CAP. 4 - Lyon si è infettato!
"Quindi è deciso" annunciò Giorgio deciso, dondolandosi sui talloni e alzando nuvolette di polvere. "Anna resta con noi."
"Certo che sì! Non avevo dubbi ma non potevo costringere voi!" concordò Lyon sollevato, però Cico obiettò:
"La uccideranno in queste condizioni! Dobbiamo trovare qualcosa per aiutarla!" i suoi amici stavano per cominciare a fare frastuono perciò il leone li zittì.
"So che non esiste una cura," esordì, "Ma devono esistere dei prototipi da qualche parte. O perlomeno qualcosa che rallenti l'infezione, devo chiedere con il generale". Anna lo dissuase con la ragione che non gli avrebbe dato ascolto, ma il fidanzato accese comunque la radio e la accostò all'orecchio, fra il freddo silenzio.
"Lyon a rapporto, signore! La missione è proseguita liscia come l'olio anche senza il giubbino antiproiettile!"
"Sarà meglio per voi" gli rispose glaciale il militare dall'altro capo "Hai già riscosso la ricompensa?"
"No signore, ma avrei una domanda da porgli. Qui nella colonia possediamo... come si chiamano... rallentatori d'infezione?" l'uomo parve sorpreso dalla domanda e rispose poco dopo.
"No, non ne disponiamo qui, ma al vecchio aeroporto ci deve essere un cargo pieno. Lyon, meglio comunque se abbassi il profilo e non hai questo atteggiamento, se no sai dov'è la porta" lo avvisò con il solito tono carico di stizza, riportandogli alla mente l'episodio per il giubbetto antiproiettile. Il castano si scusò brevemente ed interruppe la comunicazione.
"Sa che gli abbiamo mentito sulla moglie, sicuro" borbottò la gattina "Altrimenti non si spiegherebbe perché ce l'ha con noi."
"Andiamo, tutti i militari sono isterici" minimizzò il rosso, intanto Lyon aveva lanciato la fumogena rosa e il rumore del cargo in arrivo sovrastò le loro voci. Il bottino fu ottimo: una trentina di tappi a testa e un gps, che il ragazzo afferrò subito e si mise a studiare nei minimi dettagli.
"Davvero buono, non c'è che dire" sentenziò. "Rispetto a quella vecchia mappa, qui si distinguono gli ostacoli e la nostra posizione" continuò ad analizzarla lungo il tragitto per arrivare all'aeroporto. Non c'era stato nemmeno bisogno di chiederlo che già le loro gambe li avevano battuti per la strada, in automatico. Chiacchierarono abbastanza allegramente finché non giunsero sullo sbocco di una città che già avevano visitato, piena di macchine incidentate. Lì il ragazzo con il cappello da topo si accorse di un fatto.
"Sono a corto di caricatori" disse, facendo roteare la pistola. "Zero spaccato".
"Anche noi" dissero all'unisono Anna e Cico, voltandosi verso Lyon, che li tranquillizzò: "Io ne ho ancora due, se non vi dispiace li tengo siccome sparo di più". Si inoltrarono fra le vecchie strade cittadine, i cartelli stradali scoloriti e i pali della luce a terra, facendosi strada tra le erbacce fuoriuscite tra le crepe nel cemento e fra le macchine. Cico rimase indietro ad osservarle assorto, e si accorse di una particolare ed imponente vettura verde scuro, senza graffi né portiere rotte.
"C'è una jeep, e non è incidentata!" esclamò stupito facendo voltare i compagni più avanti. Ci salì, tirò il freno a mano e vide due esili fili elettrici pendere dall'inserto per la chiave, li collegò e sentì la macchina farsi di colpo più pesante.
"Penso non ci sia benzina" osservò Anna, mentre il ragazzo mucca girava il volante, facendo voltare anche le ruote ma a vuoto. Era a secco.
"A questo punto serve del carburante" Giorgio alzò le spalle dopo aver ucciso un paio di infetti con la sua mazza chiodata. "Ma dove possiamo trovarla?"
"Ci sono un paio di casette, magari la tenevano nel garage" propose la ragazza avvicinandosi ai profili di due sobrie casine con l'intonaco grigio e le finestre ancora intatte, salvo qualche incrinatura. I ragazzi accolsero l'idea della mezza gatta ed entrarono, facendo cigolare appena la porta non oliata, Giorgio e Anna si divisero ordinatamente le due file di scaffali nello sgabuzzino, Lyon e Cico invece ispezionarono l'interno di un ampio stanzone, quello che una volta era appunto un garage. Il ragazzo vestito da cercatore d'oro sbuffò sentendo il fracasso dei cassetti che il rosso buttava giù con la sua incredibile poca delicatezza, e poi osservò nervoso l'esterno dell'abitazione. "Cico, è pieno di infetti, vado a dare una ripulita" annunciò di colpo, alzandosi e spalancando vivamente la porta. La mushroom gli gridò un paio di avvertimenti, mentre il leone usciva ed imbracciava sicuro il picchetto da ghiaccio.
Un infetto. Facile, pensò, mentre combatteva con foga. Poi ne arrivò un altro, e un altro ancora. Lyon non voleva ammetterlo, ma fronteggiare in contemporanea 3 o 4 zombie non era una buona idea, e ci rimise.
Mentre si accingeva a picchiare con la sua arma uno di questi, uno lo sorprese da sinistra e gli morse di striscio l'avambraccio, strappandogli in parte la felpa verde e tingendola di rosso. Rabbioso, ammazzò l'ultimo e poi si accasciò a terra. Rilasciava particelle verdi, come era accaduto ad Anna, e la sua vista era offuscata. Controllò l'indicatore del cuoricino sul suo ologramma: era verde. A riscuoterlo dal tepore in cui era caduto fu la voce squillante del suo amico Cico: "Ho trovato la benzina!"
"Ragazzi, ho un problema, sono infetto" fece Lyon con voce flebile ma abbastanza alta per farsi sentire. Accorsero dal nulla tutti e tre i suoi compagni, Giorgio e Anna carichi di provviste e Cico con fra le mani una tanica rossa. "Hai bisogno di cibo o bende?" domandò subito Anna, agitata.
"No, tranquilla, è solo che vedo appannato. Lasciatemi riposare qualche minuto e dovrei stare meglio" la calmò Lyon, appoggiando la testa sulla sua spalla.
***
"La jeep sta partendo!" Esclamò Giorgio, muovendo il volante per far scaldare le gomme.
Lyon, dopo essere stato infettato, aveva decretato che servivano dei rallentatori d'infezione al più presto, e seguendo il consiglio del generale, il posto in cui potevano trovarli era al vecchio aeroporto. Da quel momento, come se non fosse successo nulla, tutti e quattro si erano messi al lavoro per far funzionare la vettura. Il che si era rivelato complicato, una volta scoperto che la macchina non era solo a secco: aveva alcuni problemi al radiatore e le gomme, forse ghiacciate dalle fredde notti russe, faticavano a partire. Saltarono tutti a bordo mentre Giorgio faceva spazio a Lyon al posto di guida. "Ehi, c'è pure la torretta, era un veicolo militare!" informò Anna, che stava curiosando dentro alla macchina. "Mi ci metto io!" Cico le fece l'occhiolino e si arrampicò fino al buco, mentre l'aria fresca gli scompigliava i capelli rossi.
"Cico, anziché fare da antenna radio, fammi da navigatore" lo prese in giro il guidatore, e Cico sorrise e fece ok col pollice.
Il viaggio si rivelò alquanto pericoloso. A parte i terreni ripidi che Lyon faticava a fronteggiare, gli infetti colpivano le portiere ammaccandole; cercavano inoltre di non investirli nel timore di rompere qualche pezzo della jeep che si era rivelata davvero preziosa. Raggiunsero a tentoni l'aeroporto, seguendo le indicazioni di Cico, che Lyon apostrofò come: 'il peggior navigatore umano mai esistito'. Giunti nella struttura, spalancarono gli occhi da quanto era grande: c'erano almeno una ventina di hangar, alcuni aperti e altri con le saracinesche abbassate. Un paio di aerei ormai in disuso giacevano sulla pista, reduci forse di missioni di tempo immemore.
"Non riusciremo mai a visitarlo tutto" borbottò la gattina, sconfortata. Giorgio però obbiettò: "Be', tutti gli hangar chiusi non possono essere controllati - e sono più della metà. Abbiamo già scremato buona parte del lavoro" concluse soddisfatto.
"Ma se proprio in quei hangar chiusi ci fosse la cura?" ribatté Cico. Lyon si spazientì.
"Sentite," disse "Coi se e con i ma non si fa la storia. Pensiamo innanzitutto ad un problema diverso: qui è pieno di banditi" indicò alcuni tizi nascosti fra l'erba alta. A cenno d'intesa, tutti e quattro cominciarono a fare fuoco. Gridando parolacce, un bandito fece da kamikaze e si avventò di corsa verso Anna, che lo freddò. Una volta vista la fine del collega, i restanti banditi si andarono a rintanare sotto le saracinesche semiabbassate dell'aeroporto.
"L'aereo è inagibile" gridò Giorgio dal mezzo della pista. La scaletta non era stata abbassata e non vi era modo di entrarci. Lyon allora gli urlò di rimando di avvicinarsi al gruppo per visitare gli hangar.
"Guarda 'sto bastardo" mormorò infervorito Cico, ammazzando uno degli uomini nascosti e inoltrandosi dentro il luogo. "C'è un sacco di roba in queste casse" Anna cominciò a frugare, infilando nel suo zainetto alcuni caricatori. Lyon osservò il lavoro e si voltò quando il rosso lo chiamò: "Lyon! Qui è pienissimo di armi! Questa cassa qui" si scostò mentre il leone armeggiava con l'apertura.
"Cico" si voltò e lo fissò leggermente alterato "Hai messo la sicura alla cassa, brutto imbecille."
"Sarebbe?" chiese Giorgio incuriosito.
"Sarebbe che ora non si può più aprire" sbottò il leader dando una picconata a terra, vicinissima a Cico.
"Stai attento! Dai non l'ho fatto apposta!" cercò di scusarsi lui.
"Sì, lo so, ma stai attento, cavolo!" esclamò, aiutando Anna a prendere delle scatole di proiettili. "Facciamo così: non toccare le casse, solo gli scaffali. Così eviti di mettere la sicura" terminò con una nota di rimprovero. Il ragazzo più giovane sbuffò ma alla fine annuì.
"Ragazzi, qui dentro non c'è nulla. Ci sarebbero delle case laggiù e un altro aereo" la donna si rimise in spalla la borsa.
"Anche quell'aereo lì è impossibile da visitare, è precipitato" rispose Giorgio. "Però le casette non le abbiamo controllate". "Avviciniamoci" propose il leone. Camminarono lentamente nell'erba alta, più silenziosamente possibile per non attirare infetti o banditi. Le case erano in ferro scuro, con porte altrettanto pesanti, ed erano comunicanti. Giorgio si nascose dietro al muro e inorridì nel vedere una persona dalla finestra. Una persona che conosceva fin troppo bene.
"Ragazzi, ma quello è Alex!" esclamò indicando un ragazzo biondo nell'ultima abitazione, seduto noncurante di fianco al vetro. Anna vi si accostò, con cautela, e batté un paio di colpi davanti a lui. Quando Alex alzò la testa e rispose al saluto, non vi furono più dubbi: fra i capelli aveva due ciuffi tinti di blu e azzurro, e gli occhi parevano due laghi d'acqua azzurrissima.
"Pensiamo dopo ad Alex" li esortò Lyon, quasi con freddezza. "Siamo qui per la cura di Anna, ve ne siete dimenticati?" "Va bene, andiamo prima di qua" si arrese Cico. La casa era uno schedario di volo molto probabilmente: c'erano scaffali pieni di fogli di carta e computer distrutti. La ragazza salì al piano di sopra mentre i maschi controllavano il pianterreno.
"L'ho trovata! Si chiama infection stopper!" emise un gridolino di gioia correndo giù dai gradini. In mano reggeva una siringa piena di liquido bluastro. Con una smorfia, infilò l'ago e premette lo stantuffo fino alla fine. "Sto molto meglio" aggiunse, per rompere il silenzio calato. "Il cuore non è verde, e mi sento meno affaticata". Lyon tirò un sospiro di sollievo e fece per sedersi su una delle traballanti sedioline, ma il ragazzo con il cappello da topo lo riscosse: "Dobbiamo andare da Alex!" "Infatti!" gli diede manforte il rosso.
A quel punto, uscirono tutti e quattro dalla casupola per affacciarsi a quella dopo. Il biondo era scomparso, ma si vedevano un paio di banditi chiacchierare in un angolo, con le loro sporche camice a quadretti.
"La porta è bloccata. Mi serve un grimaldello" borbottò il più grande del gruppo, inginocchiandosi.
"Tieni" Cico gliene allungò uno. "Uccido io i banditi. Voi, state indietro". Lyon allora infilò l'arma dentro la serratura della porta, e iniziò a muoverla lentamente. Quando sentì di essere in corrispondenza di un blocco, lo picchiettò e lo sentì più morbido. Fece così con tutti e tre i blocchi, e finalmente la porta cigolò.
"Pronto" disse.
Cico lasciò sfuggire un grido di battaglia ed entrò, sparando ai banditi che non ebbero il tempo di reazione. Dalla scala scese timido Alex. Indossava una camicia azzurra chiara, sporca e lacera in più punti, e dei pantaloni blu intrisi di sangue ed erba sulle ginocchia. Sospirò quando li vide.
"Pensavo foste morti, e invece siete qui" riuscì a mormorare, evidentemente scioccato.
"Ciao anche a te, Alex" gli sorrise Lyon, che poi, rivolto ai compagni, fece: "Cercate intanto un secondo infection stopper." Si appoggiò al muro davanti al ragazzo biondo e domandò: "Alex, come mai eri con dei banditi?"
Cico, Anna e Giorgio fecero finta di non aver sentito, ma in realtà aguzzarono ben bene le orecchie.
"Mi hanno rapito" prese a raccontare lui, gli occhi blu persi nel vuoto. "Mi hanno preso e mi hanno tolto tutto, poi sono stato messo qui e mi è stato detto di fare silenzio." Concluse alzando le spalle.
"I banditi di solito non lasciano vivi nessuno, però" si lasciò sfuggire Cico, facendo intendere che stava ascoltando eccome.
"Non ti ricordi nulla dell'inizio dell'epidemia?" quella questione trastullava Lyon più di ogni altra cosa. Com'era che nessuno ricordava nulla?
"No, è successo qualcosa in particolare?" domandò Alex in risposta.
"Perché" il leone gemette e si lasciò cadere in una sedia "Nessuno di voi si ricorda nulla? Tutti quanti!" a calmare la sua esasperazione fu la sua dolce ragazza, che urlò: "Io e Giorgio abbiamo un secondo infection stopper!" lo consegnarono nelle mani del leone, che rigirò la sottile siringa fra le dita.
"Non ti conviene usarla su di te" Cico stava giocando col suo cappello.
"Dici?"
"Dico, dico" ribatté. "Insomma, non hai una grande infezione nel corpo. Potremmo darlo al generale e guadagnare un po' di rispetto nella colonia". Ridacchiò alla faccia perplessa di Alex, e gli fece un breve riassunto della situazione.
I loro cervelli si misero in moto in cerca della soluzione, che arrivò da Giorgio.
"Possiamo darlo all'accampamento" rifletté "Ma ad una condizione: ne dovranno produrre altri" sorrise soddisfatto alla sua idea e divenne ancora più felice quando gli altri si mostrarono d'accordo.
"Potrebbe essere una buona idea" approvò Lyon alla fine, mentre il gattino in blu si infilava una sporca felpa beige che Anna aveva trovato nelle casse. "Mettiamoci in marcia, la strada per casa è lunga".
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