CAP.1 - I miei amici sono malati!

"Siete infetti" disse con semplicità il leader del gruppo. "Siete verdi per questo. È probabile che vi abbiano trovato e vi abbiano portato qui per salvarvi" concluse.

"Sì, ma non rischiamo di contagiarvi?" Giorgio era preoccupato, ma Cico scosse la testa.

"Gli infetti contagiano solo con un morso" li rassicurò, "Quindi, a meno che voi non scegliate di morderci volontariamente, non succederà nulla!" Lanciò una lunga occhiata ai due amici.

"Non c'è nessuna cura?" domandò Anna, evitando di replicare all'insinuazione dell'amico metà mucca.

"Purtroppo no, Anna. In questo accampamento la cercano appunto... venite a fare un giro, vi spiegherò meglio" aggiunse il più grande, incamminandosi nel mezzo della colonia.

"Qui dentro comanda tutto un generale, che sta lassù, in cima alla torre, ed è lui stesso che dà gli incarichi. Sì, Giorgio" bloccò la domanda del topo per rispondergli "Ognuno di noi deve eseguire dei compiti per il benessere della colonia. Chi mangia e non lavora, in poche parole chi è un peso viene cacciato fuori o ucciso" avvertì con lo sguardo basso. Raggiunse poi una pesante scatola di legno scuro, poggiata di fianco a una fontanella per bere. Lyon la aprì e spiegò: "Qua dentro ci sono un po' di cose che vi serviranno: acqua, cibo, armi, medicamenti..." allungò a tutti e tre delle felpe sbiadite e un piccolo marsupio.

"Come mai tu puoi darci tutta questa roba?" fece la ragazza del gruppo, sorpresa, allacciando la borsetta in vita.

"Perché io sono qui da più tempo" rispose sbrigativo Lyon, per poi consigliare: "Indossate quelle felpe, ci terranno caldo. Il problema in questa zona non sono solo gli infetti, ma anche il freddo eccessivo. Mettete anche i marsupi, servirà spazio se troviamo qualcosa." Giorgio finì di aggiustare il suo e fece l'ennesima domanda: "Lyon, ma coi soldi come faremo? Non abbiamo nulla!" il leone trasse dalla tasca frontale della felpa blu un paio di tappi di bottiglia d'argento e li mostrò: "Tappi. Questi sono la moneta da dopo l'inizio dell'epidemia. Ma... come è possibile? Com'è possibile che non ricordate nulla?" esclamò fissandoli di colpo come alieni.

"Non lo so, ma nemmeno io mi ricordo nulla..." Cico sfoderò il coltello e di colpo si mise a cercare dentro il marsupio che era vuoto.

Lyon, che già a suo tempo aveva poca pazienza, scoppiò.

"Cosa cerchi Cico, che nelle tasche non hai nulla? Che ne so, magari spuntano fuori per caso?" borbottò sarcastico.

"Eh, sì, non lo so..."

"Non sai che cosa!!" Sbottò il leader che gli tirò un pugno sulla mascella. Anna e Giorgio accorsero per bloccarlo e calmarlo, Cico si massaggiò la bocca indignato.

"Lo sai cosa mi è successo? Lo sai? Mi hanno tolto tutto. Tutto. Le vostre foto, i miei ricordi di voi. Questa" si liberò dalla presa dei due contagiati e indicò una macchina sportiva rivoltata, "Era la mia macchina, l'hanno presa e l'hanno distrutta per ricavarne i pezzi!" gridò in faccia al rosso, sconvolto.

"Ma non sono buoni!" Esclamò questi per discolparsi.

"Ma va? Ma va? Qui sono tutti pazzi! Tutti pronti a voltarsi le spalle! E io sono rimasto da solo pensando che voi foste morti!" disse tutto d'un fiato l'uomo, mentre Anna cercava di calmare gli animi. Lyon era rimasto per molto da solo e la sua reazione era giustificata.

"Tranquillo, ora hai noi. Dicci, il generale ti ha dato dei compiti?" chiese con la sua voce più dolce, che sciolse il fidanzato.

"Sì, infatti devo chiamarlo per farmi dire la missione" finalmente Lyon si era calmato e mentre prendeva la radio e cercava maldestramente di impostare la giusta frequenza, Anna, Giorgio e Cico si scambiarono un'occhiata eloquente.

"Generale! Lyon a generale! Ho svegliato i contagiati, sono pronto a ricevere l'ordine!" parlò rivolto all'apparecchio, fra il silenzio che era calato. Poco dopo, una calda voce maschile fuoriuscì dal dispositivo.

"Molto bene. La tua prima missione è quella di andare nella città ad Ovest, dopo il ponte. Abbiamo bisogno di un dettagliato rapporto con quantità d'infetti e persone morte. Se riuscite, e dovete riuscirci, occorrono anche rifornimenti di cibo. Chiaro, Lyon?"

"Chiarissimo generale. Istruirò i miei compagni. Lyon, passo e chiudo" spense la radio e si voltò verso gli altri.

"Chiarissimo, mi sembra" Giorgio era rimasto impressionato dall'autorità che solo con la voce quell'uomo sapeva imporre.

"Già, ma proprio per questo non vorrei farlo arrabbiare. Partiamo?" Anna si era già spostata verso l'entrata, seguita a ruota da tutti gli altri. Il leader afferrò un oggetto dal suo zaino, piuttosto vecchio e malconcio.

"Dovrebbe essere una specie di mappa, ma è vecchia e non funziona bene. Comunque, il ponte si vede già" si incamminò verso sinistra, indicando una grande costruzione di ferro.

"Ragazzi, ci sono delle casse" Cico accennò ad un paio di capannine di legno sul limitare della strada.

L'epidemia aveva cambiato anche il paesaggio. Le strade erano circondate da fittissimi boschi, pullulanti di infetti e anche di... persone che avevano scelto la via più semplice, impiccandosi ai rami. L'asfalto era ormai farinoso e ciuffi d'erbetta spuntavano dalle crepe. Mentre il rosso si occupava delle casse, Giorgio trovò un cartello di metallo arrugginito, che indicava il nome della ex città dov'erano.

"Ehi, ma siamo in Russia!" condivise la sua scoperta con il gruppo, avvicinandosi anche lui alle casse.

"Per questo Lyon ci ha dato le felpe" ribatté Anna.

"Sì, per quello. Ora lasciatemi spiegare una cosa" il più grande dei quattro aprì una cassa.

"Si possono spesso trovare queste cassettine in giro per le strade, dove le persone hanno lasciato i propri averi. Ricordatevi che vestiti, cibo, acqua e tutto il resto possono essere utili per la missione" richiuse il coperchio del contenitore, purtroppo vuoto. Continuarono lungo il ponte, fra filo spinato, buchi e macchine abbandonate, fino a che non videro per la prima volta uno di quegli orribili mostri.

Erano persone, alti quanto le persone, vestiti come le persone. Ma i loro occhi s'erano fatti vitrei e la loro carne inevitabilmente s'era decomposta, trasformandoli in veri e propri zombie. Anna si fece avanti con il suo coltello e ne uccise uno, mentre Lyon a distanza sparava ad un secondo.

"Un'altra cosa" raccolse gli altri per l'insegnamento. "Rilasciano della carne infetta quando li uccidete. Raccoglietela e conservatela, perché alla colonia ci fanno degli esperimenti, per la cura" annuì verso Giorgio che ne aveva un paio di filetti in mano e li stava mettendo nel marsupio.

"Entriamo in città, con calma per non attirare niente" sussurrò invece il rosso, con la mannaia sguaiata. La città era ormai andata persa: i vetri erano rotti e le liane di piante rampicanti facevano cornice a quasi tutti gli edifici. Giorgio uccise un infetto con la sua mazza appena dietro una casetta di legno con il tetto di solidi mattoni scuri, mentre Lyon e Anna ne fecero fuori un paio nei pressi di un ufficio abbandonato, con tanto di cadaveri penzolanti dal soffitto. Finalmente si riunirono dentro una casa di mattoni rossi piuttosto grande.

"Cerchiamo delle provviste. Come dice Lyon, tutto può servire" Giorgio iniziò la ricerca. Si sparsero per la casa che era veramente enorme, fin quando Anna non chiamò tutti: "Ehi! Quassù c'è un vero e proprio magazzino, venite a darmi una mano!" tutti e quattro si misero a frugare fra le casse, mostrando al più esperto ciò che avevano trovato: una motosega, un paracadute, cibo e acqua a volontà...

"Bene, basta così. Usciamo " la mezza mucca si diresse verso la porta ma si bloccò nel sentire gli orribili rantolii degli infetti appena davanti alla porta, e si spaventò quando uno di questi fece capolino davanti alla finestra.

"Siamo circondati! Da dove usciamo ora?" annunciò tetro.

"C'è un'uscita sul retro, ma mi sembra che sul ponte ce ne siano altri!" informò il ragazzo col cappello da orso. Mentre spalancava la porta, tutti uscirono guardinghi e si abbassarono per confondersi nell'erba alta. Decine di mostri stanziavano nel loro percorso. Lyon sparò ad un paio di questi, mentre strisciavano rasente il muretto divisivo del giardino, poi fece agire i suoi amici.

"Correte, siamo al ponte!" strillò appena furono vicini, e come un branco di animali impazziti, si misero a correre in direzione del ponte. Accalcati gli uni sugli altri, Anna finì per cadere sotto il ponte mentre attraversava un buco.

"C'è un ponte mercantile, e non mi sono bagnata molto" cercò di calmare Lyon che la accusava di stare poco attenta.

"Va bene" si arrese alla fine, mite. "Ci vediamo alla fine". Mentre giungevano sulla strada asfaltata, Giorgio fece la ventesima domanda di giornata: "Ma cosa sono questi apparecchi che abbiamo al polso?" stavolta però, sovrastando il borbottio infastidito del leone, rispose Cico.

"Mi sembra che quando sono cominciati gli infetti, li abbiano messi alle persone in salute per monitorarle. Se chiami il tuo nome ti si apre una specie di ologramma, con il tuo status, nome e livello di salute" il ragazzo sistemò meglio al polso il braccialettino scuro, che aveva qualche filo elettrico che usciva. Nel frattempo erano giunti davanti alla colonia. Lyon riprese la radio e ordinò: "Preparate tutto ciò che avete raccolto, chiamo il generale. Arriverà un cargo, scaricherà una cassa con una ricompensa. Svuotatela e metteteci dentro ciò che abbiamo trovato" ricompose la frequenza del generale, che fu il primo a parlare.

"Lyon! Pensavo foste morti, con la poca esperienza che avete. Ma fammi questo resoconto e vi darò la ricompensa che volete, suppongo." La prima frase spruzzava cinismo da ogni parola.

"Sì!" il leone forse stava parlando con un po' troppo entusiasmo. "La città è abitata da circa una ventina di infetti, ma la popolazione è diminuita, ne abbiamo uccisi alcuni per bisogno." Riprese fiato e continuò: "I morti ammontano a cinque. Tutto ciò che abbiamo trovato lo depositeremo nella cassa. Passo e chiudo" ascoltò la restante conversazione del generale e poi mise a terra un razzo, allontanando gli amici. Quando lo fece partire, una fumogena rosa invase l'aria e percepirono il suono di un cargo in arrivo. "Eccolo!" esclamò Anna tutta contenta, ma Giorgio si tappò le orecchie per diminuire lo sferragliante rumore dell'aereo in volo. Lyon si fece strada in mezzo all'accecante fumo e aprì la cassa con un sorriso enorme, poi si allontanò sotto gli sguardi perplessi dei ragazzi, mentre il polverone si dissolveva nella fredda aria russa.

"Tutto per voi! Io ho quello che mi serve" lo disse in tono un po' misterioso. Impaziente, Giorgio aprì la cassa ed emise un gemito: c'era una pistola per ciascuno, con i colpi, un medikit e altra acqua e cibo. Infilarono in fretta abiti, provviste e rifornimenti medici nella cassa vuota e rientrarono al sicuro, con il soddisfacente parere di Lyon: "Siamo stati bravissimi. Per essere la prima missione mi complimento con voi!" Anna lo prese per mano mentre Giorgio e Cico se la ridevano.

Mentre entravano, videro proiettili solcare l'aria, vicinissimi a loro.

"Ma sparano a noi?!"

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