Regalo di Natale
La mattina del 1 dicembre, una nuova magia sembrò investire Hogwarts.
Le atmosfere gotiche del castello vennero sommerse dalle decorazioni che pendevano dalle nervature in pietra. Alberi di Natale vennero eretti nei cortili e all'interno dei corridoi, dove aleggiava un diffuso profumo di cannella. In alcune aree si poteva persino udire della musica. Secondo Adam, la McGranitt stregava le armature appositamente per creare quell'effetto. Persino i fantasmi sembravano essersi lasciati contagiare: non era raro infatti vederli circolare in piccoli gruppi mentre intonavano suggestive canzoni tradizionali, il Barone Sanguinario compreso. La Sala Grande appariva ancora più luminosa del solito e il soffitto ora lasciava ricadere sugli studenti delicati fiocchi di neve.
L'ultimo giorno prima delle vacanze, Jane gli chiese se potevano vedersi. La cosa colse Edmund di sorpresa. Nelle settimane precedenti si erano avvicinati parecchio e non era raro che si ritagliassero qualche momento per incontrarsi da soli, senza che gli altri facessero troppe domande. Da una parte la cosa lo rendeva felice come una pasqua, ma dall'altra il terrore di rovinare tutto al primo passo falso non faceva che aumentare le sue farfalle nello stomaco.
Jane lo aspettava all'ingresso della Sala Grande. Stringeva un involto di carta lucida tra le mani.
Nel notarlo, Edmund avvertì una vampa di calore risalirgli lungo le guance.
«Ehm... ciao.»
Jane gli rivolse uno dei suoi luminosi sorrisi e gli corse incontro per stringerlo in un caloroso abbraccio.
«Non potevo certo partire senza salutarti come di deve! Tieni, ho preso una cosina per te a Hogsmeade.»
Gli porse l'involto. Edmund si portò una mano alla nuca, in imbarazzo.
«Non dovevi... Temo di essermi dimenticato di farvi i regali di Natale.»
«Non importa, Ed. È solo un pensiero. Non devi sentirti obbligato a ricambiare. Spero solo che ti piaccia.»
Jane si strinse nelle spalle. Per quanto sorridesse, era impossibile non notare che in quel momento anche lei aveva le farfalle nello stomaco.
Edmund avvertì il cuore accelerare i battiti.
«Ti ringrazio, davvero!»
«Coraggio, aprilo.»
Il ragazzo strappò la carta verde smeraldo. Una sciarpa a righe bianche e verdi gli scivolò tra le mani. Era morbida e calda.
«È bellissima! Ma non è di Serpeverde, vero?»
«Oh, no. Ma visti gli abiti che porti di solito, ho pensato che si intonasse. Possiamo sempre cambiarla, se non ti piace.»
«No, no. È perfetta.»
«Vuoi provarla?»
«Sì, dai.»
Jane lo aiutò a sistemarsi la sciarpa intorno al collo. Edmund socchiuse gli occhi e incassò la testa fra le spalle come un gatto arruffato. Il contatto fisico lo metteva ancora a disagio, ma la presenza di Jane così vicina era stranamente piacevole. Quasi gli dispiacque quando si discostò da lui.
«Però, ti dona» commentò, le mani sui fianchi.
Edmund afferrò l'estremità del sciarpa. Un'ombra scura passò davanti ai suoi occhi. La ragazza parve notarlo, perché subito fu accanto a lui.
«Stai bene?»
Lui scosse la testa. Era bastata una frazione di secondo perché i fantasmi del passato tornassero a reclamare la sua attenzione. Aveva già trascorso altri natali e di certo l'atmosfera non era stata delle migliori. Non lui, che aveva deluso chi aveva scelto di crescerlo a proprio rischio e pericolo, incapace di esaudire le aspettative verso il ruolo per il quale era stato concepito.
«Non merito tutto questo affetto.»
Serrò le dita intorno alla sciarpa. Jane si fece seria.
«Tu lo meriti più di chiunque altro.»
«No, fidati. Io... non sono la persona che credi.»
Il veleno della terribile verità che stava trattenendo da mesi gorgogliò in fondo alla sua gola. Jane sembrò avvertirla. Si sollevò sulle punte dei piedi e gli sfiorò la guancia in un tenero bacio. Quel gesto inaspettato mise in fuga i suoi fantasmi in meno di un istante, riportandolo nel presente. Un presente in cui non c'erano più la paura e il dolore, ma qualcos'altro. Qualcosa che gli faceva una paura tremenda.
«Il fatto che tu sia qui significa che sei molto meglio di quanto credi» gli disse piano. «Lo so, Ed. Lo leggo nel tuo sguardo. Non avere paura di essere una brava persona.»
Gli porse un biglietto piegato. Dentro, c'era un numero di telefono scritto a mano.
«È il mio nuovo cellulare. Chiamami, se vuoi. Oppure scrivimi. Mi farebbe tanto piacere.»
Jane arrossì mentre pronunciava quelle parole. Edmund le sorrise. A quanto pareva, non era l'unico a sentirsi vulnerabile in quel momento.
«Lo farò» promise. «Buon Natale, Jane.»
«Buon Natale, Ed.»
La osservò allontanarsi, prima in retromarcia e poi saltellando con le dita intrecciate dietro la schiena. Aveva una delle scarpe da tennis slacciata, ma non sembrava curarsene.
Edmund la trovò bellissima.
In quel momento, avrebbe tanto voluto restare a Hogwarts insieme a lei.
**** Angolo Autrice ****
Buongiorno a tutti! Questa one shot non era prevista, ma ieri pastrocchiando un po' con le IA mi è saltato fuori questo prompt ed eccoci qua. Anche perché, lo ammetto, di tanto in tanto mi viene una forte nostalgia verso questi due <3
Spero che abbiate apprezzato questo brevissimo racconto, anche se molto tenero - io ormai li vedo piccini, sarà che per me il tempo è passato -
Se per caso state approdando su questi lidi per la prima volta, sappiate che "The diary of Jane" raccoglie una serie di missing moments presi dalla "Trilogia dell'Erede", un crossover tra Harry Potter e Le Cronache di Narnia di cui "Il Risveglio delle Streghe" è il primo volume. La saga è completa e, se avete voglia, aspetta solo voi!
Se avete voglia di seguirmi anche su Instagram, mi trovate con il profilo le_storie_di_fedra
Vi mando un forte abbraccio e un augurio di buone Feste!
F.
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