11- Si va finche si può
Riportare il tavolo da dove era venuto non fu troppo difficile. Ero solo in casa e potevo impegnarci tutto il tempo che avrei voluto. Innanzitutto mi misi a cercare l'ampolla.
Partii dai bangni ma non trovando niente andai alle camere da letto. Nella mia non ci entrai nemmeno, era troppo scontato che non si trovasse lì. Frugai in quella dei miei ma nulla.
Passai a quella di mia sorella, fu la più difficile dato che lei aveva il continuo vizio di ammontinare la roba. Alla fine ritrovai l'ampolla sotto un cumulo di 3 paia di pantaloni e 5 maglie.
Non pensai a rimettere tutto com'era, tanto confusione c'era e confusione ci sarebbe sempre stata. Andai in corridoio. Tolsi felpa e sacca allontanandole dal tappeto. Mi misi a sedere sulla sedia e toccai con una mano il tavolo. Lasciai cadere l'ampolla.
Ci vollero due o tre minuti ma alla fine tornai sull'isola. Rimasi abbastanza scioccato nel vedere il tavolo insieme con me sulla sabbia. Sospirai, forse pretendevo troppo da quella povera isola.
Già mi aveva fatto tornare 2 volte in 10 minuti, che riportasse tavolo e sedia al loro posto forse era un po' troppo. Iniziai a fare i soliti ventun giri dell'isola e finalmente scorsi l'albero.
Mi caricai la sedia sulle spalle come meglio potevo e mi avviai, al tavolo avrei pensato dopo. Una volta arrivato difronte alla casalbero salii piano piano. Arrivato difronte alla finestra posai la sedia e mi ci sedetti sopra, ormai stanco.
Non ero nemmeno troppo stanco ma iniziavo ad avere sete. Sarà stata una delle prime volte che avevo sete. Non mi ero mai posto il problema dell'acqua. La frutta sapevo che c'era benché avesse forme strane e non conoscessi la loro commestibilità.
Feci passare un po' di minuti e decisi di ritornare a 'lavoro'. Feci tutta la strada al contrario e tornai al tavolo. Me lo caricai anch'esso sulle spalle come meglio potevo e mi riavviai verso la casalbero. Il trasporto fu un po' più lungo e difficile, essendo ancora ha già stanco del viaggio prima.
Alla fine arrivai difronte alla casalbero, esausto. Presi forza e iniziai a salire le scale che portavano al primo piano. Sistemai il tavolo nella sua posizione originale e mi lasciai cadere, ormai stanco, sulla sedia.
L'ampolla non accennava a riportarmi a casa nonostante il lavoro finito così decisi che se dovevo riposarmi lo dovevo fare al meglio. Salii le scale arrivando alla camera da letto.
Mi appoggiai su di esso, era davvero morbidissimo. Qui si che avrei fatto dei bei sogni. Mi distesi e chiusi gli occhi benché volessi solo stare un po' fermo. Non dovevo addormentarmi o avrei rischiato di portarmi dietro tutto il letto, allora si che c'erano problemi.
Comunque non riuscii a stare fermo, faceva troppo caldo. Mi avvicinai alla finestra e l'aprii. Un attimo dopo e l'ampolla mi riportó a casa. Questa volta per fortuna non mi ero portato dietro nulla. Adesso non mi restava che rifare la caccia all'ampolla.
*****
Cercavo di andare sull'isola 2 o 3 volte alla settimana, in base a quanto l'assenza dei miei me lo permetteva. Spesso ci andavo anche con mia sorella in casa, dato che era solita fare delle lunghe dormite, così profonde che nemmeno una bomba l'avrebbe svegliata.
Anche a scuola iniziata continuavo ad andare sull'isola, anzi, era sempre più frequente. Inizio scuola equivaleva ad inizio lavoro. I miei uscivano la mattina e tornavano la sera.
Anche mia sorella si era trovata un lavoretto part-time che, guardacaso, le occupava tutto il pomeriggio. Non credevo che l'isola potesse condizionare il mondo normale, ma questa coincidenza pareva troppo sospetta.
Avevo inziato la prima superiore, e potrò sembrare uno scemo, ma sinceramente non me ne poteva fregare di meno della scuola, isola o meno che fosse.
Per i compiti sapevo arrangiarmi bene, me la cavo abbastanza bene e comunque al massimo sarei stato rimandato a settembre con una materia.
Iniziai ad andarci almeno 5 volte alla settimana. Potreste pensare che sarebbe venuto a noia dopo un po', invece non fu così, per nulla.
Ogni giorno spuntava fuori qualcosa di nuovo e io stesso andavo in giro a curiosare, forse anche troppo.
Iniziai a comprare tantissimi libri di nascosto e li portavo sull'isola riempendo così la biblioteca.
Lessi i libri trovati nella casalbero, c'erano tante curiosità su quel posto, ad esempio: come sopravvivere nella foresta se malauguratamente mi fossi perso (di nuovo aggiungerei io), il cibo commestibile, quello velenoso e quello mortale. Robe così insomma.
C'era anche scritto che quell'immenso oceano era potabile. Decisi di provare e, incredibile ma vero, lo era davvero. Non chiedetemi come ma era anche frizzante. Solo quel fatto mi rese felice per settimane. Credo fosse una della acque più buone e fresche abbia mai bevuto.
Finii per farci delle belle nuotate oltre che bere. Non avevo più paura dei mostri marini, sui libri non c'era scritto niente al riguardo quindi non dovevano esistere, in teoria.
La stagione non stavano fisse in un solo punto della foresta, ma cambiavano senza un ordine di tempo. Poteva esserci un sole che spaccava le pietre e il minuto dopo una nevicata pazzesca. Potevano passare ore e giorni prima di tornare alla primavera o all'autunno.
Passaggio inverno autunno era difficile da immaginare eppure succedeva. Ma alla fine mi divertivo con sti cambi stagione anche se dovevo stare attento a non ammalarmi.
Imparai anche a conservare il cibo sfruttando l'inverno che passava di lì. Misi dei punti per ricordarmi la strada. Adesso non dovevo più fare 21 giri ogni volta.
Riuscii anche a tornare al grande albero, anche se questa volta non lo scalai. C'erano ancora punti nascosti dell'isola ovviamente, era troppo grande per girarla tutta. Iniziai a fare foto o disegni di ogni fiore o pianta che mi colpiva particolarmente.
Mi piaceva, credevo di aver trovato finalmente qualcosa da fare invece di sprecare la mia vita in altri modi inutili.
Andò sempre tutto bene. Poi, arrivò febbraio.
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