Giorno 5 - Mattino

Mi svegliai allo stesso orario di tutte le altre mattine, ma non potevo alzarmi dal letto. Enrico era steso su di me, e dormiva ancora. Non era così male però. Il pelo era così morbido.

In attesa che si svegliasse, cominciai ad accarezzargli la testa. Lui continuava a dormire, e parlava pure nel sonno. Farfugliava cose incomprensibili, ma nei momenti in cui stava zitto aveva un bel sorriso. Forse stava facendo un bel sogno.

Dopo un po', cominciò ad aprire gli occhi. Poi si girò lentamente verso il mio volto.

"Buongiorno, dormiglione" gli dissi.

"Anche tu sei a letto."

"Non potevo svegliarti bruscamente" mi difesi. "Eri così carino."

"Smettila" rispose arrossendo il pastore tedesco. E continuava a sorridere come prima. Non potevo resistere.

"Vedi di alzarti" gli dissi. "Sei pesante."

"Scusa" disse lui, e rotolò dall'altra parte del letto, lasciandomi la possibilità di muovermi. Dopo di me, si alzò anche lui.

"Buongiorno, Ethan" disse lui.

Io andai in cucina a prendere qualcosa da mangiare. E feci una domanda a Enrico:

"Se non funziona il gas, come fate colazione?"

"Anniam avanti a carbone. E a*' macchìn ro' càffé funzionà, si vvuo'*"

La cercai con gli occhi, ma era sopra il tavolo vicino alle credenze. Non ci avevo fatto caso! Trovata la macchina, cercai una cialda, e la trovai nella credenza sopra il tavolo. La lasciai dentro la macchina, e misi in funzione quest'ultima. Una volta finito, andai a sedermi sul divano. Chiamai Enrico. Mi rispose con un mugugno, e si mise tutto orecchi.

"Che ne dici di fare un po' di attività motoria?"

"Certo" disse lui, e si alzò. Mi raggiunse subito, e spostò il tavolino davanti al divano per creare un'area abbastanza ampia per tutti e due. Io mi alzai, e spostai anche il divano. Essendo già vestito unicamente con lo slip, non avrei avuto problemi con il sudore.

Enrico si posizionò davanti a me, mentre io cominciai gli esercizi di riscaldamento. Stavo per cominciare a spiegarli, ma lui li cominciò a fare subito, come se già li conoscesse. Facemmo quindi un paio di esercizi per il collo e la schiena, in modo da evitare di avere dolori dopo.

Finimmo lo stretching in pochi minuti.

"Putimme fa' nu' pò' e' corsa" propose Enrico.

"Non è una brutta idea" gli risposi. "Ci vestiamo prima?"

"Mettiti solo il pantalone" disse Enrico. "Nun uscirei a fa' na' corsa cu a' magliètt a giugno!"

"Va bene."

Presi il caffè, Enrico fece lo stesso, e poi uscimmo subito a iniziare la corsa.

Enrico non aveva tutti i torti. Se i miei calcoli non erano sbagliati, eravamo pochi giorni dopo la metà di giugno, e infatti faceva molto caldo! Dopo i primi dieci minuti di corsa, sentivo il sudore su ogni mia penna! Ma la sensazione del vento sul mio viso era fantastica.

Quanto avevamo corso? Non avevo alcun cronometro, o telefono. Niente con cui avessi potuto misurare i chilometri percorsi, o le calorie bruciate. Sapevo solo che eravamo ben distanti dal quartiere, ma allo stesso modo anche dalla cittadina. Ma Enrico si fermò. Mi fermai anch'io, per spronarlo a continuare, ma esitai dal farlo. Aveva il fiatone che pareva potesse svenire da un momento all'altro, e il suo bel pelo era intriso di sudore. Io invece stavo messo un po' meglio, sudore a parte.

"Non ce la faccio" disse quando ebbe abbastanza fiato.

"Basta così per oggi" risposi. "Ho bisogno di riprendermi anch'io."

Camminammo verso casa, per recuperare le forze. Enrico si stava tenendo a me, e a vederlo non riusciva a tenersi ben in piedi dalla fatica.

Puzziamo da morire” disse.

Già.

A un certo punto Enrico si fermò. Le sue orecchie erano in movimento.

"Sento dei passi" disse.

"Sicuro?" chiesi, e mi voltai.

Un coniglio. E tre lupi.

Ma come—

Sento il loro odore. Muoviti!

C'era un ragazzo, in lontananza, che correva verso la nostra posizione. Non riuscivo a capire chi fosse, ma non stava correndo per aggredirci. Dietro di lui, c'erano dei ragazzi armati che lo stavano inseguendo.

Corsi per raggiungere il ragazzo, lasciando Enrico alle mie spalle. Quando mi vide, il ragazzo si fermò. Era un coniglio della nostra età, come aveva calcolato Enrico, e mi guardava con espressione preoccupata:

"Loro mi vogliono uccidere" urlò in ansia.

Poi ritornò subito a correre, mentre i suoi inseguitori gli urlarono contro frasi di minaccia. Io mi fermai sul posto, e mi preparai a scatenare i miei poteri contro gli inseguitori.

Il coniglio si fermò dietro di me, accanto a Enrico. Scaraventai via gli inseguitori, che fuggirono via subito dopo. Volli inseguirli per dar loro una lezione, ma non riuscii ad arrivare in tempo. Erano già lontani, ed ero affaticato. In compenso, il ragazzo inseguito era salvo.

Il coniglio si avvicinò subito a me:

"Grazie per avermi salvato."

"Non preoccuparti. Quella gente dà fastidio anche a noi" dissi.

"Ho bisogno di un luogo per ripararmi. Soltanto per un giorno."

"Seguici, allora" dissi.

Io ed Enrico portammo il ragazzo insieme a noi, e tornammo nel quartiere. Gli altri ragazzi erano nelle loro case, mentre Joel ed Elise stavano passeggiando fuori. Dopo quel che era successo la notte prima, mi rincuorò vedere Joel sano, anche se un po' bendato. Fu proprio il gatto a vederci per primo, e fece cenno a Elise di raggiungerci.

"Buongiorno, Ethan" disse. "Buongiorno, Enrico!"

"Buongiorno" rispondemmo. Una volta vicini, continuammo a parlare.

"Chi è lui?" Chiese Elise, indicando il coniglio. Lui si fece indietro, e disse "cazzo" sottovoce.

"Non pensi mica che vogliamo mangiarti, vero?" Disse ancora la lupa. Non lo disse per prenderlo in giro, ma lo disse con una punta di sorpresa, come a dire ancora con questi stereotipi!

"Stava scappando da dei banditi della cittadina, e l'abbiamo salvato" dissi, per evitare scenette inutili. Il coniglio ebbe un po' di coraggio in più, dopo le mie parole.

"Che volevano da te?" Chiese Joel.

"Avevo saputo delle cose, che avrebbero dato problemi a loro” disse.

"Come ti chiami?"

"Matthew... Matthew Hill." Era ancora riluttante, mentre parlava.

"Ci basta solo il nome, grazie" rispose Elise.

"Ha bisogno di un posto dove nascondersi" disse Enrico.

"Ne parleremo con Jim. Per il momento vi chiedo di tenerlo voi."

"Va bene" rispondemmo.

Come detto prima, portammo Matthew a casa di Enrico. Una volta entrati, chiesi a Matthew di sedersi sul divano, ed Enrico mi volle dire delle cose in disparte. Matthew non rispose con convinzione, come se temesse qualcosa da noi.

"Si tratta solo di un piccolo problema."

"Posso aspettare" rispose Matthew.

"Nel frattempo, fa' come se fossi a casa" dissi, e andai con Enrico in camera nostra.

Una volta in camera, Enrico chiuse la porta, ignaro dei sospetti che avrebbe potuto suscitare nel nuovo arrivato. Ma non lo fermai.

Pensi che dovremmo farci la doccia?” dissi.

"Anche. So ca' te sembrerà na' cazzàt ... comm faccio a parlàr cu luì? Nun ho voglia e' parlàr troppo l'inglese, e isso è ra' cittadinà. Dubitò comprenda l''italiano comm a te."

"Qual è il problema?" dissi ridendo. "Se proprio ti fa schifo l'inglese, posso tradurre io per te. Era necessario poi appartarci solo per questo?"

"Scusa, Ethan" disse il pastore. "Me son preoccupàt ppe nulla. Fu na' bottà e' cul scoprìr ca' tu capisci a' mia lingua."

"Ora apri la porta," gli dissi in inglese, "prima che cominci a preoccuparsi."

"Giusto."

Ma quando aprì la porta, Enrico si ritrovò il fucile puntato sulla testa.

"Che cazzo fai?" disse.

"Se pensate di complottare per uccidermi, vi sbagliate di grosso" disse agguerrito Matthew. Il suo atteggiamento mi sorprese, specialmente dopo la sua timidezza durante il discorso con Elise e Joel.

"Sei impazzito?" dissi. "Non vogliamo farti del male!"

Ma il coniglio non fece cenno di abbassare l'arma, ed Enrico la prese dalla canna, e tentò di abbassarla con la forza. Matthew cercava di fargliela mollare, e teneva ancora la mano sul grilletto. Intervenni subito, e bloccai i due con i miei poteri. Dopo averli separati, allontanai da loro l'arma. Una volta che finii, Enrico restò in allerta, mentre Matthew non riuscì a nascondere il suo stupore, e non smetteva di muovere la testa, guardando noi due:

"Tu... tu... mi hai..."

"L'ho usato solo per evitare che lo uccidessi" risposi con calma. "Non ti faremo del male. Quelle persone che vi seguivano hanno tormentato anche noi."

"Tu non hai idea" rispose lui, e corse verso la porta.

"Matthew, aspetta!"

Aveva la mano sulla maniglia quando parlai. Lui si fermò di colpo, e si voltò con diffidenza:

"Che vuoi da me?"

"Vogliamo solo aiutarti" dissi nel modo più tranquillo possibile. "Quando sono venuto in questo posto, cinque giorni fa, ho avuto un'accoglienza ben peggiore della tua. Ma ti posso garantire che non ti faremo alcun male."

"Come posso fidarmi di voi?" continuò lui, con la mano pronta per aprire la porta. "Siete tutti carnivori!"

Enrico alzò gli occhi al cielo. "I cani sono onnivori.”

"Che cosa cambia? Mi mangereste lo stesso! Come farebbero loro. Mi hanno minacciato più volte di mangiarmi."

"Ti do la mia parola che non lo faremo" insistetti. "Se qualcuno di noi proverà a farlo, se la vedrà con me. Hai visto cosa posso fare, e sono capace di molte altre cose. Ma non siamo persone cattive, né io, né il ragazzo vicino a me, né gli altri che vivono nelle case vicino a noi."

Ancora timoroso, il ragazzo lasciò finalmente la maniglia della porta, e rimase fermo sul posto. Era il momento di spezzare la tensione, prima che le cose fossero peggiorate.

"Hai fame? Posso prenderti qualcosa per mangiare."

Rispose di sì con un cenno della testa. Mi parve di sentirlo dire "grazie" a bassa voce, ma non ero sicuro.

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