"It's mortifying to be
the one who remembers."
Song: Remember me - d4vd
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Non avevo mai perdonato Lauren per quello che era successo tra di noi, non veramente.
Non c'era odio – per odiare qualcuno che hai amato ci vuole troppo coraggio – ma l'affetto che avevo provato nei suoi confronti era ridotto a un piccolo nugolo di polvere, in qualche zona abbandonata del mio cervello.
Sapevo che c'era stato, ma non mi ricordavo più dove fosse collocato ed ero consapevole che il mio corpo non volesse fare lo sforzo di ritrovarlo.
Non l'avevo perdonata non perché pensassi fosse crudele, ma perché aveva rovinato uno degli affetti più puri che avessi mai provato in vita mia.
Quel giorno, durante il crollare delle stanze e la morte che occupava gli occhi di Silenti ed Exousies, avrei capito quello che per anni era stata una delle domande fondamentali della mia vita.
«Cos'è successo fra me e Lauren?»
Nonostante fosse stato Quinlan a sbarrarmi la strada, il senso di colpa mi stava tartassando il cervello, accompagnato dalla rabbia cieca nei confronti del ragazzo. Mi girai a destra e sinistra, facendo perno sul piede, cercando di afferrare qualche dettaglio che mi permettesse di capire dove mi trovavo. Gli stivali erano fradici e ormai riuscivo ad avere la propriocezione solo della punta delle dita dei piedi.
Dovevo ricongiungermi con Vivienne o Alastair il prima possibile, avvertirli, farli accorrere dove si trovavano gli altri prima che fosse... tardi.
È tardi. Tardi. Dannatamente tardi.
Da entrambe le parti si diramava un lungo corridoio ornato da un tappeto tempestato di filo dorato, come pioggia fresca sul selciato di delicata erba verde. Una cosa troppo bella e innocente per trovarsi in quello scempio.
Erano le stanze padronali, ricordai pensando alla mappa del Castello dell'Anima che avevamo studiato come bibliotecari il giorno prima, tra i viali in festa di Kiross. Le pergamene sporche di alcol e zucchero a velo.
Per chissà quale volere delle Dee, tutto in quell'ambiente era intatto, come se la stanza non potesse nemmeno sapere quello che stava avvenendo all'esterno. Appoggiai i polpastrelli della mano destra sulla parete, camminando portandomi dietro il braccio, trascinandolo per permettergli di avvertire ogni sottile forma di Energia.
«Trova qualcuno», pronunciai con un filo di voce. Fu strano sentirmi in un tono che non fosse segno di urla che grattavano la gola. Le dita mi formicolavano sotto i guanti, con la bizzarra consapevolezza che se avessi trovato l'artefice del disastro, i miei fulmini gli avrebbero fermato il cuore. Mi sentii come il colpevole di un omicidio per aver formulato quel pensiero, ma non avevo il tempo di fare i conti con me stessa.
La stanza divenne buia, il corridoio fremette sotto la mia richiesta e, come d'incanti, le voci di Alastair e Vivienne arrivarono più forti che mai al mio udito.
Quando la figura arrivò da dietro un angolo, mi resti conto troppo tardi che l'Energia non aveva l'odore dei due insegnanti.
Era un odore che conoscevo bene, ma la prima ragazza che mi comparì davanti aveva il diadema della principessa Zelia.
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Piccolo cappello introduttivo per questo capitolo 26, che volevo far uscire per l'inizio anno. Mi spiace stare andando così a rilento ma la sessione è gli impegni non mi lasciano respirare. Mi mancano i miei personaggi.
Grazie a tuttx per aver letto 🩷
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