CAPITOLO 16

Mi rigirai un paio di volte davanti allo specchio: quel vestito blu mi piaceva proprio. Tuttavia il fatto che fosse così accollato mi impediva di nascondere la collana, che si impigliava tra il tessuto. Se fosse stata una collana come un'altra l'avrei tenuta fuori, ma quella era preziosa e antica, così decisi di lasciarla a casa. Con un bacio veloce, e stando attenta a non rovinare troppo il trucco, salutai mia madre e mi avviai verso la festa.

"Al! Credevo non saresti più venuta!"

Reiki mi stava aspettando davanti la porta di casa di Matthew avvolta in un vestito rosa e attillato che le faceva risaltare ogni curva sinuosa.

"Ry, ho fatto solo dieci minuti di ritardo! Non esagerare!" La strinsi per un braccio, scherzando.

Entrammo e fummo subito travolte da un'ondata confusionaria di suoni, odori e persone. Ci accolse un ragazzo alto e muscoloso, con i capelli mossi e biondi, in infradito e costume. Vidi lo sguardo di Ry rotolare sul tutto il petto nudo del ragazzo, studiando e soffermandosi su ogni minimo particolare anatomico.

"Di là cibo, di qua musica, fuori piscina, su... beh le camere da letto non sono accessibili a tutti." Matt fece l'occhiolino a Reiki, e mentre lei si sciolse in pochi secondi, io rimasi disgustata.

"Wow! Che figata! Dai vieni Al, facciamoci un giro!"

Reiki mi tirò per un braccio, era così su di giri che nessuno l'avrebbe mai potuta fermare e io di certo non ne avevo l'intenzione. Quella sera mi sarei divertita, lasciandomi alle spalle ogni preoccupazione, e Leith. Dopo varie ore di ciò che si poteva definire ballo, qualche occhiata furtiva e mani scivolose, andai verso la cucina a riempirmi il bicchiere.

"Alexa?" Mi girai.

"Si sei proprio tu! Quasi non ti riconoscevo con questo vestito." Un ragazzo biondo dai profondi occhi smeraldo e uno smagliante sorriso a trentadue denti, stava in piedi di fronte a me.

"Reuel?! Cosa ci fai qui?!"

"Non ho il diritto di divertirmi anche io?" Mi strizzò l'occhiolino.

"No... cioè, si ma..."

"A dir la verità sono qui per lavoro." Mi interruppe, mettendo un finto broncio.

"Lavoro?" Gli feci eco, curiosa.

"Devo sorvegliare la zona in caso di... situazioni spiacevoli."

"Ci sono altre persone che hanno stretto un contratto come me?" Abbassai il tono, pur tenendolo sufficientemente alto da contrastare la musica.

"Non credo, almeno non qui, ma i demoni sono a piede libero e particolarmente attratti dalle feste. Sai...uno troppo ubriaco di qua, un altro troppo suscettibile di là... e tu." Rabbrividii.

E io che volevo dimenticarmi di ogni preoccupazione almeno per una sera.

"Il sigillo li attrae vero?" Reuel annuì.

"Ma non preoccuparti, c'è sempre qualcuno di pattuglia, e questa zona è toccata a me, ma la fortuna mi assiste." Mi strizzò il secondo occhiolino della serata.

"Allora io vado a godermi il resto della festa." Dissi indicando con il pollice la calca di gente alle mie spalle.

"Chi sono io per fermarti, mia pecorella?" Sorrise di nuovo, ma sta volta a labbra chiuse, accentuando le righe espressive intorno agli occhi.

Cercai Reiki in tutta la casa, ma senza trovarla. Oppressa tra la calca iniziai a sentirmi accaldata e così andai sul retro, verso la piscina. Mi appoggiai al muretto e provai più volte a chiamare Reiki: il telefono squillava, ma a vuoto. Iniziavo a domandarmi se non fosse finita al primo piano con Matt. Lo riporsi nella borsa e presi a guardare in giro: il giardino, così come la piscina, era immenso e pullulava di persone, molte coppie. Il mio sguardo si soffermò su una appoggiata al muretto di fronte a me. Una donna alta e bionda, compressa in un vestito rosso cosparso di paillettes, era avvinghiata ad un uomo. La ragazza copriva il volto del ragazzo, ma si capiva chiaramente che si stavano baciando. Incrociai le braccia e sbruffai, disgustata da tutte quelle smancerie. Ero sul punto di distogliere lo sguardo quando quell'avvoltoio paillettato mollò la presa, spostandosi di lato per avvolgere il braccio del ragazzo. I due si diressero verso l'interno della villa, ma per qualche secondo il mio sguardo e quello del ragazzo si incrociarono.

Non fu difficile riconoscere a chi appartenesse: era di Leith.

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