VII. Il Gran Ballo
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Dopo lo scontro la principessa era distrutta e stanca, ma non volle restare nelle sue stanze senza far nulla e attendere pazientemente l'arrivo della sera. Si sentiva tutto fuorché paziente. Dopo essersi liberata della pesante armatura e aver lavato via la terra e la polvere dal viso e curato le piccole ferite riportate in battaglia, fu come rinata.
La dolce Elinor la aveva aiutata ad indossare un abito bianco: la domestica ne consigliò uno molto più elaborato con ricami e merletti, ma ad Alis sembrava sprecato per una semplice passeggiata, soprattutto se sapeva che avrebbe dovuto cambiarsi nuovamente per l'incoronazione e il ballo di quella sera, che avrebbe definitivamente concluso i Giochi Solari.
Passeggiare era sempre stato uno dei suoi tanti modi per scacciare via pensieri che non voleva formulare; osservare il risveglio della natura, catalogare le tipologie di fiori – e ad Auringon ve ne erano di tutti i tipi e specie –, annotare brevi attimi di vita dei piccoli animali, catturare i dettagli della natura, era sempre sembrata la via più semplice per tenere occupata la mente. E i giardini reali erano un ottimo labirinto in cui perdersi per non venir attanagliata dalla spessa tela dei pensieri della fanciulla.
Faticava ancora a credere che il principe Will avesse avuto tanto sgarbo nel presentarsi in quel modo e metterla in imbarazzo di fronte a tutta quella gente, eppure in cuor suo non condannava quell'entrata in scena così spettacolare. Sperava solo in una qualche spiegazione, che tuttavia non tardò ad arrivare.
«Spero vi piaccia stare qui, altezza» il ciuffo biondo del principe fece capolino nel raggio visivo di Alis. Era incredibile come i reali Gylden riuscissero sempre ad avvicinarsi nel più muto dei silenzi.
«Il sole è rigenerante» non trovò nulla di meglio da dire, ma in fondo non c'era da stupirsi se la principessa fosse così attratta dalle condizioni meteorologiche del regno. Emergard si estendeva su un territorio molto vasto e ospitava ogni tipo di clima differente. Freddo e gelido a ridosso della Grande Muraglia e caldo e soleggiato a sud, ma il palazzo reale, ad Arcadya, era dominato da forti venti e inverni alquanto rigidi, difficilmente il sole riscaldava il castello.
«Vi prego, passeggiate insieme a me» disse Will appena si accorse che la principessa si era fermata. Vi era imbarazzo tra i due, soprattutto dopo il loro incontro e la consapevolezza del destino che li attendeva, ma il principe non aveva certo il carattere di un uomo timido.
«Mi dispiace davvero tanto per prima. Mio cugino mi aveva avvertito che siete una donna singolare e molto intelligente, ma quando vi ho vista batterlo con la sola forza della mente, non ho resistito». A quanto pareva avere la lingua lunga era una delle caratteristiche più riconoscibili nei reali di Auringon.
La principessa ricominciò a camminare, ma mantenendo le dovute distanze dal futuro sovrano. A quanto pareva lord Jamie era venuto a conoscenza dell'arrivo improvviso del cugino e questo spiegava senz'altro lo spirito così accecato di gloria che aveva dimostrato sul campo di battaglia. Motivo in più per stargli lontana, pensò Alis; non si fidava di uomini tanto volubili al volgere delle passioni più sfrenate.
«Mi rendo conto che non è facile per voi. Abbandonare la propria casa, la propria famiglia e il proprio popolo per venire in un regno straniero a sposare un perfetto sconosciuto» il principe sembrò riflettere sulle parole che avrebbe detto dopo. «Ma devo confessarvi che non è semplice neppure per me. E so di aver sbagliato, ma vi chiedo una seconda possibilità, se sarete ancora disposta a concedermela. Non posso pretendere certo il vostro affetto o il vostro amore, ma farò tutto ciò che è in mio potere per rendervi felice e guadagnarmi il vostro rispetto e sono sicuro che, col tempo, varrà più di qualsiasi altro bene».
Gli occhi di Will erano sinceri, così come le sue parole e anche la principessa sembrò notarlo. E in quel momento si pentì di averlo paragonato al cugino.
«Avrei dovuto capirlo. Mio padre mi racconta sempre che i Giochi Solari sono una celebrazione sacra e mai, per nessun motivo, vengono interrotti. Solo voi potevate...»
«Non avete alcuna colpa di cui darvi pena. Ma se lo vorrete potremmo stipulare un accordo».
«Di che genere?»
«Faremo finta che voi ed io non ci siamo mai incontrati prima del Gran Ballo che si terrà questa sera, dove vi prometto che i miei modi saranno più garbati e degni di una principessa come voi» Will fece un inchino e quando il sole tornò ad alluminargli il viso rivelò un sorriso smagliante.
Anche Alis rise, per la prima volta da quando era arrivata nel regno. Quel sorriso così splendente riuscì ad addolcire i pensieri nei riguardi del giovane principe, in fondo anche lui era vittima di un destino non scelto e aveva capito, prima di lei, che non aveva alcun senso cercare di remarci contro, di tentare di scavalcarlo e superare il volere degli dèi. Bisognava semplicemente trovare il coraggio di restare a galla.
Forse sarebbe stato incredibilmente difficile, ma Alis avrebbe fatto ciò che le si chiedeva, avrebbe accettato il suo fato e fatto del suo meglio per non deludere tutte quelle persone che contavano su di lei e forse, col tempo, avrebbe imparato anche ad aprire il suo cuore al principe.
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Le pareti dei lunghi corridoi del castello erano piene di vecchi quadri dalle cornici importanti e dorate e, nonostante avesse trascorso la sua vita a palazzo e fatto quella strada un centinaio di volte, il principe veniva ancora colto dalla meraviglia quando oltrepassava i quadri che ritraevano i suoi antenati: sovrani di Auringon, principi e principesse, ma anche condottieri e cavalieri che si erano particolarmente distinti durante la loro carriera militare.
Sopra tutti quei quadri troneggiava il ritratto di Charles Gylden, il Primo re, colui che aveva fondato Auringon. Will conosceva bene la sua storia, sebbene fosse un misto tra realtà e leggenda: la figura di re Charles era quasi mitica, probabilmente ingigantita da secoli di storie e racconti sul suo conto. Comunque, erano tutte persone da cui trarre insegnamento e, in fondo, Will sperava che un giorno anche il suo ritratto sarebbe stato appeso su uno di quei corridoi.
Era stato via soltanto per poche settimane, eppure era sicuro che sua sorella fosse cambiata in quel breve tempo. I capelli le erano cresciuti e ora le arrivavano sotto le spalle e, in sua assenza, era anche migliorata con gli studi.
«Aileen». Will si avvicinò al letto dove la principessa riposava. Aveva un colorito più pallido del solito e diverse boccette sul comodino accanto al letto.
«Il medico mi ha informata del vostro ritorno. Avrei voluto esserci per salutarvi, ma appena terminato il duello con nostro cugino, mi hanno portata nelle mie stanze» la principessa faceva fatica a parlare e ogni tanto si fermava a tossire su un fazzoletto, rivelando delle macchioline cremisi.
Aileen aveva avuto un'infanzia molto diversa rispetto a quella dei suoi fratelli. Il medico di corte le aveva vietato di correre, giocare con gli altri bambini o compiere qualsiasi attività che fosse troppo impegnativa.
Diceva che il suo cuore era troppo debole.
E per quanto la regina Cassandra si sforzasse di non farle pesare quel fardello, aveva capito fin da subito che per lei tutto sarebbe stato diverso.
Così, fin da piccola, la principessa aveva iniziato a prendere lezioni di pianoforte, violino e tiro con l'arco, aveva iniziato a tuffarsi in mille avventure raccontate nei libri e, inevitabilmente stando sempre a palazzo, aveva sviluppato un certo orecchio per i pettegolezzi di corte e gli intrighi.
Ma non era quella la vita che desiderava, Will lo sapeva. Non gli aveva mai parlato apertamente dei suoi sogni, ma il principe lo leggeva nei suoi occhi che avrebbe voluto trovarsi altrove.
Nonostante tutti le fossero legati, a corte c'era sempre qualcuno che parlava di lei come se stesse per morire, o fosse già morta. Will tentava di difenderla dall'angoscia di quelle affermazioni, ma Aileen non era una sciocca e prendersi cura di lei era più difficile di quanto non sembrasse.
«Perché hai partecipato ai Giochi?» Will si sforzò di sembrare autoritario. Aveva sempre cercato di proteggerla, commettendo, in molte occasioni, l'errore di credere che fosse ancora una bambina e, quel che Aileen odiava di più, farla sentire debole e indifesa. Un piccolo bruco che andasse protetto con determinazione.
Ma la giovane Aileen stava crescendo, si stava trasformando in una splendida farfalla che presto avrebbe spiccato il volo, abbandonando il suo nido e vivendo la sua vita.
«Non potevo permettere che Jamie si portasse con sé Owen. È solo un bambino...»
«Anche tu sei solo una bambina» il principe era caduto di nuovo in quella trappola dell'errore, ma per lui non contavano gli anni, Aileen sarebbe rimasta sempre la sua sorellina.
«Ma sono più grande. Toccava a me». Per quanto la principessa fosse debole nel fisico, aveva un animo forte e indistruttibile, capace di resistere di fronte alle tempeste peggiori. In questo era migliore di Will, e lui lo sapeva.
«Sono fiero di quello che hai fatto. Mi hanno detto che hai battuto la principessa Alis nel tiro con l'arco» gli occhi di Will trasudavano ammirazione e orgoglio nei confronti di sua sorella. Ma Aileen sembrò non fare molto caso alle sue parole.
«A proposito della principessa...» Aileen tossì ancora e questa volta la macchia rossastra era più grande delle precedenti.
«Non voglio che ti sforzi. Riposati, ne parleremo un altro giorno».
«No, fratello. È importante, devi ascoltarmi».
Will vedeva quanto stesse soffrendo in quel momento, ma non riusciva mai, in un modo o nell'altro, a negarle ciò che chiedeva.
«L'altro giorno, prima dell'inizio dei Giochi, l'ho vista lasciare il palazzo».
Il principe non riusciva a capire. «E dov'è il problema? Magari voleva fare solo una passeggiata».
«Alle luci del nuovo sole? Will, sembrava terrorizzata».
«E tu cos'hai pensato?»
«Niente, non lo so. Però è strano, potrebbe essere in pericolo...»
A quelle parole il viso del principe si addolcì e posò delicatamente una mano sulla fronte di Aileen, asciugandole il sudore con un fazzoletto bagnato.
«Oh dolce Aileen. Credi che sia tutto come nei libri. Ma non preoccuparti, se mai la principessa Alis fosse in pericolo, la proteggerò» Will appoggiò le labbra sulla fronte ancora umida della fanciulla.
«Non avevo dubbi».
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Quello doveva essere l'evento più importante della stagione, il Gran Ballo in conclusione dei Giochi Solari, ma era molto più di quel che sembrava.
Quella serata avrebbe riempito una pagina in più della storia. Gli dèi, che avevano aspettato pazientemente quel giorno speciale, avrebbero gioito e festeggiato. Il ballo avrebbe sancito e rafforzato l'amicizia tra i due regni più importanti e l'unione del principe Will con la principessa Alis avrebbe ispirato canzoni e poesie e sarebbe stata incisa, per sempre, nelle stelle.
Ma forse, a quel tempo, soltanto gli dèi erano a conoscenza del peso e della grandezza che avrebbero avuto quelle ore nel destino del Continente e, inevitabilmente, nei cuori dei reali.
Will aveva sempre amato il Gran Ballo, soprattutto perché la maggior parte delle volte era lui ad essere incoronato Re dei Giochi Solari, ma adesso aveva l'occasione di parteciparvi non da protagonista della serata, ma da semplice personaggio e ora che gli occhi di tutti sarebbero stati puntati sulla principessa, era deciso a godersi appieno quei momenti di svago e pura allegria.
La sala del trono era addobbata per l'occasione con uno stile diverso, più raffinato, degno persino delle divinità.
Sembrava quasi un bosco primordiale e immacolato: dai lampadari fiumi di cera sembravano ricadere verso il basso come fossero steli di foglie e la luce emanata dalle candele sembrava riflettere il firmamento. Corone di edera e rose bianche si attorcigliavano attorno alle possenti ringhiere di pietra dei grandi scaloni e la stessa decorazione volteggiava dal soffitto, come una pioggia profumata. I lunghi tavoli erano ricoperti da tessuti bianchi e candidi sui quali si ergevano vassoi di cibo gustoso. Focaccine con noci al miele, carne di cervo con semi di melograno, tortini con crema di limone e uvette, pasticcini con mandorle e sciroppo di mela.
La sala del trono accoglieva tutte le più antiche e nobili famiglie di Auringon, aristocratici che vivevano sulle spalle e sugli sforzi dei cittadini del regno. Più volte il principe si era ripromesso di cambiare quelle regole assurde quando sarebbe salito al potere. La prospettiva di fare come gli pareva era l'unica attrattiva dell'essere re.
«Abbiamo sentito la vostra mancanza ai Giochi di questa stagione, altezza» lady Blair, l'eccentrica amica di suo cugino, che egli stesso aveva presentato a corte ormai anni prima, aveva da poco fatto la sua comparsa all'interno della sala. Aveva camminato tra i nobili, con la sola meta di parlare con il principe.
«Ho saputo che sono stati ugualmente sorprendenti» Will aveva sempre avuto una buona impressione della fanciulla dai capelli spessi e scuri, ma non aveva mai provato ad andare oltre le semplici chiacchierate. Era evidente che tra lei e lord Jamie ci fosse qualcosa – qualunque cosa fosse – e non avrebbe mai fatto nulla che potesse offendere il cugino.
«Se volete scusarmi, lady Blair...» il principe liquidò con un inchino veloce la fanciulla e camminò fino a un posto meno affollato, in modo da poter vedere meglio.
La musica cambiò di colpo e dalle allegre melodie si passò a una musica più elegante e raffinata, in un assolo di violini capace di trasportare gli invitati e, soprattutto, il principe in un'altra dimensione.
Re Richard varcò le soglie della grande sala, con al suo fianco la regina Cassandra. Ma lo sguardo del principe si posò sulla creatura alle loro spalle.
La principessa Alis indossava un abito lungo, ma non pomposo come quelli che erano solite portare le nobildonne di Auringon: era dello stesso colore di una notte senza luna e sul corsetto vi erano applicati dei semplici ricami dorati.
Appena la vide, a Will mancò il fiato. Gli venne subito in mente che la principessa assomigliava tanto a una stella, così luminosa e raggiante anche nell'oscurità della notte. Era il suo sorriso ad illuminare tutta la sala e dare un po' di conforto al cuore di Will.
Pensò anche che si era sbagliato con sir Achille nell'esporre pensieri così sbagliati. Non esisteva donna più bella della principessa e in quel preciso momento, quando i loro sguardi si incrociarono, al principe sembrò venir meno il senno e gli sembrò di perdere completamente la ragione.
Poteva sentire il cuore che gli martellava nel petto e a ogni secondo che passava quella sensazione cresceva e si amplificava e, inevitabilmente, si chiedeva se anche Alis stesse provando quelle emozioni. Will non credeva all'amore a prima vista e, per quanto rispettasse quel nobile sentimento, non era sicuro di poter essere in grado di provarlo e, ancor meno, di donarlo.
Credeva che l'amore fosse un dono che gli dèi facevano soltanto a pochi eletti, chi tra la gente aveva un cuore puro, in grado di accogliere e preservare quel regalo come il più importante dei beni, come la sola cosa che contava nella vita.
Aveva sempre immaginato che il matrimonio dovesse essere un'unione basata sul rispetto e sulla reciproca fiducia, come un accordo stipulato tra re.
Ma quel che stava provando in quel momento andava ben oltre la sua comprensione, oltre ciò che conosceva e poteva assimilare. Forse era stato scelto dagli dèi come custode di quel dono prezioso, e adesso che gli avevano dato un buon motivo per combattere e non arrendersi, non li avrebbe delusi e non avrebbe deluso neanche la sua futura sposa.
Intanto lei avanzava, leggiadra come una foglia, i lunghi capelli ornati da cordoncini dorati che ondulavano ai suoi passi, come se fosse ricoperta da minuscoli fili di stelle luminose. Come se l'intera luce degli astri si riversasse su di lei, fosse in lei.
La principessa sentiva gli occhi di tutti puntati addosso, pronti a giudicarla. Ma quando trovò tra la folla quelli azzurri di Will, prese coraggio e si fece forza.
I loro sguardi restarono incastonati l'uno nell'altro per tutto il tempo, finché Alis non fu costretta a inginocchiarsi di fronte a re Richard per essere eletta vincitrice e Regina dei Giochi Solari.
«Sono emozionato di avervi qui quest'oggi, miei cari amici. Questa edizione dei Giochi Solari è stata senza dubbio una della più spettacolari e sorprendenti di sempre e sono sicuro che avremo modo di ricordarla e portarla nei nostri cuori» Richard fece un cenno a suo figlio Will. «Inoltre voglio che sia mio figlio, il principe Will, ad avere l'onore di incoronare la principessa Alis Lancaster vincitrice dei nostri nobili Giochi!»
Will era incredulo, ma con un grande sorriso si fece largo tra la folla e raggiunse il fianco del padre.
«Io, Will Gylden di Auringon, per volere dei nostri beneamati dèi, ho l'immenso piacere di incoronare voi, principessa Alis Lancaster di Emergard, vincitrice e Regina dei Giochi Solari!» le mani di Will afferrarono la corona di fiori. Con grande ammirazione la posò sul capo chino della fanciulla.
«Volete farmi l'incredibile onore di aprire queste danze con me, altezza?»
«Ne sarei lieta, principe Will» lentamente Alis afferrò la mano tesa dell'uomo e lui la condusse al centro della sala. Poi con un lieve cenno del capo ordinò ai musici di riprendere da dove si erano interrotti e subito la musica tornò a riempire le orecchie dei nobili e a inebriare con le sue dolci melodie l'aria.
Will e Alis danzarono per due balli consecutivi, senza neanche rendersene conto. Non badavano nemmeno a quel che accadeva attorno a loro, a lord Jamie che danzava con poco entusiasmo con lady Blair o a Sebastian che era intento ad intrattenere con i suoi discorsi una ristretta cerchia di nobili. Erano semplicemente concentrati l'uno sull'altra.
«Questa è stata una presentazione migliore, non trovate principessa?»
«Decisamente».
Will rise e, inevitabilmente, contagiò con la sua allegria anche Alis.
«Siete bellissima. Prima non ho potuto fare a meno di pensare che assomigliate a una stella luminosa» le dita del principe, strette attorno alla vita della fanciulla, cominciarono a salire, percorrendo ogni centimetro, ogni dettaglio dell'abito, volendo arrivare a sfiorarle l'anima, vedere con i suoi occhi di quali particelle luminose fosse fatta.
Lei aveva un cuore puro e nobile, ed era a lei e a nessun'altra che Will doveva rivolgere il suo amore. Ora ne era certo.
Will le prese il viso tra le mani e, per un solo secondo, i due non sentirono più la musica aleggiare nell'aria, non percepirono più il pavimento sotto i loro piedi. Era come se quella sala si fosse svuotata di tutto e tutti ed erano rimasti soli.
Forti brividi scossero i loro corpi, non riuscivano a dare una spiegazione a quel che stavano provando, ma quel che era certo era che non avevano alcuna paura di cadere o precipitare nel vuoto. Si sostenevano a vicenda con la sola forza dei loro sguardi.
Alis, per quanto non riuscisse a capacitarsene con la ragione, sapeva di essere al sicuro tra le braccia di Will e di potersi fidare ciecamente. Lui si sentiva rassicurato da quegli occhi profondi che non lo abbandonavano.
Il ritorno alla realtà e la rottura di quel sogno a occhi aperti che stavano vivendo, per quanto sgradito, era necessario. La principessa notò l'espressione preoccupata sul volto di re Aeron e Will capì che stava accadendo qualcosa di brutto.
Quella era la quiete prima di un'atroce e devastante tempesta, ma ancora i due giovani non potevano immaginare quanto violenta sarebbe stata.
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