Giorno 5 - Tarda mattinata

Matthew era finalmente tranquillo. Enrico aveva riempito sé stesso e me di deodorante. Ci sedemmo tutti e tre sul divano, ed Enrico diede a Matthew una bustina di mandorle. Ne mangiò una manciata, e poi volle parlarci, per quanto fosse ancora titubante nei nostri confronti:

"Posso farvi una domanda?"

"Certo" risposi. "Tutto quello che vuoi!"

"Quando avevate detto che non mi avreste mangiato—"

"Non l'ho detto solo per calmarti, Matthew" dissi tranquillo.

"V... va bene" rispose. "Ma voi perché vivete qui? Non potete—"

"Non possiamo fuggire" disse Enrico.

"Come mai? È... per via degli spettri di cui ho sentito parlare?"

"Come lo sai?"

"Su di loro dicono di tutto e di più. Dicono che hanno anche attaccato il centro commerciale di notte, ma il Governo ha detto che è stato attaccato da degli stranieri."

"Ti sembrerà strano," dissi, "ma sono vere entrambe le versioni."

"Cosa?"

Matthew si scostò da noi, e cominciò a rannicchiarsi su di sé. Ci guardava con timore.

"Tenevem bisògn e' magnà, e n'amma piglià o' cchiu' possibìl. Nun vulimme muri' e' famm!" (Avevamo bisogno di mangiare, e avevamo preso il più possibile. Non vogliamo morire di fame!)

Come mi aspettavo, Matthew non capì nulla, e io dovetti tradurre in inglese. Il coniglio vci guardò con gli occhi sgranati:

"Che cosa vorrebbe dire?"

"Siamo costretti a rimanere qui, e dobbiamo fare questo, mentre loro ci vessano" risposi.

"Questo è assurdo!"

"L'ho pensato anch'io."

"Quindi—"

"Perché loro ti seguono?" chiese Enrico.

"Io... ho spiato. Ecco cosa ho fatto. Una volta mi ero nascosto nella macchina del Governatore, e quel bastardo ha detto qualcosa sugli spettri. Non ho capito molto, ma quando parlava di spettri, era così divertito. Poi mi hanno beccato, e mi hanno rimandato a casa. Ma da quella giornata ho cominciato a studiare coloro che amministravano questo paese per conto del Governatore. Ma anche le bande vogliono sapere quello che so io, e ad alcuni dà fastidio quello che faccio."

Io ed Enrico lasciammo finire il coniglio, e una volta finito Enrico commentò:

"Sono comm e' camorristì!" Si stava scaldando.

"Che hai detto?" Matthew era confuso, e si fece indietro per paura del pastore tedesco.

"Enrico," dissi io, "parla inglese se puoi. E datti 'na calmata."

"Lo faccio" rispose sbuffando. "Sai chi sono, i camorristi? Quelli... conosci Gomorra?"

"Ne ho sentito parlare" rispose il coniglio. "La guardavano i miei genitori, almeno prima che ne vietassero la visione agli abitanti della cittadina."

"Censura?" chiesi sorpreso.

"Esatto" rispose Matthew. "Questo è come un mondo a parte, fanno il cazzo che vogliono, e nessuno li ferma."

"Noi possiamo provarci" dissi.

"A fare cosa?"

"A pranzo noi ci riuniamo tutti assieme. Se te la senti, puoi raccontare tutto quello che sai a Jim, il nostro leader. Avrà sicuramente qualcosa in mente."

"In cambio vorrei una cosa" chiese Matthew.

"Stai ricattando?" chiese Enrico.

“Zitto” dissi. “Cosa vuoi?” dissi al coniglio.

"Se siete un gruppo, vorrei essere parte di voi. E vorrei che mi proteggiate. Ho vissuto due anni venendo vessato per svariate ragioni, e ora mi cercano per uccidermi."

"Jim ti accetterà tra noi, ne sono certo."

Matthew tirò un sospiro di sollievo. "Grazie..."

"Ethan. Mi chiamo Ethan" dissi, con gentilezza. "Il ragazzo dietro di me è Enrico."

"Piacere" disse Matthew, e poi avvicinò con timidezza la mano. Risposi al suo gesto col sorriso, e anche lui fece lo stesso, anche se il suo sorriso era solo un abbozzo.

Matthew restò tranquillo sul divano, e diede a me ed Enrico la possibilità di farci la doccia. Poco dopo, fu l’ora di pranzo, e andammo alla mensa, in modo che Jim e gli altri avrebbero potuto conoscere il nuovo arrivato. Matthew si muoveva stretto su di me, e apprezzai come nonostante la paura avesse iniziato a fidarsi di me. Di questo passo, avrebbe superato facilmente i primi timori.

Come le altre volte, gli altri ragazzi ci salutarono non appena ci videro. Tutti, tranne Elise e Joel (che già lo avevano visto), si sorpresero all'arrivo di Matthew, e Jim si alzò dal posto:

"Vedo che portate un nuovo fuggitivo dalla cittadina" disse. L'uso delle parole di Jim non fu quello più azzeccato, e Matthew si nascose dietro di me. Jim si fermò davanti a me, e restò a braccia conserte.

"Puoi uscire. Sei al sicuro" disse. Matthew tirò leggermente fuori la testa da dietro di me, e si fermò subito. Aveva riconosciuto Jim:

"Tu... sei quel ragazzo... quella notte."

"Se credi di avermi visto, con molta probabilità ero io" disse Jim fiero.

"Tu... quindi quella notte siete stati voi a rapire tre membri di una gang cittadina."

"Hanno ripetutamente attaccato i nostri, e hanno avuto quello che si meritavano."

"Tu..."

Matthew cambiò totalmente atteggiamento, e cominciò a camminare impetuosamente contro di Jim. Quando si accorse della cosa, Matthew lo aveva già buttato per terra. Gli altri si allertarono, e si alzarono dalle sedie. Ma Matthew non accennava di certo a fermarsi:

"Per quella vostra bravata, la gang ha pensato che avessi chissà quali rapporti con... con quelli come voi. Avevano il bersaglio facile a portata di mano, e in tutto questo io nemmeno sapevo chi fosse stato."

"Matthew..." Provai a calmarlo, ma lui si voltò di scatto verso di me.

"Che cosa dovrei fare? Potevi dirmi prima che foste una gang criminale?"

"Sì, lo siamo. E non posso darti torto" risposi, e non era solo per stare al gioco. "Ma non abbiamo cattive intenzioni."

"Come potete essere una gang criminale e non avere cattive intenzioni?"

"Se avessimo avuto cattive intenzioni," disse Jim, rialzatosi da terra, "mi sarebbe bastato uno schiocco di dita per farti uccidere."

Matthew dovette dare ragione a Jim. Per via del gesto di prima, aveva Caroline ed Elise coi fucili pronti.

"Non sparate" dissi istintivamente. Jim mi guardò, e ridacchiò:

"Ethan, è la seconda volta che qualcuno mi mette le mani addosso quando qualcosa non va per il verso giusto."

"Diciamo che in gran parte lo meriti" risposi. "Ora, per favore, lasciatelo vivere, e vi spiegheremo tutto."

"Lasciatelo andare" disse subito Jim, e tutti abbassarono le armi.

Tornammo tutti a sederci, e io ed Enrico spiegammo tutto al gruppo. Di quando Matthew era venuto da noi, e di quello che ci aveva raccontato. Una volta che finimmo di parlare, Matthew prese la parola:

"Da quando ho saputo di alcuni criminali di Fork Lake che sono spariti all'improvviso, o rimasti uccisi, alcuni di loro hanno cominciato a prendersela con me. E non sapevo che dietro ci foste—"

"Eravamo noi dietro di loro, ma ti posso garantire che non lo abbiamo mai fatto gratuitamente" disse Jim, finalmente calmo. "Come mai ti vessano?"

"Solo perché una volta ho detto a un tizio in piazza che non sono d'accordo a far espellere gli stranieri. Voi siete stranieri?"

"Io non sono certo di qui" risposi.

"Io vengo dall'Italia" disse Enrico.

"I miei genitori sono giapponesi" disse Hana.

"Io e Joel siamo americani" disse Jim. “Dalla California.”

"Io ero una cittadina di questo posto" disse Elise, "per quanto il mio nome possa suggerire altrimenti. Ma ora sono una di voi."

"Io mi ero trasferita dalla Francia" disse infine Caroline.

Mark fu l'unico a non rispondere. Jim se ne accorse, e gli diede una pacca sulla spalla. Mark rispose con un sorriso debole, e poi guardò per terra, triste.

"A ogni modo," riprese Matthew, "è successo quello che Ethan ha detto, e ora vorrei trovare il modo per fuggire da questo posto, e questo potrebbe significare far fuori quelli del governo."

"È una follia" disse Caroline.

"È una follia, certo" rispose Jim. "Ma noi siamo tutti folli!"

"Cosa?" sparammo tutti in risposta.

"Vuol dire che, in un modo o nell'altro, ci proveremo" disse Jim. "Abbiamo uno come Ethan dalla nostra parte, l'unico in grado di affrontare gli spettri e le peggiori forze di sicurezza che quei bastardi hanno. Nulla ci può fermare!"

"Ma loro non sono degli sprovveduti" commentò Joel.

"Abbiamo un altro fattore dalla nostra parte. Siamo isolati dal mondo, e finché non accadrà qualcosa che scatenerà un delirio internazionale possiamo continuare a combattere."

"Io ho un'idea" disse Matthew. "Perché non chiamiamo in causa le altre città? Oppure le Nazioni Unite?"

“Per una cittadina?” disse Caroline.

"Farlo sarebbe ancora più una follia" disse Mark. "Se sapessero di cosa si trova in questo posto, estirperebbero la cittadina senza alcun dubbio. Ma potrebbero anche voler sfruttare il potere degli spettri in qualche modo. E sapete che sta gente che pagherebbe oro per poter usare qualcosa del genere."

"Dobbiamo contare sulle nostre forze, e restare uniti, per quanto sarà una follia combattere contro il Governatore" riprese Jim. Si rivolse poi nuovamente al coniglio, "Che altro sai?"

"Ho studiato il Governatore e i suoi amministratori fidati. Ma..."

Intervenne Elise:

"Ci darai le informazioni a tempo debito. Dobbiamo organizzare un'operazione complessa, e abbiamo bisogno di tempo. Fino ad allora, dobbiamo restare al sicuro. Se hai detto che i tuoi inseguitori sono tornati in città, sicuramente torneranno preparati, e dovremo stare attenti."

"Ben detto, Elise" rispose Jim. "La riunione è finita. Potete tornare nelle vostre case, ma restate in allerta. Se succede qualcosa, non esitate."

"Va bene" risposi.

"Quanto a Matthew," continuò, "dovrà tenerlo qualcuno di voi."

"Lo terrò io" disse Hana. "Ho un posto libero a casa mia."

"Ottimo" rispose Jim.

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