CAPITOLO 22
Rimanemmo per qualche secondo sull'uscio in silenzio, a guardare la strada. Poi Leith parlò.
"Dov'è la macchina?"
"Quale macchina?"
"La tua."
"Sono venuta a piedi." Un lungo sospiro lasciò la bocca di Leith.
"E come pretendi di arrivare a casa mia? Soprattutto in queste condizioni..."
Ero appoggiata allo stipite della porta e riuscivo a malapena a reggermi in piedi. La mia visione era appannata e avevo piccole lucine che mi giravano in torno. Faticavo a respirare.
"Non pensavo che la situazione prendesse questa piega." Anche parlare mi risultava difficile.
"Non ho alternative..." Vidi ogni movimento dei muscoli di Leith flettersi mentre si sollevava la maglia.
La mia mente viaggiò lontano e arrossi irrimediabilmente, ma poco dopo la realtà mi riportò con i piedi per terra.
"Cos...no Leith aspetta!" Usare le sue ali gli sarebbe costato caro.
"Posso farmi accompagnare da Reuel."
"Non ho alternative." Ripeté Leith, ma questa volta con più decisione.
"Dai non fare il-" Non riuscii a finire la frase che dalla sua schiena uscirono un paio di ali che si confondevano nella notte.
"Aggrappati." Mi disse mentre mi sollevava da terra.
L'aria fredda della notte si infilava nei miei vestiti raffreddandomi, mentre il calore della pelle di Leith, a contatto con la mia, mi riscaldava. Rabbrividii a quelle due sensazioni opposte.
"Hai freddo?" Scossi la testa, ma Leith diminuì ugualmente la quota.
"A che conversazione ti riferivi prima?" Il suo tono era tranquillo, tuttavia avevo imparato a distinguere quando, sotto, c'era dell'altro, esattamente come in quel momento.
"Nessuna." Mentii.
"Alexa!"
"Non sono obbligata a dirti tutto! Tu non lo fai con me, perché io dovrei comportarmi in modo diverso?" Mi morsi il labbro per quell'ultima frase.
Mi sarei dovuta trattenere.
"Non c'è bisogno di andare da un angelo per parlare. Ci sono io."
"Ci ho provato, ma tu sei sempre così evasivo! E poi avevo bisogno di consigli."
"Su cosa?"
"Su...di noi" Anche se non potevo vederlo in volto, sentii il suo sguardo addosso.
"Non era necessario parlarne con un angelo." Il suo tono continuava ad essere calmo, ma immaginai il fastidio che provò.
"Per te forse, ma non per me, ci sono ancora cose di questa nuova situazione che non capisco."
"E non capisci neanche me?"
"No, non sempre..." Sentii i suoi muscoli irrigidirsi.
"Siamo arrivati." Leith troncò così l'argomento, atterrando sul balcone socchiuso di casa.
"Entriamo da qui." Disse aprendo completamente il balcone.
Mi infilai nello spazio tra il vetro e il braccio di Leith, riuscendo ad entrare. L'appartamento di Leith era spazioso e moderno. Il parquet tappezzava tutto il pavimento e le pareti bianche davano un senso di luminosità e ampiezza. Vicino al balcone c'era una tv super piatta a non so quanti pollici e poco distante un divano a L di pelle nera. Più in lontananza c'era una piccola cucina con una penisola, mentre a sinistra si intravedeva l'inizio di un corridoio che portava alla camera e al bagno. Seguii Leith fino alla camera da letto dove aprì un cassetto dal quale prese una lunga t-shirt bianca.
"Metti questa." Disse porgendomela.
"Se vuoi fare una doccia di là c'è il bagno." Indicò la direzione con il dito.
"Nel mentre che ti cambi vado a prepararti una spremuta, non è molto ma almeno ti riprenderai un po'."
Annuii e lasciai che uscisse dalla camera.
Lentamente mi cambiai iniziando pian piano ad ambientarmi alla casa. La maglia mi arrivava poco più giù di metà coscia, ma mi sentivo comunque scoperta. Uscii dalla camera e raggiunsi Leith in cucina. Senza badare alla discrezione, fece scivolare il suo sguardo su tutto il mio corpo, poi velocemente, lo distolse dandomi le spalle. Qualche istante prima che potesse girarsi però, vidi i suoi occhi diventare ametista.
"Ho solo un letto." Questa sua affermazione così improvvisa mi fece saltare un battito.
Non risposi. Leith si girò, ridendo, e mi venne in contro con un bicchiere di spremuta in mano.
"Io dormo sul divano. Ora vado a farmi la doccia. Non sbirciare." Mi strizzò un occhiolino e mi lasciò il bicchiere.
Sentii la mie gambe cedere, e non per l'anemia. Finii la spremuta in un sorso e appoggiai il bicchiere nel lavello. Approfittai dell'assenza di Leith per ambientarmi alla casa, rimanendo qualche minuto in piedi a vagare, guardandomi in torno e perdendomi nei miei pensieri, fino a quando non sentii il rumore di una porta che si apriva e richiudeva.
"Sei molto taciturna questa sera."
Disse Leith appena uscito dalla doccia, passandosi la mano tra i capelli spettinati e ancora umidi, e sollevando leggermente la sottile maglietta bianca che aderiva al petto in alcuni punti dove erano rimaste ancora delle gocce d'acqua. Era la prima volta che vedevo Leith in quello stato, e non mi dispiaceva affatto. Ero sicura che se i miei occhi fossero stati come i suoi, in quel momento sarebbero diventati viola.
"Vieni a sederti qui." Disse sbattendo più volte la mano sulla pelle scura del divano.
"Non mordo."
Ho i miei dubbi pensai ma, lentamente, lo raggiunsi.
"Tieni." Mi porse il telecomando.
"Scegli tu il film." Apprezzai il suo tentativo di farmi sentire più a mio agio e iniziai a fare zapping un paio di volte per poi soffermarmi su un film.
"Davvero?" Disse Leith ridendo.
"Davvero vuoi vedere questo film?" Ne avevo scelto uno che parlava di angeli e demoni.
Si portò una mano in grembo, mentre con l'altra sorresse la testa, appoggiando il gomito sul bracciolo del divano.
"Magari scopro qualcosa che non so." Lo stuzzicai con faccia innocente.
"Allora facciamo così." Mi disse Leith, prendendomi il telecomando e spegnendo la tv.
"Chiedimi qualsiasi cosa ti passi per la testa."
Non cercavo altro che risposte, ma in quel momento la mia mente si svuotò lasciandomi sola in un gran silenzio e in un alternarsi di sguardi, illuminati dalla fioca luce della lampada poco lontano dal televisore. Mi schiarii la voce e, non esattamente a mio agio, mi raddrizzai meglio verso Leith, che fece lo stesso. Nel muovermi però la mia gamba nuda toccò per un momento quella di Leith e venni colpita da un'improvvisa scarica di calore. La ritrassi velocemente e presi fiato.
"Perché ogni volta che ci tocchiamo... bruciamo?"
"Sinceramente non lo so neanche io. Ma ho un ipotesi." Lo guardai aspettando che continuasse a parlare.
"Tutte le volte che la...tensione tra noi cresce, parte della mia energia demoniaca, che cerco di trattenere, si riversa verso l'esterno, provocando questa sensazione di fuoco, ma non è mai successo se non con te, e di certo non è una conseguenza del contratto."
Disse scuotendo lievemente la testa.
"Non c'è un modo per evitarlo?" Scosse nuovamente la testa, ma questa volta con più determinazione.
"Non credo. Ma è un problema che devo risolvere io quindi non preoccuparti."
Presi tempo per assimilare l'informazione e proseguii.
"Perché hai cambiato nome?"
"Per confondermi tra gli umani... ma ora non ha più senso. Sia il Regno Celeste che il Sottomondo sanno che ora uso questo nome. Ma tu come lo sai?" Aggrottò leggermente le sopracciglia.
"Reuel."
"Ovvio..." Sbottò Leith.
"Quella...era la tua vera forma?" Feci riferimento alla notte in cui Leith mi aveva aggredita.
"No. Quella è la mia forma demoniaca. Questa è la mia vera forma. Per quanto riguarda quella angelica...non so se ne ho una."
"Gli angeli hanno una...forma angelica?" Chiesi perplessa.
"Si, emanano un luce accecante ed è praticamente impossibile distinguere i tratti somatici."
Mi tornò alla mente il primo incontro con Matt e Reuel nel vicolo, poi presi a
riflettere sulla domanda successiva, quella che più temevo.
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