di forte coesione. Ormai pensavano come se fossero un'unica persona, come se i loro cuori e le loro anime fossero una sola.
Per questo lasciarlo era stato difficile e doloroso, Alis aveva sentito una parte del suo cuore spezzarsi, frantumarsi in mille pezzi, come se fosse fatto di fragile vetro. Sentiva di appartenergli, e sapeva che anche lui le apparteneva. La Profezia aveva tessuto i fili del loro destino. Li aveva legati indissolubilmente. E più il tempo passava più loro si sentivano forti, insieme.
Eppure quel legame che si era creato, le sembrava sbagliato. Come se si fosse lasciata alle spalle una vita intera, ignorando completamente una parte del suo passato.
Ma adesso era di nuovo a Emergard, era finalmente a casa. E i ricordi tornarono tutti a galla, come se si fossero risvegliati da un sonno profondo.
Il castello era incredibile, come lo aveva sempre ricordato, come mai lo aveva dimenticato. Splendente nella sua imponenza. Sfolgorante nella semplicità della sua realizzazione. Le alte torri appuntite, bianche e lucenti come neve riscaldata dal sole, arrivavano fino al confine che separava il mondo degli uomini da quello celeste degli dèi. Il castello era l'emblema della famiglia Lancaster, la fonte del loro potere e la rappresentazione delle loro qualità.
Austerità. Intelligenza. Temperanza.
Aveva chiesto ai valletti di lasciare fuori la carrozza – che l'aveva accompagnata per l'ultimo tratto fino ad Arcadya – e che preferiva camminare a piedi; la strada principale che giungeva al castello era lastricata di possenti salici piangenti e piccole rientranze di pietra cava che conteneva-no ognuna la statua di scintillante marmo bianco delle divinità. Mentre camminava per i giardini reali, ricolmi di fiori candidi durante la calda stagione, achillea, lillà e biancospino, ricordava le mille e fantasiose avventure con Sebastian, i loro giochi, le canzoni e le letture all'ombra del maestoso salice che usavano cime rifugio.
E poi, tornarono anche quei ricordi. Alis si rivide alla luce argentata della luna, nascosta e protetta dalle fronde degli alberi che per anni erano stati suoi fedeli e silenziosi confessori. Il cuore che le batteva dentro al petto, la voglia di rivederlo. E quando lui arrivava, ogni altra cosa intorno spariva, ogni altra cosa era superflua. Alis sentiva il cuore leggero quando i suoi occhi si posavano finalmente su di lui. I suoi baci le davano nuova vita, nuovo vigore. Si sarebbe cibata di quei baci per tutta la vita. Sentiva il sapore salmastro sui suoi vestiti e si sentiva a casa, finalmente completa.
Ma quella che stava ricordando era una donna completamente diversa. Ora stava diventando una regina. Non poteva sapere quale delle due versioni di sé fosse la migliore, ma quello che era certo era che il suo cuore era diviso, lacerato in due metà. Piangeva per aver lasciato Will ad Auringon, ma il suo cuore si riscaldava ricordando Killian. Era una lotta, un conflitto interno e lei non sapeva quale parte del suo cuore e della sua anima avrebbe vinto. In ogni caso, lei ne se sarebbe uscita sconfitta.
«Altezza! Ci siete mancata così tanto! È una tale gioia rivedervi: vi attendevamo per domani» la dama Liv – avvisata con una missiva del suo arrivo – le corse incontro e le due fanciulle si sciolsero in un caldo e sincero abbraccio. Intanto tutta la servitù era accorsa ad accogliere l'inaspettato arrivo della principessa.
«Anche voi mi siete mancati tanto, ma per fortuna abbiamo trovato mare calmo e venti favorevoli. Jasper! Il giardino è incantevole, sono sicura che mio padre sarà molto orgoglioso di voi» la principessa non si trattenne. Riconobbe Alister, il maggiordomo personale di suo padre, la cuoca Violet che preparava per lei la sua torta preferita il giorno del suo compleanno, sir Cassian, l'uomo che le aveva insegnato la maggior parte delle cose che la principessa ricordava. Quelle persone erano molto più di semplici servitori, erano gli uomini e le donne che l'avevano vista crescere, che le avevano, giorno dopo giorno, sorretto la mano finché non aveva imparato a camminare da sola.
Erano gli uomini e le donne che avevano curato ogni sua ferita quando, da piccola, cadeva da cavallo. Erano gli uomini e le donne che non avevano mai smesso di credere in lei. Erano parte della sua vita. Erano il suo popolo, la sua famiglia.
«Mi lusingate, altezza. Ma ne sono enormemente felice». Jasper era sempre stata un'anima dedita alla natura. Era stato lui a insegnarle la differenza tra un'erba curativa e un'erba cattiva. Tra veleno e antidoto.
«Suvvia, date un po' di respiro alla principessa» fu ancora Liv a parlare, i capelli biondi legati in una voluminosa treccia costellata da piccoli fiorellini di campo. «Venite, altezza. Sono sicura vorrete riposare dopo un così lungo viaggio» le due amiche, strette l'una al braccio dell'altra, si allontanarono dalla piccola folla.
«Allora, ditemi. Auringon è davvero bella come la descrivono? E il principe Will? Si comporta bene con voi?» Liv era impaziente di sapere ogni cosa sul regno vicino. Sua madre le raccontava sempre tante storie su Auringon, sulle sue interminabili feste, sui banchetti che duravano fino all'alba e sulla bellezza dei cavalieri. Alis ricordava il giorno in cui le aveva promesso che l'avrebbe raggiunta nella reggia di re Richard come sua dama da compagnia, che avrebbero passeggiato insieme per i verdi giardini. Ma ora non era più sicura di poter mantenere quella promessa, era rischioso e non voleva esporre la sua più cara amica al pericolo.
«Si, Liv. Esattamente come lo abbiamo immaginato. Ad Auringon c'è sempre il sole, la gente è felice e calorosa» la principessa fece un piccolo respiro prima di continuare. «Il principe Will è davvero un uomo speciale».
«Da come ne parlate sembra essere molto più di questo...»
«Non saprei Liv. Forse è ancora troppo presto, ma sen-to che potremmo essere davvero felici insieme».
«E allora perché avete quell'espressione sul viso? C'è qualcosa che vi turba?»
Alis si fermò. Per pronunciare le parole che stava per dire le serviva una forza immane. «La Profezia si sta avverando, ed è molto più tragica di quel che ci potevamo aspettare. Sono tornata solo per trovare un modo per vincere la battaglia. Un modo per conoscere il nemico che affronteremo» la principessa posò lo sguardo sulle sue mani, ancora intrecciate a quelle di Liv. Lei era molto più di una semplice dama da compagnia, di una confidente fidata. Era un'amica, la sorella che non aveva mai avuto. Vide la gioia nei suoi occhi tramutarsi in preoccupazione, in paura.
In quel momento si chiese come avrebbe fatto ad affrontare il potente re Harald, se non era neanche in grado di resistere allo sguardo turbato della sua amica. Ma forse, cento lame nel petto sarebbero state una scelta migliore piuttosto che dover rischiare di deludere le persone che credevano in lei.
«Oh Alis... Cosa accadrà?» la fanciulla aveva le guance riscaldate dal sole.
«Io e Will cercheremo di proteggervi, di proteggere il popolo. Hai la mia parola».
«Vorrei tornare ad Auringon con voi, per starvi vicina».
«È troppo pericoloso, Liv» la principessa avvertiva l'urgenza nella voce dell'amica, ma non voleva esporla al pericolo.
«Vi prego, altezza. Il mio posto è dove siete voi, il mio compito è stare insieme a voi. Permettetemi di farlo».
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La biblioteca di palazzo era da sempre il luogo preferito dalla principessa, ci trascorreva giorni e – soprattutto – intere notti, intenta a leggere di nuove avventure, scoprire nuovi mondi e viaggiare con la sola forza della mente. Ma quel giorno la biblioteca era la sua unica speranza. Sperava che tra i suoi alti scaffali bianchi, tra i tanti libri finemente decorati, avrebbe trovato una sola parola che potesse aiutarla. Solo poche righe che le rivelassero cosa fare, quale strategia adottare.
Ma trovare una soluzione si rivelò un'impresa ardua, la sua mente era continuamente tormentata dai ricordi della sua infanzia, della sua vita prima di Auringon. Della sua vita con Killian.
Ricordava ancora la notte in cui gli aveva detto che lo amava senza però aprire bocca, perché tra loro le parole erano sempre state superflue. Quella notte il tempo non era stato loro amico e una fitta pioggia cadeva da nere nubi, tanto che neanche le enormi fronde dei salici riuscivano a proteggerli. Ma la voglia di vedersi, il bisogno di rivedersi ancora era troppo forte. E così la principessa condusse il pirata nel suo posto segreto, nell'unico luogo del castello che le faceva dimenticare chi era. Ricordava ancora lo stupore sul volto di Killian quando per la prima volta entrò nell'immensa biblioteca. Perché lui sapeva che la forza e la potenza dei Lancaster derivava dalla loro sconfinata conoscenza.
Killian capì il gesto della principessa. Senza bisogno di parole, Alis gli aveva aperto il suo cuore, un cuore incredibilmente grande, almeno quanto quella sala. Un cuore che andava amato e protetto.
Si erano nascosti dietro un alto scaffale, il viso di Alis era rivolto verso la tormenta, verso le alte onde del mare che scorgeva da dietro il vetro dell'ampia finestra.
Gli occhi grandi e verdi di Killian invece erano concentrati sulla schiena della principessa, sulla sua pelle vellutata e sui capelli scuri che le ricadevano morbidi lungo le spalle.
«Mi hai rubato il cuore, Alis» sussurrò, facendosi sempre più vicino. Adesso i loro corpi si toccavano ed era come se aderissero perfettamente l'uno all'altro.
«Credevo che il cuore dei pirati appartenesse al mare» lo stuzzicò lei. Aveva i brividi lungo la schiena, e sentì le guance avvampare, ma sperò che Killian non se ne fosse accorto.
Killian rise, la sua risata che era come le onde del mare, la lambiva dolcemente. «Quella è l'eredità di mio padre: una vita in fuga, in mare, lontano da tutto. Ma ogni cosa di me, ormai, ti appartiene. Il mio rispetto, la mia fiducia, la mia lealtà, tutti i miei pensieri e il mio cuore».
Quella notte si addormentarono così, l'uno stretto all'altra, le spalle di Killian appoggiate ad una libreria, le braccia attorno alla vita di Alis e lei appoggiata a lui, le mani intrecciate. I respiri in armonia come onde del mare, i cuori vicini.
Alis scacciò con forza quel ricordo e asciugò il viso bagnato dalle lacrime. Fino a quel momento era sempre stata occupata con l'estenuante vita di corte di Auringon, con i balli con Will, con le frenetiche preparazioni per l'incoronazione e, ultimamente, con l'atroce Profezia. Non era mai rimasta da sola, o almeno non così tanto da permettere a quei ricordi di riemergere. Ora invece tornarono indietro come una risacca, riportando a galla ogni emozione. In quel momento non c'era nessuno a tenerla lontana dai suoi pensieri, e con una mano stretta intorno al medaglione dorato, la principessa pianse per il suo cuore spezzato.
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Quel viale dei ricordi era stato doloroso, ma l'assenza di indizi su come affrontare il futuro si era rivelato lacerante. Alis aveva trovato vari libri che parlavano della Profezia, della sua importanza e di come fuggirle fosse impossibile, ma non c'era nulla di nuovo che già non sapesse. I libri parlavano di re Harald e del suo esercito di ombre, ma in non più di qualche riga. Neanche la biblioteca più grande del Continente era stata fonte di sollievo. Alis non trovò nulla, neanche un piccolo indizio su come affrontare la battaglia.
Ma poi, le venne in mente qualcosa. Aveva incanalato tutte le sue energie per capire come sconfiggere Harald e vincere la guerra, ma non si era mai soffermata sul capire chi fosse in realtà il temibile sovrano del Nord.
Forse non erano gli indizi a mancare, ma lei che si poneva le domande sbagliate.
Conosceva bene la biblioteca e anche suo padre, così tanto da sapere che non avrebbe mai tenuto libri del genere – troppo potenti e pericolosi. O almeno, non li avrebbe mai custoditi dove chiunque potesse vederli. La potenza dei Lancaster derivava dalla conoscenza, ma questa poteva essere un'arma a doppio taglio. Alis ricordò le parole che re Aeron le disse una volta come monito: nelle mani sbagliate, la conoscenza poteva distruggere il Continente intero.
Suo padre era astuto e intelligente e sicuramente avrebbe nascosto quei libri proibiti in un posto sicuro. Ma cosa doveva cercare Alis? Una porta finta? Scaffali nascosti? Una chiave che conduceva a un nascondiglio sicuro?
No. Re Aeron era molto più furbo di così e la sua mente più acuta. I libri dovevano trovarsi lontani dalla biblioteca, forse persino dal castello. In un luogo dove a nessuno sarebbe venuto in mente di cercare.
Poi la principessa capì.
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