THE PIPER AT THE GATES OF DAWN
Jennifer entrò in cucina, si sedette davanti a Pamela e la fissò con un'espressione terribilmente seria che stonava con il suo volto paffuto, da adolescente, e con i capelli neri raccolti in due alte code ai lati della testa; Pam, sentendosi osservata, sollevò lo sguardo dalla rivista di giardinaggio, si tolse gli occhiali da lettura e sorrise alla figlia minore.
"Devi chiedermi qualcosa, tesoro?" conosceva benissimo i suoi polli: quando Jennifer aveva quell'espressione così seria, era perché stava per chiedere qualcosa.
Un prestito, di solito.
"Sì, si tratta di una questione della massima importanza. Un debito d'onore"
"Un debito d'onore? Addirittura?" chiese la donna con un'espressione divertita "ed in che cosa consiste questo debito d'onore?"
"Ieri io e Danny siamo andati a fare una passeggiata e, siccome camminare mette appetito, ci siamo fermati ad una bancarella ambulante che vendeva pesce e patatine fritte e... Credevo di avere con me dei soldi. Ero sicura di averceli. Ma quando è arrivato il momento di pagare, mi sono resa conto che non avevo neppure uno spicciolo con me! Ohh, mommi, è stato orribile! E Danny è stato così gentile da offrirmi lo spuntino pomeridiano senza battere ciglio! Sarei una persona spregevole se non ricambiassi il favore il prima possibile, non credi?"
"Sì, è vero... Ed io cosa dovrei fare?"
"Beh, ecco... Mi domandavo se potessi prestarmi qualche sterlina"
"Ma te le ho già prestate la scorsa settimana, Jennifer. Ricordi che ti avevo detto di averne cura? Non è colpa mia se le hai spese tutte in caramelle lo stesso giorno in cui te le ho date".
La ragazzina sollevò gli occhi al soffitto e buttò fuori l'aria dalla bocca.
"Mommi, tu non puoi capire! Quelle caramelle mi stavano chiamando dalla vetrina del negozio. Mi stavano pregando di essere comprate e mangiate"
"Ed infatti ci hai guadagnato un bel mal di pancia" commentò Pamela con una mezza risata, prima di tornare seria "no, Jennifer, non ti presterò altri soldi fino al prossimo mese. È ora che tu inizia a capire il valore del denaro"
"Ohh, ti prego, mommi!" esclamò Jen con un'espressione supplicante, congiungendo le mani davanti a sé "so benissimo di aver sbagliato la scorsa settimana, ma, per favore, ho davvero bisogno di un altro piccolo prestito per ripagare il debito che ho nei confronti di Danny! Ti giuro che non accadrà mai più, non sprecherò mai più i soldi che mi presterai"
"Mi hai già detto parole simili altre volte, ed è sempre finita allo stesso modo"
"Ho imparato la lezione. Te lo giuro, mommi, per favore! Non ti sto chiedendo il mondo, in fin dei conti. A scuola sono brava, a casa sono obbediente e ti aiuto sempre a preparare e sparecchiare la tavola"
"Sì, dopo molti solleciti"
"Eddai! Per favore, per favore, per favore! Non ti sei opposta al viaggio di Ginger, perché vuoi negare a me un piccolo prestito per una buona ragione? Ti rendi conto che da queste sterline potrebbe dipendere il futuro dell'amicizia mia e di Danny?".
Pamela rise di gusto davanti alle buffe suppliche della figlia adottiva; dubitava davvero che il futuro di un rapporto d'amicizia potesse essere messo in repentaglio da una porzione di pesce fritto e patatine, ma decise ugualmente di acconsentire alla richiesta di Jennifer: prese il portafoglio e le allungò un paio di banconote da cinque sterline.
"Tieni pure il resto, ma vedi di non sprecarle questa volta, perché per i prossimi due mesi non avrai nessun'altra mancia, d'accordo?"
"Grazie, mommi! Mi hai salvato letteralmente la vita!" la ragazzina scoccò un sonoro bacio sulla guancia destra della madre adottiva, prese le banconote, la giacca dell'uniforme scolastica e corse fuori casa "tornerò puntuale per l'ora di cena, vado a ripagare il mio debito con Danny!".
In realtà, non esisteva alcun debito d'onore.
La storia della bancarella che vendeva pesce e patatine fritte altro non era che una bugia che Jennifer aveva studiato per convincere Pamela a prestarle altre sterline, perché c'era una cosa che doveva assolutamente comprare.
Una cosa che doveva avere subito.
Jennifer uscì dal negozio con gli occhi lucidi e le guance rosse dall'eccitazione; in mano aveva un sacchetto marrone, quadrato, che stringeva con forza contro il petto, come se avesse paura che qualcuno potesse strapparglielo in qualunque momento.
Si precipitò a perdifiato lungo il viale, con le code che ondeggiavano sulle spalle, ma anziché tornare a casa, si fermò davanti ad una casetta a schiera di mattoni rossi; aprì il cancelletto socchiuso, raggiunse la porta, suonò il campanello e picchiò il pugno destro più volte contro il legno, per farsi aprire il prima possibile.
La porta venne aperta da un ragazzino paffuto, con i capelli castani e gli occhi scuri, coetaneo di Jen.
Daniel 'Danny' Jackson era originario di Montgomery, in Alabama, ma all'età di tre anni aveva abbandonato l'America insieme alla sua famiglia e si erano trasferiti in Inghilterra, a Londra, in cerca di fortuna; suo padre aveva aperto un negozio di alimentari nel quartiere in cui abitavano Richard, Ginger e Jennifer.
Daniel e Jennifer si erano conosciuti proprio nel negozio, si erano ritrovati a scuola nella stessa classe e da quel momento in poi erano diventati inseparabili.
Se Richard era il migliore amico e confidente di Ginger, Danny era l'equivalente per Jennifer.
"Jen, ma che fai? Sei matta? Vuoi buttare giù la porta?"
"Non avrei bussato così forte se mi avessi aperto subito"
"Ma non mi hai lasciato neppure il tempo di arrivare alla porta!"
"Dobbiamo stare qui tutto il giorno a discutere su chi ha ragione e chi ha torto?" sbuffò la ragazzina saltellando sul posto "fammi entrare, avanti. C'è una cosa che devo assolutamente provare e mi serve il tuo aiuto"
"Di che cosa si tratta?"
"Fammi entrare e te lo dico"
"Non è nulla di pericoloso, vero?" chiese Danny con uno sguardo preoccupato, abituato com'era alle strampalate richieste della migliore amica; più di una volta si era ritrovato nei guai dopo che Jennifer aveva pronunciato parole simili, assicurandogli che non doveva preoccuparsi di nulla e che non erano in procinto di fare nulla di pericoloso.
A otto anni, per assecondare Jennifer che voleva vedere da vicino una rondine imboccare i suoi piccolini, era caduto da un albero e si era fratturato il braccio sinistro.
Era stata un'esperienza orribile che ricordava ancora fin troppo bene.
Jen sbuffò di nuovo, sempre più spazientita.
"Non fare lo sciocco, avanti, quando mai ti ho costretto a fare qualcosa di pericoloso?"
"Potrei farti un elenco infinito di cose pericolose che mi hai costretto a fare" borbottò Daniel scostandosi dall'uscio ed invitando Jennifer ad entrare; lei si precipitò di corsa in salotto, senza togliersi le scarpe e la giacca della divisa scolastica, e si fermò davanti al giradischi che apparteneva al padre di Danny.
"Funziona, giusto?" domandò, indicando l'oggetto tenuto con cura sopra un mobiletto.
Negli occhi del ragazzino apparve uno sguardo allarmato.
"Sì, ovvio che funziona, perché me lo domandi?"
"Perché dobbiamo usarlo"
"Non credo sia possibile" rispose lentamente Danny, iniziando a sudare freddo "mio padre tiene molto al suo giradischi. Andrebbe fuori di testa se dovesse accadergli qualcosa di spiacevole, ed io finirei in punizione per il resto dei miei giorni"
"Tu lo sai usare?"
"Sì, ma..."
"E allora non accadrà nulla di brutto! Devo solo ascoltare una cosa, piacerà anche a te"
"Cosa sarebbe questa... Cosa?".
Jen tirò fuori dalla busta l'oggetto che aveva acquistato poco prima e lo mostrò a Danny con un sorriso trionfante.
"Il primo di una lunga serie di album della band in cui suona Rick!"
"Ohh!"
"È uscito ieri ed è già andato a ruba. Questa era l'ultima copia rimasta in negozio. Pensa se fossi entrata qualche minuto più tardi... Tu non sai nulla di questo disco, Danny. Mommi non sa che l'ho comprato e non deve saperlo, quindi fa attenzione a quello che dici davanti a lei. Per farmi prestare i soldi per comprarlo le ho raccontato che ero in debito con te per una porzione di pesce e patatine fritte"
"Ti sei inventata una bugia, coinvolgendo anche me, per comprare quel disco?"
"Sì, ma stiamo parlando di una piccola ed innocente bugia detta a fin di bene. Dai! Fai partire la prima canzone, avanti! Avanti! Avanti! Piacerà anche a te, ne sono più che sicura".
Con un sospiro rassegnato, Daniel sfilò il disco dalla custodia in cartone, lo posò sul giradischi e sistemò la puntina del piccolo braccio meccanico sul solco più esterno che corrispondeva alla prima canzone.
Jennifer si sdraiò sul divano mentre nell'aria riecheggiavano le prime note di See Emily Play.
Contemplò in silenzio la custodia dell'album: sul lato posteriore erano riportate, sottoforma di elenco, le tracce incise sui due lati del disco, su quello anteriore, invece, erano ritratti i quattro ragazzi che formavano il gruppo; Nick e Rick erano davanti, mentre Roger e Syd si trovavano in secondo piano, le figure di tutti e quattro erano moltiplicate e spezzettate, come viste attraverso la lente di un enorme caleidoscopio.
"Questa musica è strana. È completamente diversa da quella che di solito ascolta mio padre" commentò Danny, sedendosi ai piedi del divano sulla morbida moquette "chi è il cantante?"
"Lui" disse Jennifer, indicando Syd "è il ragazzo di Ginger. Lei si arrabbia sempre quando dico così, ma è la verità: stanno insieme da qualche mese e sono una coppia bellissima. Syd è un ragazzo davvero molto simpatico e gentile, sai? La prima volta che ci siamo visti mi ha lasciato toccare i suoi capelli"
"Gli hai chiesto se potevi toccargli i capelli?" chiese il ragazzino con un'espressione incredula "Jennifer, ma non si domandano queste cose"
"Perché? Mi sembrava che avesse dei ricci morbidissimi e volevo avere la prova concreta. E sai una cosa? Sono davvero morbidissimi... Ora che ci penso, quella è stata la prima ed unica volta che l'ho visto, spero che Ginger lo inviti ancora a casa nostra qualche volta"
"Comunque è bravo, ha una bella voce"
"Sono tutti bravi" lo corresse Jennifer "sai... Adesso Ginger è in vacanza con loro a Formentera, tornerà tra otto giorni... Ed io sono qui"
"Cavolo, Formentera? Davvero?" domandò Daniel, spalancando gli occhi scuri "dicono che sia un'isola bellissima. Chissà come si staranno divertendo!"
"Già" commentò la ragazzina con un sospiro; fissò di nuovo la copertina, concentrandosi su Roger: l'unico e vero motivo per cui aveva detto una bugia a Pamela al fine di avere i soldi per comprare 'The Piper at the Gates of Dawn' "chissà come si staranno divertendo".
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