IX. Il vento dell'ignoto

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La vita era strana. C'era gente che dava ordini e gente che li rispettava. Per quanto strano, Alis era riuscita a comprendere che il mondo andava avanti così. Gli dèi lo avevano plasmato in quel modo e lo avevano forgiato come meglio ritenevano.

Tutto quello che accadeva era già scritto. Era inciso nelle stelle. Il destino di ognuno era racchiuso in un libro, che solo gli dèi potevano consultare. Soltanto a loro era concessa la vera conoscenza.

Tutto questo ordine nell'universo aveva sempre dato un conforto alla principessa, ma adesso cominciava a credere che gli dèi avevano smesso di scrivere le pagine della sua vita, che l'avevano abbandonata dinanzi al pericolo e non le avevano nemmeno fornito alcuna istruzione su come affrontarlo. Adesso il futuro era incerto, oscurato, offuscato. Eppure era proprio lì, Alis e l'intero Continente stavano per incontrarlo, stavano per entrarci dentro con la sola protezione delle loro speranze.

La mente della principessa era combattuta, divisa tra il passato e un futuro che tanto la spaventava.

Sperava che, chiudendo gli occhi, sarebbe potuta tornare indietro nel tempo, sarebbe potuta tornare a Killian, alle notti insonni passate al chiaro di luna, ai racconti di avventure e ai giorni che trascorrevano con infinita lentezza, quando lui non c'era. Ma ormai non era più certa che fosse quello il più grande desiderio del suo cuore.

Restare ad Auringon non le sembrava più una cattiva idea. Sapeva che presto avrebbe imparato ad amare quel posto, perché avrebbe imparato ad amare il suo re.

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Re Aeron non aveva mai creduto agli dèi. Col tempo aveva imparato che non potevano esistere davvero. Aveva smesso di rispettarli e credere in loro quando aveva perso sua moglie, la madre dei suoi figli. Da quel giorno non era più riuscito a guardare nessun'altra donna, ad amare nessun'altra. Quel sentimento si era completamente spento in lui, così come la fede negli dèi.

Re Aeron credeva però nel bene e nel male. Credeva in quell'eterna lotta che adesso sarebbe stata più imminente che mai. Credeva nelle tradizioni e nelle leggende. E, soprattutto, credeva negli uomini.

Sua madre gli aveva raccontato numerose storie sul temerario Re Harald e il giorno della sua rinascita era la profezia che tutti conoscevano, tutti temevano, ma che tutti attendevano. Ora la Profezia si era rivelata per davvero e il popolo aspettava quell'eterna battaglia, i corni che suonavano, i soldati che combattevano. Perché quello era il giorno del giudizio. Tutti avrebbero fatto una scelta, bene o male. Perché quello era il giorno dell'umanità.

L'era degli dèi era finita.

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Il vento era cambiato, soffiava con nuove intensità. Proveniva da altre direzioni.

Killian lo sapeva. Il mondo stava cambiando, si stava preparando a qualcosa di grande.

Lo aveva avvertito dentro le vene, lo aveva visto quando aveva solcato le scure acque del Mare del Nord. Le terre di Iskalgard non sembravano tanto desolate come i racconti gli avevano suggerito. C'era qualcosa di vivo in loro, qualcosa di potente e pericoloso che attendeva il momento opportuno per ritornare. Le loro acque sembravano animate da oscure potenze e la luna non sembrava riversare la sua lucentezza in quell'abisso sconfinato.

Aveva paura. Temeva per la vita della sua principessa, del suo grande amore.

Odiava l'idea di esserle lontano, di non poterla amare alla luce del giorno, ma solo nella fredda notte. Temeva che, una volta a palazzo Gylden, potesse scordarsi di lui, della sua voce e di quell'amore che sembrava soltanto un futile sogno, inafferrabile. Temeva che, un giorno, Alis potesse svegliarsi e dimenticare.

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Il mondo era sempre stato un libro di facile lettura, per lui. Tutto aveva una reazione e una conseguenza, ogni azione poteva essere calcolata sull'ago di una bilancia. Gli inganni e i tradimenti potevano essere smascherati, i segreti svelati, gli uomini capiti e le donne assecondate.

Tutto procedeva secondo un ordine preciso, razionale.

Il mondo procedeva in quel modo, e lord Jamie lo sapeva. Per lui tutto era bianco o nero, bene o male, le incertezze non erano contemplate, nel suo mondo.

Eppure, incredibilmente, la principessa Alis aveva portato il colore. Aveva portato le possibilità. Aveva portato la speranza. Di una nuova éra, di un nuovo mondo.

La realtà che Jamie conosceva si contorceva al tocco delicato della principessa. Adesso lui non riusciva a capire nulla di quello che succedeva e questo gli dava un grande fastidio. Sentiva il bisogno di possedere quella realtà, non che gli sfuggisse di mano come sabbia finissima.

Eppure non poteva negare ciò che vedeva, ciò che era evidente, anche se non era in grado di comprenderlo. Per lui, il mondo era sempre stato un semplice nodo di fili intrecciati, facile da slegare e soggiogare, ma adesso si stava trasformando in un labirinto sempre più grande, sempre più ingarbugliato e, per quanto lui provasse ad uscirci, si ritrovava sempre di fronte ad un vicolo cieco.

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La Regina Cassandra non aveva aspettative nella vita. Una come lei non poteva averne, perché era semplicemente una donna. Aveva il titolo di regina, di sovrana, ma certo questo non era rilevante.

Sognava ancora, in segreto, di nuotare liberamente nel Golfo di Daelas, lontana dalla vita di corte e dalle restrizioni che imponeva. Sognava ancora, di tanto in tanto, il suo amore proibito.

L'uomo che le aveva donato la sua vita, che l'aveva amata come se al mondo non esistesse altro. E lei si era illusa che quella poteva essere la sua vita, che quella sarebbe stata la sua vita.

Impavida, selvaggia e indomabile.

Ma il suo futuro era ben lontano da ciò che sperava. Era rigido, inflessibile e sottomesso.

Eppure riusciva ancora a sentire la dolce brezza e il vento caldo soffiarle tra i capelli. Riusciva a sentire le sue risate e quelle del suo amore ormai perduto. Aveva ancora fiducia, aveva ancora speranza. Di poter tornare libera, di poter tornare bambina e correre verso le onde del mare, tuffarsi e nuotare verso il sole accecante.

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Re Richard aveva consacrato la sua vita alla Corona e al regno. Lui era il figlio prediletto di un figlio prediletto. Era cresciuto seguendo gli ordini, comprendendo il loro valore e rispettandoli, sapendo che un giorno sarebbe stato lui a darli.

Viveva in un mondo di tradizioni. Non aveva fatto nulla per avere ciò che gli era stato tramandato, semplicemente era così. E non poteva essere altrimenti.

Per anni il popolo era rimasto lo stesso, per anni le tradizioni e le usanze non erano cambiate.

Ma adesso si avvertiva qualcosa di diverso. Re Richard non si sentiva più al sicuro in quel mondo. Sapeva che Auringon si stava lentamente evolvendo, si stava trasformando in qualcosa che suo padre, suo nonno, non potevano immaginare. Lui che era nato e cresciuto nella stabilità, ora iniziava a sentire il vento del disordine.

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La vita era una benedizione. Per lei, ogni giorno in più in quel mondo, era un gradito dono da parte degli dèi. Fin da quando era piccola, Aileen, non aveva chiesto altro se non vivere.

Sembrava una richiesta banale, ma nel suo mondo non lo era, era il fine ultimo, la vittoria.

Ma adesso che erano trascorsi gli anni, un nuovo desiderio si era impossessato delle sue notti e dei suoi giorni. Le riempiva le ore, la mente, il cuore. Non le bastava vivere, voleva trovare qualcosa che avesse senso in quella vita.

Qualcosa che andasse oltre la sua comprensione.

Non era più una bambina, anche se Will non faceva che ripeterlo. Lei sentiva di essere pronta per i sentimenti, quelli veri.

Sentiva che il suo cuore era pronto ad accogliere l'amore, e lei era pronta a donarlo. Sentiva di avere ormai l'età per provare qualcosa di più, per staccarsi dalla sua famiglia e volare con le sue ali.

Sperava soltanto di vivere abbastanza a lungo da provare un amore indimenticabile, folle e passionale.

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La vita non era mai stata generosa con lui. Evander aveva conosciuto la sofferenza e la fame, aveva visto la sua famiglia cadere e alzarsi. Volta dopo volta.

Li amava con ogni fibra del suo essere, ma sentiva anche di non essere come loro. Di non appartenere alla campagna. Sognava una vita diversa da quella che i suoi genitori potevano offrirgli.

Sapeva che c'era qualcosa di sbagliato in lui, nessun figlio disprezzava i sacrifici che i suoi genitori facevano per fargli vivere una vita serena e piena.

Sapeva che c'era qualcosa di sbagliato in lui, lo sentiva fin dentro le ossa. Un gelo che gli annidava il cuore. Il ghiaccio che gli scorreva nelle vene.

Sapeva che qualcosa dentro di lui era cambiato, qualcosa di profondo e irraggiungibile. Sperava soltanto di non far soffrire le persone che amava.

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Sebastian Lancaster aveva un segreto che non aveva rivelato mai a nessuno. A volte si sentiva debole, insignificante, come se gli dèi non si curassero di lui che sarebbe stato il futuro sovrano di Emergard.

Negli anni si era costruito una fortezza attorno al cuore, tanto forte che nessuno era ancora riuscito a scalfirla. Sapeva di provenire da una lunga e rispettabile dinastia, che suo padre era un grande re, così come suo padre prima di lui. E sapeva che doveva essere un buon sovrano anche lui, non aveva scelta.

Era il suo destino e il suo fardello.

Ma a volte si chiedeva che sovrano sarebbe stato. Faceva fatica a comprendere le dinamiche del regno, si sentiva fragile davanti all'immenso territorio che un giorno sarebbe stato sotto il suo dominio. Eppure quella era la sua unica certezza: che un giorno sarebbe stato destinato a qualcosa di grande.

Era cresciuto sapendo solo quello, che sarebbe diventato re. Quello era il destino che gli dèi avevano scritto per lui. Doveva semplicemente essere pronto ad accettarlo.

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Will Gylden era cresciuto assaporando ogni esperienza che la vita aveva da offrire, aveva racchiuso la sua intera giovinezza in una manciata di anni, sapendo che non gli sarebbero comunque bastati.

Aveva trascorso le sue serate nei bordelli e nelle taverne, vivendo insieme al suo popolo. Come se fosse un uomo qualunque. Aveva amato molte fanciulle, e molte si erano illuse pensando che le amasse. Ma in realtà Will non sapeva cosa fosse l'amore. Non davvero almeno: ne aveva una visione romanzata, poetica, troppo bella per essere reale.

Credeva che si amasse con il corpo, nel buio di una sola notte e alla luce di qualche candela. E credeva che quello potesse bastargli. Non aveva mai cercato altro.

Ma tutto quello era il nulla, volava via come sabbia al vento. I ricordi di quelle notti si dissolvevano quando al mattino la fiamma delle candele si spegneva e fuori sorgeva il nuovo sole.

Ma il ricordo di Alis, delle sue mani, del suo profumo delicato e dei suoi occhi profondi, sembrava fisso nella mente di Will. Qualcosa in lui si era mosso e il suo cuore aveva iniziato a battere, come se per tutta la vita fosse stato fermo e immobile, aspettando solo quel momento. Aspettando lei.

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La nuova éra si era abbattuta sul Continente con la forza di un gigante, la Profezia si era rivelata e aveva parlato. Il destino aveva fatto la sua parte, ora stava agli eroi che lo avrebbero determinato fare la loro.

La Sala del Consiglio pareva a Re Aeron più piccola rispetto all'ultima volta che era stato lì, soltanto qualche giorno prima. Adesso i nobili era tutti seduti intorno all'enorme tavolo di pietra, le loro espressioni erano confuse, ma Aeron era pronto a far crollare ogni loro dubbio.

«Per quale motivo siamo tutti qui, zio? C'è forse una guerra di cui non siamo a conoscenza?» lord Jamie rivolse i suoi occhi di ghiaccio a Re Richard, il tono teso.

«Qualcosa del genere, nipote».

A quel punto la pesante porta cigolò, facendo entrare Will e Alis. La reazione sorpresa di Jamie era ben evidente sul volto. Quella era la prima volta che una principessa, una donna, partecipava al Consiglio. Anche tutti gli altri lord erano evidentemente scossi, e come loro anche il principe Sebastian, che però tentò di mascherare le sue espressioni.

«Cari lord, vostre maestà» iniziò Will rivolgendo un breve inchino a tutti i presenti. «La circostanza che ci ha spinto a convocare questo Consiglio è alquanto delicata. Come ben sapete viviamo in queste terre da quando i nostri padri le hanno fondate con la benedizione degli dèi. E da quel momento abbiamo sempre vissuto in pace gli uni con gli altri. Ma adesso il mondo che tutti conosciamo sta cambiando, la pace di cui ci siamo fatti portatori inizia a vacillare. Con grande responsabilità mi accingo a comunicarvi quanto segue, sapendo che dopo il mio cuore sarà molto più leggero» faceva fatica a parlare, ma sapeva che toccava a lui farlo.

«La Profezia si è rivelata, Re Harald è tornato e sta preparando il suo oscuro esercito, con il solo obbiettivo di distruggere ciò che abbiamo creato. Tutto il mondo è in grave e precario pericolo: Auringon, Emergard e i loro abitanti».

«Re Harald?» Sebastian perse il controllo per un solo istante, scattando in piedi, con il pugno stretto intorno al pomo argentato della sua spada.

«Proprio così, principe. La più grande minaccia che il mondo abbia mai visto è tornata. E chiede il nostro sangue».

«Dunque sarete voi, caro cugino, a guidare i nostri soldati contro l'oscurità?» a differenza di Sebastian, lord Jamie sembrava tranquillo, come se tutta quella situazione gli stesse scivolando addosso come semplice acqua, come se fosse soltanto un sogno dal quale presto si sarebbe svegliato, dimenticandosene completamente.

«No, o meglio, non da solo. Saremo io e la principessa Alis» Will posò la mano su quella di lei, come a voler prendere forza dall'improvviso calore che si liberò tra i due.

«Con tutto il rispetto, altezza. Una donna al capo del più grande esercito che si sia mai visto, contro un oscuro signore del male?» un uomo non troppo alto si alzò dall'altra estremità del tavolo. Lord Hemil era un grande diplomatico ed era istruito su ogni dinamica di Auringon, Re Richard si fidava di lui e dei suoi consigli. Il suo scetticismo, in fondo, era un pensiero che in quel momento dominava le menti di molti uomini seduti al tavolo.

«Comprendo la vostra sorpresa, lord Hemil. E credo di parlare anche a nome della principessa quando dico che non potevamo aspettarci nulla di tutto questo. Ma non possiamo ignorare la Profezia, o il destino.» Will parlò chiaramente. Aveva la voce ferma e calma, come se quei discorsi sulla guerra e sulla direzione del potere fossero all'ordine del giorno.

«Il principe Will ha ragione, questa Profezia è antica quanto il mondo stesso. Credo che dovremmo aver fiducia in coloro che rappresentano il futuro dei nostri regni» fu re Aeron a parlare.

«Dunque, saranno loro i sovrani di Auringon ed Emergard» la frase del principe Sebastian suonò più come una cruda affermazione, piuttosto che come una domanda.

Alis, che fino a quel momento aveva preferito rimanere in silenzio, si era accorta subito della delusione – che ora era diventata rabbia – sul volto del fratello.

«Mi dispiace figliolo. So che questa è una situazione difficile, la corona del nostro regno spettava a te di diritto. Questo è tutto ciò per cui io stesso ti ho preparato, ma abbiamo avuto prova dell'imprevedibilità della vita, e nessuno di noi può sottrarsi al suo ruolo nel destino. Nessuno può competere con le sue leggi».

«Certo, padre. Capisco».

«E voi? Non avete nulla da dire?» lord Jamie aveva atteso fin troppo prima di fare quella domanda. Voleva sapere cosa pensava lei di tutto ciò che stava accadendo.

«Miei lord, avete ragione. Io non ho alcuna esperienza in ambito bellico, ma ho letto molto sulle guerre...»

«E credete che i vostri libri possano portarci alla vittoria in una guerra del genere?» lord Jamie scattò in piedi. Che una donna assumesse il comando dell'esercito era fin troppo assurdo, ma le sue orecchie non potevano tollerare tanto.

«Lord Jamie, contegno!» la voce impetuosa dello zio lo ammonì.

«Vi ringrazio, Re Richard» riprese la principessa. «Ma credo sia meglio, per il bene di tutti, affrontare queste discussioni, piuttosto che far finta che non esistano» gli occhi della principessa avvamparono, e le loro fiamme si concentrarono tutte su Jamie.

«Miei lord, riesco a comprendere la vostra incertezza e la vostra paura in una situazione delicata come questa, ma ognuno ha il suo scopo nella vita. Io non ho scelto di essere una principessa, né tantomeno di diventare una regina, ma sono abbastanza responsabile da accettare il mio ruolo in questo mondo, e raggiungere il mio scopo. Amo il mio regno e, in questo breve tempo, ha imparato ad amare anche Auringon. E non permetterò a nessuno di rendere vani i nostri sacrifici, e i sacrifici del nostro popolo. Non ci arrenderemo senza combattere. Io non mi arrenderò senza combattere!»

Gli occhi dei lord erano mutati, così come le loro espressioni. Qualcuno avrebbe potuto dire che la principessa li avesse stregati con un sortilegio ben riuscito, ma in realtà, quella era la verità.

«Alla futura regina del Continente!» fu Will il primo ad afferrare il bicchiere ricolmo di vino e ad innalzarlo, in onore della sua futura sposa.

«Alla regina» ripeté lord Jamie, e tutti gli altri nobili lo seguirono.

«A mia figlia, e futura regina!»

Anche Re Richard recitò quelle parole e innalzò il suo calice.

Sebastian fu l'ultimo ad alzare la coppa di vino. «Alla regina...»

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helo amici! 🤍

Eccomi anche sotto questo capitolo che, onestamente, è uno dei miei preferiti.

Segna anche la fine di un'era e l'inizio di una nuova, totalmente. Da questo momento in poi aspettatevi di tutto, perché accadrà di tutto 🤭❄️🌌

come sempre, commentate insieme a me (sclerate insieme a me!) e lasciate una stellina se il capitolo vi é piaciuto! ☆☆☆

vi voglio bene,
aphrodite

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