CAPITOLO FINALE: CONSAPEVOLEZZA

Mi svegliai di soprassalto, il respiro affannoso e il cuore che batteva all'impazzata. La stanza era immersa nella penombra, illuminata solo dai primi raggi dell'alba che filtravano attraverso le persiane socchiuse. Le ombre danzavano sulle pareti come fantasmi del passato, e mi sentii intrappolato tra sogno e realtà.

Mi sedetti sul letto, cercando di raccogliere i frammenti di un sogno che sembrava più reale della realtà stessa.

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siamo vivi eppure inconsci..."

Le parole risuonavano nella mia mente come un eco lontano. Le immagini dei sogni si accavallavano come un fiume in piena: il Ghost Writer, Lydya, il Ma-Estro Asinoide, Aldo Rmire, il Signor Nocturne. Personaggi che volevano vivere, che desideravano uscire dalla mia mente per diventare reali. Mi alzai dal letto e mi avvicinai allo specchio. Il mio riflesso mi restituì un'immagine stanca: occhi cerchiati, barba incolta, capelli spettinati. I miei occhi verdi erano preoccupati ma vivaci. Quegli occhi mi chiedevano:

«E ora che si fa?»

Mi sentivo frammentato, come se ogni parte di me fosse stata dispersa in quei sogni intricati. La consapevolezza di sé non è così comune come sembra; non tutti la raggiungono subito.

Decisi di fare una doccia calda, sperando che l'acqua potesse lavare via la confusione che mi opprimeva. Mentre il getto scorreva sul mio corpo, chiusi gli occhi e lasciai che i ricordi riaffiorassero. Ricordai quando osservavo il tramonto, il cielo che si tingeva di colori caldi mentre il sole scendeva all'orizzonte. Avanzavo nell'acqua spumeggiante, immergendomi nell'oceano per apprezzare meglio quel dipinto celeste. L'arancione e il blu brillavano su di me. Mi sentivo bene. La salsedine aveva un sapore e un odore che mi avvolgevano.

«Stanotte ho sognato. Lo ricordo. È stato bellissimo, più delle altre volte.»

Pensai a come gli uomini siano strani: non raccontano le loro avventure, non condividono i loro sogni. Le persone non mostrano più le loro paure, ne hanno vergogna. Sentii che stavamo perdendo il piacere di ascoltare, limitandoci a sentire. Siamo diventati spettatori passivi di un mondo che non ci appartiene più. Mentre l'acqua continuava a scorrere, realizzai che tutti quei personaggi erano riflessi di me stesso. Ognuno rappresentava una parte della mia psiche, delle mie paure, delle mie aspirazioni.

Il Ghost Writer era la tentazione di rinunciare alla mia identità per un successo effimero. Il Ma-Estro simboleggiava il mio desiderio di autenticità in un mondo ipocrita. Aldo Rmire incarnava le mie insicurezze, il senso di inadeguatezza. Il Signor Nocturne rappresentava il passato doloroso che cercavo di dimenticare. Spensi l'acqua e uscii dalla doccia, avvolgendomi in un asciugamano. Mi sedetti sul bordo della vasca, fissando il vuoto.

«Non capisco. Non mi capisco.»

Dovevo affrontare queste parti di me, integrarle, accettarle. Era l'unico modo per uscire da quel loop che mi intrappolava. Vestitomi in fretta, decisi di uscire a fare una passeggiata. L'aria fresca del mattino mi accolse come un abbraccio, e i raggi del sole nascente mi sembravano un segno di rinascita. Le strade erano deserte, immerse in un silenzio quasi irreale. Camminai senza una meta precisa, lasciando che i miei passi mi guidassero.

Mi ritrovai al parco vicino casa, lo stesso dove da bambino giocavo con mio padre. Ricordai le risate, le corse spensierate, la sensazione di libertà. Mi sedetti su una panchina sotto un albero in fiore, chiusi gli occhi e respirai profondamente.

«Un momento può diventare un'opera d'arte e un secondo può essere racchiuso in infiniti multiversi... Come un sogno.»

Il profumo dei fiori mi riportò a momenti sereni della mia infanzia, quando tutto sembrava più semplice. Sentii una presenza accanto a me.

«Non è un bel posto per riflettere?», disse una voce familiare.

Aprii gli occhi e voltai lo sguardo. Accanto a me sedeva Philip, il mio amico d'infanzia. Indossava un abito elegante e un papillon magenta che spiccava sul colletto.

«Philip? Che ci fai qui?», chiesi stupito.

«Potrei farti la stessa domanda», rispose con un sorriso enigmatico.

«Sto cercando di capire cosa mi sta succedendo. Ho fatto sogni strani, incontri surreali con persone che sembrano conoscere me meglio di quanto io conosca me stesso».

Philip mi guardò intensamente.

«Forse perché tutti quei personaggi sono parti di te».

«Sono arrivato alla stessa conclusione. Ma non so come affrontarli, come integrarli».

«Forse devi accettarli. Riconoscere che fanno parte di te, che ti completano».

Abbassai lo sguardo.

«Ma è difficile. Alcuni rappresentano parti di me che non mi piacciono, che ho cercato di reprimere».

«Non puoi reprimere ciò che sei. Puoi solo accettarlo e lavorare per migliorarti».

Rimasi in silenzio, riflettendo sulle sue parole. Sentivo che aveva ragione. Dovevo smettere di fuggire da me stesso. Philip si alzò, guardandomi con dolcezza.

«È ora di svegliarsi».

«Cosa intendi?» chiesi confuso.

«Lo scoprirai presto.»

Prima che potessi dire altro, si allontanò lungo il sentiero, dissolvendosi nella luce del mattino. Rimasi a fissare il punto in cui era scomparso, chiedendomi se fosse stato reale o un'altra illusione della mia mente. Tornai a casa con un misto di inquietudine e determinazione. Decisi di mettere tutto nero su bianco: «Che abbia inizio l'onirica oscillazione, tra il dormiveglia, il Tempo Lentissimo e il ricordo di un pensiero sbruffone... Che abbiano inizio le vicende di un viaggiatore dormiglione...»

Mi sedetti alla scrivania, aprii il portatile e iniziai a scrivere. Le parole fluivano come un fiume in piena, raccontando sogni, incontri, riflessioni.

«Le persone non mostrano più le loro paure. Ne hanno vergogna. Lo so, lo sento: perderemo il piacere di ascoltare, ci limiteremo a sentire...»

Ma continuai a scrivere, senza fermarmi.

«Soffermarsi sul giusto è giustizia. Soffermarsi sulle sensazioni è arte. Soffermarsi sul dolore è morte.»

Scrissi del Ghost Writer e della sua proposta, del mio rifiuto di diventare una Maschera. Raccontai del Ma-Estro e delle sue lezioni sull'autenticità, di Aldo Rmire e delle sue insicurezze, del Signor Nocturne e dei suoi tormenti. Scrissi per ore, forse giorni, perdendo la cognizione del tempo. Quando finalmente terminai, mi sentii leggero, come se avessi deposto un peso enorme.

Qualche settimana dopo ricevetti una chiamata. Una casa editrice (a cui avevo mandato il manoscritto) era interessata al mio romanzo sconclusionato, e voleva incontrarmi. Il cuore mi balzò in petto. Fissai un appuntamento e mi preparai per l'incontro.

Il giorno stabilito entrai nell'edificio elegante e fui accolto da una segretaria che mi accompagnò in una sala riunioni. Ad attendermi c'era un uomo di mezza età con occhiali sottili e un sorriso cordiale: «Piacere di conoscerla, signor...»,  esitai un attimo.

«Può chiamarmi semplicemente Sognatore», dissi con un sorriso.

«Molto bene, Sognatore. Il suo manoscritto è straordinario. Una fusione di realtà e sogno che cattura l'attenzione del lettore fin dalle prime pagine».

«Non credo che sia così, però grazie: significa molto per me».

«Non c'è di che: vorremmo pubblicarlo, ma c'è una cosa che devo chiederle...»

«Mi dica.»

«Chi è il Ghost Writer di cui parla nel libro? Abbiamo ricevuto una lettera da qualcuno che sostiene di essere l'autore originale dell'opera.»

Lo guardai confuso.

«Come sarebbe a dire?»

«Questa persona sostiene di aver scritto lui il libro e che lei abbia usato il suo manoscritto».

Mi sentii gelare.

«È impossibile. Ho scritto io il libro. Il Ghost Writer è un personaggio simbolico.»

«Lui ha fornito delle prove. Bozze antecedenti al suo manoscritto».

La testa iniziò a girarmi. Che razza di uomo reggerebbe tale imbarazzo cronologico? Non capisco. Non mi capisco. Possibile che qualcuno stesse cercando di appropriarsi della mia storia? O c'era qualcosa che mi sfuggiva?

«Voglio vedere queste prove», dissi deciso.

«Certamente. Le faremo avere tutto il materiale.»

Tornai a casa sconvolto. Mi sedetti sul divano, cercando di mettere ordine nei pensieri. Tutto ciò che avevo vissuto tornava a tormentarmi. Decisi di chiamare Lydya. Composi il suo numero, ma una voce registrata mi informò che il numero non era attivo. Provai a cercarla sui social media, senza successo. Era come se non fosse mai esistita. Un brivido mi percorse la schiena. All'improvviso sentii bussare alla porta. Andai ad aprire e mi trovai di fronte il Ma-Estro Asinoide, senza maschera. Con stupore realizzai che il suo volto era identico al mio.

«È ora di affrontare la verità», disse.

Indietreggiai, confuso e spaventato.

«Cosa sta succedendo?»

«Sono tutte parti di te. Siamo sempre stati dentro di te.»

«Ma questo significa che...?»

«Che hai creato questi personaggi per affrontare ciò che non volevi vedere.»

Caddi in ginocchio, le mani tra i capelli. Lui continuò: «Era tutto un sogno... Niente è a caso. Ogni singola cosa che hai visto aveva un significato enorme...»

«Come posso farlo?», chiesi disperato.

«Accettando chi sei, senza paura, senza maschere.»

Mi alzai lentamente, guardando il Ma-Estro negli occhi: «Sono pronto.»

In quel momento tutto intorno a me iniziò a svanire. Le pareti della casa si dissolsero, lasciando spazio a una luce bianca accecante. Mi sentii sollevare, come se stessi fluttuando. Aprii gli occhi e mi ritrovai in una stanza d'ospedale. Il bip dei macchinari accompagnava il ritmo del mio cuore. Una dottoressa si avvicinò al letto, sorridendo.

«Bentornato tra noi», disse.

«Dove mi trovo?», chiesi con voce flebile.

«È in ospedale. Ha avuto un incidente ed è stato in coma per sei mesi.»

«Sei mesi?», ripetei incredulo.

«Sì, ma ora è sveglio. Come si sente?»

«Confuso. Ho fatto sogni... Sembravano così reali.»

«È normale. Molti pazienti in coma vivono esperienze intense. Avrà tempo per elaborarle.»

Nei giorni successivi iniziai un percorso di recupero. Parlai con psicologi che mi incoraggiarono a raccontare i miei sogni. Non ci volle molto tempo per scoprire cosa si nascondeva dietro tutto quel mistero... Realizzai che quei personaggi erano proiezioni delle mie emozioni, dei miei conflitti interiori. Decisi, per l'ennesima volta, di riprendere a scrivere, trasformando quelle esperienze in un nuovo manoscritto. Questa volta sapevo di essere l'unico autore, senza maschere né pseudonimi. Raccontai la mia storia con sincerità, accettando ogni parte di me.

Il libro fu pubblicato con il titolo "Il Sognatore Risvegliato". Ricevette recensioni positive e molte persone si dissero toccate dalla mia testimonianza. Durante una presentazione una giovane donna si avvicinò a me. Aveva occhi profondi e un sorriso familiare.

«Il suo libro mi ha aiutato molto. Anche io sto affrontando un percorso simile», disse.

«Sono felice che le mie parole possano essere di aiuto.»

«Crede che un giorno potrò sentirmi completa?»

«Ne sono certo. Il primo passo è accettare se stessi. Il resto verrà con il tempo e la pazienza.»

Mentre la osservavo allontanarsi, sentii una pace interiore che non provavo da tempo.

La vita è un viaggio continuo verso la consapevolezza. Solo abbracciando ogni sfumatura della nostra anima possiamo davvero vivere appieno. Mi voltai verso la finestra, osservando il tramonto che tingeva il cielo di sfumature arancioni e viola. Ripensai a quando avanzavo nell'acqua spumeggiante, sentendomi in armonia con me stesso e con il mondo.

«Fermarsi pur andando avanti, questo è eternità».

Sorrisi, sentendomi finalmente in pace...


"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."

"Noi passiamo la notte tra paradisi e mostri; siam vivi eppure inconsci..."


FINE

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