Giorno 6 - Mezzogiorno

I due ragazzi erano giunti a Fork Lake. Era pomeriggio, e c'era poca gente in giro. Dovevamo solo sperare che tra loro non ci fosse la gang che aveva attaccato Matthew il giorno prima. Mentre loro si muovevano, noi seguivamo tutto ciò che avveniva con attenzione. Avevamo constatato che nessuno di coloro che origliavamo era consapevole del fatto che li potessimo vedere, e perciò anche Mark e Matthew potevano procedere senza il nostro disturbo. Di contro, non avremmo potuto agire tempestivamente in caso di pericolo, e i due ragazzi erano disarmati.

Camminarono per la città a passo spedito, e per il momento senza alcun problema. Matthew indicava la direzione da prendere a Mark con la mano, senza parlare. Mark lo seguiva nella direzione dove andava con lo stesso silenzio.

Passarono per la piazza. Matthew disse all'amico che mancava poco per casa sua, e questo ci tranquillizzò. Ma c'era un comizio, che sembrava molto simile a quello che vidi il giorno in cui arrivai a Fork Lake. I due non si fermarono ad ascoltarlo, ma noi potevamo ben sentire ciò che diceva l'uomo sul palco.

"Vi abbiamo sempre detto che gli stranieri, quelle persone infide e bastarde, vengono sempre qui a recare danno e a tormentare le nostre genti. Il nostro supremo Governatore ha provato a tagliare i ponti con le città esterne, ma alcuni cittadini hanno posto resistenza. Ma ora abbiamo una ragione in più per dire no agli stranieri!"

"No agli stranieri" ripeté la folla.

"Uno dei nostri cittadini ha cominciato a SPIARCI! Sì, cari amici miei, a spiarci. Vuole sapere tutto su di noi, in modo che possa passare le informazioni agli stranieri, e usarle per distruggerci! Quando scopriremo chi di noi fa questo, lo uccideremo in questa piazza!"

"Morte agli stranieri" ripeté la folla.

Mark e Matthew affrettarono il passo per passare inosservati, e anche perché Matthew era spaventato dal discorso.

"Sono stati veloci, grazie a Dio" commentò Jim. "Quel discorso mi stava dando sui nervi."

"Anche a me" commentai. Joel ed Enrico si limitarono a un cenno di approvazione. Nel frattempo erano venute anche Elise e Caroline ad assistere.

Mark e Matthew erano arrivati. Matthew bussò alla porta, e una voce disse "chi è?". Era la voce della madre di Matthew. Il coniglio voleva rispondere, ma non se la sentiva. Mark gli si avvicinò, e gli diede una pacca sulla spalla.

"Ce la puoi fare."

Matthew si fece coraggio, e rispose alla madre:

"Mamma! Sono io, Matthew!"

Fu questione di pochi istanti. La madre aprì di scatto la porta, e si fermò a guardare il figlio. Non disse nulla, ma lo abbracciò subito. Stava piangendo, la gioia era troppo grande. Mark restò a guardare.

"Mamma," disse Matthew, ma non riuscì a finire di parlare.

"Entra, figlio mio" disse la madre. I due si staccarono.

"Lui mi ha aiutato a tornare" disse precipitosamente Matthew, indicando Mark, prima di entrare.

"Lui chi?" e poi vide Mark, che passò dalla compassione alla preoccupazione.

"Posso aspettare fuori" disse. "Non c'è problema."

La madre di Matthew non gli rispose ma, quando entrò con il figlio, lasciò la porta aperta. Mark esitò, finché non venne il padre dell'amico. Mi resi conto in quel momento che stavo seguendo Mark con la visione, e non Matthew. Se dovevo vedere cosa accadeva dentro casa, Mark doveva entrare.

"Che fai qui fuori?" chiese l'adulto.

"Ho aiutato Matthew a tornare a casa. E sto aspettando..."

"Ma entra pure" gli rispose. "Al massimo, se sei un teppista, sta venendo la polizia. Non la passeresti liscia."

Mark deglutì (eppure non era un teppista), ed entrò dentro casa. Il padre di Matthew chiuse la porta. Nel frattempo, il coniglio era seduto sul divano, e stava parlando con sua madre e il fratello. Quando vide Mark, gli fece cenno di avvicinarsi. Mark, con riluttanza, lo fece. Il fratello di Matthew non disse nulla, mentre la madre subito parlò a Mark:

"Puoi restare qui per oggi, se vuoi" rispose. "Ti siamo grati per l'aiuto."

"Ma come?" reagì Elise. "Si prende lui tutti i meriti?"

"Ascoltiamo in silenzio" disse Jim.

Nel frattempo, Mark era stato fatto accomodare sul divano, e ringraziò timidamente. I genitori di Matthew erano molto gentili. Intanto, la madre di Matthew stava parlando con suo marito, mentre gli altri ascoltarono in silenzio.

"Se Matthew è qui, possiamo dire alla polizia..."

"Perché non farli venire lo stesso?" propose il padre. "Se dei criminali hanno vessato nostro figlio..."

"No, non c'è bisogno" disse Matthew.

"Cosa sarebbe a dire?" commentò il fratello.

"Zitto, Dave" disse il padre. "Quelli hanno rischiato di uccidere te e Dave. Dovranno pagare per quello che hanno fatto!"

"E se ignorassero tutto?" insistette Matthew. "Quando ho detto a loro di quello che mi facevano, loro hanno fatto finta di nulla! Come se fossi..."

"Ci proverò io, e registreremo la discussione. Se non faranno nulla, saranno cazzi loro, perché non hanno mantenuto una promessa."

"Cazzo" sbottò Caroline. "Se registrano la discussione, i poliziotti potranno avere tutti i dati che riusciranno a estorcere a Matthew."

"Come lo sai?" chiesi.

"Matthew è stato da noi per un giorno intero, quanto ci scommetti che non chiederanno nulla su dove sia stato?"

“Ma Matt non lo farebbe mai” lo difese Hana.

"Che serve discutere così?" ci sgridò Jim. "Fidiamoci di Mark e Matthew."

"Non hanno nemmeno pensato a un piano" disse Caroline.

"Troveranno un modo. E ora ascoltiamo!"

Nel frattempo, i genitori dei due conigli erano andati via dal salotto, e Matthew e Mark stavano parlando con Dave.

I due stavano raccontando al fratello una versione degli eventi che non includesse noi. Mark disse quindi di aver trovato Matthew nascosto in una caverna, poiché era stato lasciato lì dopo essere stato picchiato dai bulli. Tuttavia, Matthew non si era fidato di Mark e questo aveva creato un'ostruzione. Nonostante tutto, Mark era riuscito ad aiutare Matthew a tornare a casa.

La storia inventata era abbastanza azzardata, ma l'alternanza delle parti raccontate da Mark prima e da Matthew poi riuscirono a creare un quadro convincente.

"Oh, capisco" rispose Dave. "Mi spiace per non essere riuscito a fermare quei figli di puttana!"

"Ora è tutto a posto" disse Mark.

"Beh, grazie per l'aiuto, ragazzo."

"Mi chiamo Mark" disse la volpe, e tese la mano per presentarsi a Dave.

"Dave" rispose il coniglio.

"Vorrei prendere delle cose in camera" disse Matthew. "Vorrei ringraziare Mark, per l'aiuto che mi ha dato."

"Certo" disse Dave.

"Io aspetto qui" disse Mark.

"Per quanto rimani?" chiese Dave alla volpe. Mark deglutì di nuovo, e rispose frettoloso:

"Giusto il tempo di prendere quello che mi vuole dare Matthew. Non voglio far preoccupare mia madre."

"Ti capisco. Ma possiamo avvisare i tuoi, e puoi restare per più tempo."

"Mi piacerebbe molto," disse Mark, "ma purtroppo non posso."

"Tua madre si arrabbierebbe?"

"Esatto."

Quando Mark rispose, abbassò la testa con profonda tristezza. Dave se ne accorse subito, e si avvicinò alla volpe.

"Va tutto bene?"

"Vado via appena Matt mi dà quello che mi deve dare. Non posso restare oltre."

Matthew era finalmente sceso, dopo aver preso quello che doveva prendere. Tuttavia, sentimmo le sirene della polizia, e Matthew doveva affrettarsi a dare tutto quanto a Mark. Il coniglio si avvicinò a Mark, e gli diede una busta di carta.

"Cosa c'è nella busta?" chiese Mark.

"È una magnifica sorpresa" disse Matthew.

"Ora devo andare" disse quindi Mark.

"Cosa c'è che non va?" chiese Dave. "Ho detto qualcosa di male?" Era preoccupato.

"Non è colpa tua" e aprì la porta. Quando aprì la porta, cominciò tutto a tremare nella casa. Cosa ci faceva uno spettro lì? Mark scappò non appena ci fu la scossa, che finì proprio quando la volpe andò via.

"Ottimo" disse Jim.

Mark aveva detto il vero prima, per quanto riguardava il suo status nella cittadina. I poliziotti avevano parcheggiato fuori dal viale dove viveva la famiglia di Matthew, e perciò Mark poté fuggire indisturbato. Continuai a seguirlo fino a quando uscì dalla cittadina. Fu svelto e furtivo a farlo, e questo mi permise di tornare da Matthew non appena la volpe valicò i confini della cittadina.

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