THE BIG CHANCE (PARTE UNO)
1973, luglio.
La grande occasione di Jennifer si presentò, per puro caso, un lunedì pomeriggio di piena estate.
Ginger la chiamò perché aveva bisogno di un favore urgente: la sera precedente, lei, David ed i bambini avevano cenato da loro e Demi aveva accidentalmente rovesciato il succo di mela sulla tutina che indossava, costringendo la giovane a portarlo di sopra in bagno per ripulirlo, sostituendo i vestiti macchiati di succo con il cambio che portava sempre con sé per simili eventualità; per distrazione, mentre svuotava la borsa alla ricerca della tutina pulita, facendo attenzione che Demi non prendesse in mano la saponetta per sentire che sapore avesse, aveva tirato fuori una cartellina di fotografie sviluppate di recente, l'aveva posata sopra uno sgabello e l'aveva dimenticata là.
Ora, necessitava di avere al più presto quella cartellina di foto perché doveva scegliere le più belle da inserire nella campagna promozionale del prossimo concerto, che si sarebbe svolto proprio lì a Londra, il mese successivo.
"Prendi il pass che ho lasciato a te e mommi in caso di emergenza, porta la cartellina agli Studi e lasciala alla segretaria della reception. Fa in fretta, per favore. Ho poco tempo a mia disposizione e quelle fotografie mi servono il prima possibile" ripeté la rossa per l'ennesima volta al telefono, per far capire alla sorella minore che si trattava di una vera e propria emergenza.
"D'accordo. Prendo la macchina ed arrivo subito, ma non posso farlo finché continui a tenermi al telefono, Ginger"
"Cerca di arrivare il prima possibile, ma non correre per strada, Jen. E mi raccomando: lasciale alla reception"
"Sì, Ginger, ho capito... Ho capito... Tra poco sono lì" mormorò la giovane riagganciando; salì in bagno, recuperò la cartellina che giaceva ancora abbandonata sullo sgabello, prese il pass che Pamela custodiva nel secondo cassetto del suo comodino, lasciò un bigliettino sopra il tavolo della cucina (in caso Pam fosse rientrata con i due gnomi pestiferi prima del suo ritorno) e salì alla guida della macchina che possedeva da pochi mesi.
Quando varcò l'ingresso degli Studi di Abbey Road, venne colta da un giramento improvviso alla testa e strinse con più forza il pomello della porta: aveva fatto tutto così in fretta, perché Ginger aveva continuato a ripeterle che si trattava di una emergenza, che non si era resa conto di essere più vicina a Roger di quanto non lo fosse stata mai prima d'ora, perfino più vicina del giorno del matrimonio di Ginger e David.
Si trovava nello stesso edificio in cui si trovava anche lui.
Erano a pochi metri di distanza.
Poteva vederlo.
Finalmente poteva vederlo con i suoi stessi occhi.
Finalmente Roger Waters non sarebbe più stato un semplice volto che continuava a disegnare, un'immagine che ritagliava da un giornale, una fotografia scattata da sua sorella o una voce che ascoltava in camera sua sospirando; finalmente avrebbe assunto una forma concreta, reale e tangibile.
Finalmente, finalmente, finalmente il suo più grande sogno si stava realizzando.
E, in più, lui non era più sposato da un paio di mesi.
Finalmente aveva aperto gli occhi ed aveva divorziato da quell'oca starnazzante e senza cervello di Judith.
E, secondo i giornali, al momento era completamente libero.
Libero come l'aria.
Stringendo la cartellina di fotografie contro il proprio petto per allentare la tensione, e dopo aver preso un profondo respiro per calmarsi, Jennifer si avvicinò alla segretaria che stava compilando delle carte dietro il banco della reception; le mostrò il pass che aveva con sé, ma, anziché consegnarle il materiale come Ginger le aveva raccomandato più volte, le chiese quale fosse lo Studio Tre, spiegandole che doveva portare subito alla sorella maggiore, la signora Gilmour, la cartellina rigida.
"Infondo al corridoio a destra, ultima porta sulla sinistra" rispose la donna in tono piatto, senza sollevare gli occhi dalla pila di fogli che doveva ancora terminare di compilare: erano tutte fotocopie di permessi che dovevano essere riempiti e controllati con cura in vista del concerto che si sarebbe tenuto da lì ad un mese esatto.
Jen la ringraziò con un filo di voce e seguì le sue indicazioni: imboccò il corridoio a destra, lo percorse e si fermò dinanzi all'ultima porta a sinistra, su cui campeggiava un 'Tre' in ottone; allungò la mano destra, che tremava visibilmente e la strinse attorno al pomello.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
'Coraggio, Jen, il tuo momento è finalmente arrivato. Cerca di mantenere la calma e di non perdere la testa. Respira. Inspira. Respira. Inspira. Respira. Roger è proprio dentro questa stanza, è proprio dietro questa porta. Devi solo aprirla e finalmente lo vedrai... Mio dio, finalmente lo vedrai... Lo vedrai!'.
Jennifer girò il pomello verso destra, spalancò letteralmente la porta e davanti ai suoi occhi apparve lo Studio Tre.
Completamente vuoto.
I quattro ragazzi non c'erano, né tantomeno Ginger.
Il sorriso della ragazza si spense rapidamente, trasformandosi in una espressione di cocente delusione; i suoi occhi verdi vagarono per la stanza e si rianimarono, in piccola parte, quando si rese conto di essersi sbagliata, almeno a metà: sì, i quattro ragazzi non c'erano... Ma in compenso c'erano i loro effetti personali.
Ed i loro strumenti.
Con ogni probabilità, erano usciti per fare una breve pausa ed avevano lasciato ogni cosa lì dentro.
Jennifer entrò, socchiuse la porta e si avvicinò ad un appendiabiti; guardò gli indumenti che vi erano appesi ed il suo sguardo si soffermò su un lungo cappotto nero.
Era di Roger.
Ohh, sì, quel lungo cappotto nero era suo, ne era più che sicura.
Poteva appartenere solo a lui.
Lanciò una rapida occhiata in direzione della porta, per essere sicura che fosse ancora chiusa e che non stesse arrivando nessuno, e poi frugò all'interno delle tasche del cappotto maschile, perché doveva assolutamente essere sicura che quell'indumento appartenesse al giovane di cui si era perdutamente innamorata sei anni prima; la trovò quando le sue dita toccarono un piccolo oggetto spigoloso, dalla forma rettangolare, che si rivelò essere un pacchetto di sigarette.
Un pacchetto di Marlboro.
E Roger fumava solo quelle.
Prese il cappotto in mano, con mani tremanti, e non riuscì a resistere alla tentazione di appoggiare il naso alla stoffa e di prendere un profondo respiro: odorava di fumo e di qualcos'altro difficile da descrivere, probabilmente il profumo stesso della pelle di Roger.
Quello era il suo profumo.
Il profumo che per anni si era sempre immaginata, chiedendosi se prima o poi lo avrebbe mai sentito o se sarebbe sempre rimasto una vana illusione, una fantasia, un sogno da ragazzina, un punto di domanda che non avrebbe mai trovato risposta.
Jennifer indossò il lungo e largo indumento e sorrise tra sé e sé, ma quello non era l'unico oggetto personale che il giovane aveva momentaneamente abbandonato nella stanza; la giovane trattenne il respiro quando, voltandosi, vide uno dei suoi bassi.
E non uno qualsiasi.
Ma bensì il Fender Precision nero, il preferito di Roger.
Si avvicinò allo strumento, appoggiato ad un amplificatore, e lo osservò con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse; prese lo strumento in mano per poterlo guardare da più vicino, ed accarezzò le quattro corde con la mano destra.
Ne pizzicò una per essere certa che non si trattasse di un sogno, ma della solida realtà.
Il suono grave risuonò nel silenzio della stanza e si spense in un eco lontano.
No, non era un sogno.
Non stava sognando, era la realtà: si trovava davvero nello Studio Tre di Abbey Road, indossava davvero il cappotto di Roger, ed aveva davvero in mano il suo basso preferito, e da lì a pochi momenti lui...
"Jennifer! Che cosa diavolo ci fai qui dentro?".
Jen, colta alla sprovvista dalla voce di Ginger, sobbalzò e mollò d'istinto la presa sul basso.
Ginger riuscì ad afferrare lo strumento musicale prima che si schiantasse a terra e riportasse seri danni irreversibili.
"Mio dio, Jennifer, ho evitato per un soffio una tragedia! Hai la più pallida idea di quanto costi questo strumento? Ma si può sapere perché sei qui dentro? Cosa ci fai qui?" domandò la rossa in tono alterato, appoggiando lo strumento, con delicatezza, nell'esatto punto in cui la sorella minore lo aveva trovato; spalancò gli occhi quando si accorse del lungo cappotto che indossava "ma che... Ma quello è il cappotto di Roger? Ti sei messa addosso il suo cappotto?"
"Io..."
"Ti avevo detto di lasciare la cartellina alla reception! Si può sapere perché non mi hai ascoltata?"
"E tu credi che mi sarei lasciata scappare un'occasione simile per vedere Roger?"
"Ohh, mio dio, non ci posso credere! Levati immediatamente quel cappotto prima che ti veda lui o qualcun altro!".
Jennifer indietreggiò di un passo, stringendosi di più al lungo soprabito che indossava e che non era intenzionata a togliere, costringendo Ginger ad intervenire in prima persona: la rossa le strappò di dosso il cappotto, lo gettò sopra un tavolino ed afferrò la sorella minore per il braccio sinistro, trascinandola fuori in corridoio; Jennifer provò a ribellarsi e ad opporre resistenza con fermezza, si bloccò all'improvviso quando sentì delle risate provenire da un altro corridoio, seguite da due voci maschili.
Riconobbe la voce di Nick, benché lo avesse visto una sola volta in occasione del matrimonio di Ginger e David, e l'altra...
L'altra apparteneva a Roger.
"Ohh, mio dio! Quella era la voce di Roger? Quella era la sua voce, vero? Non provare a mentirmi, perché l'ho riconosciuta! Quella era la sua voce! Roger! Roger!"
"Smettila immediatamente! Sei ridicola!" Ginger trascinò con più forza Jennifer verso l'ingresso principale dell'edificio e la spinse fuori, intimandole di tornare subito a casa "vai via subito, e non credere che sia finita qui! Ne parleremo più tardi a casa! Sali in macchina e torna a casa!".
Le chiuse la porta in faccia, senza aspettare una risposta, per enfatizzare il concetto; tornò indietro nel corridoio ed incontrò Nick e Roger, che avevano udito il litigio, ma non erano arrivati in tempo per assistervi in prima persona.
"Che cosa è successo?" domandò Mason "con chi stavi discutendo?"
"Con nessuno" si affrettò a rispondere la giovane, ma Waters rincarò subito la dose.
"Stavi discutendo con una ragazza? Ho sentito qualcuno chiamarmi ad alta voce"
"Nessuno ti ha chiamato" tagliò corto Ginger, agitando la mano destra "semplicemente le tue manie di protagonismo ti creano visioni uditive: ora ti sembra di sentire gente che urla il tuo nome da qualunque parte!"
"Se lo dici tu... Io sono sicurissimo di quello che ho sentito..." commentò il bassista, scrollando le spalle, rientrando nello Studio Tre "ehi, si può sapere che cazzo è successo qui dentro?".
La rossa chiuse gli occhi: si era fregata da sola perché aveva scaraventato il cappotto di Roger sopra un tavolino, anziché riappenderlo sull'appendiabiti.
Ora, di sicuro, l'avrebbe sommersa di domande costringendola a raccontare la verità.
"Che succede, Rog?" chiese Nick, affacciandosi nella stanza.
"Qualcuno ha toccato il mio basso. Io non lo avevo posato lì prima di andare in mensa. Chi cazzo ha toccato il mio basso?".
"Si può sapere per quale motivo lo hai fatto? Si può sapere che cosa ti è preso? Ti avevo chiesto di lasciare la cartellina con le foto alla segretaria alla reception, non di entrare nello Studio e metterti a curiosare e toccare gli strumenti! Il pass che vi ho lasciato è per le emergenze, non per fare un giro turistico come e quando vi pare! Ti rendi conto che hai rischiato di mettermi in una bruttissima posizione? Pensa se al posto mio fosse entrato qualcun altro! Rispondi alla mia domanda e dimmi perché lo hai fatto!" Ginger sfogò tutta la propria rabbia nei confronti della sorella che se ne stava seduta sul divano, con il viso nascosto tra le mani; Pamela era seduta alla sua destra, e le stava accarezzando la schiena con la mano sinistra.
"Io non volevo fare niente di male" rispose Jen, da dietro i palmi, rifiutando il contatto visivo con la sorella maggiore, che si posizionò davanti a lei ed appoggiò le mani sui fianchi, in un atteggiamento minaccioso.
"Non volevi fare niente di male? Ohh, no, certo che no! Hai solo messo a repentaglio il mio lavoro!"
"Io volevo solo vedere Roger!" strillò Jennifer, sollevando finalmente il viso arrossato, rigato dalle lacrime, facendo esplodere definitivamente la rossa, stanca di quella storia assurda.
"La devi smettere, Jennifer, perché stai diventando davvero ridicola. Potevo capire questa tua ossessione quando eri solo una ragazzina di quattordici anni, ma adesso ne stai per compiere venti! Credo che sia arrivato il momento di lasciarsi alle spalle questa stupida infatuazione"
"Ma perché ti devi comportare in questo modo? Perché devi essere così crudele nei miei confronti quando si tratta di Roger solo perché tu non lo puoi sopportare? Non è giusto!"
"Io non sono crudele con te, proprio non riesci a capire che sto facendo tutto questo solo per proteggerti? In questi anni ti sei fatta un'idea di Waters che non corrisponde alla realtà, lo capisci? Finiresti solo col stare male per una persona che non se lo merita"
"Sei proprio insensibile, lo sai? Come fai ad essere così meschina nei suoi confronti, soprattutto dopo quello che ha passato negli ultimi mesi?" Jennifer rivolse a Ginger uno sguardo risentito, e la rossa rispose con uno esasperato.
Avrebbe voluto mettersi le mani nei capelli e strapparseli dall'esasperazione.
O strappare quelli di Jennifer, che si ostinava a non volere guardare in faccia la realtà.
"Mi dispiace per quello che ha passato e che sta ancora passando dopo la rottura con Judith, ma non basta questo a stravolgere completamente il mio giudizio nei suoi confronti. Lui si è sempre comportato male con me, fin dal principio, ed in diverse occasioni mi ha rivolto parole orribili che non dimenticherò mai perché non sono intenzionata a farlo"
"Io voglio solo incontrarlo, non ti sto chiedendo molto" disse la minore in tono supplichevole "il prossimo mese faranno un concerto a Londra, ed in quei giorni sarà anche il mio compleanno. Per favore, lasciami andare al concerto e fammi incontrare Roger. Anche solo per cinque minuti. Mi bastano cinque minuti in sua compagnia e ti prometto che poi non ti tormenterò mai più con lui. Per favore, ti prego! Non ti sto chiedendo nulla di così complicato! Sono sicura che puoi soddisfare la mia richiesta, se lo vuoi"
"Ma il punto della questione è che io non voglio farlo, perché non sono intenzionata a soddisfare la richiesta di una bambina capricciosa. Avrai quasi vent'anni, Jen, ma la tua testa è rimasta quella di una quattordicenne che corre appresso a sogni impossibili da realizzare" ribatté con durezza Ginger "ma cosa credi di ottenere? Si può sapere qual è il tuo scopo? Credi davvero che Roger s'innamorerà perdutamente di te non appena ti vedrà, e ti chiederà di rivederti? Pensi davvero che inizierete a frequentarvi, che vi sposerete e che avrete dei figli? Jennifer, apri le orecchie e ascolta con attenzione quello che sto per dirti: nulla di tutto questo accadrà mai, perché lui neppure guarda le ragazze come te. Tu sei invisibile ai suoi occhi e lo sarai sempre. Ecco qual è la verità!".
Jen spalancò la bocca, incredula e sconvolta dalle dure parole della sorella maggiore, e corse al piano di sopra con gli occhi colmi di lacrime traboccanti, rifugiandosi a piangere nella propria camera da letto, col viso premuto contro il cuscino.
Pamela rivolse uno sguardo contrariato a Ginger, e lei rispose inarcando il sopracciglio destro ed allargando le braccia.
"Che cosa c'è? Perché mi stai guardando in quel modo? Io... Io non ho detto nulla di male, sai benissimo che ho ragione. Non sono intenzionata ad alimentare in nessun modo l'insana ossessione che Jen nutre nei confronti di Roger"
"Non è una insana ossessione, Ginger, si tratta semplicemente di una cotta. Tua sorella ha una cotta, come accade a migliaia e migliaia di ragazze in tutti i Paesi del mondo. Anche tu le hai avute"
"Sì, ma io non ho mai avuto una cotta per un soggetto come Waters"
"Ginger, lo so che tu e quel ragazzo non andate d'accordo, ma dovresti imparare a rispettare di più il pensiero di tua sorella... E forse è anche arrivato il momento che tu esaudisca il suo desiderio più grande, dato che il prossimo concerto coincide quasi con il suo compleanno, non credi?".
La giovane guardò la madre adottiva come se fosse impazzita all'improvviso.
"Assolutamente no, non se ne parla nemmeno! Mommi, io non la tengo lontana da Waters per dispetto, ma perché voglio proteggerla... Non voglio vederla stare male per niente, ecco perché non voglio accontentare il suo desiderio. Sarei ben felice di farlo, ma le voglio troppo bene per vederla soffrire a causa di una persona come lui. Io non... Non credo affatto che possa essere una buona idea"
"Secondo me, invece, dovresti, Mary Jane. Lascia che Jennifer venga al concerto e lascia che incontri quel ragazzo, dato che lo desidera così ardentemente da sei anni. Falle il regalo che desidera di più al mondo per i suoi venti anni, tutto il resto dipenderà da lei. Non continuare a negarle questa possibilità. Stai sbagliando ad agire in questo modo".
Ginger rimase sconcertata di non avere la madre adottiva dalla propria parte, ma rimase ancora più sconcertata quando, una volta tornata a casa, dopo aver raccontato l'accaduto, scoprì che anche David era di parere completamente opposto al suo.
"Credo che Pamela abbia perfettamente ragione" commentò il chitarrista, mentre Demi si divertiva a giocare con i suoi capelli lunghi, che gli solleticavano il piccolo naso "accontenta Jennifer per il suo compleanno. Dà a lei ed ai suoi due migliori amici dei pass per il concerto e poi portala a parlare con Rog"
"Sai questo cosa significa? Significa che sarei costretta ad andare da Roger a confessargli che mia sorella è innamorata di lui da ben sei anni. Non farebbe altro che tormentarmi per il resto della mia vita"
"Pensavi che questo giorno non sarebbe mai arrivato?"
"Sinceramente? Sì, mi auguravo che non arrivasse mai"
"Qual è il problema? Perché non vuoi che Jennifer incontri Roger?"
"Andiamo, Dave... Sul serio? Sai meglio di me come è fatto" Ginger si lasciò cadere sul divano affianco al marito ed allungò una mano per accarezzare i ricci di Keith, che stava disegnando, sdraiato sulla moquette; adorava giocherellare con quei ricci fitti e ribelli, adorava tirarli e vederli riprendere la loro forma ondulata "si comporterebbe ancora di più da coglione nei suoi confronti solo perché si tratta di mia sorella. Sono due le opzioni: o ci proverebbe apposta con lei solo per fare un dispetto a me, o le spezzerebbe il cuore dimostrandosi l'essere arrogante e odioso che è"
"Ed in quel caso avrai risolto il problema, no? Jennifer smetterebbe di idolatrarlo e tu non avresti più nulla di cui preoccuparti" ribatté Gilmour, passando il braccio destro attorno alle spalle della giovane.
Lei sollevò il viso e guardò il marito negli occhi con un'espressione sorpresa.
"Lo sai che hai perfettamente ragione?" mormorò poi, sbattendo le palpebre.
Come aveva fatto a non pensarci prima?
Ginger aspettò l'occasione adatta per parlare con Roger, ed essa si presentò una settimana più tardi quando, girando per i corridoi degli Studi di Abbey Road, lo trovò da solo all'interno dello Studio Tre: David, Rick e Nick erano appena usciti per una pausa; lui non aveva ancora abbandonato la stanza perché non riusciva a trovare il pacchetto di Marlboro che aveva preso prima di uscire di casa quella mattina stessa, insieme alle chiavi della macchina.
Bussò sulla porta aperta per attirare la sua attenzione e si schiarì la gola.
Roger si voltò e le rivolse un'espressione perplessa.
"Se stai cercando tuo marito, lo trovi in mensa" disse, concentrandosi di nuovo sulla ricerca delle sigarette perdute.
Eppure era sicuro di averle prese prima di uscire di casa.
"Non sto cercando Dave... In effetti, sono qui perché stavo cercando proprio te".
Roger si voltò di nuovo, questa volta con un'espressione di pura sorpresa.
"Me? Stavi cercando proprio me? Ed a cosa devo questo grandissimo onore?" domandò con una punta di sarcasmo nella voce, sollevando entrambe le sopracciglia ed appoggiando la mano destra sul petto, all'altezza del cuore; Ginger ignorò la provocazione e si schiarì di nuovo la voce.
"Perché ho bisogno di parlarti con una certa urgenza... In privato. Si tratta di una questione abbastanza... Delicata e personale" la rossa frugò all'interno della borsa e tirò fuori un pacchetto nuovo, ancora avvolto nella carta trasparente, di Marlboro ed uno di fiammiferi "per vincere la tua riluttanza, come piccolo incentivo... Allora, possiamo andare a parlare in un luogo privato, per favore?".
Waters guardò prima il viso della ragazza, poi le sigarette ed infine indossò il cappotto con un sospiro.
"Questa è la tua giornata fortunata, non riesco più a trovare il pacchetto di sigarette che ho preso da casa questa mattina... Eppure sono sicuro che..." il bassista lasciò la frase in sospeso e scosse la testa, prese il pacchetto di Marlboro e quello di fiammiferi senza ringraziare Ginger, ed uscì dall'edificio insieme a lei; una volta fuori, girarono l'angolo destro della struttura, allontanandosi da qualunque possibile paio di orecchie indiscrete.
Roger si portò una sigaretta alle labbra, l'accese, aspirò una boccata di fumo e, dopo averlo soffiato fuori, chiese a Ginger quale fosse l'argomento privato di cui voleva parlargli con così tanta fretta.
"Non mi dire che mi hai trascinato qui per confessarmi di essere innamorata di me da sempre e che, ormai, sei arrivata ad un punto in cui non riesci più a convivere con questo segreto" disse lui, con un sorriso ironico che irritò ulteriormente la rossa.
Non solo non l'aveva ringraziata per le sigarette ed i fiammiferi (soprattutto sapendo qual'era il suo personale pensiero riguardo il fumo ed i fumatori incalliti), ma ora la stava spudoratamente prendendo per il culo con le sue battutine insopportabili.
"Non preoccuparti, perché questo non accadrà mai, non potrei innamorarmi di te neppure se fossimo gli unici due esseri umani rimasti sulla faccia della Terra. Quello di cui ti devo parlare riguarda... Riguarda mia sorella"
"Hai una sorella?" domandò Roger, sorpreso "non sapevo avessi una sorella"
"Sì, si chiama Jennifer ed è più piccola di me, ma non è questo il punto... Lei, ecco... Il mese prossimo compie vent'anni e... Come regalo di compleanno vorrebbe assistere al vostro concerto... Quindi... Pensavo di procurare dei pass per lei e per i suoi migliori amici, così avranno un posto riservato in prima fila... Lei è una vostra fan da diverso tempo"
"Tua sorella ha ottimi gusti"
"Sì, ha davvero ottimi gusti... E... Non assisteranno solo al concerto in prima fila... Essendo il suo compleanno, vorrei che... Vorrei che partecipassero al party privato che faremo dopo la vostra esibizione"
"Non capisco perché stai dicendo tutto questo a me. Io cosa c'entro?"
"È proprio qui che entri in scena tu" mormorò la ragazza con una smorfia: il fatidico momento era arrivato, purtroppo, e non si sentiva affatto pronta "Jennifer... Ecco... Non so come spiegartelo... Jennifer stravede per te, e vorrebbe incontrarti".
Ginger parlò in fretta, buttando fuori le parole velocemente e senza riprendere fiato, con la speranza che Roger non capisse la richiesta che gli aveva fatto; invece, non solo riuscì a comprendere ugualmente ogni singola parola, ma la sbeffeggiò chiedendole di ripetere un'altra volta ciò che aveva detto, scandendo con più lentezza parola dopo parola.
"Mia sorella vorrebbe incontrarti"
"E perché vorrebbe farlo?"
"Perché stravede per te"
"Perché...? Non ho capito, dillo un'altra volta ancora"
"Perché stravede per te" ripeté per la terza volta Ginger, a denti stretti; sulle labbra di Waters si delineò un sorriso soddisfatto che la rossa avrebbe cancellato volentieri con uno schiaffo, o un pugno o un calcio al basso inguine.
O con tutti e tre insieme, nell'indecisione generale.
"Ahh, ma guarda un po'... Questo sì che è un risvolto davvero interessante" commentò poi, continuando a sorridere, portandosi la sigaretta alle labbra carnose "tu mi odi profondamente, mentre tua sorella mi adora... Scommetto che questa cosa ti fa rodere il fegato, vero? Scommetto che non riesci a sopportarlo"
"Ciò che penso io al momento non ha nessuna importanza, perché qui non stiamo parlando di me, ma di mia sorella. Jennifer stravede per te, purtroppo, e vorrebbe incontrarti. Non ti chiedo di trascorrere l'intero party in sua compagnia, ma ti sarei grado se le rivolgessi la parola per pochi minuti e se ti sforzassi di essere gentile nei suoi confronti. Falle gli auguri, firmale un autografo, chiedile se il concerto le è piaciuto e dille di godersi la festa: non devi fare altro che questo per renderla la persona più felice della Terra. Ti prego" Ginger si fermò un attimo: mio dio, lo stava davvero pregando? Sì, lo stava davvero pregando, per Jen "Jennifer è una bravissima ragazza, anche se ci sono momenti in cui sembra che il suo unico scopo sia farmi uscire completamente di testa, desidera da tanto tempo vedere un vostro concerto ed incontrare te. Ti prego, ti prego, te lo sto chiedendo per favore, accontentala e non fare lo stronzo. Tengo tantissimo a lei e non potrei mai sopportare di vederla soffrire... Soprattutto per colpa di un ragazzo".
Il bassista socchiuse gli occhi azzurri e fissò il parcheggio con uno sguardo pensieroso, aspirando le ultime boccate di fumo; lasciò cadere il mozzicone a terra e lo schiacciò con la suola della scarpa destra, irritando ulteriormente la giovane perché a poca distanza da loro c'era un cestino.
"Puoi stare tranquilla, accontenterò il desiderio di tua sorella"
"Sul serio?" Ginger non poteva credere alle sue orecchie, si aspettava tutt'altra risposta come, ad esempio, un secco 'no' di ripicca, solo per il gusto di farle un dispetto "sei serio o ti stai prendendo gioco di me?"
"No, sono serio" confermò lui, con un'espressione che era lo specchio delle sue parole "che tu ci creda o no, mia madre ha insegnato sia a me che a mio fratello la buona educazione... E poi, lo hai detto tu stessa che stiamo parlando di tua sorella e non di te, quindi non vedo un valido motivo per cui dovrei comportarmi da bastardo"
"Io non... Non so cosa dire"
"Puoi semplicemente ringraziarmi e dire che sei in enorme debito nei miei confronti"
"Debito? Debito? Io non ho alcun debito nei tuoi confronti, casomai è il contrario vista l'orribile notte che hai fatto trascorrere a me ed a tutti gli altri in Italia! E non me ne frega nulla se sono passati due anni da quell'episodio: dovrai andare avanti ancora per un bel po' prima di farti perdonare del tutto per la cazzata che hai commesso... Perché quella è stata davvero una grandissima cazzata che avresti potuto risparmiarti"
"Allora con questo siamo pari, dato che ti sto facendo un enorme favore" Waters prese un'altra sigaretta dal pacchetto e l'accese con aria pensierosa "Ginger, come vanno le cose tra te e David?".
La giovane corrucciò le sopracciglia: la domanda del bassista l'aveva colta del tutto impreparata.
"Che vuoi dire, scusa?"
"Il vostro matrimonio... Come procede?"
"Bene" rispose lei, senza esitare "a volte discutiamo, ma è normale all'interno di una coppia. Non si può essere sempre felici e sorridenti ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette"
"E non hai notato alcun cambiamento in lui?"
"Nell'ultimo periodo mi sembra un po' assente, ma immagino che abbia a che fare con i vostri numerosi impegni, ma... Ma si può sapere perché mi stai facendo tutte queste domande? Perché, all'improvviso, t'interessa così tanto il mio matrimonio? Se devi dirmi qualcosa, dilla e basta, senza tanti inutili giri di parole"
"David non è così perfetto come tu credi"
"Che vuoi dire? Continuo a non capire"
"Lui ti tradisce".
Le parole di Roger riecheggiarono nell'aria e si spensero nel silenzio più assoluto; in lontananza, sentirono entrambi una macchina passare per strada con i finestrini per metà abbassati e la radio accesa a tutto volume: la stazione in cui era sintonizzata stava trasmettendo i versi finali di Brain Damage, la canzone che, mesi prima, aveva provocato l'ennesimo litigio tra i due perché parlava spudoratamente di Syd.
Roger non aveva neppure provato a camuffare i riferimenti a lui nel testo: erano chiari e limpidi come l'acqua di un laghetto di montagna.
Entrambi sentirono la musica, ma nessuno vi prestò veramente attenzione.
"Cosa significa che lui mi tradisce?" domandò Ginger, spezzando la sinistra quiete che era scesa tra loro due.
"Significa che in America ci ha tirato pacco perché doveva incontrarsi con una ragazza che aveva conosciuto la notte precedente, dopo la nostra ultima esibizione a Philadelphia" spiegò il bassista, iniziando a fumare la seconda Marlboro e guardando la rossa negli occhi con uno sguardo serio e senza alcuna traccia di sarcasmo nella voce "ricordi il giorno in cui ti ho detto che tra me e Judith era tutto finito? Quando sono uscito a fumare, ho ascoltato per caso una conversazione tra David e Rick, e l'ho sentito svuotare il sacco su ogni singola cosa: ha conosciuto una ragazza, ci è andato a letto ed hanno intrapreso una relazione a distanza. Continua a pensare a lei e nutre parecchi dubbi riguardo al vostro matrimonio".
La rossa rimase di nuovo in silenzio per diverso tempo.
"Mio dio..." mormorò alla fine, scuotendo la testa e coprendosi la bocca con la mano destra "mio dio, non posso davvero crederci!"
"Immagino quello che stai pensando ora, ma..."
"Non posso davvero credere a quali livelli di bassezza può arrivare la meschinità umana! Mi fai davvero schifo!".
Roger sgranò gli occhi, e la sigaretta che aveva tra le labbra scivolò a terra sulla strada lastricata.
Aveva sentito bene?
Ginger gli aveva appena dato del meschino e dello schifoso?
"Stai dicendo questo a me? Forse ti è sfuggito qualche passaggio di ciò che ho appena detto: Ho detto che..."
"Ho capito benissimo quello che hai detto e non c'è alcun bisogno che tu lo ripeta. Pensi che non sappia quello che stai cercando di fare? Pensi che non lo abbia capito o che sia così sprovveduta?"
"Adesso sono io che non riesco a seguirti"
"Tu non puoi sopportare il fatto che il tuo matrimonio sia andato a rotoli, e vuoi rovinare anche il mio!"
"Ma cosa... Ma sei impazzita all'improvviso? Che cazzo stai dicendo?"
"La verità! Tu non hai mai sopportato la mia relazione con David, proprio come non hai mai sopportato quella che ho avuto con Syd, ecco perché non sei venuto al nostro matrimonio e non ti sei neanche degnato di rispondere all'invito che avevamo mandato a te e Judith. Ed ora che tra voi due è finita per sempre, riesci ancora meno a sopportare il fatto che noi due siamo felici e che siamo riusciti a costruirci una bellissima famiglia, e vuoi rovinare tutto... Solo per ripicca! Solo per una stupida ripicca personale! Tu sei profondamente invidioso di David perché lui ha quello che tu vorresti avere!"
"Ohh, mio dio, ma allora sei davvero impazzita all'improvviso! Tu non hai capito assolutamente nulla! Non si tratta di una stupida questione di invidia: io non sono invidioso di lui, e tantomeno non mi sono inventato nulla di quello che ti ho raccontato! David ti ha tradita e continua a farlo tutt'ora con una ragazza che abita a Philadelphia! Posso dirti anche il suo nome: Virginia"
"Tu non riesci a superare il fatto che Judith ha avuto un amante alle tue spalle per mesi, ed adesso ti sei messo in testa che debba essere lo stesso anche per Dave! Mio dio, fortuna che conosco bene mio marito, altrimenti avrei rischiato di credere alle tue cazzate"
"Ginger, non sto dicendo cazzate! Ho sentito tutto con le mie orecchie!"
"Stammi lontano, Waters, o giuro che questa volta nessuno ti salverà da un calcio alle parti basse, così almeno dopo avrai un valido motivo per dire che non vuoi diventare padre!" gridò la giovane, puntandogli contro l'indice destro per intimargli di non avvicinarci; rientrò sbattendo con forza la porta, agitata a causa della discussione con il bassista, che era rimasto all'esterno, e raggiunse gli altri tre ragazzi che stavano ancora chiacchierando e mangiando in mensa, radunati attorno allo stesso tavolino.
Ginger chiuse la porta e si appoggiò ad essa per prendere un profondo respiro e calmarsi.
Non poteva credere alla faccia tosta che aveva avuto Waters!
"Ginger, stai bene?" le chiese David, notando il turbamento che traspariva dall'espressione sul suo viso, e lei lo guardò negli occhi: gli stessi occhi azzurri, ridenti e bellissimi che tre anni prima l'avevano fatta capitolare e l'avevano spinta ad accettare una richiesta di matrimonio dopo neppure un anno di frequentazione.
No, si disse, le parole di Roger erano solo un'enorme cazzata che si era inventato perché non riusciva ad accettare il fatto che la propria vita stesse andando a rotoli.
David, il suo David, non le avrebbe mai giocato un tiro così meschino.
Lui non era quel genere di uomo.
"Sì" mormorò, rassicurandolo con un sorriso "sto bene. Ho solo avuto un cerchio alla testa perché non ho ancora messo nulla sotto i denti".
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