8.1 • I primi tuoni del cielo
You call it hope,
that fire of fire!
It is but agony of desire.
Edgar Allan Poe, "Tamerlane"
Song: Game of survival - Ruelle
————-𓆩♡𓆪————-
Quarta legge:
Le Magie ci conferiscono dei poteri che noi siamo tenuti ad utilizzare.
Astenersi dall'usarli non solo è pericoloso, ma è anche un oltraggio.
«Ariadne!», lo sentii urlare ancora.
Vidi i riccioli marroni come prima cosa, poi gli occhi scuri, resi ancora più bui dalla mancanza di luce. Le ciocche di capelli gli coprivano la fronte, che mi sembrò imperlata di sudore.
«Nathan?», chiesi alzando un sopracciglio.
Vederlo lì, in quella pianura costellata di alberi, all'inizio di quella che già si presagiva essere una notte infinita, mi diede una fitta improvvisa. Un sentimento che non riuscivo a decifrare, che si divideva tra la felicità di avere con me qualcuno della mia vecchia vita e la vergogna di essere diventata inadatta persino a respirare. Perché era così che ormai mi sentivo, non sapevo più come orientarmi in un mondo che avrei dovuto iniziare a vedere con occhi, in parte, diversi.
Lui si avvicinò a me, eravamo leggermente in disparte rispetto agli altri ventotto ragazzi.
«Ti ho vista svenire il giorno del Rituale, ma Alba ti ha fatta portare via immediatamente», disse con voce sommessa, con qualche traccia di angoscia.
«Che cos'è successo nella Foresta Bianca dopo che sono stata male?»
Era la prima volta che avevo avuto l'occasione di chiederlo a qualcuno e lo domandai anche per evitare quella domanda che sapevo Nathan avrebbe voluto farmi: se stavo bene.
Il ragazzo davanti a me si sfregò vigorosamente le mani sugli occhi, lasciando dei segni rossi a solcargli la pelle intorno. Profonde occhiaie viola gli segnavano lo sguardo, di solito sempre vigile e vispo.
Nathan rispose senza scomporsi: «Dopo di te mancavano pochi altri ragazzi, perciò Alba Laras ha deciso di non seminare il panico e ha continuato insieme ad Alastair la cerimonia.»
Si interruppe quando Alastair stesso richiamò la nostra attenzione, e iniziammo a muoverci in cerchio intorno a lui e Vivienne.
I ricordi avevano ripreso ad affiorare con il passare delle ore e, grazie alla frasi di Nathan, ricordai che Alba aveva chiamato i guaritori mentre si era inchinata su di me, premendomi la sua mano contro la pelle. Era stata fredda, più di quanto non avessi mai sentito la mano di un exousies dell'idro.
«Non hanno dato spiegazioni di quello che... ti è successo», continuò Nathan, mandando giù le parole in modo tanto forte che mi sembrò di sentirle rimbombare nella testa.
«Alba ha detto che è un avvenimento che può capitare», concluse continuando a starmi accanto. Se io provavo sentimenti contrastanti sull'avere qualcuno della mia vecchia vita vicino, lui ne era, invece, sicuramente rincuorato.
Gli risposi: «Sì, è raro ma accade. Mio padre mi raccontava che di solito è più probabile per i figli delle coppie miste», grattandomi convulsivamente l'attaccatura dei capelli sul collo. Il bruciore che sentii mi ricollegò maggiormente alla realtà e sentii la voce di Alastair rimbombare nel buio della notte, disturbata solo dal frinire delle cicale e dal bubbolare dei gufi.
«Ci attendono due giorni di cammino, per raggiungere Xeka. So che non tutti siete abituati al combattimento o all'esercizio, ma vi prego di tenere il passo. Blanc ci farà da guida», disse Alastair e, a quelle parole, un gufo maestoso si posò sulla sua spalla, adornata da una protezione in pelle. Gli artigli dell'animale la penetrarono delicatamente.
Vivienne diede un buffetto sulla testa del gufo, che fece tremare le sue piume bianche come la neve. Se i volatili avessero potuto fare le fusa come i gatti, pensai che anche Blanc le avrebbe fatte.
«Blanc è più intelligente della metà di noi, cercate di non disturbarla», ci ammonì la donna issandosi sulle spalle uno zaino di pelle che pareva pesare quasi la metà d lei.
Gli occhi del gufo brillarono nella notte, lanciando dei bagliori dorati, che si posarono su ognuno dei presenti. Un brusio generale si levò in tutte le direzioni e riempì il vuoto claustrofobico che ci circondava. Alastair cedette la parola a Vivienne: «Cammineremo per qualche ora, per trarre vantaggio dalle ombre della notte».
L'uomo sbuffò, facendo alzare al cielo gli occhi di Vivienne.
«Quando sarà troppo caldo per spostarci in sicurezza, ci ripareremo in una torre a metà strada. Delle guardie ci aspettano lì entro domani mattina.»
Vivienne e Alastair si voltarono in contemporanea e fecero cenno a tutti di seguirli. Iniziammo a camminare a passo sostenuto e, dal limitare del bosco, altre quattro persone, dell'età dei nostri futuri insegnanti, si unirono alla marcia, prendendo posto al fianco di Vivienne e Alastair.
Le loro divise erano blu, ma non riuscivo a distinguerne le sfumature dalla posizione arretrata in cui mi trovavo. Dovevano comunque essere degli idro, il che mi confuse: non so cosa pensassi, ma sicuramente non avevo immaginato che la spedizione a Xeka avesse avuto bisogno di protezione.
Nathan era sempre al mio fianco, ma non aveva ancora riaperto bocca.
L'erba stava diventando umida, la sentivo sferzarmi le caviglie ad ogni passo, quando la gonna si tirava su mentre alzavo le gambe per evitare di ingarbugliarmi negli arbusti.
«Pensi che a casa staranno bene?», interruppe il silenzio Nathan, torturandosi le braccia.
Me lo ero chiesta già io, nella solitudine dell'ospedale mentre mi cambiavo, prima di venire trascinata alla torre.
Continuavo a sentire l'umidità dell'erba su di me, ma quell'acqua era ormai silenziosa. Cercai di mantenermi salda sulle gambe.
«Stanno bene, Nathan», dissi cercando di convincere anche me. «Devono solo imparare a stare senza di noi.»
Il ragazzo si voltò a guardami, i nostri occhi sullo stesso piano. Eravamo alti uguali, ma i suoi capelli erano talmente ricci da riuscire a regalargli qualche centimetro in più, proiettando un'ombra su di me. «Solo per tre anni», disse sorridendomi.
«Solo per tre anni.»
L'aria della notte si stava facendo sempre più fredda, ci circondava e mi faceva rallentare il passo, già incerto a causa della notte.
Non avevo mai messo piede fuori da Brental, e non avevo idea di che strada dovessimo prendere per andare a Xeka.
Vivienne e Alastair erano i primi in linea e sembravano essere perfettamente a loro agio nell'atmosfera pungente, con gli altri soldati a difenderli.
Difenderli era una parola azzardata, forse: entrambi gli insegnanti parevano essere le persone più letali che avessi incontrato fino a quel momento. Nessuno dei due aveva ancora dimostrato le proprie doti in combattimento, ma l'atteggiamento reverenziale che le guardie avevano nei loro confronti mi fece pensare che potessero incutere timore anche solo stando fermi, e che avessero già dimostrato il loro valore in tanti modi.
Le altre reclute sembravano pensare lo stesso, perché dai loro volti traspariva una strana sensazione di calma: sopracciglia rilassate, sguardi puntati in avanti, passo sicuro nonostante il freddo e la notte. Alcuni, addirittura, scherzavano tra di loro.
Forse fu proprio quello a spaventarmi: il fatto che tutti i ragazzi avessero la guardia abbassata. Pure Nathan teneva le mani nelle tasche.
In ospedale ci avevano insegnato a non distrarci mai e, soprattutto, a non sottovalutare mai la situazione.
Dovevamo analizzare qualsiasi cosa della persona che avevamo davanti, e non dovevamo dare per scontato nemmeno il minimo segno.
Mi tremarono le labbra al pensiero, perché ero consapevole che ogni passo che facevo mi allontanava senza possibilità alternative da casa mia.
Ad ogni passo sentivo dei rametti spezzarsi.
Abbassai lo sguardo per controllare, ma sotto i miei stivali c'erano solo il terreno morbido e l'erba umida.
Mi sfregai le mani tra di loro, soffiandoci sopra e ringraziai mentalmente ancora una volta Polly per lo scialle.
Sperai che a Xeka ci avrebbero dato dei vestiti nuovi o la possibilità di comprarne qualcuno; mio padre mi aveva lasciato dei Divini nello zaino.
«Senti ancora freddo?», mi chiese Nathan tenendo lo sguardo puntato in avanti. Avevamo, forse involontariamente, preso una formazione molto simile a quella delle rondini quando migrano, ordinati ma al contempo leggermente dispersi.
Alla mia destra avevo Nathan, mentre alla mia sinistra la ragazza con il basco che avevo visto appena uscita dalla torre. Stava parlando con un altro ragazzo e ridevano sommessamente.
«Sì», dissi, ma mi affrettai ad aggiungere: «Ma sono abituata, non è troppo un problema.» Mentre lo dissi, dei brividi mi percorsero la schiena, come a prendermi in giro.
Un altro legnetto si spezzò in lontananza e il suo suono rimbombò fino a raggiungere le mie orecchie.
«Forse il cambiamento avviene gradualmente», ipotizzò Nathan alzando il lato destro del labbro.
Sorrisi lievemente. Forse.
Effettivamente, lui portava solo un gilet leggero sopra la maglietta, eppure sentivo il calore del suo corpo arrivare fino a me. Mi avvicinai a lui di qualche centimetro, cercando di non farglielo notare. Lui non si scansò.
«Sei mai stato a Xeka?» mi ritrovai a chiedergli, forse per riempire il silenzio attorno a noi.
Lui parve sopreso dalla domanda, ma mi rispose: «No, ma papà viveva lì, prima di trasferirsi a Brental e...»
La ragazza che avevo visto prima, quella con i capelli viola tendente al malva, parlò, interrompendo Nathan: «Lo sentite anche voi?»
Si spostò una ciocca dietro l'orecchio, i capelli che a malapena le arrivavano alle spalle.
Sentii un altro legnetto spezzarsi: allora non me li ero immaginati? Nessuno le rispose, ma Vivienne batté due colpi con le dite sul gomito di Alastair.
«Silenzio, tutti», sussurrò l'uomo.
Alastair sfoderò dalla tasca dei pantaloni degli strani oggetti, bianchi e neri, e una piccola bacchetta metallica. Passò quest'ultima a Vivienne che, appena la toccò, fece si che questa si estendesse, diventando un tridente. Era di un colore simile al titanio e le sue tre punte lanciavano bagliori argentati, riflettendo la fievole luce della luna.
Un altro rumore, questa volta più vicino, fu accompagnato da una folata di vento sopra le nostre teste. Blanc si spostò dalla spalla di Alastair, librandosi in aria e mantenendo una posizione sospesa sopra la testa del padrone.
Lo spazio intorno a me iniziò a riempirsi di volti confusi e spaventati: qualcuno si aggrappò al proprio vicino, altri aprirono le braccia, in quella che sembrava una posizione di attacco.
«Ariadne», mi sentii chiamare da Nathan , che aveva iniziato a liberare dalle dita delle piccole onde di energia.
Arretrai di un passo, tremando. Anche le mie dita si riempirono per qualche secondo di luce viola, ma le chiusi a pugno per farle andare via. Ero forse più spaventata da quelle che da qualsiasi cosa fosse intorno a noi. Mi sentii stupida.
Blanc fischiò all'improvviso e Alastair gridò: «Tutti giù! Idro, pronti con gli scudi.»
La sua voce non lasciò trasparire alcuna paura, ma il tono era grave e severo.
I quattro soldati che si erano uniti al gruppo si misero in formazione, formando un quadrato intorno a noi. Alzarono le mani al cielo e, con un urlo sincronizzato, le sbatterono contro il suolo. Dei muri di acqua ci avvolsero, partendo dal punto in cui gli exousies dell'idro avevano toccato il terreno e arrivando anche sopra le nostre teste: eravamo chiusi in una scatola d'acqua. La temperatura dentro le protezioni calò drasticamente, il mio respiro iniziò a formare delle nuvole di condensa ogni volta che espiravo.
Mi sentii quasi al caldo, ora che la mia temperatura corporea e quella esterna si eguagliavano. La stessa calma non la vidi negli occhi degli altri ragazzi, ora in preda al panico e quasi boccheggianti. Tutti tranne Nathan, la ragazza con i capelli viola e una coppia di ragazzi con le stesse fattezze fisiche. Gemelli.
Blanc fischiò ancora e, quando si mise sopra le nostre teste, uno stormo di creature alate piombò dall'alto.
————-𓆩♡𓆪————-
Capitolo più breve del solito, mi scuso ma con la sessione sto un po' faticando e questo capitolo nella sua interezza è più lungo del solito: lo divido in più parti in modo da conservarmi dei capitoli da pubblicare in questa intensa sessione ahah.
Voi come state?
Curiosi di sapere cosa succederà nella seconda parte del capitolo?
Spero che non ci siano troppi errori visto che non ho ricontrollato bene :/
Un abbraccio!🤍
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top