CAPITOLO 32

Un grido assordante uscii dalla mia gola, ancora prima che potessi realizzare di essere sveglia.

Sentivo le membra bruciare, di un fuoco vivo mai provato prima d'ora, che ti corrodeva, lentamente, ogni secondo, penetrando fino in profondità e facendoti preferire una morte, più rapida e indolore.

Ma quel mio tacito desiderio era vano, mentre il mio corpo veniva scosso da infiniti fremiti e delle fitte lancinanti, che si espandevano in ogni punto del mio corpo fino a raggiungere le ossa. I polmoni erano completamente inutili e li sentivo opprimermi il petto mentre annaspavo invano. Dalle inutili boccate d'aria avevo guadagnato solo dei forti giramenti di testa che mi procuravano la nausea, mentre rimanevo ancora avvolta nel buio. Mi sentii sola e impotente, mentre realizzavo che sarei morta così, senza né vedere, né sentire nessuno. Dalla gola secca iniziarono ad affiorare singhiozzi e gemiti, mentre dagli occhi chiusi scendevano le lacrime.

"Alexa!" Trattenni i singhiozzi.

Qualcuno aveva chiamato il mio nome, ne ero sicura. Lo avevo sentito.

"Alexa! Calmati!"

Ancora. Quella stessa voce. Cercai di deglutire la saliva assente, mentre provavo a calmare i miei singhiozzi che, lentamente, uno dopo l'altro, scomparirono, lasciando dietro solo un respiro tremante.
Provai a rispondere a quella voce, ma quando aprii la bocca ne uscì solo un suono gutturale e strozzato, che riportò indietro i singhiozzi.

"Calma! Va tutto bene. Non agitarti. Sono qui, apri gli occhi!"

E quello che vidi fu ancora peggio di prima. Da quella stessa bocca che prima riusciva a malapena ad emettere anche un solo suono, uscii un urlo straziante, mentre le mani presero a strofinarsi sugli arti, nella speranza di spegnere quel fuoco vivo e ardente dal quale ero avvolta.

Non riuscivo a formulare una frase e non potevo far altro se non urlare.

"Calmati! Va tutto bene!"

Come poteva andare tutto bene?!

Alzai lo sguardo vitreo e intrinseco di terrore, incontrando quello di Kalin e solo allora capii di essere a casa sua. Al suo fianco, inginocchiato alla mia altezza con gli occhi sbarrati e zigzaganti su tutto il mio corpo, c'era Reuel.

"Cos-"

Avevo la voce roca e quasi irriconoscibile, mentre le fiamme continuavano ad avvolgermi e i singhiozzi non si fermavano.

"Sei morta."

A quelle parole il solo pensiero di fermare le lacrime divenne inimmaginabile. Reuel fulminò con lo sguardo il mezzo demone.

"Ma ora sei viva."

Aggiunse l'angelo creando solo più confusione, ma vedendo che le lacrime non si fermavano mi si avvicinò.

"Pecorella, è tutto ok."

E mi strinse in un confortevole abbraccio.

"Fermo! Il fuoco!"

Lo respinsi, ma l'angelo tornò ad abbracciarmi, accarezzandomi la testa per cercare di calmare i miei singhiozzi.

"È fuoco angelico. Non mi ferisce."

Rimanemmo in quella posizione, in silenzio, finché i singhiozzi, le lacrime e il fuoco non cessarono.

"Cosa è successo?" Chiesi infine quando fui finalmente tranquilla.

Kalin iniziò il discorso.

"Marlyon ti ha pugnalata, uccidendoti. Io ti ho portata fuori dal Sottomondo, ma ho notato che eri febbricitante, cosa strana per un...cadavere."

Disse l'ultima parola abbassando il tono di voce, poi continuò.

"Poi ho chiamato Reuel, nella speranza che potesse saperne qualcosa in più."

Qui il mezzo demone si interruppe, e fece proseguire l'angelo.

"Alexa, ricordi la collana?" Annuii, rigirandomi il ciondolo tra le dita.

"L'ambra ti ha salvata Alexa. Eri morta, ma sei rinata come una fenice dalle proprie ceneri. È questo il suo vero potere."

Presi delle grandi boccate d'aria, cercando di rimanere calma.

"Ma questa collana non funziona sempre. Ha una condizione per riportare in vita chi la possiede."

Ascoltavo un silenzio, aspettando che proseguisse.

"Devi avere del sangue angelico."

Rabbrividii.

"Stai dicendo che non sono umana?"

Reuel scosse la testa.

"Non per forza, ma non c'è dubbio che nelle tue vene scorra del sangue del Regno Celeste."

"Quindi sono un mezzo angelo? Come Leith e Kalin sono mezzi demoni?" Mi sforzai di capire.

"Circa." Annuì Reuel.

Improvvisamente mi venne una fitta al cuore.

"Dov'è Leith?"

Reuel guardò Kalin, che dopo aver sostenuto il suo sguardo per qualche secondo lo abbassò.

"Che è successo a Leith?!" Insistetti, mentre tutta la paura che avevo provato prima stava scomparendo.

Infine fu Kalin a prendere la parola.

"Dopo aver ucciso Camille, essersi trasformato in forma demoniaca e aver attaccato Marlyon, il consiglio degli Anziani ha deciso di punirlo..."

"Fai anche tu parte degli Anziani! Potevi opporti!"

Kalin scosse la testa.

"L'ho fatto, inizialmente, ma poi ho capito che non sarebbe servito a nulla. Uno contro nove, non fa testa."

Kalin aveva dipinta in volto una smorfia a metà tra il disgusto e il senso di colpa. Lui e Leith erano cari amici, capii come si stesse sentendo, realizzando quanto realmente avrebbe voluto salvarlo, e che sicuramente aveva provato di tutto, ma che purtroppo non era servito.

"Qual è stata la sentenza?" Gli chiesi con il cuore che mi rimbombava in petto.

"Legato alle Pietre Focaie." Disse Kalin con le sopracciglia corrugate, come se si sentisse colpevole.

"Per quanto tempo?"

Il mezzo demone scosse la testa.

Il mio sguardo si rabbuiò, perdendosi nel vuoto e le sopracciglia si corrucciarono in una smorfia di determinazione.

"No Alexa! È impossibile." Reuel capì le mie intenzioni e cercò di opporsi.

"Io devo salvarlo. Tornerò nel Sottomondo e-"

"Non puoi. Sei chiusa fuori." Intervenne Kalin.

"Hai natura angelica, il portale non ti lascerà passare." Mi accigliai.

"Ma ha funzionato in passato."

"Ma eri legata ad un mezzo demone con un contratto."

La ruga al centro della fronte divenne ancora più evidente.

"Lo sono ancora." Kalin scosse la testa.

"Nel momento in cui sei morta, il contratto è stato spezzato."

Sgranai gli occhi e con un gesto automatico mi portai la mano sulla clavicola.

"Il sigillo..." Iniziai.

"È scomparso." Concluse Kalin al mio posto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top