XIX: GRAMMI DI SAGGEZZA

Ho perso il Ma-Estro.

L'ho dimenticato, forse, oppure mi è rimasto come il sapore di un caffè bruciacchiato in bocca...

Ero davanti a una stanza; entrai.

Al mio ingresso, c'erano sei persone al centro della stanza sedute attorno a una tavola rotonda...

Sapevo che era tutto un sogno...

O almeno credo.

Mi aspettavano, mi seguivano con lo sguardo e una di loro, senza emettere suono, pose l'indice sul naso inducendomi al silenzio; sembrava che attendessero me da una vita...

Mi accomodai.

Nessun cenno di benvenuto, nessun sorriso: tra i sei personaggi, solo una donna di mezz'età, vestita in maniera rinascimentale, fece una minima espressione per comunicarmi qualcosa:

Strinse il muso, abbozzando un mezzo sorriso carico di spiacevole approvazione e assottigliando contemporaneamente gli occhi, sottolineando così il mio palese ritardo... almeno credo.

Poi rilassò il volto e mi passò lentamente un biglietto con su scritto:

"È tutto un sogno..."

«Grazie, non ci volevate voi per capire che questo è tutto un sogno...pff!»

Poi mi passò lentamente un altro biglietto con su scritto:

"Niente è a caso."

«Spiegati.»

Mi passò un altro biglietto con su scritto:

"Ogni singola cosa che hai visto aveva alle spalle un significato enorme..."

«Non l'ho colto.»

Mi sentii confuso e un po' frustrato. Era come se stessero giocando con me, rivelando verità a metà. Altro biglietto: "Bingo: tu non capisci te stesso..."

Mi svegliai di soprassalto, con il cuore che batteva forte. Forse avevano ragione: dovevo iniziare a comprendermi davvero.

ZzzZzzZzz

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