CAPITOLO 20


Al! Allora?!  Com'è andata?

Non feci neanche in tempo a gettarmi sul letto che Reiki mi mandò un messaggio.

L'hai fatto apposta vero?
A lasciarci soli.

Le scrissi.

Era così evidente?
Su Al, perché te la prendi tanto,
in fondo ti ho fatto solo
un favore! L'hai detto tu che ti piace ancora.

Mi maledissi da sola.

Si ma questo non vuol dire che
puoi prendere iniziative del
genere, e senza un minimo di
preavviso!

Si, ok, ma allora?
Vi siete chiariti?

Non proprio...

Quindi non state
di nuovo insieme?

No, non mi fido abbastanza.

E anche in questo caso, la mia non era totalmente una bugia.

Al! Non essere sempre così
seria e lasciati andare.

Non è così facile,
in questo caso è...
diverso.

In che senso?

Niente, lascia stare.
Ho sonno, vado a letto.
Notte Ry!

Notte Al! A domani.

Ovviamente quella del sonno era una scusa per troncare la conversazione. Ogni volta che lo facevo mi sentivo in colpa con Reiki, ma non avevo altra scelta. Raccontare la verità mi era impossibile, ma avevo bisogno di qualcuno con cui potessi parlare apertamente, qualcuno di imparziale che potesse darmi dei consigli. Ci riflettei più e più volte, ma non c'era persona migliore di lui. Sapevo a chi avrei dovuto rivolgermi. Presi la giacca e uscii di casa, dirigendomi a passo veloce verso quella di Matt.

Era passata da poco l'ora di cena e, mentre camminavo, il vento fresco, segno dell'imminente fine dell'estate, mi solleticava la pelle facendomi rabbrividire. Mi strinsi nella giacca e aumentai il passo. Bussai alla porta un paio di volte prima che si aprisse.

"Cosa ci fai qui a quest'ora?" Chiese Matt confuso, con una voce pacata, ma preoccupata.

"Posso entrare?" In tutta risposta, quello che recentemente avevo scoperto essere un angelo, si spostò di lato, facendomi segno di entrare.

Ora che la festa era finita la casa di Matt sembrava completamente diversa, più spaziosa e ordinata.

"Sei venuta qui da sola?" Annuii come se fosse la cosa più scontata del mondo.

"Alexa, non devi essere così imprudente! Il tuo sigillo attira i demoni, e la notte pullula di demoni!"

"Ho bisogno di risposte, e ne ho bisogno ora. Chiare e tonde, senza giri di parole. Sono stanca di essere impotente e in balia dei demoni."

"Se è questo il caso siediti sul divano. Vado a prendere un paio di libri. Vuoi che prepari anche un tè caldo?" Sorrisi annuendo, stupendomi ancora della sua reale bontà.

"Da cosa vuoi cominciare?" Mi chiese Matthew appoggiandosi uno degli antichi volumi che aveva preso sulle ginocchia.

Avevo tante domande ancora senza risposta, così tante da non sapere con quale iniziare. Così decisi di partire da quelle più semplici.

"Da questo." Dissi spostando il collo della maglia e mostrando il sigillo.

"Non c'è molto da dire. Lo ricevi facendo un contratto con un demone, è permanente e ti obbliga al silenzio. Se sei in pericolo, o vieni ferita, ma vi trovate entrambi nello stesso posto il sigillo funziona diversamente facendo provare al Possessore il tuo stesso dolore." Ecco un'altra cosa che non sapevo.

Matt si interruppe qualche secondo e, fissando il mio collo, riprese.

"Come fai ad avere questa?" Si accigliò perplesso, indicando la fenice che pendeva dalla collana.

"È un regalo da parte di mia nonna. Perché?"

"È stata prodotta nel Regno Celeste e quest'ambra ne è una prova. La fenice poi, è il simbolo dell-"

Matt si bloccò improvvisamente mettendosi sull'attenti: la schiena ricurva su di me si raddrizzò con un rapido movimento e il suo sguardo si spostò fulmineo su ogni angolo della casa.

"Che succede?"

"Abbiamo compagnia."

Prima ancora che potesse finire la frase liberò le sue ali che, come un lampo, illuminarono tutta la stanza.

"Resta qui." Mi disse cauto.

"Oh non c'è bisogno di andare da nessuna parte." Rispose una voce sensuale.

Pochi secondi dopo, una figura femminile spuntò dalla cucina. Lunghi capelli biondi le ricadevano sulla vita, il seno prosperoso era compresso in un corpetto di velluto e pizzo nero e la sua figura slanciata era accentuata da una stretta minigonna in tono col corpetto.

La riconobbi. Era il Succubus della festa.

"Pensavo che il demone ti avesse uccisa!" Ruggì Matt.

"Ah! No!" Disse guardandosi le unghie.

Poi sollevò lo sguardo, fissandolo nel mio.

"Quando ho scoperto le sue vere intenzioni mi è bastato assumere le tue sembianze per rendere impotente quel demone." Mi puntò contro un'unghia smaltata di rosso.

"Si è perfino ferito da solo pur di trattenersi. Avreste dovuto vederlo: era disperato." Concluse con una risata al limite dell'isterico.

"Chi sei tu..." Disse il Succubus avvicinandosi a me sempre di più.

"...per ridurre in quello stato un demone tanto potente?"

Matt si intromise, impedendo al Succubus di avanzare ancora.

"Cosa vuoi da me?" Chiesi, spuntando dalle spalle di Matt.

"Divertirmi un po'." Disse la donna, inclinando la testa di lato e mostrando un sorriso raccapricciante.

"Torna all'inferno demone!" Urlò Matt.

Con un rapido gesto avvicinò la mano alla scapola e dalle sue ali spuntò una spada lucente, simile al pugnale che Reuel aveva utilizzato contro Leith. Il Succubus allora, cambiò le sue sembianze trasformandosi in Reuel.

"Non funziona con me!"

Matt si avventò più volte sul corpo del demone facendo qualche affondo di spada, ma il Succubus riuscì a schivarli tutti. In quel momento mi resi conto che forse Leith aveva ragione: non sarei mai riuscita a tenere testa ad un demone se neanche un angelo ci riusciva. Scacciai il pensiero il prima possibile, concentrandomi sugli esseri ultraterreni.

"Ora basta scherzare." Gli occhi del demone divennero completamente neri e con una furia tempestosa si scaraventò contro Matt infilzandogli le unghie nel petto. L'angelo ricadde a terra sofferente. Fece per alzarsi un altro paio di volte ma gli vennero a mancare sempre di più le forze, tanto che non riuscì più neanche a sollevare la spada, finendo con l'agitarla qua e là sperando che un fendente colpisse il demone. Ma quest'ultimo, improvvisamente scomparse dalla vista di Matt e, come teletrasportato, gli riapparse alle spalle. L'angelo se ne accorse e con un ultimo gesto di spada attaccò il demone. Questo non fu abbastanza veloce da spostarsi e si ferì al fianco. Tuttavia approfittò della sua posizione di vantaggio per afferrare un ala di Matt e spezzarla. In quel momento Matt cadde a terra immobile, accompagnato da un urlo straziante. Il Succubus, che non si lasciò intenerire, approfittò nuovamente della situazione per sedersi a cavalcioni sulla schiena di Matt e impugnare le ali per strappargliele. Raccapricciata da quella visione, raccolsi un vaso che si trovava sul tavolino e senza indugiare lo usai come una mazza dal baseball sulla testa del demone. Al colpo, il Succubus non si scompose di un millimetro, ma, furioso, spostò la sua attenzione su di me, lasciando la presa delle ali di Matt, facendo uscire i suoi artigli.

"Ale-xa at-tenta. Sono vele-nosi." Cerco di avvisarmi Matt, con grande sforzo.

"Non c'è divertimento con te. Se un umano viene infettato muore dopo pochi secondi." Disse il Succubus, muovendo le dita lunghe e sottili come la zampe di un ragno.

Il sorriso malefico comparse nuovamente sul volto del demone mentre si lanciava su di me. Cercai di schivare il colpo correndo dietro al divano, per usarlo come scudo e, così facendo, gli artigli del Succubus si infilzarono nello schienale. Con un brusco movimento del braccio però, li liberò in fretta, scavalcando il divano e lanciandosi nuovamente su di me. Questa volta tuttavia, riuscii a raggiungermi, bloccandomi per terra e stringendomi il collo. Calciai più volte il demone e cercai di liberarmi dalla sua presa, invano. Ad ogni mio movimento la presa si stringeva sempre di più. La mia vista si stava appannando e il respiro iniziava a mancarmi. Girò la mia testa di lato in modo tale che il collo fosse ben esposto, ma nel momento in cui avvicinò gli artigli avvelenati alla pelle, una luce viola irruppe nella stanza.

Il sigillo si era attivato.

Vidi Leith scaraventarsi contro il demone e pugnalarlo svariate volte. Il Succubus, cercando di scamparla, cambiò nuovamente sembianze, assumendo le mie.

"Credi davvero che mi lascerò ingannare anche questa volta?!" E con un ultimo colpo dritto al cuore, Leith lo uccise, lasciando ai suoi piedi solo un cumulo di ceneri.

Con gli occhi carichi di terrore Leith si avvicinò a me, abbassandosi al mio fianco.

"Stai bene?" Mi abbracciò, stringendomi forte.

Quel suo abbraccio inaspettato, così forte e caloroso, mi fece mancare il respiro.

"Io si, ma il tuo braccio!" Indicai i graffi che il Succubus gli aveva lasciato cercando di liberarsi.

"Non è niente."

"Sono velenosi!" Il mio respiro era irregolare, sia per la lotta che per lo spavento, tuttavia mi sforzavo di rimanere razionale nonostante l'accaduto.

"Non per me, e soprattutto, non in questa quantità."

"Che ci fai a casa di questo smidollato?" Mi disse indicando Matt ancora sofferente.

"Dobbiamo aiutarlo!" Ignorai la domanda e raggiunsi l'angelo steso per terra.

Leith non disse nulla e mi raggiunse al fianco di Matt.

"Alexa." Mi girai verso Leith.

Prima che potessi rispondergli mi prese delicatamente il mento e lo sollevò scoprendo il collo livido. Con il pollice mi percorse tutta la lunghezza fino alla clavicola, rabbrividendo sotto il suo tiepido tocco.

"Scusa." Mi disse.

I suoi occhi erano spenti.

"Ti avevo promesso che nessuno sarebbe mai più riuscito a toccarti."

Spostai la sua mano dal mio collo e la strinsi con entrambe le mie mani. Il suo sguardo era fisso nel mio, le sue pupille ametista.

"Grazie."

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