Giorno 6 - Mattino
Se mio padre avesse dovuto dirmi qualcosa in quel giorno, mi avrebbe sicuramente raccomandato di non dare mai troppo peso agli incubi. Allo stesso tempo mi avrebbe detto, magari non nella stessa giornata, di non dare mai nulla per scontato nella vita. Che sarei riuscito a proteggere i miei amici da un eventuale attacco era un dato di fatto ormai, sempre che non fossimo attaccati da altre entità, cosa che renderebbe il compito senz'altro più arduo.
Una domanda premeva pressante nella mia testa: sarei riuscito a proteggere loro da me, nel caso cominciassi a fare qualcosa che non avrei voluto con i miei poteri? Non avevo certezze, e non avevo garanzie. Potevo solo stare attento, a me stesso e a quello che accadeva attorno a me.
Ancora una volta, stavamo passeggiando fuori dal quartiere. Questa volta, insieme a me ed Enrico c'erano Matthew e Hana. I due stavano parlando tra loro, mentre io ero perso nei miei pensieri. Enrico era silenzioso, come me, e provava noia.
"Tutto bene?" Mi chiese, vedendomi distratto.
"Più o meno," risposi, "stavo riflettendo su una cosa."
"Si aie bisogno e' riflettere, puo' farlo a casa" disse. "O me sto annoiando. E poi a casa putimme parlàr cu cchiu' calma. Pure fa' sessò, si farlo te rilassa!"
Iniziai a ridere, per il modo in cui disse l'ultima frase senza curarsi della mia possibile reazione.
"Se andiamo a casa, non certo per fare sesso" dissi.
Solo in quel momento realizzai che Matthew e Hana erano lontani da noi. Quando anche la Shiba Inu se ne accorse, si girò subito:
"Voi due" disse. "Che fate indietro?"
"Scusaci" dissi, e corsi per raggiungere i due.
Dopo un paio di minuti di camminata, arrivammo a una galleria. Capii subito che sarebbe stata un'altra gitarella come quella che facemmo con Mark. Chissà come sarebbe andata!
"Questa galleria porta fuori dalla città" disse Matthew. "Se non possiamo uscire, cosa facciamo qui?"
"C'è una porta, che porterebbe a uno dei luoghi ove spesso si rintanano gli spettri."
"Aspetta" dissi subito. "Cosa hai intenzione di fare?"
"Avevo pensato a quel che era successo ieri, Ethan" disse la ragazza risoluta. "A differenza di quel che pensavamo, non sono solo dei mostri. Sono degli esseri che pensano. Se dobbiamo risalire a chi li comanda, dobbiamo parlare con loro."
"Sei sicura?" Chiese Enrico.
"Di solito vi fate sempre avanti per proteggere la donzella in pericolo" disse ridendo Hana.
"Hana ha ragione" intervenne Matthew. "Se impariamo a conoscerli, potremmo anche affrontarli con più coraggio."
"E io devo conoscere colui che mi ha dato i miei poteri" aggiunsi.
"Ethan," disse Hana, stavolta con serietà, "conto su di te! Non deluderci."
Hana e Matthew ci guidarono, con l'aiuto di una torcia, dentro la galleria. Arrivammo subito a una porta, che aveva il divieto di accesso ai non addetti ai lavori. Capii subito dove ci stesse portando Hana.
"Hana," chiesi, "come sai che qui si nascondono degli spettri?"
"Hai fatto un sogno?" Incalzò Enrico.
"Non oggi. Noi del gruppo abbiamo girato quasi tutta la zona di Fork Lake" disse Hana. "E sono pochi i luoghi che ancora non abbiamo visitato. Questo luogo è tra quelli, e sono certa che gli spettri si nascondano proprio nei luoghi meno frequentati."
"E poi," intervenne Matthew, "provare non ci costa nulla!"
"Le ultime parole famose" commentò Enrico.
"Enrico" disse Hana, sorpresa. "Non essere pessimista!"
"Io sono realista, è diverso."
Ovviamente la porta era chiusa a chiave, e questo Matthew lo realizzò solo dopo aver tentato di aprirla. Fortunatamente, mi bastò poco per aprire la porta. Toccai la porta con la mia mano, e con i miei poteri la spalancai. E subito dopo entrammo. Enrico entrò per ultimo, e si curò di chiudere la porta.
Eravamo in dei corridoi pieni di fumi e tubi, talmente stretti dal farci faticare persino il procedere in fila indiana. Hana era davanti, e ci guidava con la torcia. Enrico procedeva attaccato a me, e il calore del suo corpo contrastava con il gelo che trasmettevano i tubi e i muri di questo corridoio. Per giunta, le nostre orecchie erano costantemente disturbate dagli sbuffi dei tubi, e dal nostro respiro.
Il corridoio si allargò dopo un minuto di camminata. E davanti a noi avevamo tre strade da prendere, due ai lati e una davanti. Ci fermammo, e Hana e Matthew si preoccuparono di illuminare bene tutto quanto.
La via alla nostra sinistra era la più breve, e alla fine del corridoio c'era una porta. Scegliemmo subito quella via, e procedemmo con cautela. Non appena ricominciammo a camminare, le luci del posto si accesero. Ci fermammo subito.
"Se c'è davvero uno spettro qui," commentai a voce sommessa, "sa che siamo qui."
"Andiamo avanti" disse Hana. "E fate attenzione."
Spegnemmo le nostre torce, e continuammo a camminare verso quella porta, e i nostri sguardi comunicavano tra loro la nostra paura. Nonostante tutto, arrivammo alla porta senza problemi, e ancora una volta dovetti aprirla io. Questa volta, mi curai di aprirla con cautela, per evitare di allertare ulteriormente chi si nascondesse tra le mura dei corridoi.
La stanza che si presentò ai nostri occhi era buia, e non riuscii a trovare l'interruttore, nemmeno ad accendere la luce con i miei poteri.
"La lampadina è rotta" dissi.
Matthew accese quindi la torcia, e le prime cose che illuminò furono una chiazza di sangue e un cadavere. Fu sufficiente a spaventarci, ma non a farci tornare indietro. Mi parve anche di vedere una scritta sul muro, ma Matthew non la stava illuminando.
"Illumina la scritta" ordinai.
"Quale scritta?"
Presi la mano di Matthew, e spostai la torcia nel modo giusto. Quando lasciai la presa, Matthew tenne ferma la mano, e tutti quanti restammo sorpresi da quel che c'era scritto di fronte ai nostri sguardi.
"Era un intruso" lessi.
"Se questa è la fine che fanno gli intrusi," commentò Matthew, "io vorrei andare via!"
"Meglio non continuare. Ho paura" disse Enrico.
Nemmeno io me la sentivo di andare avanti, e mi girai verso i miei compagni per chiedere a Hana di tornare indietro. Nello stesso momento, le luci si spensero, e noi cademmo a terra. Matthew lasciò cadere la torcia, che si ruppe. Hana riuscì invece a salvare la sua, e cercò in tutti i modi di accenderla, tra le nostre grida di paura. Quando ci riuscì, illuminò una figura antropomorfa di colore viola, che fluttuava. Era uno spettro, ma non era la forma usuale con cui si presentava.
"Cosa fate qui?" Tuonò lo spettro. La voce che aveva era diversa dagli altri. Era più chiara, più umana, rispetto agli altri spettri.
"Volevamo solo..." Provò a dire Hana, preoccupata.
"Sei tu lo spettro che mi ha dato i poteri che ho?" Chiesi subito.
"Perché lo vuoi sapere?" Chiese, ancora infuriato, lo spettro. "Non sei soddisfatto?"
Stavo per rispondere, ma un rumore ci zittì tutti quanti, lo spettro incluso. Si voltò, e poi ci colpì subito. Divenne tutto buio per un secondo, dopodiché ci ritrovammo fuori dalla galleria.
Raggiungemmo di corsa la porta che ci portò allo spettro, ed Enrico arrivò prima di tutti.
"La porta è sparita" disse subito.
Con la torcia di Hana, confermammo le parole di Enrico.
"Abbiamo trovato lo spettro, però" disse Matthew. "E pare che non ci vede molto bene."
"Non lo ha fatto per questo" dissi. "Sta cercando di scappare."
"Forse teme che lo possano trovare per colpa nostra" ipotizzò Hana.
"Che cosa vorrebbe dire?" Chiese Matthew perplesso. "Stai dicendo che in qualche modo ci possano..."
"Non ho alcuna prova" rispose la ragazza. "E dobbiamo stare attenti."
Quando tornammo nel quartiere, gli altri avevano finito di mangiare da un po', e infatti erano rimasti solo Mark, Jim e Joel al tavolo. Tra loro la volpe nera si alzò subito per raggiungerci.
"Oh, salve" disse subito. "Che avete fatto di bello?"
"Dacci il tempo di sederci," dissi subito, "e ve lo diciamo!"
"Certo" rispose Mark. Non credo di averlo mai visto scodinzolare così tanto! Ma anche Enrico era molto felice di vederlo. I due fecero addirittura un batti cinque per salutarsi.
Ci sedemmo tra gli altri, e Hana raccontò subito quello che era successo, partendo proprio dal momento in cui arrivammo alla galleria.
"Vorreste dire che uno di quegli spettri sta scappando dagli altri?" Domandò Mark.
"Esattamente" risposi.
"Per me è una sorpresa che gli spettri agissero coordinati" commentò Joel. "Non mi spiegherei la loro presenza in un normale supermercato!"
"Può darsi che fosse stato proprio quello spettro di cui parliamo."
"Ethan potrebbe avere ragione," commentò Jim, "e questo dato potrebbe rivelarsi a nostro vantaggio."
"A proposito di questo," intervenne Mark, "Matthew doveva avere delle informazioni utili ad attaccare la città."
"Esatto" disse Matthew. "C'è un problema però."
"Che problema c'è?" Chiesi.
"È tutto quanto a casa mia. Potrei tornare, soltanto per prendere le mie cose, ma..."
"Sei sicuro di farlo?" Chiese Hana.
"Io potrei venire con lui" disse Mark. "Nessuno mi ha mai davvero cagato nella cittadina, e in caso di problemi potrei aiutare Matthew."
"Ethan," disse Hana, "tu non avevi la possibilità di vedere da remoto le cose?"
"Certo" me lo ricordai, ma non sapevo come fare. "Ci posso provare," dissi.
Cominciai subito a pensare a come avrei potuto fare. Come ci ero riuscito quella volta? Stavo provando con Hana ed Enrico i miei poteri, e forse c'ero riuscito perché avevo pensato inconsapevolmente a ciò che aveva detto Jim durante il pranzo.
Chiusi gli occhi, e provai a formare un cerchio con le mie mani. Quando riaprii gli occhi, davanti a noi c'era la visione dell'interno di una casa.
"È casa mia" disse Matthew. Avevo colto nel segno!
La madre di Matthew era seduta su un tavolo, e stava piangendo. Nella stanza arrivò anche un ragazzo. Era simile a Matthew, ma era leggermente più alto e robusto.
"Matt non risponde al telefono" disse preoccupato.
"Com'è possibile?" La madre era più preoccupata che mai. Mentre guardava, Matthew iniziò a lacrimare.
"Mamma," disse il ragazzo nella visione, "ieri una gang ha tentato di attaccare Matt. Quando ero intervenuto, Matt era riuscito a liberarsi dai criminali ed è scappato. Avevo cercato di fermare i criminali, ma non ci sono riuscito."
"Quindi loro potrebbero..."
"Potrebbero averlo ucciso" disse una voce adulta. Era il padre di Matthew, se il mio intuito non mi stava ingannando. "Tra mezz'ora arriveranno due agenti della polizia per discutere della sparizione di nostro figlio."
"Cosa?" Disse Matthew. Hana provò a intervenire per tranquillizzarlo, ma lui si alzò in piedi:
"Se non torno a casa, loro mi daranno per scomparso, e la polizia potrebbe rubare la mia roba."
"Matt," disse Hana, "potrebbe essere pericoloso."
"Voi avete detto che c'è una possibilità di poter far finire questa merda?" Ribatté Matthew. "Io non mi tiro indietro.”
E cominciò a correre via. Mark si alzò per seguirlo.
"Matthew, aspetta" disse. Ma il coniglio non si fermò.
"Ethan," mi chiamò Jim, "puoi mettere in modo da seguire loro due?"
Allo stesso modo di prima, aprii uno schermo fluttuante sul cielo che seguiva costantemente Mark e Matthew. I due erano fuori dal quartiere, e Mark era riuscito a fermare Matthew.
"Se dobbiamo fare questo," stava dicendo, "dobbiamo farlo insieme. E con attenzione. Non possiamo fallire."
"Ma dobbiamo muoverci!"
"La cittadina è a mezz'ora da qui. So come farti passare inosservato."
Mark si tolse la felpa che aveva, e la passò a Matthew. Poi gli coprì la testa con il cappuccio.
"Ora possiamo andare" disse Mark.
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