CAPITOLO 5
Non appena sentii la macchina dei miei nonni parcheggiare scattai in piedi e, intrappolata in un vortice di emozioni e pensieri contrastanti e confusi, presi a correre nella loro direzione. Senza neanche aspettare che fossi al loro fianco, iniziai a parlare, mentre mi sforzavo di scandire bene ogni parola nonostante la corsa me lo impedisse.
"Devo raccontarvi una cosa." Iniziai dicendo, ignorando l'affanno.
I volti dei miei nonni si incupirono visto il tono con cui gli stavo parlando ma, anche se riconobbi sul loro viso l'espressione preoccupata di chi vorrebbe fare mille domande, non mi chiesero niente, lasciando che fossi io a portare avanti il discorso.
"L'altra notte, nel bosco, ho sentito un rumor-"
Improvvisamente venni colpita da una fitta alla spalla sinistra, ma la ignorai.
"Sono andata a controllare perché pensavo si trattasse di un an-"
Venni nuovamente interrotta da un'altra fitta, ma questa volta più dolorosa.
"Di un anim-un a-"
Non ce la facevo. Era troppo doloroso ed ogni volta era come se tutta l'aria contenuta nei miei polmoni si prosciugasse, impedendomi di finire la frase.
Mi accasciai sulla porta.
"Alexa, tutto bene?" Chiese la nonna preoccupata, abbassandosi al mio fianco e appoggiandomi una mano sulla spalla.
Annuii, inventandomi come scusa un improvviso giramento di testa causato dalla recente insonnia.
"Meglio se vai a riposarti, ti porterò una camomilla più tardi." Aggiunse il nonno.
Perché non ero riuscita a parlare? Perché mi aveva fatto male la spalla? Si trattava davvero del contratto di cui parlava Leith?
Avevo solo un modo per confermarlo, ed ero spaventata.
Aspettai la notte che non tardò ad arrivare, e con lei, Leith. Uscendo dal retro per passare inosservata, mi diressi verso il bosco accompagnata solo dalla fioca luce del cellulare e dalla vestaglia con cui cercavo di ripararmi dalla tiepida brezza notturna.
"Mi cercavi?" Sentii improvvisamente il bosco parlare.
Mi rigirai sul posto un paio di volte, per cercare di capire da dove venisse la voce.
"Per essere esatta sto cercando delle risposte." Dissi rivolgendomi all'oscurità.
"Risposte che solo io posso darti, quindi cerchi me."
Anche senza vederlo potei immaginare il suo ghigno.
"Sei curiosa sul perché non puoi raccontare nulla immagino." Sussultai, capendo che mi aveva osservata per tutto il giorno.
"Ricordi quel contratto? Quel marchio ti impedisce di parlare del Regno Ultraterreno, degli Esseri Ultraterreni e di me. Più cercherai di ignorarlo più il dolore aumenterà." Per un attimo tornò il silenzio, poi riprese.
"Potrebbe anche ucciderti." Aggiunse con un tono di finta preoccupazione.
"Maledetto! Vieni fuori! Voglio parlare a quattr'occhi con te!"
Quando aveva intenzione di dirmi quel 'dettaglio'? Ora più che mai avevo intenzione di sbarazzarmi sia di lui che di quel sigillo, tornando alla mia comune vita da essere umano.
"Meglio evitare, troppo pericoloso per te. Potrei mangiarti sai?" Concluse sogghignando.
"Animale!" Esclamai al vuoto.
"Così mi offendo." Disse Leith con finto rammarico.
"Toglimi questo marchio!"
"Spiacente, non c'è modo per farlo." Rabbrividii dalla rabbia.
"Allora credi che andare in giro con uno pseudo tatuaggio sul collo passi inosservato?" Gesticolai animatamente nel buio, mentre con una mano mi scoprivo ancora di più il sigillo.
"Non preoccuparti, gli umani non riescono a vederlo."
"Non voglio avere niente a che fare con questa storia. Hai riottenuto la tua piuma e volente o meno con questo sigillo sono obbligata al silenzio. Non hai più nulla di cui preoccuparti quindi ora esci dalla mia vita, mentre io cercherò di viverla come se nulla di tutto ciò sia mai accaduto!" Ero esasperata e su un punto di rottura.
"Ah! Che sfacciata! Va bene, io uscirò dalla tua vita, ma-"
Quelle parole furono sufficienti e non gli lasciai il tempo di dire altro: mi voltai e ritornai al ranch.
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Partecipo al concorso di @Wttprosè
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