5- Scalino di ghiaccio

Continuai a fissare giù, sotto di me. Ci stetti così tanto tempo che iniziai ad avvertire uno strano senso di vertigini.

Distolsi lo sguardo rinsavendo da quello stato di semi-ipnosi. Osservai lo scalino fluttuante di fronte a me, poi guardai giù. Di nuovo lo scalino, poi giù, ancora lo scalino, ancora giù.

Ripetei questa cosa almeno per 2 minuti di seguito poi mi allontanai leggermente da quel precipizio .

Stavo diventando pazzo. Eppure ero così giovane, non credevo di aver commesso nulla di così traumatizzante nella mia piccola esistenza.

Ora nella mia testa si ponevano tanti problemi.
Morire solo e abbandonato in una foresta enorme con un tempo meteorologico non definito o morire scivolando da uno scalino all'altezza di un kilometro e forse anche di più?

Forse sarei potuto riscendere per tutta la scalinata e una volta arrivato alle radici avrei trovato un modo per salire dal tronco. Però avrei sicuramente durato molta più fatica a mettere in atto questo piano che saltare una dozzina di scalini fluttuanti.

Sospirai amaramente. Ormai ero arrivato fin lì e dovevo continuare per quella strada. Stavo solo facendo impazzire il cervello per nulla perché come minimo quell'avventura sarà stata tutto un sogno e se fossi caduto mi sarebbero apparse delle ali e sarei volato via.

E fu proprio con questa convinzione che decisi di saltare. Mi abbassai in modo tale che il fondoschiena fosse parallelo alle ginocchia, tirai indietro le braccia e poi saltai.

Portai tutto il corpo verso l'alto e le braccia in avanti. Atterrai su qualcosa di duro e scivoloso. Mi buttai subito a sedere e mi aggrappai allo scalino con le mani.

Aver fatto tre lunghi anni di atletica era servito a qualcosa in fondo.

Con questa metodo di saltare e aggrapparsi di continuo, dopo una quindicina di minuti che mi parvero interminabili, arrivai a metà percorso.

Persi più tempo a constatare ogni volta di essere vivo e non aver nulla di rotto che a saltare da un gradino all'altro.

E alla fine, contro ogni previsione, arrivai all'ultimo scalino sano e salvo. "Wow, non sono ancora dinventato uno spettro" dissi tra me e me, sollevato.

Ormai avvertivo un senso di sicurezza. Se ero arrivato sano e salvo fin lì, prima o poi sarei uscito certamente da quella maledetta foresta.

Mi misi in posizione, preparandomi per l'ultimo salto, ma proprio quando stavo per balzare verso il ramo di fronte a me sentii una scossa.

Mi scivolò il piede destro e caddi battendo una sederata. Cercai di aggrapparmi allo scalino più in fretta che potevo.

Chiusi gli occhi e feci respiri profondi per riprendermi. Dopo una decina di secondi li riaprii e solo in quel momento mi accorsi che tutti gli scalini fluttuanti si stavano muovendo in direzioni non definite.

Mi stavo allontanando sempre più dal ramo. "Oh non perderò certo mezz'ora a rifare tutti gli scalini da capo" sbraitai e decisi di rischiare.

Mi alzai in piedi tremante e analizzata la situazione saltai sullo scalino più vicino. Non riuscii a stare in piedi, ma avendolo già previsto, nello scivolare cercai di aggrapparmi ad esso.

Mi accorsi in quell'istante di non riuscire a salire sullo scalino. Ero con i piedi a penzoloni cercando di trovare un modo per riuscire a salire. Non c'erano altri appigli.

La mia idea era fallita miseramente, ma cercai di non perdere le speranze e mantenere la calma.

Se non potevo salire verso l'alto dovevo trovare una soluzione un po' più giù. E fu quello che feci.

Abbassai lo sguardo e meraviglia della meraviglie, una scalino stavo fluttuando poco sotto di me. Feci un respiro profondo e lasciai la presa dallo scalino.

Caddi perfettamente, senza scivolare. La mia stella fortunata si stava dando molto da fare.

Guardai un po' gli altri scalini. Nello spostarsi erano andati un po' in tutte le direzioni. Alcuni più a destra, altri a sinistra, alcuni molto in basso e un paio molto in alto.

Non sapevo più che fare, ero confuso. Già arrivare sano e salvo fin lì era stato un miracolo, e questo lo so. Ora non sapevo più come andare avanti.

Mi iniziò a salire l'ansia, una di quelle tremende. "Mannaia a me. Mai più prendere cose dagli sconosciuti, mai più" iniziai a parlare tra me e me.

Mi misi a sedere sullo scalino con le gambe vicino al petto. Sentii quasi ibernarmi il fondoschiena. Constatai che quella strana cosa fluttuante era di un freddo glaciale.

Strano che non me ne fossi accorto prima, forse tutta quell'adrenalina che avevo accumulato mi aveva impedito di accorgermene.

Controllai le mie mani e in effetti notai del rossore sul palmo. Di solito avevo sempre le mani fredde, ma in quel momento lo erano più del solito.

Il fatto strano fu che, nonostante tutto quel freddo, continuavo a rimanere a sedere e non cercavo nemmeno di scaldarmi le mani. Avvertivo solo un leggerissimo fastidio ma nulla di che.

Ritornai con lo sguardo al panorama intorno a me. Tutto stava andando sempre più lento fin quando non si fermò completamente.

Era una di quelle scene da film. Le foglie che fino ad un secondo fa cadevano normalmente, adesso erano immobili sopra di me ed io mi alzai cercando di toccarne una.

La sfiorai solamente e in quell'attimo sentii che era dura e con una superficie molto ruvida. Non feci in tempo a fare altre osservazioni che la foglia tornó morbida e liscia e rinizió a cadere come se non si fosse mai fermata.

Tutto rinizió a muoversi normalmente, tranne gli scalini. Quest'ultimi si stavano muovendo troppo velocemente rispetto a prima.

"Te pareva" pensai mentre mi buttavo a sedere aggrappandomi allo scalino cercando di non cadere. Il vento mi faceva lacrimare gli occhi e la troppa velocità mi costrinse a chiuderli.

Lo scalino si bloccò di nuovo e aprii gli occhi piano piano domandandoni un che punto mi sarei ritrovato.

Dietro  di me gli altri scalini stavano continuando a muoversi sempre più veloce. Guardai difronte a me e un sorriso spontaneo nacque sul mio viso.

Il ramo era lì difronte a me.

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