XX: SOTTO LA PIOGGIA
Camminavo a passi lenti, trascinandomi verso casa...
La tormenta era in atto, ed io mi trovavo in seno a quella neonata tempesta.
Le gocce d'acqua mi esplodevano in faccia, e il gelo mi prendeva a pugni senza permettere né a me né a nessun altro di coprirsi per bene. Infatti, il mio viso era spaccato, i miei occhi lacrimanti e le mie nocche rosse, piene di venature nere, come se avessi fatto a pugni con la rigidità del tempo...
Il freddo entrava in me e scavava nei polmoni, fino ad estinguere ogni traccia, ogni briciolo di calore...
Le mie scarpe vecchie erano inzuppate d'acqua e i miei lacci si erano sciolti da sé...
Inciampai calpestando per caso il laccio della scarpa destra e caddi violentemente a terra, facendo cadere gli occhiali da vista e sbattendo le palme delle mie mani infreddolite a terra...
Sono giovane, lo so, ma la mia artrite è opprimente, e la mia sbadataggine non è da meno...
I miei polsi erano bloccati dal dolore, essendo stati usati all'improvviso per attutire la caduta...
Rimasi a terra per dieci, forse venti minuti.
La pioggia si fermò e anche il vento ebbe pietà di me...
Con l'aiuto delle mie gambe, strisciai all'indietro, togliendomi dal bel mezzo della strada, e appoggiai le mie spalle al muro, attendendo a terra che il mio corpo dolorante e bagnato si riprendesse...
Fissai il cielo.
Notai quanto fosse bello, seppur minaccioso.
Tutti quei flash e quel fracasso; chissà quale star stava passeggiando gloriosa lassù...
Forse una stella insolita. Forse un passerotto che, riuscito ad affrontare la sua tempesta, mostra fiero le ali donate da Dio al mondo intero, un mondo che pullula di uomini incapaci di camminare con le proprie gambe, proprio come me... Gambe che lui, ahimè, non ha.
Mi chiesi come fosse possibile che un piccolo uccello, privo di gambe forti, potesse affrontare tempeste che piegano gli uomini. Forse le ali del coraggio valgono più delle gambe della forza. Com'è bello soffermarsi e perdersi sulle vicissitudini e i dettagli...
Per alcuni è noioso, ma per altri è l'eternità che ha una fine.
Soffermarsi su qualcosa è bello... Fermarsi pur andando avanti, questo è eternità.
Un momento può diventare un'opera d'arte ed un secondo può essere racchiuso in infiniti multiversi... Come un sogno.
***
Soffermarsi sul giusto è giustizia.
Soffermarsi sulle sensazioni è arte.
Soffermarsi sul dolore è morte.
Il silenzio.
Il lampo e il tuono.
La tempesta fece il suo ritorno.
Mi alzai con fatica e mi incamminai verso casa, appoggiandomi a più cose possibili, sotto la pioggia...
Come il passerotto,
Dall'atteggiamento di una star...
Come un uomo dal cuore rotto...
Come l'umore che la tristezza vuole in tutti i modi salutar...
Arrivai a casa.
https://youtu.be/cqvy3Lr3iL0
Dopo averle cercate con insistenza nella tasca interna della mia borsa in pelle marrone, presi le chiavi e aprii la porta, che scoprii con mia sorpresa essere stranamente già aperta, palesemente forzata. La domanda è: da chi? Entrai incautamente in casa mia.
Aperta la porta, notai tutto in disordine, un macello ovunque.
Ma la casa, nel buio, sembrava un'altra...
Aveva molte più stanze.
Era molto più grande, e sebbene diversa era stranamente familiare alla mia casa...
Essendo palese che fosse entrato qualcuno, salii al piano superiore per controllare...
I polsi mi facevano un gran male; cercavo di non appoggiarmi al corrimano in legno lungo le scale...
La moquette si stava bagnando a causa mia, che grondavo acqua da tutte le parti...
Salii lentamente, e mentre cercavo di trattenere il fiato il più possibile per non farmi sentire, una figura, una sagoma grossa, stava frugando sotto il mio materasso, borbottando qualcosa di insensato...
Mi si gelò il sangue nelle vene.
Ero paralizzato dall'indecisione.
Devo gridare?
Scappare?
Devo rimanere semplicemente fermo?
Pochi secondi dopo mi ritrovai una mano sulla bocca e una lama fredda puntata sulla schiena...
«Tutti calmi, ok?»
Erano in due...
Anzi, tre.
Una figura più bassa e magra si avvicinò di soppiatto col viso coperto da una calza da donna e mi disse: «Fai bei sogni...», e mi spruzzò qualcosa in faccia...
Non ricordo nient'altro di quell'episodio...
Nient'altro se non i numerosi sogni che feci...
Ricordo solo i sogni.
Li scrissi su carta, si rivelarono un ottimo antistress...
Pubblicai anche il libro.
Strano, chi leggerebbe mai un libro così stupido, insensato, fastidioso?
Chi?
Chi mai vedrà me, ex Sognatore, diventato una persona reale, nella mente del mio creatore?
ZzzZzzZzz
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