CAPITOLO 17
Avevo le gambe pietrificate ed ero ferita. Ma avevo ancora la mia dignità. Mi mossi con decisione verso Leith senza mai distogliere il mio sguardo dal suo. Più mi avvicinavo più i suoi occhi si facevano rossi. Ero a pochi passi da lui quando sentii la voce acuta della ragazza-avvoltoio dire:
"Chi è questa?" Vidi la mascella di Leith irrigidirsi, il suo sguardo ancora fisso nel mio.
"La sua ex-ragazza, bastardo." Il ciocco fu talmente forte che tutti si girarono a guardare, ma mentre io sentii la mia mano bruciare, Leith non mosse un muscolo e rimase impassibile.
"Alexa!" Sentii dei passi corrermi in contro, una voce maschile mi stava chiamando. Non ci misi molto a capire che era Reuel.
Una volta al mio fianco, spostò il suo sguardo da me a Leith e mi nascose dietro di se quando vide i suoi occhi fiammeggianti.
"Ti riporto a casa." Mi prese per la mano e mi trascinò via dalla festa.
Prima di uscire mi rigirai verso Leith. Mi fissava ancora, con uno sguardo duro e con due occhi rossi come non li avevo mai visti, mentre il suo respiro era sempre più breve e irregolare.
"Sei impazzita? Si può sapere che ti è preso?" Prese a farmi la ramanzina Reuel non appena fummo fuori.
"Si meritava una lezione, quel bastardo. Se pensava che sarei rimasta a guardare..."
"Tu non hai idea di chi ti sei messa contro." Reuel mi scuoteva per le spalle, guardandomi con l'aria preoccupata.
"Mi credi così stupida? È Leith Lereux, il mio Possessore, o come lo chiamate voi." Ero furente.
"Leith? Allora è così che si fa chiamare ora che è sulla terra..."
"Cosa intendi?!"
"Il suo vero nome è Leithian Fuinur, uno dei mezzosangue più temuti e potenti. Sia il Regno Celeste che il Sottomondo si rifiutano di accoglierlo come proprio membro a tutti gli effetti: per il Regno Celeste è impuro, mentre per il Sottomondo la situazione è più complicata: Leithian si è arreso all'idea di non poter mai far parte del Regno Celeste ed ha cercato di essere accolto nel Sottomondo, ma le sue ali glielo impedivano. I demoni di classe S, invidiosi, gli hanno proposto un contratto: le sue ali in cambio dell'accesso al Sottomondo. Tuttavia Leithian si è pentito quasi subito della sua scelta e ora sta cercando un modo per riottenerle definitivamente." Ora tutta le storia iniziava ad assumere un senso.
"Ma deve per forza schierarsi con qualcuno?"
"Si, mia ingenua pecorella. Essere accolti in una delle due fazioni ti permette di avere amici e alleati in caso di guerre o attacchi."
"E lui, nonostante si trovi in questa condizione incerta, mi ha trascinata in questa situazione, dalla quale non posso neanche uscire?" Reuel annuì, triste.
"Ora basta però, sali in macchina, ti porto a casa."
"Aspetta! Reiki!"
"Non preoccuparti, a lei ci penserà Matt."
"Questo mi spaventa ancora di più! È un viziato con la puzza sotto al naso che non ci penserà due volte prima di mettere le mani addosso alla mia amica!"
"Una pecorella con una ferocia degna di un lupo. Così mi offendi! È il mio migliore amico sai?" Spalancai la bocca.
"Matt è un angelo?!" Chiesi esterrefatta. Reuel annuì soddisfatto.
"Quel Matt?!" Non riuscivo a crederci.
"Si, lo stesso Matt che ci ha trovati mentre parlavamo nel vicolo." Rispose Reuel.
"Continuo a non fidarmi di lui, è un poco di buono." Reuel rise.
"Gli angeli non possono essere dei pochi di buono! Questa è solo una copertura per passare inosservato tra gli umani...Allora è qui che abiti vero?" Annuii.
"Come lo sai?"
"Trucchetti da angelo." Mi strinse l'ennesimo e ultimo occhiolino della serata e mi lasciò scendere, ma prima che potessi chiudere lo sportello mi chiamò, fermandomi.
Ora il suo volto era serio.
"Basta un fischio." Annuii e dopo averlo ringraziato entrai in casa.
Mia madre era già a letto, quindi limitai ogni rumore e, senza neanche cambiarmi o accendere la luce, mi gettai sul letto. Tra due giorni sarebbe iniziata la scuola e io non ne avevo per niente voglia, soprattutto dopo tutto questo casino.
"Che ci facevi con lui?" Una voce roca proveniva dalla finestra.
"Potrei chiederti lo stesso Leith."
"Avevo i miei buoni motivi!" Mi rispose con un ruggito.
"Non cerchi neanche di negarlo! Sei davvero-" Scesi dal letto per accendere la luce.
"No!" Ma non ero in vena di ricevere ordini. Soprattutto da lui. Così non lo ascoltai e la accesi.
Ma avrei voluto non farlo: quando mi girai verso Leith rabbrividii. Un paio di corna da caprone curve e nere spuntavano dalla sua testa, i suoi occhi rossi scarlatto, affilati come quelli di un gatto, erano nascosti da ciuffi di capelli che ora splendevano di un bianco candido. Le narici si dilatavano come quelle di un animale e dalle mani spuntavano lunghi artigli neri, sporchi di sangue. Trattenni un urlo di puro terrore.
"Maledizione! Spegni la luce!" Ringhiò.
"Hai così tanta vergogna di farmi vedere cosa sei diventato?" Risposi con altrettanta ferocia indicandolo.
"Finiscila! Non farm-"
"Non dirmi quello che devo fare!" Urlai.
"Ti prego! Smettila!"
Cercò di allontanarsi da me, ma cedette all'impulso e mi si lanciò contro. Riuscii appena a schivarlo, saltando sopra il letto. Questa volta però non feci in tempo a spostarmi e me lo ritrovai sopra, mentre cercava di tenermi ferma. Sollevai un ginocchio, colpendolo. Così facendo riuscii a liberare una mano dalla sua presa e feci la prima cosa che mi venne in mente: fischiai con tutto il fiato che avevo in gola. Una lampo invase la stanza e poi vidi Reuel scaraventare al suolo il corpo disumano di Leith, per poi colpirlo nell'addome con un pugnale. Il corpo di Leith tremò per qualche secondo e poi giacque immobile. Sentii dei passi avvicinarsi e poi una voce mi chiamò. Mia madre si era svegliata e stava venendo in camera. Con gli occhi spalancati guardai Reuel in cerca di aiuto. Lui chiuse gli occhi per un momento e quando li riaprì il rumore di passi eri scomparso.
"Cosa hai fatto?"
"Ho fermato tua madre, per un po' non sentirà o vedrà più niente."
Vedendo il mio sguardo preoccupato riprese.
"Sta bene, tranquilla."
Decisi di fidarmi di Reuel, anche se non avrei potuto fare diversamente, e tornai a concentrare il mio sguardo su Leith, che ora giaceva a terra.
"L'hai ucciso?!" Chiesi in preda al panico, notando il corpo immobile.
"No, non di certo con così poco. L'ho solo... calmato."
Guardai Leith e vidi che il suo corpo iniziava a riacquistare sembianze umane: le corna si ritiravano, i capelli tornavano scuri, il respiro regolare, gli artigli scomparivano. Ma gli occhi rimasero chiusi. Solo quando tutto il corpo ritornò al suo stato originario vidi la profonda ferita lasciata dal pugnale. Scesi dal letto e presi il primo vestito che trovai nel cassetto per tamponarlo sull'addome di Leith.
"Aiutami a spostarlo sul mio letto." Reuel mi guardò con disprezzo, ma non ribatté e mi aiutò a sollevare il corpo di Leith.
"È normale che scotti?"
"Si." Il suo tono divenne improvvisamente freddo.
"Perché ti ostini ad aiutarlo? Anche dopo tutto quello che ha fatto! Che ti ha fatto!"
"Lo so, mi ha trascinato in questo mondo e in mille pericoli, mi ha abbandonata dopo avermi promesso più e più volte che mi avrebbe protetta, mi ha detto che ero importante per lui e che non mi avrebbe mai fatto del male. Ha baciato un'altra e ha cercato di uccidermi. Volergli male è lecito, ma volerlo morto è eccessivo. Ti chiedo solo di aspettare il suo risveglio. Voglio sentire cosa ha da dire e solo allora prenderò una decisione."
Reuel annuì e rimase in silenzio, in un angolo della camera, con le braccia conserte in attesa del risveglio di Leith.
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