CAP.2 - Anna sta per morire...

Corsero appena in tempo ai ripari. Le guardie non sparavano a loro, ma a orde di infetti che si accingevano a distruggere la barriera di protettivo filo spinato, mentre i militari scaricavano fucili su fucili nel tentativo di ucciderli e scacciarli...

Lyon si guardò intorno per trovare i suoi amici, e si accorse di essere rimasto solo, davanti al portone della struttura centrale. "Anna!" chiamò, e per sua fortuna la donna mezza gatta accorse subito. "Lyon! Tutto bene?" il fidanzato si riassettò la felpa e la rassicurò: "Tranquilla Annina, tutto ok". Poco dopo si spostarono lungo le bancarelle, per cercare Cico e Giorgio, fino a che non li videro sul retro della colonia, intenti a riparare una fenditura nella ringhiera.

"Ehi ragazzi! Che casino che è successo, non è vero?" il rosso li accolse gioviale, mentre il topo era ancora concentrato ad aggiustare.

"Per fortuna le guardie del generale sono proprio forti" annuì Anna, per poi riprendere:" Non vorrei di certo averli come nemici, poco ma sicuro." Lyon intanto non stava prendendo parte alla conversazione, anzi era attratto dalle saracinesche laterali della torre, alcune abbassate e altre spalancate, dal cui interno provenivano rumori di voci e tramestio di merci. Fece segno al gruppo di avvicinarsi e poi spiegò: "Siete mai stati qui? Ve lo mostro un po' ."

Camminarono per una buona mezz'ora nel pianterreno della costruzione, dove alloggiavano altre bancarelle, dove militari imponenti vendevano qualche arma e rifornimenti migliori. Un lungo nastro trasportatore correva verso l'altro come un bizzarro ascensore per le merci, dal quale passavano scatole, lattine, armi avvolte in carta da pacchi...

"Questo è Jeremy, il medico della base" il leader presentò alla squadra un uomo robusto dalla pelle scura e dagli occhi chiari che li salutò: "Ciao ragazzi! Sono Jeremy, il medico della base. Vendo un po' di tutto: bende, medikit, siringhe, sacche di sangue... quello che vi occorre io ce l'ho!" fece un bel sorriso.

"Tutto avrà un prezzo, immagino" replicò Giorgio, frugando nervosamente nelle tasche vuote.

"Ovvio Gio" ribatté Cico. "Tutti devono mangiare qualcosa!" ridacchiò in direzione di Jeremy, con cui aveva già fatto amicizia. Lyon poi gli fece incontrare un ragazzo spaesato, che se stava nell'angolo a suonare una chitarra uguale a quella del castano, come se la faccenda non lo riguardasse. Il ragazzo sussurrò: "Mi ha regalato lui la chitarra, Phil. Ma è da qualche giorno che non parla con nessuno ed è nervoso, non sappiamo cos'abbia. Oh, ho una comunicazione sulla radio!" esclamò infine, attirandosi le occhiatacce di Phil per il rumore. "Chi è?" Anna era curiosa ma ebbe risposta quando la conosciuta voce profonda del generale la sorprese.

"Lyon! Ottimo lavoro con la prima missione, te ne affido perciò una seconda. Dovete andare nella città ad Ovest, e cercare una casa, la mia casa. Sono in cerca in particolare di una donna, non vi interessa chi sia. Dovete dirmi in che condizioni è, e se è viva portarmela qui all'istante."

"C - certo generale! La città ad Ovest, al lato opposto della prima missione?" Lyon ripeté come per essere sicuro di ciò che aveva sentito.

"Sì, esatto. E ricordatevi: . Andate." Il generale chiuse la conversazione, e senza troppe considerazioni, i wgf si misero in marcia verso Ovest. Costeggiarono un lago giusto dietro la colonia e superarono il ponte di legno marcio, ormai semidistrutto. Il ponte che tutti avevano percorso per arrivare sin lì. Lungo la strada videro anche una casa con l'intonaco chiaro coperta d'edera su cui era cascato un palo della luce, lasciandola pericolante. "La casa dove mi ero nascosta io!" ripensò Anna, mentre rivedeva la scena: almeno 20 infetti che battevano alla porta e cercavano di infilarsi nei buchi della costruzione, e lei cercava di scappare dal retro...

"Fermi tutti! È impossibile! Come facciamo a passare di qui?!" sbottò Cico esagitato. Non aveva torto: la città abbandonata era gremita di contagiati, sparsi in modo che anche solo due passi ne avrebbero fatti accorrere a decine. "Ha ragione Lyon. Siamo troppo poco armati per fare una missione così. Dovremmo tornare indietro e dirlo al generale" tentò di convincerlo Anna, ma il ragazzo con gli occhiali si voltò e soppesò la situazione: "Credete sul serio che se torniamo indietro piagnucolando perché non siamo riusciti a far nulla il generale ci aiuterà e sarà comprensivo? Quello è un pazzo!" il ragazzo non lasciò risposta e decise di lanciarsi. Uccise un paio d'infetti col suo picchetto da ghiaccio e si infilò nella prima casetta, con ancora i vetri intatti.

"Lo odio quando fa così" sbuffò il topo mentre strisciava fino alla porta e la apriva piano. Lyon li aspettava a braccia conserte.

"Era facile, ve lo avevo detto. Di casa in casa" Anna si trattenne dallo strozzarlo, e fu solo perché ebbe maggior fatica ad affacciarsi alla porticina di servizio della casa. Cico si mise a frugare nelle casse e vicino al vecchio computer, mentre Lyon tentava di uscire guardandosi guardingo.

"Attento!!" lo strillo di Anna lo fece trasalire. Gli stava arrivando un contagiato addosso, a tradimento. Panicò e cominciò a menarlo con colpi a caso, ma Giorgio gli si parò davanti, e Lyon non poté non dargli una picconata in testa. Il ragazzo col cappello da orso cadde a terra, svenuto, insieme allo zombie finalmente deceduto. "P - penso di avergli fatto parecchio male... ma ho le bende" balbettò il leader in preda al panico e al rimorso, gettandosi al capezzale dell'amico. La gattina in viola lo tranquillizzò: "Tu e Cico proseguite alla casa davanti. Lo rinvengo e vi raggiungiamo." Non del tutto convinto, abbandonò le bende in mano ad Anna, uscì di corsa con la mushroom e si nascosero dietro un armadio di legno scuro in attesa dell'arrivo dei ragazzi. Siccome le case erano comunicanti, riuscirono ad ascoltare Anna: "Ragazzi arriviamo. Giorgio sta bene!" gattonarono fino ad una finestra spaccata e vi si calarono dentro.

"Giorgio! Cosa ti viene in mente di metterti davanti quando attacco? Ti potevo uccidere!" la ramanzina di Lyon era paterna e preoccupata.

"Sì, lo so. Ho solo panicato e volevo aiutarti. Sto bene, comunque" il ragazzo con il cappello da orso riprese in mano la mazza, pronto a riprendere l'avventura. Lyon sospirò, sollevato. "Scendiamo al piano di sotto e usciamo." Scesero dunque le scale cigolanti fino all'entrata principale. Vi era ancora a terra lo zerbino della famiglia che abitava lì, scolorito dal tempo e dalla pioggia. Lo calpestarono per percorrere la strada asfaltata, finché Cico non si bloccò davanti ad un pertugio di una casa, particolarmente bella rispetto alle altre.

"R - ragazzi, qui c'è una persona, sembra una donna... e la casa è parecchio carina, adatta ad un generale" Boccheggiò appena dopo aver visto quella scena. "Controlliamo immediatamente" propose Anna in cerca dell'entrata. Varcarono la porta di ricco legno massiccio, in tonalità scura. Era rimasta pressoché perfetta a parte alcune profonde fenditure nel materiale lucido, fatte dai pugni degli infetti.

La ragazza fu la prima ad entrare. Si voltò verso l'ampia stanza e trattenne un urletto.

La donna che il generale cercava c'era, ma era palesemente morta: se il sangue schizzato sulle pareti era tutto suo, era probabile che fosse stato un vampiro ad ucciderla, tanto ce n'era; giaceva scomposta appoggiata al tavolo della cucina, i lunghi capelli biondi impastati di liquido rosso. Gli short di jeans e la felpa rosa erano irrecuperabili, laceri e distrutti. Lyon si inoltrò nell'ambiente storcendo il naso all'odore di putrefazione e morte che aleggiavano in quel luogo. Giorgio si coprì gli occhi con la mano e Cico tentò di guardare ovunque meno che verso il cadavere.

"Non possiamo dirglielo, ma dobbiamo" esordì la donna del gruppo, scioccata. "Ci rimarrà malissimo, ma lo deve sapere."

Lyon si grattò il mento, pensieroso, poi corresse la compagna: "Ci caccerebbe fuori, punto e basta. Direbbe che non siamo arrivati in tempo, o qualcosa del genere."

"Non siamo arrivati in tempo, infatti" borbottò Cico osservando il soffitto.

"Che morte orribile... è stata mangiata viva dagli infetti" commentò Giorgio, allibito. "Però Lyon ha ragione: si potrebbe arrabbiare un sacco..."

"Si arrabbierà ancora di più se lo viene a sapere in persona, non credete? Dovremmo dirglielo" Il ragazzo mezza mucca si schierò dalla parte di Anna.

"Voi avete il coraggio? Perché se è così lo faccio dire a voi" avvertì il leone. Anna e Cico si fissarono a vicenda e infine scossero la testa. "Vada per non dirlo" disse sconfitta la mezza gatta. Con un ultimo sguardo a quella donna, che forse un tempo era tanto amata da quella persona fuori di testa che dava ordini a loro, uscirono dalla casa, abbacchiati. Bastò pochissimo per farli riprendere dallo stato di trance in cui erano, e che in un'apocalisse zombie non è bene avere.

Cinque infetti, attirati dal rumore delle loro voci, li avevano accerchiati. Lyon sparò in testa al primo e con abile scivolata segò via la testa al secondo; Cico ne puntò uno con la sua pistola nuova fiammante, e Giorgio si impegnò al massimo per stenderne un quarto con la sua mazza, ma la malattia lo rendeva più debole.

"Davanti a te, Anna!" esclamò il ragazzo con il cappello da topo, ansimando, mentre il rosso ricaricava l'arma. La ragazza tirò un paio di coltellate con la sua mannaia ma per disattenzione, lo zombie la graffiò sul braccio sinistro, senza lacerare il tessuto dei vestiti. Una volta ucciso, riprese fiato, ma qualcosa non andava. Sanguinava dalla ferita, ma quello che sgorgava libero era un liquido verde.

"Non stai bene, Anna! Stai sanguinando verde!" il fidanzato gli allungò il suo medikit.

"Tranquilli, non è nulla, succede quando vengo colpita..." stava cercando di sminuire il problema.

"Non è quello. Non hai mai fatto una cosa così" rimbrottò Cico.

"Vi giuro, non è nulla, col medikit di Lyon sto meglio" il sangue verde però colava inesorabile lungo la manica della felpa fucsia.

"Anna" disse a certo punto il castano con tono autoritario "Guarda lo stato di salute nell'ologramma. Il cuoricino riportato è verde? Sì o no?"

"S- sì" singhiozzò lei. Si era appena infettata ulteriormente, quando piangendo sussurrò: "Voi state lontani ed andate via. Torno quando e se starò meglio. Non vi voglio contagiare per nessun motivo." Seguì un'animata discussione, finché di malagrazia Anna si ritrovò a camminare lungo il ponte, sorvegliata attentamente da Giorgio. Aveva un leggero capogiro e si sentiva scottare da quando era successo, poi lentamente gli passò.

"Ragazzi mi sento bene adesso. Il cuoricino non è nemmeno più verde" annunciò sollevata, facendo risalire il morale degli amici.

"Bene! L'unica cosa ora è chiamare il generale!" rispose Cico spensierato. Giunti di fianco all'ampia radura della colonia, Lyon afferrò la radio, fece un respiro profondo scambiando uno sguardo d'intesa con la squadra e cominciò la conversazione: "Lyon a generale, signore! Abbiamo compiuto la missione!"

"Non essere frettoloso, Lyon. La ricompensa ti aspetta" la conosciuta voce si fece di nuovo sentire.

"Sono dispiaciuto signore, ma abbiamo cercato ovunque, e la donna che lei cercava non era da nessuna parte..." fece una breve pausa imbarazzata prima di proseguire, "Chissà, magari è fuggita..."

Il silenzio invase l'aria, poi sentirono il generale, questa volta leggermente alterato. "Certo Lyon. La ricompensa arriverà al tuo segnale. Stai attento in attesa di nuovi ordini. Passo e chiudo."

"Ragazzi, mi sento uno schifo" mormorò Anna, mentre i ragazzi facevano partire uno dei soliti razzi di segnalazione rosa per ricevere ciò che gli spettava. "Tranquilla, è meglio così. Lui non soffre e noi siamo ancora qui" Giorgio non sembrava però del tutto convinto. Poi giunse la cassa, piena di un regalo davvero gradito: circa 64 tappi ciascuno e una ventina di bende da suddividere.

"Siccome per oggi abbiamo fatto un buon lavoro, che ne dite se vi faccio sentire come sono bravo con la chitarra?" si pavoneggiò il leader, prendendosi una gomitata da Cico. Erano tutti e quattro rintanati in un angolo del magazzino, a riparo dalle occhiate malevole di Phil e dalla parlantina irresistibile di Jeremy. Era chiaro che Lyon esagerava la sua bravura con lo strumento: ci mise prima un bel po' ad accordarla e non riusciva a fare la giusta tonalità per cantare. D'un tratto, un agghiacciante rumore metallico risuonò al chiuso, facendogli fare un bel salto.

"Guarda che qui è pieno di questi suoni. Il nastro trasportatore non è ben oliato, penso" Giorgio parve distratto.

"Non è che l'hanno fatto di proposito perché suono male?" chiese il leone con la vocina piccola, causando negli altri un sacco di risate che da tempo non si sentivano risuonare.

***

Andava tutto malissimo. Da schifo. Le furie del generale si ripercorsero fino ai piani bassi dell'accampamento, come un nuvolone scuro che incombe su una città. Sapeva fin troppo bene che non doveva fidarsi troppo di quel ragazzo con gli occhiali da cercatore d'oro. Se sua figlia non fosse davvero scomparsa? Ma, d'altronde, che motivi avevano Lyon e gli altri a nasconderglielo? Di pessimo umore, mandò all'Inferno un paio di mercanti e ruppe il vetro di una fotografia che aveva nel suo ufficio mentre la sbatteva con violenza sul tavolo.

"Ti ricordi quello che ho detto, vero?" domandò ad un immaginario interlocutore. La sua voce suonava un po' diversa da quando parlava alla radio, era una voce giovane. "Ricordatelo, Lyon: 'Se le fate del male, a voi verrà fatto cento volte peggio'. Sappi che sono un uomo di parola" sussurrò, per poi uscire sbattendo alla porta, dedito ai suoi compiti di generale.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top