7- Casa dolce casa

Il getto dell'acqua era di un freddo glaciale ma provavo comunque un sensazione di sollievo. Poco dopo essermi reso veramente conto dell'accaduto fui colpito da un forte mal di testa, così, a caso.

Dopo svariati minuti mi ero finalmente calmato, anche se ci era voluto un po'. L'avevo presa fin troppo bene per aver rischiato quasi la vita.

Girai la manovella per chiudere il rubinetto. Portai la mano destra sull'asciugamano lì vicino e iniziai ad asciugare il braccio opposto dove si trovavano i graffi.

Una volta asciutto misi il disinfettante su del cotone e pattai piano piano tutte le ferite.

Ero abbastanza fissato con queste cose, le malattie erano sempre in agguato. Soprattutto se provenienti da un'altro mondo.

Si. Ero ipocondriaco.

Non feci in tempo a rimettere tutto apposto che sentii suonare al campanello. Lasciai tutto lì e a piedi scalzi mi avviai alla porta.

Controllai dall'occhiolino, erano mia mamma e mia sorella. Strano che fossero tornate così presto. Aprii trovandole piene di buste e bustine. Erano andate a fare compere, di nuovo.

Le feci entrare. Mentre chiudevo la porta mi accorsi che fuori era buio. Come era possibile che fosse passato così tanto tempo?

"Che hai fatto tutto il giorno?" Mi chiese mia mamma.
"Mi sono perso in un bosco per un paio d'ore" ebbi la tentazione di dire ma mi limitai ad un "Ho guardato la TV".

Decisi che era meglio non dirle nulla e di conseguenza togliere di mezzo tutte le prove. Mentre poggiavano la roba sul tavolo della cucina, che poi avrebbero messo a posto, corsi in bagno con disinvoltura. Almeno quello era l'obbiettivo.

Piegai l'asciugamano disordinatamente, misi il disinfettante nello scaffale, buttai il cotone e portai furtivamente l'ampolla nella tasca del pantalone.

Fatto. Potevo stare sicuro adesso. Uscii dal bagno più rilassato e mi avviai verso la cucina per aiutare a mettere a posto.

Sentivo che ciò che mi era successo doveva rimanere solo mio, non dovevo raccontarlo a nessuno. Ma avrei comunque investigato meglio.

*****

Non ero più tornato su quell'isola. L'ampolla chiusa nel cassetto e ogni giovedì al mercato, e non solo.

Era estramamente estenuante andare al mercato e destava anche molti sospetti.

Mia mamma e mia sorella ebbero subito dei dubbi ma riuscii a convincerle che volevo andarci giusto perché mi scocciavo di stare a casa.

Se mia mamma non poteva, chiedevo a mia nonna. Una volta mi toccó pure chiedere ad un mio amico se fosse voluto uscire cosicché potessi passare dal mercato almeno una volta, dato che nessuno ci sarebbe andato quel giorno.

Dell'ampollista, così decisi di chiamarlo, non se ne vedeva traccia. Né nel mercato in cui lo vidi la prima volta, né in altri. Non andavo solo lì, era meglio avere una 'visuale piu ampia'.

Mi facevi all'incirca 2/3 mercati alla settimana. I miei credevano stessi diventando pazzo. È un po' sembrava anche a me.

Nei giorni successivi all'accaduto, pensando a come fosse iniziato tutto, la mia mente tiró fuori, senza un filo logico e in nessuno momento preciso, un ricordo, insignificante, all'apparenza.

Quando il ragazzo mi 'presentó' le ampolle c'erano 10 spazi in cui erano contenute. E ricordo perfettamente di uno spazio vuoto, messo parallelo con un'ampolla arancione a forma di duna del deserto. Non so ben dire come fosse possibile una forma del genere, ma era così.

Di che forma essa fosse stata rimane un mistero. Ma che il proprietario abbia vissuto una strana esperienza come la mia, c'era una buona probabilità.

Sospirai rumorosamente. Anche quel giorno era giovedì, ma in quel momento mi trovavo disteso sul letto con la testa fuori da esso che cadeva verso il basso.

Praticamente vedevo l'intera stanza al contrario, com'è logico che sia, e mi faceva troppa fatica muovermi, quindi aspettavo che mi arrivasse il sangue al cervello. Dopodiché, avvertendo un fastidio, mi sarei spostato. Credo.

Ma tornando seri, benché fossero già le 10:23, almeno cosi segnava l'orologio l'ultima volta che lo avevo visto (vale a dire non so quanta eternità fa), non ero ancora uscito quel giorno.

La stessa notte avevo avuto un attacco di vomito, cosa che rientrava nella top five delle cose che odiavo di più.

Era consigliabile che io non uscissi di casa. Magari mi sarebbe passato prima. Sentivo ancora quello strano senso di nausea e già la cosa in se stessa, il pensiero che avrei potuto vomitare da un momento all'altro, mi faceva vomitare.

Sbuffai sonoramente, mi ero scocciato di stare lì. Il sangue stava arrivandomi al cervello e quindi decisi che era l'ora di cambiare. Mi alzai controvoglia. Dovevo anche andare in bagno.

Uscii dalla stanza, scalzo ovviamente, prendere le ciabatte sarebbe stato troppo faticoso. Andai dritto verso il bagno e quando finii mi vidi percaso allo specchio.

Avevo qualcosa nell'occhio destro. Era diventato rossastro e gonfio. Lo toccai leggermente con le dita. Aprii il rubinetto e mi sciacquai gli occhi, così, giusto per sentirmi più pulito.

Peggiorai le cose, perché l'occhio iniziò a pizzicare terribilmente. Chiusi gli occhi e cominciai a strofinarli con le mani mentre camminavo verso camera mia.

Era casa mia da ormai 14 anni, credevo di avere un po' di senso dell'orientamento arrivati a questo punto. Mi prese un attacco di nausea improvviso e mi destabillizai, poi, sentii come una scossa.

Tolsi le mani dagli occhi e li aprii. Capitó l'ultima cosa che mi aspettavo. Successe tutto in un baleno.

Vidi l'ampolla sul mobile in corridoio e, un attimo dopo, era a terra, rotta sul pavimento con tutto il liquido che usciva fuori. Ecco cos'era quel rumore, avevo sbattuto contro il mobile.

"No no no" farfugliai tra me e me con l'ansia che mi saliva "Non può essere" mi stavo iniziando a spaventare. Indietreggiai piano piano all'indietro.

Il tappeto stava diventando di un altro colore, proprio come era successo la prima volta. Mi girai di scatto, pronto a correre via. Non mi importava se mia mamma si fosse arrabbiata.

Ma non feci in tempo, in un attimo di secondo una strana nebbiolina mi avvolse. Una luce accecante mi costrinse a chiudere gli occhi.

Sotto di me sentivo qualcosa di strano, i piedi erano come coperti da qualcosa di fresco. Abbassai lo sguardo coprendomi gli occhi con la mano per proteggermi dalla luce. Persi un battito, il mio respiro si bloccò.

Acqua, ecco cosa vidi. Di nuovo.

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