STAIRS (PARTE DUE)


Ginger passò le braccia attorno al collo di Roger, le gambe attorno ai suoi fianchi magri e stretti, e si strinse a lui con tutta la forza che aveva in corpo; quando sentì le dita lunghe, affusolate e piene di anelli di metallo del bassista sotto le cosce, s'irrigidì istintivamente e scalciò col piede sinistro, ancora provvisto di calzino e scarpa.

"Non toccarmi il culo" ringhiò a denti stretti, serrando la mano destra attorno ad una ciocca di capelli castani "o giuro che ti strappo i capelli uno ad uno"

"Non ho alcuna intenzione di toccarti il culo, credimi" ribatté stizzito il ragazzo "ma in qualche modo devo sorreggerti, altrimenti finirai per scivolare dopo appena due passi. Ora: o molli i miei capelli o io mollo te, e posso assicurarti che non sto scherzando".

Ginger era certa che Roger non stesse affatto scherzando e che quella fosse una vera minaccia, e così si ritrovò costretta a mollare la presa sulla ciocca di capelli ed a stringere quella attorno al collo, per non rischiare di cadere per la terza volta e procurarsi qualche frattura in più: aveva già una caviglia slogata e diverse escoriazioni su tutto il corpo, non ci teneva a finire la giornata con un polso rotto, con una frattura scomposta o con un paio di costole incrinate.

Roger s'incamminò in completo silenzio in direzione dell'ospedale, con Ginger altrettanto muta incollata alla sua schiena; alcuni passanti si voltarono a guardarli incuriositi o sconcertati.

La giovane vide una signora anziana scuotere la testa con una smorfia sdegnosa impressa sulle labbra dipinte di rosso, e si chiese come dovevano apparire agli occhi della gente attorno a loro: un ragazzo alto, magrissimo, con un viso dai tratti equini che portava sulla schiena una ragazza scompigliata, con il viso pieno di graffi, con una caviglia visibilmente gonfia e dolorante ed un piede sprovvisto di calzino e scarpa.

Probabilmente la signora anziana aveva scosso la testa perché li aveva scambiati per due tossicodipendenti strafatti, e la giovane si ritrovò a pensare che, in effetti, davano proprio l'impressione di esserlo.

Ma solo perché tutti quegli sconosciuti non conoscevano i retroscena dell'orribile giornata che aveva avuto e che stava ancora avendo.

Certo, i quattro ragazzi non erano degli stinchi di santo.

Nelle settimane trascorse in loro compagnia, Ginger aveva visto girare qualche canna, ma dopotutto chi non la fumava a volte? O chi (ad eccezione di lei) non aveva mai provato a fare almeno un tiro di spinello?

Ma tutto iniziava e finiva lì, con un po' di erba per rilassare e distendere il sistema nervoso.

Tutte le altre schifezze non facevano parte del loro mondo.

Una volta raggiunto l'ospedale, ed aver parlato per qualche minuto con la ragazza della reception, a Ginger e Roger non rimase altro da fare che occupare due sedie della sala d'attesa e sperare che il loro turno arrivasse il prima possibile.

"Devo avvisare mommi" disse la ragazza, voltandosi a guardare Roger, seduto alla sua sinistra "o finirà per preoccuparsi. Le avevo detto che sarei rientrata nel pomeriggio, e se non dovesse trovarmi a casa quando tornerà dal negozio... Non voglio neppure pensare a come reagirà"

"Ed io ti ripeto, per l'ennesima volta, che ho pochi spiccioli con me e non voglio sprecarli per una chiamata che potrebbe andare a vuoto"

"Lo sai che sei proprio un essere impossibile? La tua unica preoccupazione sono quei maledetti spiccioli che hai con te? Possibile che tu non riesca proprio a pensare ad altro? Non mi hai chiesto come sto, non mi hai chiesto se mi fa male da qualche altra parte, non mi hai chiesto se ho bisogno di tenere la gamba sollevata per alleviare il gonfiore e non mi hai neppure chiesto se ho bisogno di bere dell'acqua fresca! Non mi hai chiesto niente di tutto ciò perché la tua unica preoccupazione sono quei fottuti spiccioli che bastano per una fottuta chiamata"

"In verità, la mia più grande preoccupazione ruota attorno all'esibizione ed all'intervista che abbiamo questa sera" rispose, risentito, Waters "perché proprio oggi Syd ha deciso di andare a Cambridge a passare qualche ora con la sua famiglia e perché proprio oggi tu hai deciso di scendere quelle maledette scale senza appoggiarti al corrimano, nonostante tutti noi abbiamo ripetuto più e più volte quanto possano essere bastardi quegli scalini a causa della muffa. L'ultima volta che Syd è stato a Cambridge ha perso la cognizione del tempo insieme all'ultimo treno per Londra e, conoscendolo, ci sono tutti i presupposti perché accada ancora, mentre noi due siamo bloccati nella sala d'attesa di un maledetto ospedale e non sappiamo tra quanto arriverà il nostro turno... E gli spiccioli mi servono per mettere benzina nel serbatoio del furgoncino, altrimenti rischia di lasciarci davvero a piedi questa sera. Ecco perché sono così riluttante a spenderli per una chiamata che potrebbe andare a vuoto"

"E tu credi davvero che io abbia fatto apposta a cadere da quelle scale solo per fare un dispetto a te? O che mi diverta ad avere una caviglia rotta e gonfia? Stai insinuando questo?"

"No, sto solo dicendo che l'esibizione e l'intervista che dobbiamo fare questa sera sono importantissime perché appariremo in TV, e non possiamo permetterci disguidi dell'ultimo minuto perché occasioni come questa non capitano con tanta facilità. Io ci sto mettendo l'anima in questo progetto, non voglio vederlo sfumare per sempre per colpa di una fottuta caviglia slogata o di un fottuto treno perso. Non lo accetto. E ora..." il giovane si alzò, prese un pacchetto di sigarette dalla giacca e se ne portò una da accendere alle labbra "vado fuori a prendere una boccata d'aria. Ho bisogno di fare un paio di tiri"

"Se continui a fumare così tanto, ti ritroverai i polmoni distrutti molto prima di compiere trent'anni" disse ad alta voce Ginger, per essere sentita dal giovane che si stava allontanando; lui ignorò l'avvertimento e, quando scomparve al di là della porta d'ingresso del pronto soccorso, la ragazza scosse la testa e si lasciò andare ad un commento tutt'altro che lusinghiero nei confronti del bassista "idiota del cazzo".

Se prima provava dell'antipatia nei confronti di Roger, ora, dopo la disavventura che loro malgrado erano costretti a condividere, quel sentimento si era trasformato in vero e proprio odio.

Non capiva perché doveva essere così freddo, così acido e così stronzo nei suoi confronti.

Sì, aveva ragione quando diceva che avrebbe dovuto fare più attenzione a scendere le scale e che era stata messa in guardia più volte nei confronti degli scalini scivolosi... Ma no, non aveva fatto apposta a cadere rovinosamente a terra e ferirsi al piede destro.

E non ci teneva a rovinare un'occasione così importante per il gruppo.

Era la prima a desiderare che Rick, Syd, Nick e perfino Roger riuscissero a farsi strada nel panorama della musica inglese, raggiungendo traguardi sempre più alti; erano bravi, erano innovativi e si spingevano laddove nessuno prima d'ora aveva mai osato arrivare.

Sperimentavano musica nuova, totalmente rivoluzionaria.

Ogni esibizione dal vivo era uno spettacolo unico, perché variava sempre dalla precedente, perché i quattro ragazzi amavano improvvisare accorciando o allungando i pezzi che facevano parte del loro repertorio personale.

Erano riusciti a firmare un contratto con la EMI, avevano in progetto il loro primo disco da pubblicare per l'estate.

Quindi sì, meritavano di arrivare al successo ed ormai era a portata di mano: potevano quasi sfiorarlo con la punta delle dita.

Non se lo sarebbe mai perdonata se quel sogno fosse stato infranto per causa sua, no.

Però, maledizione, non aveva fatto apposta a perdere l'equilibrio su quel maledetto scalino!

Roger avrebbe dovuto capire che si era trattato di un incidente, di una fatalità che si era verificata nel momento peggiore; invece, anziché mostrarsi comprensivo, dispiaciuto ed ottimista, non aveva perso un solo secondo di tempo per puntarle il dito contro e per inferire, rigirando il coltello nella piaga.

Il diretto interessato rientrò in sala d'attesa dopo aver fumato quattro Marlboro, una dietro l'altra, consumandole in poche boccate; prima di tornare da Ginger, però, si fermò al distributore di acqua e riempì due bicchieri di plastica.

"Ti ho portato questo" disse sedendosi di nuovo alla sinistra della giovane, porgendole un bicchiere "hai sete?".

Ginger accettò l'offerta, ma rivolse a Waters una smorfia di disgusto.

"Puzzi terribilmente di fumo" commentò, spostandosi di qualche centimetro verso la sedia vuota alla sua destra "comunque... Grazie"

"Questa è la prima parola gentile che ti sento dire nell'arco della giornata"

"Io, invece, non ne ho ancora sentita una uscire dalla tua bocca"

"Dimentichi la parte in cui ti ho soccorsa, quella in cui ti ho portata sulla mia schiena fino all'ospedale e quella in cui ti ho offerto un bicchiere d'acqua? Tralasciando il fatto che sono ancora qui con te, in attesa che arrivi il tuo turno?"

"Tu hai uno strano concetto di gentilezza" la giovane mandò giù un sorso d'acqua per rinfrescarsi la gola, guardò il bassista e richiamò la sua attenzione chiamandolo per nome "Roger?".

Roger si girò verso Ginger.

Gli occhi azzurri, nascosti in parte dalla lunga frangia, la fissavano in attesa che parlasse.

La rossa pensò ancora una volta che quelle iridi chiare erano l'unica bellezza che il bassista possedeva, e che avrebbe dovuto fare qualcosa per valorizzarle, anziché segregarle dietro una tendina di capelli castani e ondulati.

"Devi dirmi qualcosa?" chiese infine lui, iniziando a spazientirsi per il lungo silenzio.

Ginger decise di parlare prima di avere un ripensamento dell'ultimo secondo.

"Credo di doverti delle scuse"

"Credi di dovermi delle scuse per il modo orribile in cui mi hai trattato, dopo che io ti ho offerto il mio aiuto?"

"No, non sto parlando di oggi. Mi sto riferendo alla sera in cui vi siete fermati a casa mia" la ragazza si morse il labbro inferiore; non era più sicura che fosse una buona idea rivangare quell'episodio, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro "ti chiedo scusa per la mia battuta fuori luogo. Syd mi ha spiegato quello che è successo a tuo padre e... Mi dispiace tantissimo. Se lo avessi saputo prima, non avrei mai detto nulla di simile, e se... E se posso darti un consiglio, a volte fa bene parlare di qualcosa che ci fa ancora male, anche a tanto tempo di distanza. È meglio sfogare il dolore, piuttosto che soffocarlo dentro di sé".

Roger non rispose.

Abbassò il viso e gli occhi scomparvero definitivamente dietro la frangia.

Iniziò a giocherellare con uno dei tanti anelli che indossava, ostinandosi a non rivolgere la parola a Ginger e lei si chiese se, forse, non aveva osato troppo a parlare di quell'argomento ed a dare un consiglio così intimo ad una persona con cui non aveva nessun tipo di rapporto, tantomeno un'amicizia.

"Syd ti ha detto questo" mormorò dopo qualche minuto, sollevando di nuovo il viso, scostando i ciuffi di capelli dagli occhi "e quando avete parlato tu e Syd?"

"Un po'. Quella sera. Mi ha aiutata a sparecchiare la tavola mentre voi dormivate in salotto"

"E cosa ci facevi oggi nel nostro condominio?"

"Volevo mostrarvi alcune foto che ho sviluppato"

"Ma oggi non dovevamo fare nessuna prova nel seminterrato" osservò il bassista, socchiudendo gli occhi "posso vedere le foto?".

Ginger distorse le labbra in una smorfia: le parole di Roger apparivano più simili ad un ordine malcelato che ad una richiesta; appoggiò la mano destra sulla cartellina che aveva portato con sé da casa e l'allontanò dalla portata del giovane.

"No, non ora"

"Perché? Se sono foto del gruppo, ho tutto il diritto di vederle"

"Ho detto non ora" la ragazza provò ad allontanare la cartellina ancora di più, ma fu tutto inutile: Waters riuscì ad impadronirsene allungando il braccio sinistro con uno scatto fulmineo, approfittandone della caviglia rotta che impediva la maggior parte dei movimenti a Ginger.

L'aprì ed iniziò a sfogliare rapidamente le numerose foto: tutte ritraevano solo Syd, e la maggior parte lo ritraevano in contesti ben lontani dalle esibizioni in giro per i locali inglesi o all'UFO club.

Erano scatti rubati, che la giovane aveva fatto nel corso dei lunghissimi e numerosi viaggi da un locale all'altro: in alcune foto Syd stava fumando una sigaretta, in altre era impegnato ad accordare la chitarra, in altre ancora rideva per una battuta di Nick dentro il loro furgoncino sgangherato; in una, addirittura, stava mangiando delle patatine dal famoso cartoccio che a volte compravano e dividevano in cinque.

"Ecco perché ero contrario alla proposta di Rick: una ragazza che lavora per un gruppo porta sempre scompiglio. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa di simile"

"Non stiamo facendo nulla di male" provò a difendersi Ginger, ma Roger, ancora una volta, ignorò apertamente le sue parole.

"Sai perché Syd si è trasferito da Cambridge a Londra? Desiderava cambiare scuola, ma voleva anche dimenticare una storia d'amore finita da poco. Stava con una ragazza di nome Libby, la loro relazione ha avuto molti alti e bassi, e molti tradimenti. Syd ha sofferto molto per suo padre e ha sofferto molto per quella ragazza... Non voglio che accada ancora"

"Io non ho alcuna intenzione di farlo soffrire"

"Tu non immagini neppure quanto lui sia fragile".

La giovane era pronta a ribattere a tono, ma una infermiera glielo impedì chiamando il suo nome e cognome perché era finalmente arrivato il suo turno di essere visitata.



Roger accompagnò Ginger a casa, l'aiutò a sedersi sul divanetto a dondolo posizionato sotto il portico, a destra della porta d'ingresso, e poi se ne andò senza dire una sola parola; nel momento in cui arrivò in fondo al marciapiede e girò l'angolo a sinistra, dalla parte opposta apparve Jennifer, di ritorno da un altro pomeriggio trascorso in biblioteca con i suoi migliori amici.

La ragazzina entrò dal cancelletto, salì i scalini del portico... E sgranò gli occhi verdi alla vista della caviglia ingessata della sorella maggiore.

"Che cosa ti è successo?" domandò incredula; Ginger prese un profondo respiro, riassunse brevemente la giornata da incubo che per fortuna si era lasciata alle spalle e Jennifer si girò in direzione della strada "è già andato via l'amico di Rick?"

"Sì, grazie al cielo"

"Cavolo!"

"Non ti sei persa assolutamente nulla" ribatté la rossa in tono scontroso "assolutamente nulla. Ti auguro di non avere mai nulla a che fare con una persona simile in tutta la tua vita"

"Però non è giusto" borbottò Jennifer con lo sguardo corrucciato ancora rivolto verso la strada "mi piacerebbe tanto conoscere gli amici di Rick. Se non riesco neppure ad incontrarli, come farò un giorno a dire che conosco degli artisti famosi?".



L'ardente desiderio di Jennifer venne in parte realizzato appena qualche ora più tardi, quando Syd si presentò per una rapida visita a Ginger prima di recarsi agli studi della BBC per l'esibizione e l'intervista.

Jen rimase incantata dinanzi alla bellezza fisica di Syd e, come tante altre ragazze, avvertì il desiderio di toccare con mano i soffici ricci neri che gl'incorniciavano il viso.

A Barrett non sfuggì il modo intenso con cui la più piccola lo stava fissando, e le rivolse un sorriso gentile.

"Tu devi essere Jennifer, vero? Ginger mi ha parlato di te"

"Posso toccarti i capelli?"

"Jennifer!" esclamò Pamela, socchiudendo le labbra "ma ti sembrano domande da fare?"

"Ma, mommi!" protestò vivamente la ragazzina "non ho detto nulla di offensivo, gli ho solo rivolto un complimento! Ha dei capelli bellissimi, e mi piacerebbe..."

"Jennifer, non dire stupidaggini ed accompagna Syd al piano di sopra da Ginger, per favore".

Jen sbuffò, lanciò un'occhiata al soffitto e poi guidò Barrett al piano superiore dell'abitazione.

"Se vuoi puoi farlo" sussurrò lui, quando si fermarono davanti alla porta della stanza che le due sorelle condividevano.

"Che cosa?"

"Beh, toccarmi i capelli".

Lo sguardo della più piccola s'illuminò speranzoso.

"Posso davvero? Le mie parole non ti hanno offeso?"

"No, anzi. Sono state buffe e divertenti".

Jennifer allungò la mano destra: toccò un riccio nero, lo tirò leggermente e poi lo lasciò andare, facendogli riassumere la sua forma originaria; distese le labbra in un enorme sorriso carico di allegria, perché la sua bizzarra richiesta era stata soddisfatta.

"Sono davvero morbidissimi" commentò poi, prima di socchiudere la porta ed infilare la testa nella stanza "Ginger, c'è una visita a sorpresa per te".

Ginger distolse gli occhi dal libro che aveva in mano e rivolse un'espressione perplessa alla sorella minore.

"Chi è venuto?" chiese, pensando subito a Rick; arrossì vistosamente quando il viso di Jennifer scomparve e venne sostituito da quello sorridente di Syd, che entrò nella camera da letto.

Non si vedevano dalla notte del pic-nic in mezzo al lago e del bacio che ne era seguito.

"Vi lascio da soli, ma per qualunque cosa non esitate a chiamarmi!" esclamò Jennifer, richiudendo la porta.

Il giovane scoppiò a ridere divertito ed indicò la porta chiusa col pollice destro.

"Tua sorella è proprio simpatica" commentò, avvicinandosi al letto e sedendosi sul bordo "sai che cosa mi ha chiesto poco fa? Se poteva toccarmi i capelli"

"Te lo ha chiesto davvero?"

"Sì... Buffo, vero?"

"Terribilmente fuori luogo più che altro" disse Ginger, con le labbra ridotte ad una linea sottile e contrariata "perdonala... Purtroppo, molte volte Jennifer non si rende conto di essere troppo invadente ed inopportuna"

"Non mi ha dato fastidio. È stata una richiesta divertente"

"Che cosa ci fai qui? Sbaglio o vi aspetta una serata piuttosto impegnativa?"

"Sì, ma quando Rog mi ha chiamato per raccontarmi quello che ti era successo, ho preso al volo il primo treno per Londra e sono tornato qui"

"Te ne sei andato prima dalla tua famiglia per... Per venire da me?"

"Sì".

Il rossore sulle guance della giovane si fece più intenso; non era abituata a sentirsi dire parole simili, neppure ai tempi della sua prima ed unica storia importante si era mai sentita così speciale per qualcuno.

Così amata.

"Non era necessario, Syd"

"Perché?"

"Perché eri con la tua famiglia e... E non c'è nulla di più importante della propria famiglia"

"Anche tu sei importante per me. Sei la persona che mi fa stare bene, Ginger. Se tu stai bene, anche io sto bene. Se tu stai male..." il giovane si bloccò per sfiorare con delicatezza il gesso che avvolgeva la caviglia destra della ragazza "anche io sto male. Per quanto tempo devi portare il gesso?"

"Tre settimane. Questo significa che dovrò appendere la macchinetta fotografica al chiodo per un po'... E tutto per colpa di quel maledetto scalino! Ahh, ma adesso ho imparato la lezione. La caviglia rotta e l'orribile giornata trascorsa insieme a Roger sono state una punizione più che sufficiente"

"Rog mi ha accennato qualcosa riguardo un motore guasto ed una lunga camminata per raggiungere l'ospedale e per tornare a casa" commentò Barrett senza riuscire a trattenere una risata divertita; questa volta, però, il suo buonumore non contagiò Ginger, che rispose con un'espressione imbronciata.

"Non so quanto rideresti se ti fossi ritrovato nei miei panni. Quel ragazzo è un essere impossibile. Io non ho mai incontrato una persona più arrogante, strafottente e maleducata di lui. Ha continuato ad infierire per tutto il tempo perché ho sceso le scale di fretta, senza aggrapparmi al corrimano, capisci? Non gl'importava nulla delle mie condizioni fisiche, la sua unica preoccupazione era l'intervista" si sfogò la giovane, stringendo le mani a pugno "ma come fai ad essere suo amico? Siete l'uno l'opposto dell'altro"

"Rog non è così sgradevole quando impari a conoscerlo bene. È solo... Particolare"

"Particolare è diventato un nuovo sinonimo per dire stronzo?".

Syd ridacchiò ancora prima di prendere le difese del suo amico più caro.

"Ti posso assicurare che anche lui ha molte qualità positive"

"Allora fa di tutto per tenerle ben nascoste"

"Beh... Se fosse così stronzo, non ti avrebbe accompagnata in ospedale, non credi?"

"Dobbiamo per forza parlare di Roger? Ne ho avuto abbastanza di lui per oggi" commentò Ginger con un sorriso tirato "sei pronto per la serata che ti aspetta? Tra quanto devi andare?"

"In verità... Dovrei andarmene proprio ora, ma penso che resterò qui in tua compagnia ancora per qualche minuto"

"Syd, non voglio che arrivi in ritardo per colpa mia. Questa occasione è troppo importante per tutti voi" le proteste di Ginger vennero messe a tacere da un bacio tanto inaspettato quanto agognato: Barrett avvicinò il viso a quello della ragazza dai capelli rossi, e lei chiuse gli occhi e si lasciò andare, concentrandosi sulla morbidezza di quelle labbra piene, sempre gentili.

Si allontanò da esse a malincuore e con un sospiro, ripetendo al ragazzo che doveva andare.

"Mi guarderai?"

"Certo che ti guarderò. Guarderò tutti voi. Non me lo potrei perdere per nulla al mondo"

"Se mi vedrai guardare dritto nella telecamera, sappi che quello sguardo sarà rivolto a te soltanto" sussurrò il giovane, posando un bacio casto sulla guancia destra di Ginger.



Jennifer spalancò gli occhi e la bocca in un'espressione ferita, delusa e sconvolta.

"Ma... Ma..." balbettò sconcertata, facendo saettare lo sguardo da Pamela a Ginger e viceversa "credevo che avrei guardato anch'io l'esibizione e l'intervista!"

"Devi andare a scuola domani"

"Almeno cinque minuti"

"No, Jennifer"

"Per favore, mommi, per favore! Ti prometto che domani mattina mi alzerò subito, senza protestare e senza fare capricci, ma lasciami guardare almeno cinque minuti! Voglio vedere suonare il ragazzo di Ginger e gli altri amici di Rick!"

"Syd non è il mio ragazzo" precisò immediatamente Ginger, ma le sue guance rosse raccontavano un'altra storia "e adesso và a letto, Jen, altrimenti domani non ti sveglia neppure un'esplosione".

Jennifer non era intenzionata ad arrendersi senza aver fatto almeno un ultimo tentativo: lanciò uno sguardo supplicante alla madre adottiva e ripeté per la seconda volta, sforzandosi di assumere un tono ancora più convincente, che la mattina seguente si sarebbe svegliata subito e senza fiatare; Pamela, però, non si lasciò intenerire e, dopo aver scosso la lunga chioma bionda, impartì di nuovo alla figlia minore l'ordine di andare subito in camera ad infilarsi sotto le coperte del letto.

La ragazzina mise il broncio e salì al piano di sopra controvoglia; sfogò la rabbia e la frustrazione appallottolando i vestiti e lanciandoli con forza contro una sedia, anziché piegarli ed appoggiarli lì con cura, indossò una camicia da notte bianca a pallini rosa e si sdraiò sul proprio letto, con gli occhi verdi rivolti al soffitto.

Pamela entrò in camera mezz'ora più tardi e la trovò ancora in quella posizione, con le braccia incrociate all'altezza del petto e lo sguardo corrucciato rivolto al soffitto bianco; quando la donna chiuse la porta alle proprie spalle, la ragazzina le rivolse un'occhiata in tralice.

"Non è giusto" protestò vivamente "non vi ho chiesto di rimanere alzata fino a tarda notte, ma di guardare almeno cinque minuti della trasmissione. Perché non posso?"

"Non prendertela, Jen"

"Sì che me la prendo, invece. Quando Rick ed i suoi amici diventeranno famosi e conosciuti, e tutte le ragazze sbaveranno per loro, come posso vantarmi di conoscerli e far rodere d'invidia Mary se non riesco a vederli e scambiare due parole con loro?"

"Conosci Richard da quando eri in fasce"

"Sì, ma io voglio conoscere anche gli altri"

"Questa sera hai incontrato Syd, quindi, se ci pensi bene, ne mancano solo due all'appello"

"E come sono gli altri due ragazzi? Me li potresti descrivere?"

"Te ne parlerò domani e ti prometto che Ginger prima o poi te li farà conoscere, ma adesso chiudi gli occhi e dormi, perché al tuo risveglio ti aspetta un'altra lunga ed impegnativa giornata scolastica"

"Non immagini neppure quanto" sospirò la ragazzina.

Pamela interpretò quella risposta come una resa, ma non lo era affatto.

Perché se c'era un tratto caratteriale che Ginger e Jennifer avevano in comune, era la testardaggine.

Jen aspettò qualche minuto e poi sgusciò fuori dal letto.

Uscì dalla camera, percorse il piccolo corridoio che portava alle scale ed iniziò a scenderle facendo attenzione a non far scricchiolare gli scalini, esattamente come aveva fatto Ginger poco tempo prima, quando era uscita di nascosto in compagnia di Syd per trascorrere la notte a Cambridge; attraversò il soggiorno in punta di piedi e sbirciò dentro la cucina, restando semi nascosta dietro un muro, da cui proveniva una luce soffusa e delle voci maschili.

Pamela e Ginger erano sedute davanti al tavolo e le davano le spalle perché avevano il viso rivolto verso il piccolo schermo della TV posizionata in cima al frigorifero; Jennifer guardò a sua volta lo schermo acceso: purtroppo l'esibizione canora del gruppo si era appena conclusa, ma in compenso l'intervista era iniziata da pochi secondi ed a parlare era proprio Syd.

La ragazzina l'osservò rispondere in modo composto alla domanda dell'intervistatore che, in modo tutt'altro che indiretto e gentile, li accusava di fare rumore anziché musica; pensò che era bello, intelligente e che lui e Ginger erano davvero una bella coppia.

Guardò per un attimo il profilo della sorella maggiore e la vide sorridere in un modo che non aveva mai visto prima d'ora.

Dunque era quella l'espressione di una persona innamorata?

Gli occhi di Jen si concentrarono nuovamente sullo schermo che trasmetteva immagini in bianco e nero: la telecamera si spostò da Syd all'intervistatore, che pose un'altra domanda, e poi inquadrò il viso magro e lungo di un ragazzo poco più grande, dai capelli castani.

Jennifer socchiuse le labbra e trattenne il fiato con un piccolo singulto.

Tutto attorno a lei scomparve, ad eccezione dello schermo della TV e del viso del ragazzo sconosciuto, che stava ancora rispondendo in tono sicuro, ma saccente.

La sua mente venne attraversata dallo stesso pensiero che aveva avuto Ginger il giorno in cui aveva conosciuto Syd nel vicolo cieco.

Non aveva mai visto niente di più bello in tutta la sua vita.

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