18.2 • La biblioteca delle bugie
"I am out with lanterns
looking for myself"
Emily Dickinson
Song: Easier - 5SOS
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Ci nascondemmo, io camminando in punta di piedi e loro rotolando, dietro uno degli angoli che permetteva di uscire dal corridoio, trattenendo il respiro.
Mi sentivo il cuore scoppiare nel petto mentre tendevo l'orecchio per ascoltare.
«Weylyn, ci è stato detto che ci sono degli studenti fuori dal dormitorio.»
Nathan diede due colpetti sulla mensola per richiamare l'attenzione e, sottovoce, ordinò: «Una delle due vada a cercare il libro sui Tessitori, ci siamo passati arrivando qui, forse tre mensole prima se ricordo bene. Io maschero le nostre Energie».
Con due movimenti rapidi della gambe, Nathan disegnò un cerchio immaginario lungo il legno, abbassandosi a toccare le assi con i polpastrelli. Si era rimesso la benda che avevo usato per trattargli la mano qualche settimana prima, era giallognola lungo i bordi, ma mi preoccupava maggiormente il segno rosso al centro.
Nora scattò in avanti e, con pochi rapidi salti, raggiunse la sezione e afferrò il libro.
«Nessuno è venuto qui. Come può ben immaginare, non c'è studente che avrebbe voglia di passare la notte fra tomi polverosi.»
Weylyn alzò leggermente la voce in risposta al capo delle guardie, che diede ordine di addentrarsi nella biblioteca.
«Come può ben immaginare, signora Weylyn, preferisco ispezionare il luogo. Se non le dispiace», rispose Kalen in tono perentorio. «La voce è arrivata direttamente a una delle mie guardie.»
Spostandoci oltre il corridoio della sezione notturna, infilandoci attraverso una delle mensola sprovviste di libri, ci portammo tutti e tre ad un'angolazione che ci permettesse di seguire gli spostamenti di Kalen.
Dei suoni scricchiolanti si avvicinavano alle nostre spalle, facendomi scorrere delle gocce di sudore lungo tutta la spina dorsale.
La sensazione di freddo che avevo provato fino a quel momento era completamente svanita.
«Certamente capitano, tanto l'unica via di fuga sarebbe l'uscita principale da cui siete entrati, quella sul retro è stata chiusa», si congedò Weylyn in tono secco.
Un'occhiata di assenso rimbalzò fra tutti e tre.
Nathan, ancora con i palmi delle mani saldi a terra, chiese a Nora di sostituirlo nel compito e la ragazza imitò la sua posizione, tuttavia con grazia maggiore.
«Dani, ti ricordi quando ti ho chiesto di essere uno storditore umano?» chiese il ragazzo avvicinandosi lentamente al bordo della libreria. Eravamo tutti e tre vicini, sentivo il loro calore premere sui miei vestiti.
Le guardie di Kalen stavano strisciando lungo le diramazioni degli scaffali, le dita sfolgoranti a illuminare il passaggio.
Annuii, guardando fissa il pavimento. Venti riccioli di legno in ogni sezione.
«Devi rifarlo, però in lontananza.»
Nora e io alzammo lo sguardo nella sua direzione all'unisono, lei incapace di nascondere la sorpresa. Senza l'Elettro ad illuminare il corridoio, eravamo avvolti dal favore delle tenebre.
«Nathan», sussurrai io tentando di trattenere un urlo strozzato, «sono cinque. Non posso bloccarli tutti e cinque.»
Il ragazzo si sporse di più in avanti, addocchiando l'uscita secondaria: una piccola porta nascosta da una delle fronde dell'albero.
«Non serve che tu li stenda tutti e cinque. Basta uno, e quello richiamerà l'attenzione degli altri quattro e, speriamo, anche quella di Kalen.»
Strinsi forte gli occhi, mordendomi il ginocchio con i denti.
«Posso farcela», dissi sottovoce più a me che agli altri.
«Sì che puoi, o non te lo avrei chiesto», rispose Nathan indicando la via di fuga. «Nora, come procede?»
La ragazza stava emanando fumo dalle spalle, in surriscaldamento.
«Non ci stanno avvertendo, ma si stanno avvicinando», rispose la ragazza, «conviene che Ari faccia la magia.»
Quello che accadde dopo fu un susseguirsi di eventi che si mangiavano a vicenda, lasciandoci a malapena il tempo di respirare.
Un guizzo luminoso si impadronì del corridoio, cadendo dalla tasca di Nora.
La raschietta sbatté vuota sulle assi di legno, facendo volare una scheggia dentro al dito della ragazza, che trattenne un gridolino.
Il rumore del metallo scappò dal corridoio, arrivando fino alle orecchie delle guardie, che si misero sull'attenti, le mani quasi rosse di Energia.
«Quando vi faccio segno, correte verso la porta», illustrò Nathan sfregando le mani fra loro, «e tu nel mentre lascia liberi i tremori, d'accordo?»
Era teso come una corda di violino, i riccioli quasi lisci contro la fronte.
Annuimmo entrambe, Nora ormai allo stremo delle forze che, nonostante il caos, tentava ancora di mascherarci.
Allentai la presa magica che teneva salde le mie mani, e permisi loro di ricadere libere lungo i fianchi.
Nora sollevò leggermente i talloni da terra, inarcandosi nella direzione della porta.
Il ragazzo mimò con le labbra il fatidico conteggio.
Uno.
Due.
Tre.
La mano di Nathan scattò verso il basso, Nora rilasciò lo scudo che ci faceva da coperta e, in due secondi, le guardie di Kalen puntarono nella nostra direzione, iniziando a correre.
«Per le madri», gracchiai in preda al panico.
Nora si portò avanti a me, seguendo nella corsa Nathan, che aveva le mani già nella direzione della serratura.
Il caldo intorno a me era opprimente, il rumore dei passi raggelante. Il suono degli scarponi si faceva sempre più vicino.
Tirai in profondo respiro.
Basta.
Le mani presero a vibrare, le gambe a cedere mentre Nora mi tirava per la cintura nel tentativo di farmi rimanere in piedi.
Le poco familiari scariche blu e viola cominciarono a circondarmi, a creare un secondo strato di pelle vibrante.
«Sì, così», sussurrò Nathan senza smettere di correre e far girare le mani. Potevo avvertire i peli delle braccia di tutti e tre farsi rigidi.
Puntai al primo uomo che riuscii ad identificare: capelli chiari, volto ricoperto da una spessa barba, mani in posizione di attacco.
Impressi l'immagine nella mia mente, poi mi voltai per proseguire la corsa.
Chiusi gli occhi, sicura che Nora non mi avrebbe lasciata.
Feci un ultimo profondo respiro e liberai le saette che, precise come una freccia, colpirono l'uomo, che cadde a terra con un sonoro tonfo.
Si serrò prontamente la testa fra le mani, per proteggerla dalle profonde scosse che lo stavano percorrendo per tutto il corpo.
Tu curavi le persone.
Nathan fece scattare il polso, in quel movimento ormai familiare e... piacevole. Il richiamo della Magia, che a sopprimere mi avrebbe fatta solo stare male.
Con un salto, tirata da Nora, ci gettammo oltre la porta, che si chiuse alle nostre spalle con un tonfo, liberandoci in uno dei corridoi bui dell'Accademia.
L'aria che ci eravamo lasciati alle spalle era pregna di rosmarino, erba tagliata e spezie: emblema inconfutabile della nostra colpa.
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Ecco la parte finale del capitolo, sicuramente più corta della precedente. Vi lascio un po' di tregua :)
A Mercoledì prossimo! <3
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