IX: NUOVE CONSAPEVOLEZZE & IL RE OMINO
«Cosa!?»
«È la realtà...»
«E dov'è il mio vero volto?!»
«Semplice: non l'hai mai avuto, ma ora ne hai uno... Prima era immaginario, ma ora il tuo Lettore conosce perfettamente il tuo volto, trattandosi del suo...»
«Ma è buffo, bizzarro!»
«Certo, in base al Lettore, cambi età, morfologia e tutti i connotati...»
«Quindi resta solo...»
«Già: resta solo l'essenziale.»
«Guarda! In quello specchio d'acqua non posso far altro che notare che da dietro assomiglio sempre a me stesso!»
«Cosa devo fare ora, Rimorso?»
«Le vedi quelle scale?»
«Sì.»
«Sali finché i tuoi polpacci non cederanno... ORA!»
«Ehi, che fretta c'è?»
«Rimanendo qui, il Rimpianto ti raggiungerà, presto, scappa!»
Da lontano, vidi un'ombra che piangeva, dirigersi verso me.
«VIA!» ordinò il Rimorso.
Corsi subito verso la scalinata indicata. Salii fin quando ebbi fiato in gola da sfornare... Le punte delle mie scarpe cozzavano spesso col principio degli scalini, facendomi inciampare ripetute volte...
«OUCH! Le mie ginocchia!»
Ma la mia ansietà dominava le mie energie e... dopo moltissimi gradini e cadute devastanti evitate, mi fermai. Mi sedetti su di un gradino e ripresi fiato. Il mio volto fissava a terra: mi soffermai su quanto fosse vecchia e informe la scala e quanto fosse paradossalmente... pulita. Non vi era polvere, nemmeno un po'. Non c'erano finestre, è vero, ma tutto era illuminato da lunghe candele... La cera non colava mai da esse. Questa cosa mi rimase impressa. Il tempo era come se si fosse fermato.
Quest'ultime erano posizionate ogni 7 gradini, appese alla parete alla mia destra. Illuminavano abbastanza bene il percorso, ma si accendevano quando mi avvicinavo percorrendo le scale... Poi, a un gradino da esse, si spegnevano quando avevano finito di illuminarmi...
Una voce tuonò precisando palesemente tra le mille distorsioni:
«Oramai è andata...»
Dovrebbe essere il Rimpianto, dato che piangeva mentre me lo diceva... Mi alzai di botto e continuai la mia corsa strenuamente... Arrivai a una porta con su scritto: NON APRIRE.
Aprii la porta. Entrai in una vecchia biblioteca, enorme e apparentemente abbandonata... Tornai verso le scalinate e presi una candela per farmi luce...
«C'è nessuno?»
«Nessuno? Non direi: ci siamo noi...»
Inorridii alla vista di creature minuscole, grandi quanto il mio mignolo, osservarmi da ogni dove... Erano umani, ma piccoli come insetti. Erano sulle pile di libri, sugli scaffali, a terra, sui candelabri, nei cassetti, sotto il tappeto e, ripeto: ovunque. Individui nati dal nulla arrivarono dallo scenario astratto, dal mare matto e dal terreno distratto.
«Oramai è andata...», lo sentivo avvicinarsi, ripetendo: «Oramai è andata...»
Mi domandavo se sarei dovuto entrare in quell'ulteriore porta proibita.
«Oramai è andata...»
Entrai, chiudendo la porta e mettendogli una poltrona davanti. Osservai, analizzai... Ma questa mia attenzione nel guardarla non produsse alcuna conoscenza informativa: solo esperienziale.
Ora mi prenderete per pazzo, ma mi trovavo in una stanza oberata di chiasso visivo e non ricordo nessuna sonorità...
«Chi sei tu?», mi disse un omino che faceva il bagno in una tazza di tè caldo.
«Io... Non lo so...»
«Inventati un nome, figliolo!»
«Io... Mi chiamavo... Ah... Non ricordo.»
«Non ricordi?»
«No.»
«Sembri assai turbato.»
«Già.»
«Come mai sei qui?»
«Io scappavo...»
«Guai con la Legge, figliolo?»
«No, macché...»
«Allora guai con i Fuorilegge?»
«NO!»
«E allora perché sei qui?»
«Io ve lo ripeto, non lo so.»
«Avrai pur fatto qualcosa per arrivare dritto dritto in casa nostra, ti pare?»
«Ho aperto una porta.»
«E scommetto, figliolo, che su quella porta c'era scritto qualcosa...»
«S-sì...»
«Sai leggere?»
«Certamente.»
«Perché sei entrato?»
«Scappavo.»
«Se non scappavi dalla Legge o da ciò che è contrario alla Legge, da chi scappavi?»
«Dal Rimpianto.»
PANICO.
«Tu! Brutto miserabile disgraziato! Perché sei entrato proprio qui! Eravamo al sicuro! Ci hai fatto scoprire!», l'omino uscì dalla tazza, coprì con un panno le sue natiche e scappò via. Tutti scapparono.
«Ehi, un momento... Dove andate?»
Dietro di me sentii il gelo. C'era qualcosa che singhiozzava... Capii subito chi fosse: corsi a più non posso senza voltarmi. Uscii fuori dalla biblioteca. Pioveva. La pioggia iniziò a rendere difficile la fuga. Colui che era il Re di quei piccoli uomini era fuori, mi fece cenno con le braccia e mi invitò a seguirlo.
«Sono il Re Omino! Prendimi e scappiamo!», mi disse.
Lo presi e scappai nella tempesta...
...
Dopo minuti interminabili di corse folli con il minuscolo essere in mano mi fermai...
«Che fai? Getti la spugna?», mi chiese. Non lo conoscevo nemmeno, e parve avere una grande confidenza nei miei riguardi.
«No... Sono solo stanco...»
«Allora semplificati la vita: diventa come me...»
«Te?»
«Sei un pensiero d'altronde... Puoi rimpicciolire se vuoi...»
«E poi?»
«Spariamo... Nelle fogne...»
«Spiegami come si fa.»
«Veramente devi decidere tu come riuscirci... Sei tu il pensiero... Puoi battere le mani e diventare minuscolo, oppure starnutire, fare una capriola... Decidi tu, ma fa' presto!»
«Voglio semplicemente esserlo», e dopo non molto, lo divenni.
...
«Siamo in queste fogne da circa tre ore...»
«Vuoi riposare?»
«Sì, Re Omino... Vorrei tanto riposare...»
«Metti una tenda, inventala abbastanza grande per entrarci entrambi...»
«Va bene...»
E così, decisi di metter su una tenda e aspettare che la tempesta passasse in superficie...
«Sai, Grande Uomo, mi piacerebbe essere come te... Avere la tua normalità per un po'...»
«Oh! Che cosa ti prende ora, improvvisa scarsa autostima?»
«Non lo so cosa mi prende, so soltanto che essere degli uomini minuscoli non giova a una vita semplice...»
«Lo so, mio caro, ma... Hey! Su con la vita! Non sei un omino qualunque, tu sei il Re degli Omini!»
«Eppur questo è vero...»
«CHI SIETE?»
«Sei stato tu?»
«No...»
***
Il silenzio fece posto al temporale che echeggiava dalla superficie...
***
«C'è qualcuno?»
***
«VOI CHI SIETE?»
***
«Grande Uomo... Non mi piace la situazione... C'è qualcuno che ci sta parlando ed è fuori la nostra tenda...»
«SIETE MORTI...»
«Ho capito bene, Re?»
«Ci vuole uccidere!»
«Re, posso davvero fare tutto? Giusto?!»
«Allora andiamo avanti nel tempo!»
«Non farlo, Grande Uomo, NO!»
...
37 Ore Dopo, In Un Luogo Sconosciuto...
«Ho visto il Buio, capo. Io ho visto il Buio camminare, dimenarsi e insultare i lampioni della luce...»
«Continua...»
«Il Buio indossava un cappotto nero e aveva degli occhiali da sole... Sì, erano un po' solitarie quelle lenti, povere tartarughe...»
«Non scherzi con me, signor... Signor?»
«Mi chiamano il Folle.»
«Da dove vieni?»
«Da un sogno infranto, 37 ore fa.»
«Lei è pazzo...»
«Io non sto scherzando, sto chiedendo al vostro cervello di farmi uscire di qui, senza il vostro consenso...»
«Consenso?»
«Bam! Il senso? È morto.»
«Quel che lei dice non è tanto 'normale', non crede?»
«Lo so, come no...»
«E in che modo riuscirebbe nel suo intento? Sentiamo... Facendo battute da quattro soldi?»
«Da quattro no... No. Non sono attento al dollaro in più... Io sono uno spaccone quando si tratta di spendersi i soldi per le battute!»
«Rientriamo nei ranghi... Stava dicendo... Come riuscirebbe ad indurmi a farla uscire?»
«Io credo che ognuno di noi abbia delle levette in testa... Tic-tuc-strack! Ha presente? Passato? Futuro? Di tutte le dimensioni, in tutte le direzioni... E tutte funzionano o non funzionano abbastanza...»
«Lei sta insinuando che azionerà una presunta 'leva' psichica...»
«Leva levosa, prego...»
«Leva levosa, come dice lei, che indurrebbe la mia...»
«VOLONTÀ!»
«Sì, volontà... Con soltanto la sua forza del pensiero?»
«No, sarebbe impossibile, imp-ossi-bile. Deve volerlo anche lei, in fondo... Sa che cos'è la bile?»
«Certo che so cos'è la bile... Ma torniamo a noi: non voglio liberarla da queste manette.»
«Non ne sia tanto sicuro, che in fondo, fondo, fondo, lei non vuole tenermi qui...»
«Io voglio tenerla qui, con tutta l'anima...»
«Sto solo cercando di andare più in fondo nel suo cervelluzzo...»
«Ah, ecco: è arrivato lo psicanalista!»
«Lei mi capisce? (Semmai sono il suo psichiatra...) Mi sente? Mi ascolta?»
«Mi ascolti bene, signor Folle, ha dinnanzi il commissario più calmo del distretto...»
«E meno male... Sta facendo dei veri e propri martiri a quella biro sul tavolo!»
«...ho tutto il tempo a sua disposizione per sfatare la sua ipotesi.»
«Quanti bambini ha a casa?»
«C-cosa, che cosa le interessa? E comunque non ho f-figli, nemmeno una moglie...»
«Non dica stupidaggini... Lei ne ha avuti tre di figli, di cui uno di nome Bill, che ha perso al settimo mese di gravidanza... Il secondo figlio, giusto?»
«Guardie!»
Le tre guardie che erano al di fuori della stanza adibita per gli interrogatori entrarono allarmati: «Che succede, signore?»
«Tu, figliolo, vieni qui.»
Una guardia armata si avvicinò al commissario.
«Ti chiami Bill, giusto?»
(«Ti chiami Bill, giusto?»)
Chiesero all'unisono sia il commissario che il Folle...
«Sì-s...»
La guardia rispose interdetta.
«Questo pazzo, non so se per caso o cosa, ha pronunciato il tuo nome... Ma insinuando che io avessi tre figli di cui uno di nome Bill... Hai dei fratelli, figliolo?»
«Sì, uno più grande e uno più piccolo...»
«Sei nato prematuro?»
«Sì, al settimo mese...»
«Bene, potete uscire. Ma siate in allerta...»
Chiusero la porta.
«Hai intenzione di uccidere quel povero ragazzo?»
«Io? Io?! Ma se non ho mai ucciso nessuno!»
«Bugiardo! Sei tu il killer del 'Numero 17'...»
«No, io no!»
«Se non tu, allora chi?»
«Tutti tranne me: anche lei, lo sono stati tutti, tutti, nessuno escluso (tranne me), mi ha capito? Mi ha capito? Nessun escluso TRANNE ME!»
«Stia in silenzio ora!»
«Come sta suo figlio? Sto parlando di Larry... Quello qui fuori. Quello che non dorme più la notte per ciò che ha visto tredici anni fa...»
«La smetta di paragonare quegli uomini là fuori a miei figli!»
«Sono numeri per lei, non è vero? Sono vite che possono non esser più... Che possono morire per un po' di stoffa e qualche medaglia...»
«Ma cosa sta insinuando!?»
«Sto insinuando che lei è un pessimo padre.»
«Stia zitto!»
«Meno tre.»
Il sangue gli si gelò nelle vene...
«Guardie!»
Nessuno entrò nella stanza.
«Entrate, presto!»
Il Folle ghignò il suo volto storto, la sua immagine si sfibrò leggermente e tornò composta...
«Ma che stanno facendo!?»
Il commissario si alzò e aprì la porta. Non c'era più nessuno. Né le tre guardie armate, né gli altri poliziotti, né i segretari, nessuno... Soltanto pupazzi e manichini sparsi per tutto il piano ai posti di lavoro degli addetti reali.
«Sorpreso?»
«Per niente...»
«Lei mi farà uscire di qui, glielo assicuro.»
«Mai e poi mai... Dovrà passare sul mio cadavere e dovrà prima spiegare come ha fatto!»
«Lei cominci a cad...ere... All'av-ere ciò che voglio ci penso io, caro Mr. Passare Sul Mio Cad-Avere...»
Il commissario chiuse la porta. Il Folle non c'era più. E nemmeno il commissario.
...
37 Ore Prima, Nelle Fognature...
«D-dove mi trovo...»
«Grande Uomo! Attento!»
Qualcosa distrusse la tenda. Era il Rimorso.
«Scappiamo!»
«No, Re Omino.»
...
«Cosa vuoi, Rimorso?»
«Voglio distruggerti...»
«Anch'io.»
Lo pensai e lui svanì.
«Come hai...»
«Semplice, Re, l'ho pensato... Ora usciamo da qui...»
Salimmo dunque in superficie...
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