CAP. 5 - Caccio via il mio amico Giorgio!!

"No ragazzi, ci sono fin troppi infetti!" gridò Cico, voltandosi in direzione degli altri. L'area adiacente alle casette dov'era nascosto Alex e gli hangar pullulavano di infetti forse perché il frastuono dello scontro coi banditi ne aveva attirati fin troppi. Lyon fissò l'orizzonte con le sopracciglia aggrottate e rifletté: "Fatevi avanti voi, dovete aumentare il livello di umanità. Io vi coprirò da dietro" impugnò la pistola e si preparò a fare fuoco.

Anna, Cico, Giorgio e Alex si avvicinarono timorosi al gruppone di mostri. Al rosso il cappello stava sgusciando sul retro del capo e la pistola gli scivolava via dalle mani sudate. Alex era in fondo ai ragazzi, apprestandosi a fare la sua parte.

"Tranquilli, sono qui! Se si avvicinano troppo gli pianto un proiettile in testa!" Il leone li tranquillizzò dalle retrovie. Non fu una buona azione offensiva da parte dei wgf.

Anna rischiò di farsi colpire da un infetto più volte; Cico in un momento di panico colpì di striscio Alex con la pistola, mentre questi era già in pericolo, accerchiato da ben tre infetti; ma il peggiore fu Giorgio: contro uno dei contagiati si lasciò graffiare una volta, poi caricò di furia si lanciò per assestargli un colpo ma arretrò in ritardo e venne ferito nuovamente. Lyon e Anna corsero verso di lui crivellando di colpi il mostro.

"Giorgio, così non è possibile, io ti ammazzo piuttosto" sbottò il leader, afferrandolo per il retro del maglione. "Ti vuoi far uccidere? La mia impressione è questa!" aggiunse, fissandolo severo. Il ragazzo col cappello da topo preferì fissargli le scarpe. La gattina, il rosso e il ragazzo in blu lo imitarono.

"Anche voi ragazzi, però" si voltò in direzione dei tre. "Non dovete permettergli di colpirvi. Colpite e arretrate, come faccio io!" consigliò, imitando il gesto. Decise di non proseguire vedendo il gruppetto completamente abbacchiato, anzi si diresse verso uno degli aerei nella pista. Era di sicuro precipitato; il davanti si era distrutto, lasciando pezzi di vetro ovunque, e alcune piante rampicanti sbucate da chissà dove lo avevano avvolto in una morsa fatale. Nuvole di contagiati pullulavano nei dintorni, correndo avanti e indietro.

"Non è sicuro salire su quell'aereo" borbottò Alex, infilando una bottiglia vuota nel marsupio. Cico stava curiosando nei pressi del veicolo. "Le piante lo hanno reso instabile e sono tutti sigillati" aggiunse, concludendo tutte le speranze del rosso di trovarvi qualcosa di utile.

"Dannazione, ma è impossibile che questi aerei non abbiano nulla di buono!" sbuffò il ragazzo, sedendosi sul bordo della pista. Gli altri stavano facendo una piccola pausa per mangiare e bere.

"Almeno c'era un infection stopper e Alex" Lyon terminò la scatoletta di tonno che aveva e si pulì la bocca. "Era covo di banditi, magari li hanno sigillati per quello."

"Bisogna ripulire dagli infetti" aggiunse Anna, chiudendo la cerniera dello zaino dopo il breve pasto.

"Mh, ottima idea. Puntiamo per primi a quel gruppo laggiù, che dite?" Giorgio indicò una piccola folla di infetti poco distante.

"Certo. State attenti, però. Ricordatevi: colpire e indietreggiare, ok?" Lyon lanciò uno sguardo sfuggente verso di loro e si incamminò per primo. Il suo modo di combattere era fluido ed impressionante. Certo che in tutto quel tempo in cui era rimasto da solo forse non aveva fatto altro. Se si fermava anche solo per un minuto gli venivano in mente scene terribili che avevano come protagonisti i suoi amici scomparsi.

"Giorgio, bada a quello! Questo lo sto uccidendo io!!" esclamò la donna, scansandosi per evitare di colpire il topo. Giorgio si spostò sorpreso, andando quasi a finire nelle braccia di un infetto che lo colpì alle spalle. Alex completò la frittata sparandogli contro, ma invece di prendere l'infetto colpì Giorgio. Cico imprecò e iniziò a menare colpi per farla finita, quando non gli si mozzò il fiato. Lyon gli aveva dato una picconata, piano per non fargli troppo male, sulla schiena.

"Vi rendete conto del casino che avete fatto?" sbottò, gettando l'arma a terra. Sembravano un plotone di soldati, malconcio e mogio. "Io ho paura per voi. Perché non sopravvivrete in questo modo."

Alex provò a ribattere ma il leone lo zittì subito.

"Non c'è una scusa, Alex" era deluso, si capiva dal tono di voce. "Maledizione, è così difficile da capire? Non vi mettete uno davanti all'altro quando si colpisce o si spara!"

"Lyon, ma noi non siamo forti come te. Io e Anna soprattutto, essendo infetti..." Giorgio tentò di farlo ragionare. Il castano però ribatté:

"Lo so, però gli infetti non si fanno problemi se voi siete infetti o meno. Vi uccidono e vi mangiano lo stesso. Andiamocene di qui ora, evitiamo altri pericoli" concluse, avviandosi verso la jeep. I ragazzi lo seguirono senza fiatare. Tutti e quattro sapevano di averlo deluso; in cuor loro sapevano che Lyon li metteva al primo posto. Lui non aveva problemi a sopravvivere, ma non voleva rimanere solo una seconda volta e stavolta per sempre.

Salirono a bordo e partirono. Come sempre, il leone alla guida non era fantastico: sbandava continuamente e la strada, circondata da fitti boschi, non era esattamente quel che si dice sicura. Vicino ad un ponte dalla ringhiera fin troppo bassa, Alex si preoccupò.

"Come facciamo a passare un muro di infetti così? Si rompe la macchina" disse.

"In teoria basterebbe evitarli facendo zig zag" disse Anna pensierosa. "Lyon, ci riesci?"

"Sì, solo che ho paura di una cosa..." rispose, più che altro fra sé e sé. Mentre attraversavano il nugolo di contagiati, uno di questi si lanciò direttamente contro la portiera del guidatore. Siccome la jeep non aveva finestrini, riuscì a graffiare Lyon sul braccio sinistro.

"Accelera!! Qua ci fanno secchi!" strillò Cico, che si sporse dal finestrino per fare fuoco sui mostri, ma a vuoto. Anna sbirciò la ferita del fidanzato; la manica gli si era strappata e un sacco di sangue e sostanza verde gli fluiva per poi gocciolare dal polso.

"Fermiamoci. Lyones, smettila di guidare. Ti devo medicare" ordinò la gattina, notando il colorito pallido e l'aria malata che aveva il ragazzo. Lui obbedì, accostò in un'ampia zona verdeggiante. Era poco distante da un gruppo di casette. Anna fece sedere il ragazzo con gli occhiali per terra e gli tolse con delicatezza la felpa.

"Annina, sto bene... devo solo riprendere fiato... ahi" gemette quando la manica della maglia gli passò appena sopra il taglio. Lei lo zittì dolcemente e si rivolse agli altri: "Avete una benda?"

"Eccola!" Giorgio gliela passò. I suoi occhi grigi erano ancora velati dal rimorso di ciò che era accaduto prima. Alex e Cico se ne accorsero e decisero di farlo ridere un po', chiacchierando allegramente con lui. Nel frattempo la ragazza fasciò il braccio di Lyon, già pronto a ripartire.

"Ehi, avete visto questo?" Alex batté due volte su una specie di tombino di ferro, molto largo e con una sorta di impalcatura ai lati. Il leone si accostò al biondo ed esclamò: "È un bunker antiatomico!"

"Mi sembra poco profondo per esserlo" Cico aprì la botola e guardò sotto, dubbioso.

Constatato lo stato di quella struttura sotterranea, scesero tutti e cinque la scaletta. Lyon saltò a terra con un agile balzo e fece segno di non scendere ai ragazzi. Era chiaramente inorridito.

"Si sta stretti qua sopra!" gli gridò Alex, che da sempre era abbastanza claustrofobico. Non che lo spazio dove atterrarono fosse più grande. Era un'opprimente stanzetta dalle pareti di arenaria, con alcune colonne di acciaio. L'ambiente era arredato con un tavolino e una sedia carichi di radio militari, e diversi scheletri a terra.

"Oh Dio... è stata una strage" bisbigliò Cico, facendosi avanti per esaminare le radio. Gli altri si divisero nelle piccole porticine sui lati della stanza. Anna tornò con le lacrime agli occhi, e Lyon vide cos'è che l'aveva turbata.

C'era una sudicia brandina, diverse scritte deliranti sulle pareti e un cadavere, apparentemente fresco, che penzolava dal soffitto. Sul giaciglio era riposto con cura un bigliettino ingiallito, ma le parole erano ancora ben visibili. Mi dispiace, recitava. Nell'angolo opposto vi erano alcune provviste di cibo che, nonostante tutto, il leone si infilò nello zaino.

Tornato alla base centrale, i visi erano lugubri e l'atmosfera appariva come quella di un funerale.

"Vivere qui dentro ha dato alla testa, forse" pensò Cico ad alta voce. "Hanno scelto la via più semplice, poi. Che schifo di mondo" si alzò fra il silenzio generale e si avviò verso la scaletta.

"Cos'è, volete rimanere qua sotto fra i cadaveri?" chiese. Nessuno aveva accennato a muoversi, ma alla fine tutti si arrampicarono sui pioli traballanti fino a incontrare di nuovo l'aria fredda dell'esterno. Lyon era pensieroso. Anna lo intuì subito e gli fece: "A cosa stai pensando, Lyon?"

"Be'... tralasciando la morte che c'era in quel posto, penso che quel bunker possa essere utile. Ci possiamo tenere risorse o qualcosa del genere, senza contare le radio militari che abbiamo trovato."

"Non sono d'accordo" obiettò Alex. "Hai sentito cos'ha detto Cico? Probabilmente queste persone avevano avuto la nostra stessa idea." Sospirò e si sedette sulla jeep, per poi proseguire: "E questa è la fine che hanno fatto." Era vero che l'idea del leone poteva essere corretta, ma l'affermazione del gattino in blu faceva affiorare una triste e sconcertante verità. Senza proferire parola si rimisero in marcia fino all'accampamento del generale.

Gli infetti lungo il tragitto non erano tanti e riuscirono a schivarli tutti, così come la foresta sul limitare, Lyon era diventato abbastanza abile alla guida, anche se la jeep sbandava ancora parecchio. Nei pressi della città vista da lontano iniziarono i guai. Le strade erano strette fra alti palazzetti, senza contare le auto incidentate. Alex e Cico imprecavano ogni volta che Lyon graffiava le portiere strisciando contro i muri delle abitazioni, mentre Anna urlava al ragazzo di andare più piano dalla torretta dov'era situata e Giorgio si copriva la vista con le mani ogni qualvolta che il leone facesse mosse azzardate.

Be', pagarono tutti. Il guidatore non riuscì a curvare al momento giusto e l'auto si incagliò sotto un piccolo porticato di legno. La ragazza del gruppo riuscì a scivolare dentro l'abitacolo un momento primo dell'impatto, cadendo addosso agli altri. Evitò perlomeno di fracassarsi il cranio.

"Scendete subito tutti!!" gridò Alex, sgusciando via veloce dal finestrino. Gli altri lo imitarono in breve.

"Non ci voleva" borbottò Cico, passandosi nervoso le mani tra i capelli. "Proviamo a spaccare il porticato per liberarla?" mentre parlava, Giorgio indietreggiò sbattendo contro un infetto, che naturalmente lo colpì. Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

"Non è possibile così!! Giorgio, d'ora in poi starai alla colonia!!" gridò Lyon, fuori di sé.

"Non l'ho fatto apposta..." sussurrò lui con la vocina piccola.

"Ma ti sembra?! Guarda dove vai o ti farai ammazzare! E comunque no, rimani all'accampamento, ho deciso" sbottò di rimando il più grande, iniziando a fare a pezzi il legno che imprigionava il veicolo, aiutato da Cico e Alex. Anna era ancora un po' frastornata dal pericolo corso e decise di farsi da parte per riprendersi.

La jeep fu irrecuperabile. Anche se riuscirono a liberarla, era chiaro che l'impatto aveva rotto il motore, già abbastanza provato. Il muso si era accartocciato e i finestrini andati in frantumi.

"Non siamo poi così lontani" li rincuorò Anna. "Possiamo arrivarci a piedi."

"Anna, non è quello il problema, siamo vicini alla colonia" disse Lyon. "Il problema sono gli infetti, non mi fido di camminare con voi - Giorgio soprattutto -" gli lanciò un'occhiata di rimprovero "Rischiate di farvi colpire, non sapete ancora combattere."

La camminata fu intrisa di gelido silenzio. Non solo perché tutti erano impegnati a guardarsi le spalle, ma l'atmosfera di scontro non s'era ancora risolta: Giorgio sarebbe rimasto alla colonia.

"Ci sono degli infetti, laggiù" disse il leone, quasi per caso. Voleva spronare i compagni a combattere.

"Li uccidiamo noi o hai qualche problema?" disse Cico spavaldo, in direzione di Lyon.

"Certo, dovete fare pratica. Ma coprite Giorgio, non mi fido ancora di lui" ribatté lui, però con un sorrisino sul volto. Energici come non mai, il quartetto fece piazza pulita, occasionalmente aiutato da Lyon con la sua pistola.

"Così ti va bene?" gli domandò Alex esasperato.

"Mh... certo! È così che dovete combattere! Giorgio, anche tu sei stato bravo. Sto riconsiderando l'idea di tenerti con noi" diede una pacca sulla schiena al ragazzo col cappello da orso, che sorrise.

"Devo fare pratica" disse. Tutti risero tranne il ragazzo biondo, che pareva perso nei suoi pensieri. Alla richiesta di dire cosa fosse accaduto, Alex spiegò:

"Io non ho una colonia, ma voi avete detto al generale del mio arrivo?" Anna e Cico spalancarono gli occhi e Lyon afferrò la radio senza indugi.

"Che hai intenzione di fare?"

"Chiamo il generale per dirglielo, naturale" fece con semplicità lui, impostando la frequenza giusta. Accostò la radio all'orecchio e tentò di ascoltare.

"Generale, sono Lyon... ho una comunicazione..."

A differenza delle altre volte, la voce del generale non fu scorrente e fluida come sempre, ma circondata da diverse interferenze. Suonava lontana.

"Generale...?"

"È sicuro che ci sia la cura nel laboratorio ad Est?" Lyon capì immediatamente che era entrato in una conversazione riservata del generale, e lui non se n'era accorto. Fece segno di silenzio agli altri, che si erano stretti a cerchio attorno a lui.

"La stanno ricercando, generale" una voce sconosciuta, di cui non si capiva bene il genere parlava, anch'essa disturbata da alcuni rumori di statico.

"Servirebbero delle cavie umane per la ricerca, qualche idea?" la voce inquietò particolarmente i wgf, dal tono calmo e mellifluo con cui si rivolgeva al loro capo.

"Potrei avere qualche buona riserva..." il generale fece una breve risatina, ma a quel punto la comunicazione si troncò.

"Vogliono mandare delle cavie al laboratorio ad Est?" Giorgio inarcò le sopracciglia.

"A quanto pare sì... ma chi diavolo era quello? Un superiore del generale?" Lyon si strofinò gli occhi con le dita, di colpo molto stanco.

"Chiunque fosse, era davvero spaventoso" Borbottò Anna. Alex le diede manforte:

"E poi, sembrava avesse la voce di metallo..." L'unico che non parlò fu Cico, che camminava avanti e indietro come sempre quando era inquieto. Si tolse la fascetta che si era messo fra i capelli un giorno e iniziò a giocherellarci.

"Cicotobbs, cos'hai da fare il matto?" gli domandò scherzosamente la gattina viola. La mushroom si sedette di fianco e lei e provò a spiegare.

"Be', ho avuto un'idea, forse un po' stupida. E se ci proponessimo noi come cavie per andare al laboratorio?"

"A farci che cosa, di preciso?"

"A trovare una cura per Anna." Alex si mise in piedi. "Non è per nulla una cattiva idea!"

"È pericoloso" li dissuase lei. "Non sappiamo nemmeno dove si trova."

"Montagne ad Est, Anna!" Lyon le mostrò il GPS e indicò un puntino lontano. "Laggiù!"

Lei sbuffò, ma ad interromperli ci pensò Giorgio.

"Sentite, prima occupiamoci di includere Alex nella colonia" disse. Gli altri non poterono che dargli ragione.

***

"Che buone riserve potresti avere, generale? Non ho tempo da perdere, qui" il generale, seduto alla sua scrivania, alzò gli occhi al cielo. Avere le medaglie, avere combattuto per il proprio paese era un conto, ma dover sottostare a dei superiori così fuori di testa lo odiava.

"C'è un gruppo di ragazzini, quaggiù. Lyon lo conosco bene, e poi ci sono la sua ragazza Anna, e due amici, Cico e Giorgio. Oggi c'era anche un biondino vestito di blu, ma non lo conosco."

"Insomma, fai entrare nel tuo accampamento persone che non conosci? E quel Lyon, come fai a conoscerlo?"

"Sono informazioni personali, Ant. Ma ti dico che quella è una bella bestia da portare lassù."

"Bene. Attirala là e io farò il resto. Alla prossima, generale" staccò la comunicazione e il generale tirò un sospiro di sollievo. Non aveva mai sopportato il suo capo e come lo trattava, ma per una volta lo avrebbe fatto felice, portando al laboratorio Lyon e i suoi amici come cavie.

Con la loro malata curiosità sarebbe stato un gioco da ragazzi.

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