GUILTY FEELINGS
"Ginger, sei pronta?"
"Solo un momento e arrivo!"
"Lo hai detto anche cinque minuti fa! Sei chiusa in quel bagno da un'eternità!"
"Un momento solo! Esco subito, te lo prometto!"
"Rischiamo di arrivare in ritardo alla festa da Nick!"
"Un minuto e arrivo, Dave! Assicurati che Keith, nel frattempo, non abbia un attacco d'arte e decida di spremere i tubetti dei colori a tempera sui suoi vestiti, ricordi com'è andata a fine l'ultima volta?" gridò di rimando la ragazza, seduta sul bordo della vasca, spostando lo sguardo dalla porta chiusa a chiave al bastoncino posato sopra uno sgabello di legno; affianco al bastoncino bianco c'era un timer che continuava a ticchettare, scandendo con precisione assoluta il trascorrere dei secondi.
Mancava un minuto e mezzo.
Solo un minuto e mezzo e poi, finalmente, avrebbe saputo se la sua vita sarebbe stata sconvolta una seconda volta o se, invece, sarebbe stata la stessa degli ultimi mesi.
Strinse con forza il bordo della vasca e si morse il labbro inferiore, senza riuscire a staccare gli occhi dal bastoncino bianco.
Incredibile come un oggetto così piccolo ed apparentemente insignificante potesse tenere in pugno l'intera vita di una persona.
Quando la freccetta del timer scattò sullo zero con un trillo acuto, la giovane afferrò prontamente il bastoncino, ma non abbassò subito lo sguardo; chiuse gli occhi, prese un profondo respiro per calmarsi e solo allora trovò il coraggio di guardare il risultato del test, che consisteva in due linee verticali.
Fissò le due linee per quasi un minuto intero prima di uscire dal bagno e raggiungere David e Keith che la stavano aspettando in salotto; non appena vide arrivare la sua giovane e bella moglie, il chitarrista socchiuse le labbra per dirle che erano già terribilmente in ritardo, ma si bloccò nello stesso momento in cui vide il lungo abito rosso che indossava.
"Cavolo" mormorò inarcando le sopracciglia "noi due scompariamo del tutto a tuo fianco"
"Sei sempre il solito esagerato. Anche voi due siete molto eleganti" disse Ginger con un sorriso, guardando i suoi due uomini: David indossava un paio di jeans scuri, una camicia bianca ed un cardigan blu, che si combinava alla perfezione con il colore delle sue iridi; Keith, invece, indossava un maglioncino rosso con disegnate delle renne sullo sfondo di un paesaggio invernale ed un paio di pantaloncini neri, abbinati a degli stivaletti dello stesso colore regalategli dai genitori di David "possiamo aspettare un momento prima di partire? C'è una cosa di cui vorrei parlarvi... Ecco... Diciamo che si tratta di una specie di... Regalo dell'ultimo minuto di Natale"
"A proposito di regali di Natale... Dobbiamo ancora caricare tutti i pacchetti in macchina e ci aspettano quaranta minuti di strada prima di arrivare da Nick e Lindy, di questo passo saremo gli ultimi e..."
"Dave" la rossa gli mostrò il bastoncino che fino a quel momento aveva tenuto nascosto con cura dietro la schiena; lui guardò l'oggetto senza capire per un intero minuto, nel silenzio più totale.
Quando realizzò ciò che era e ciò che significavano le due linee nere verticali, spalancò incredulo sia gli occhi che la bocca, ed impiegò un altro minuto intero prima di riuscire a parlare.
Keith continuava ad alternare lo sguardo da Ginger e David, perché non riusciva a capire cosa stava accadendo: lui voleva solo raggiungere la casa di Nick e Lindy il prima possibile perché sapeva che ci sarebbe stata anche Gala e voleva giocare con lei.
E voleva anche mangiare il budino alla vaniglia e la salsa ai mirtilli.
"Stai dicendo che... Stai dicendo... Sei... Sei proprio sicura?"
"Sì, assolutamente, ho controllato più volte nel libretto delle istruzioni: una linea negativo, due linee positivo e... Queste sono due linee. Guarda, sono proprio due linee. È positivo! Capisci, Dave? È positivo!"
"Quindi... Questo significa... Significa che..."
"Sì" confermò Ginger annuendo con vigore, con gli occhi lucidi dalle commozione "significa proprio quello".
Gilmour afferrò la moglie per i fianchi, la sollevò in aria e le fece fare un paio di giravolte, ridendo e piangendo allo stesso tempo dalla gioia; l'espressione di Keith era sempre più corrucciata perché continuava a non capire quello che stava succedendo.
"Che cos'è quel bastoncino?" domandò osservando il piccolo oggetto bianco che Ginger stringeva ancora nella mano destra; a quattro anni, il bambino non solo parlava già perfettamente, ma all'asilo aveva dimostrato più volte di avere un quoziente intellettivo superiore a quello dei suoi coetanei, insieme ad una spiccata vena artistica.
Tutto suo padre, pensava sempre più spesso la giovane; ed ogni volta si aggiungeva sempre un pizzico di preoccupazione in più.
Non lo aveva confidato a nessuno, neppure a Pamela, a Richard od a David, ma era terrorizzata dalla prospettiva che la somiglianza tra Keith e Syd non si fermasse solo al livello fisico.
"Tesoro, sai cosa significa questo?" disse Ginger, mostrando al bambino il test; lui scosse la testa, facendo dondolare i ricci neri "significa che tra un paio di mesi arriverà una sorellina od un fratellino, non sei contento? Ci sarà un altro bambino, proprio come te, che girerà per casa"
"Come Gala con Jamie?"
"Sì, esatto, come Gala con Jamie"
"Allora tra poco avrai una pancia enorme" osservò Keith sgranando gli occhi verdi "la mamma di Gala aveva una pancia enorme, e quando è arrivato Jamie è sparita. Giusto? I bambini arrivano in questo modo, vero?"
"Io... Ecco..." balbettò la rossa imbarazzata, cercò con lo sguardo l'aiuto di David e lui rispose con un sorriso divertito ed un'alzata di spalle: ormai i bambini non credevano più alla storia della cicogna, od a quella dell'ape e del fiore "questo è un discorso ancora troppo complicato per un bambino piccolo come te, Keith... Sei contento, allora? Ti piace l'idea di avere un fratellino od una sorellina?"
"Sì, ma voglio mangiare il budino ora" si lamentò il bambino, lanciando uno sguardo in direzione della porta, perché le sue uniche preoccupazioni in quel momento riguardavano la festa per la Vigilia di Natale, il budino alla vaniglia e la salsa ai mirtilli.
David e Ginger caricarono i numerosi pacchetti incartati in macchina, legarono Keith al seggiolone e, finalmente, partirono con mezz'ora abbondante di ritardo; lungo il tragitto, Ginger riprese l'argomento 'nuovo arrivato' con il suo primogenito, per scoprire il suo pensiero a riguardo.
Temeva che potesse sentirsi messo da parte o che avesse qualche crisi dettata dalla gelosia.
"Allora, tesoro, non hai ancora risposto alla domanda che ti ho fatto prima: ti piace l'idea di avere un fratellino od una sorellina?"
"Sì" rispose il piccolo da dietro l'ingombrante riccio di peluche che David gli aveva regalato l'anno precedente: lo portava sempre con sé, in qualunque posto ed in qualunque occasione; ogni mattina Ginger doveva combattere una vera e propria guerra per farlo desistere dal portare il peluche anche in asilo.
"E ti piacerebbe avere un fratellino od una sorellina?".
Keith corrucciò le sopracciglia ed assunse un'aria pensierosa; la giovane lo guardò attraverso lo specchietto retrovisore ed avvertì una stretta al cuore: quando aveva quell'espressione, la somiglianza con il padre diventava quasi dolorosa.
"Penso una sorellina"
"Come mai proprio una sorellina?"
"Gala è una bambina e gioca con le bambole. Un bambino giocherebbe con i colori. Non voglio che un altro bambino giochi con i miei colori"
"No? Non ti piacerebbe condividere i tuoi colori con un fratellino?".
Keith scosse con forza la folta massa di ricci neri e strinse con più forza il riccio di peluche a sé.
"No" ripeté con decisione "e neppure lui".
Lindy andò ad accogliere i suoi ospiti con un sorriso smagliante sulle labbra pitturate di rosso e li fece accomodare al caldo in casa; disse loro lasciare i cappotti e le giacche sull'appendiabiti posizionato affianco all'ingresso e di sistemare i regali sotto l'albero decorato che troneggiava affianco al divano, in salotto: li avrebbero aperti tutti insieme più tardi, quando sarebbe scattata la mezzanotte.
Nick era seduto sul divano in compagnia di Rick e Juliette: i tre giovani stavano conversando e ridendo tranquillamente mentre Gala, Jamie e Chloe giocavano ai loro piedi, sulla morbida moquette; Chloe aveva compiuto da poco nove mesi, ed aveva imparato in fretta a gattonare di qua e di là per casa.
Nick e Lindy non la perdevano mai di vista per timore che la sua curiosità infantile la spingesse verso qualche oggetto pericoloso: i bambini così piccoli sembravano avere una vera e propria calamita per farsi del male.
"Ohh, finalmente siete arrivati!" esclamò Mason, allargando le braccia ed alzandosi dal divano per salutare i suoi ospiti; Chloe gli gattonò dietro, ma Gala l'afferrò per i fianchi e la riportò vicino al divano, al sicuro.
Richard sorrise alla figlia e le passò una mano tra i capelli castani ondulati.
"Abbiamo trovato un po' di traffico per strada" mentì Ginger lanciando un'occhiata a David: lungo il tragitto avevano deciso di dare la notizia al resto del gruppo nel momento in cui avrebbero aperto i numerosi regali, dopo lo scoccare della mezzanotte.
"Allora le strade devono essere un bel po' trafficate questa sera, perché anche Roger e Judith non sono ancora arrivati e non ho la più pallida idea di come contattarli: ho provato a chiamarli a casa, ma non rispondono, quindi significa che sono per strada, ma non capisco perché ci stanno mettendo così tanto visto che abitano qui vicino!" commentò Nick, passandosi una mano tra i capelli neri: le due coppie abitavano a pochi quartieri di distanza l'una dall'altra, e molto spesso, nel corso della settimana e del weekend, s'incontravano per cenare insieme o per trascorrere qualche ora in compagnia, a chiacchierare, fumare e bere the caldo.
"Sono sicuro che saranno qui a momenti, non c'è bisogno di andare nel panico: è la Vigilia di Natale, Nicholas, tutta Londra si starà spostando in macchina per andare a casa di amici e parenti"
"Sì, ma è strano conoscendo Roger e la sua puntualità"
"Mamma, io ho fame" commentò Keith attirando l'attenzione su di sé; Lindy lo aveva già visto in foto a Saint Tropez, ma Nick lo aveva solo che intravisto il giorno del matrimonio di Ginger e David perché il bimbo aveva trascorso l'intera giornata a correre per il giardino insieme a Gala.
Lo guardò con attenzione ed inarcò le sopracciglia davanti all'evidente somiglianza con Syd; Keith rispose a tutta quell'attenzione improvvisa affondando il viso tra la spalla destra e l'incavo del collo di David, che lo teneva in braccio, perché detestava essere fissato a lungo e troppo intensamente.
"È tuo figlio?" domandò il batterista, continuando a fissare il piccolo stretto al genitore adottivo.
"Sì, lui è Keith"
"Cavolo, è proprio identico a..." Nick venne interrotto appena in tempo da Lindy, che gli assestò una gomitata all'altezza delle costole, al resto ci pensò il campanello della porta d'ingresso che squillò tre volte; Mason si schiarì la gola "questi devono essere Roger e Judith, vado io ad aprire!"
"Scusa, lui non..." sussurrò Lindy, ma Ginger la bloccò scuotendo la testa.
"Tranquilla, nessun problema" mormorò a sua volta con un sorriso; udì una voce maschile ed una femminile fin troppo famigliari giungere alle sue orecchie, sentì dei passi provenire dall'ingresso ed un attimo dopo vide Roger e Judith arrivare insieme a Nick e conversare allegramente con lui.
Roger indossava un paio di pantaloni neri ed un cappotto scuro, mentre Judith indossava una lunga e folta pelliccia che nascondeva completamente il vestito che indossava; aveva cambiato radicalmente taglio di capelli: la lunga chioma bionda si era trasformata in un cortissimo caschetto sbarazzino con frangetta.
Ginger trovò quel cambiamento bizzarro e curioso allo stesso tempo, ma tenne per sé le proprie osservazioni personali: era la Vigilia di Natale e David, a casa, l'aveva pregata di mettere da parte le ostilità con il bassista e la moglie per non rovinare l'atmosfera delle feste, e lei aveva acconsentito... Purché non venisse apertamente provocata.
Spostò lo sguardo da Judy a Roger, ed incrociò i suoi occhi azzurri; li vide spalancarsi leggermente e per un attimo si chiese se fosse una reazione dovuta al vestito da sera che indossava, ma poi si rese conto che stava fissando qualcosa alle sue spalle.
Si voltò e capì che l'attenzione di Waters era completamente rivolta a David ed a Keith, che nel frattempo aveva sollevato di nuovo il visetto e fissava gli ultimi arrivati con uno sguardo incuriosito nelle iridi verdi.
La piccola Chloe dimostrava già di avere tratti fisici simili a quelli del padre, ma i riccioli che aveva in cima alla testa erano dello stesso colore dei capelli della madre.
Judith accarezzò i riccioli della bimba, seduta sulle sue ginocchia, e sollevò il viso verso Roger, seduto affianco a lei sul divano: a cena conclusa, il gruppo di amici, coi corrispettivi figli, si era spostato di nuovo in salotto a chiacchierare nell'attesa che arrivasse la mezzanotte.
"Guarda, Rog, non è bellissima?" domandò Judy con un sorriso; poco lontano da loro, Richard stava suonando una canzone natalizia al pianoforte che apparteneva a Lindy, accompagnato dalla voce sottile ed intonata di Juliette: anni prima, quando ancora erano all'inizio della loro carriera musicale, a volte aveva fatto da corista al gruppo "non trovi che sia un amore?".
Il bassista abbassò gli occhi azzurri sulla primogenita di Mason.
"Sì, è molto bella"
"Sì, lo è davvero" mormorò la bionda con un lieve sospiro, accarezzandole una guancia paffuta; si tormentò il labbro inferiore in silenzio e poi tornò a fissare con intensità il marito "non vorresti avere anche tu un bambino così che gattona per casa? O una bambina?"
"Di che stai parlando?"
"Sai benissimo di che cosa sto parlando, non fingere di non capire" ribatté Judith con uno sguardo avvilito "siamo gli unici a non avere ancora un figlio"
"Tecnicamente anche David non è ancora padre, perché Keith non è suo figlio"
"Ma è come se lo fosse, dal momento che ha sposato Ginger, e questo ci riporta al punto di partenza: siamo gli unici a non avere ancora un figlio"
"Guarda che non stiamo parlando di un bambolotto che domani puoi andare a comprare ai grandi magazzini Harrods"
"Credi che il mio sia un capriccio, Roger? Beh, non si tratta assolutamente di un capriccio. In realtà... Ci sto riflettendo da diversi mesi, ormai, e... E mi sono resa conto che stiamo insieme da così tanto tempo, ormai, che forse siamo pronti a compiere un passo così importante, non credi? Tua madre ce lo ha fatto capire più volte che desidera diventare nonna"
"A quello ci può pensare mio fratello John".
Il commento secco, tagliente, di Waters ferì ulteriormente Judith, che posò a terra Chloe, che aveva iniziato a manifestare la propria rimostranza lamentandosi e scalciando: voleva andare da Keith, Gala e Jamie che stavano disegnando, semi sdraiati sul pavimento.
"Perché non vuoi diventare padre?" chiese in modo diretto la giovane; il bassista reagì con un moto di stizza.
"Perché questo non è il momento adatto"
"E quando lo sarà?"
"Mai"
"Mai? Che vuol dire? Perché?"
"Andiamo, Judy, lo sai meglio di me il perché"
"No, altrimenti non sarei qui a chiederlo"
"Come posso essere padre se non ho mai conosciuto il mio?" disse in tono secco Roger, prendendo da una tasca dei jeans un pacchetto di Marlboro "ed ora scusami, ma ho bisogno di andare fuori a fumare una sigaretta".
Si alzò dal divano, uscì dalla porta della cucina e si appoggiò con la schiena al muro; prese un pacchetto di fiammiferi dall'altra tasca anteriore dei pantaloni, ne accese uno ed avvicinò la fiamma all'estremità della sigaretta.
Aspirò una profonda boccata di fumo, la buttò fuori dalle labbra socchiuse, appoggiò la testa contro il muro e chiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro a pieni polmoni; faceva sempre così quando Judy tirava fuori l'argomento 'bambini' nel loro menage matrimoniale: rispondeva in modo evasivo e tagliava corto con la scusa di dover fumare una sigaretta o di avere del materiale su cui lavorare per delle nuove canzoni.
Ed ogni volta lei ci rimaneva malissimo e finiva per chiudersi in bagno a piangere o per girarsi dall'altra parte del letto, convinta che lui non la sentisse.
Ed invece la sentiva.
Sentiva il suo dolore, lo percepiva fin troppo chiaramente, ma non era colpa sua se si ostinava a non voler capire ciò che le aveva già ripetuto più e più volte.
Come poteva essere padre se non aveva mai conosciuto il proprio?
Roger socchiuse gli occhi sentendosi osservato, abbassò il viso verso destra ed incrociò lo sguardo di Keith: il bambino lo stava fissando in silenzio, seduto sui scalini fuori dalla porta della cucina, con l'inseparabile peluche a forma di riccio stretto contro il petto.
Si studiarono in silenzio, senza mai distogliere lo sguardo da quello dell'altro.
"Ehi" disse Keith, parlando per primo, rompendo il silenzio.
"Ehi" disse a sua volta Waters "cosa ci fai qui fuori tutto solo?"
"Voleva vedere la neve scendere"
"Chi?"
"Lui" rispose Keith abbassando lo sguardo; Roger abbassò gli occhi a sua volta e capì che il 'lui' in questione era il riccio di peluche che il bambino stringeva contro il petto: appena sotto il muso gli aveva legato la sua sciarpa a tema natalizio, perfettamente abbinata al maglioncino di lana.
"Ohh!" esclamò il bassista, tornando a fissare Keith "e lui ha un nome?"
"Sì, si chiama George"
"Ma davvero? Che buffo, il tuo riccio si chiama proprio come me"
"Sul serio? Ma se il tuo nome è George, perché tutti in casa ti chiamano Roger?".
Il bassista rimase in silenzio, spiazzato dalla domanda e dagli occhi verdi di Keith, perché erano gli stessi di Syd.
Come lo erano i capelli neri e ricci, le labbra, il naso, il viso, l'espressione... Tutto in quel bambino era Syd.
"Roger è il mio secondo nome, e lo preferisco a George"
"Esistono persone che hanno più di un nome?" domandò il bambino con un'espressione sorpresa "ohh, non lo sapevo. Quindi il tuo nome è George Roger?"
"Sì"
"Io, invece, sono solo Keith. Non credo di avere un secondo nome, però non l'ho mai chiesto né a mamma né allo zio Dave. Perché sei uscito?"
"Avevo bisogno di prendere una boccata d'aria" mormorò Waters; si ricordò solo in quel momento della sigaretta che aveva ancora in mano: la lasciò cadere a terra e la calpestò con la scarpa destra, ma ormai Keith l'aveva già notata.
"Mamma dice che quelle fanno malissimo, infatti lo zio Dave ha smesso di usarle"
"Sì, è vero, non fanno affatto bene alla salute"
"E perché, allora, tu le usi?".
La conversazione tra Roger e Keith venne interrotta dall'arrivo di Ginger: la giovane, stretta in un lungo cappotto rosso come l'abito che indossava e come i capelli che aveva arricciato per l'occasione, uscì dalla porta che conduceva alla cucina e rivolse uno sguardo di sollievo misto a preoccupazione al bambino seduto sugli scalini.
"Mio dio, Keith! Non farmi mai più prendere uno spavento simile! Quante volte io e David ti abbiamo ripetuto che non devi mai allontanarti senza dircelo? Eravamo tutti preoccupati per te! E si può sapere che cosa ci fai qui fuori senza giubbetto, sciarpa e guanti? Finirai col prendere una brutta febbre!"
"Ma... Mamma, George voleva vedere la neve!"
"Non m'importa! Non devi mai più allontanarti senza dirmelo! Guarda, hai il naso completamente rosso dal freddo! Stai pur certo che domani mattina ti sveglierai col raffreddore e la febbre alta, e sarai costretto a passare l'intero giorno di Natale bloccato a letto con il tuo riccio di peluche. Adesso vai subito dentro a scaldarti davanti al camino, altrimenti non avrai il budino alla vaniglia. Forza, tutti e due dentro!".
Keith sbuffò in segno di disapprovazione, si alzò dagli scalini, agitò una manina verso Roger e rientrò tenendo sottobraccio il riccio di peluche.
A Ginger non sfuggì il sorrisetto sulle labbra di Waters mentre si accendeva una seconda sigaretta; si strinse di più nel cappotto rosso e si chiese come facesse a non avere freddo visto che addosso aveva un semplice maglione nero a collo alto, dei jeans e delle scarpe da ginnastica.
Nel frattempo, la neve aveva iniziato ad attaccarsi all'erba del giardino, al tetto della casa ed all'asfalto dei marciapiedi e delle strade; lentamente, l'intero quartiere si stava trasformando in un paesaggio natalizio da cartolina, e dalle case dei vicini c'era già qualche bambino che era uscito per giocare coi fiocchi candidi che turbinavano in aria.
"Perché stai ridendo?" chiese in tono scontroso la rossa, guardando Waters con gli occhi socchiusi.
"Perché poco fa mi hai ricordato mia madre. Anche lei è sempre stata molto... Ansiosa nei confronti miei ed in quelli di mio fratello quando eravamo piccoli" il bassista buttò fuori il fumo con un'espressione pensierosa "in verità, lo è ancora adesso che siamo cresciuti"
"Hai un fratello?" chiese la giovane sorpresa; conosceva Roger da ormai sei anni, ma la sua vita privata continuava a rimanere un mistero per lei: sapeva solo che era orfano di padre a causa della guerra, e che lui e Judith erano cresciuti insieme nello stesso quartiere.
"Sì, John. Ha due anni in più di me e fa il tassista. Come avrai ben capito, sono io la pecora nera della famiglia... Letteralmente" mormorò il giovane, riferendosi ai vestiti quasi esclusivamente neri che occupavano la sua parte dell'armadio di casa; Ginger appoggiò la mano sul pomello della porta con l'intenzione di rientrare al caldo da Keith, David ed il resto del gruppo che stava ancora chiacchierando e cantando allegramente canzoni di Natale davanti al pianoforte, ma poi ci ripensò e fissò di nuovo il cupo bassista, concentrato a fumare la seconda Marlboro della serata e l'ennesima della giornata.
"Spero che Keith non ti abbia disturbato e non sia stato inopportuno... A volte... Molto spesso fa delle osservazioni fin troppo dirette"
"È tipico dei bambini essere terribilmente diretti"
"Sì, è vero" la giovane si girò nuovamente verso la porta, ma questa volta venne bloccata dalle parole di Waters.
"È identico a Syd".
Chiuse per un istante gli occhi prima di rispondere.
"Sì, lo so. Ad ogni giorno che passa gli assomiglia sempre di più"
"Non mi sto riferendo solo all'aspetto fisico, ma anche al modo in cui parla ed a quello che dice... Si vede subito che è un bambino molto intelligente e perspicace, completamente diverso dai suoi coetanei"
"Sì, so anche questo"
"Che cognome gli hai dato?"
"Il mio"
"Quindi Keith non sa di avere un padre?" il tono di voce di Roger s'inasprì "oppure è convinto che lo sia Dave?".
Ginger allontanò la mano dal pomello della porta e si avvicinò a Waters; il rossore apparso improvvisamente sul suo viso aveva ben poco a che fare con il freddo pungente della notte della Vigilia di Natale.
"Stai criticando il mio ruolo di madre? Ti stai davvero permettendo di giudicare il modo in cui sto crescendo mio figlio, Roger Waters?"
"Ti ho solo posto due semplici domande"
"Io non ti devo alcun genere di spiegazione"
"Forse a me no, dopotutto, ma a Syd sì, non credi?"
"E secondo te cosa dovrei fare? Bussare alla porta del suo appartamento, dopo quattro anni che non lo vedo, e dirgli che è diventato padre? No, non lo farò, non se ne parla assolutamente. Non lo vedo dal giorno in cui la nostra storia è finita e non sono intenzionata a tornare indietro sui miei passi"
"Perché adesso c'è David, vero?" le labbra di Roger si distesero in un sorriso sprezzante, sostituì il mozzicone della seconda sigaretta con una terza nuova; Ginger gli rivolse uno sguardo offeso e risentito.
Perché la considerava una persona così vile e meschina? Roger non provava una semplice antipatia nei suoi confronti, ma un odio viscerale che continuava a crescere anno dopo anno, misto a risentimento e... E forse a qualcos'altro.
C'era altro nascosto dietro le iridi chiare del giovane, un sentimento che la giovane non riusciva ad identificare.
Lo guardò in silenzio, finché non si rese conto che la risposta alla sua domanda era semplicissima ed era sempre stata davanti ai suoi occhi per tutto quel tempo; gettò la testa all'indietro e scoppiò in una risata sprezzante, perché finalmente stava arrivando il momento che aveva atteso a lungo.
Waters le rivolse uno sguardo interdetto.
"Sei impazzita tutto d'un tratto?" le chiese corrucciando le sopracciglia, e Ginger scosse con vigore la testa.
"No, non sono impazzita all'improvviso, semplicemente ho capito il tuo gioco"
"Il mio... Gioco?"
"Sì, proprio così, ho capito finalmente il tuo gioco perché ti sei fregato con le tue stesse parole. Cerchi di far sentire in colpa me, perché in realtà sei tu a sentirti terribilmente in colpa. I sensi di colpa stanno iniziando piano piano a corroderti da dentro, Roger. Vuoi scaricare la responsabilità a me perché sai benissimo che la vera responsabilità di quello che è successo è solo ed esclusivamente tua. Tu non hai voluto guardare in faccia il problema fin dall'inizio, tu hai costretto Rick e Nick a tenermi nascosta ogni cosa quando, forse, eravamo ancora in tempo per salvare Syd e sempre tu lo hai costretto ad esibirsi più volte quando non era neppure in grado di reggersi in piedi e tenere in mano la chitarra" la rossa iniziò a tamburellare l'indice destro contro il petto di Waters "sai... Dopo la rottura con Syd ho passato tre anni terribili, che tu ci creda o meno. Tre anni in cui non sono riuscita ad andare avanti perché ero fermamente convinta di non avere fatto abbastanza per lui, ma poi... Poi, grazie al cielo, è arrivato David ed è stato proprio per merito suo se ho capito che mi stavo sbagliando. È stato per merito suo se ho capito che io ho fatto tutto ciò che era davvero in mio potere per aiutare Syd. Ed è stato per merito suo se sono riuscita ad andare finalmente avanti con la mia vita. E tu, questo, non lo puoi sopportare. Ti fa rodere il fegato. Ti fa rodere il fegato perché vorresti fare altrettanto, ma ora non ci riesci più perché finalmente stai iniziando a fare i conti con i sensi di colpa. E scommetto che sono orribili, vero? Scommetto che ti tengono sveglio la notte e non c'è nulla che tu riesca a fare per scacciarli via"
"Io..."
"No!" esclamò la giovane, puntandogli l'indice contro le labbra "stai zitto finché non ho finito di parlare, perché tu lo hai già fatto abbastanza in questi anni. Scommetto che per sentirti meglio ti ripeti più e più volte che avete preso la scelta migliore e che Syd per primo non vi ha lasciato altra scelta... E sono pronta a scommettere che hai pure pensato di giustificare le tue azioni con la scusa dell'età, perché eri solo un ragazzo di ventiquattro anni... Beh... Sai cosa ti dico? Cazzate. Solo cazzate. Se eri davvero legato così tanto a Syd, allora lo avresti aiutato fin da subito. Se era davvero il tuo più caro amico, il tuo migliore amico, allora avresti mandato a farsi fottere anche il gruppo per lui... Ma non lo hai fatto. No. E la risposta è semplice: non lo hai fatto perché nel tuo mondo c'è spazio solo per te e per il successo, Roger. Tu... Tu hai questo bisogno disperato di dimostrare sempre qualcosa agli altri e di essere al centro dell'attenzione"
"Tu non sai assolutamente nulla del rapporto che c'era tra me e Syd"
"No, è vero, tante cose non le conosco e non le conoscerò mai, ma so per certo che lui era legato a te, Roger. Era molto, molto, molto legato a te e... Forse anche una parte di te era legata a lui, ma è stata soffocata da quella più cinica e calcolatrice" lo sguardo di Ginger s'indurì "tu eri geloso di Syd, perché era lui il leader, ed hai assecondato la sua autodistruzione per farlo fuori dal gruppo e prendere il suo posto!".
Il bassista socchiuse le labbra e la sigaretta finì a terra, davanti ai suoi piedi; annaspò alla ricerca di aria e divenne bianco come la neve che continuava a scendere dal cielo.
Ormai mancavano dieci minuti allo scoccare della mezzanotte.
"Io non... Non ti permetto di dire sciocchezze simili" disse a denti stretti, gettando a terra, per la rabbia, il pacchetto mezzo vuoto di Marlboro.
"Ed io non ti permetto di intrometterti ancora nella mia vita privata e di sputare sentenze" sibilò a sua volta la rossa, spingendosi a dargli uno schiaffo sulla guancia sinistra per ripagarlo di tutte le offese gratuite che le aveva rivolto dal giorno in cui le loro strade si erano incrociate: era arrivato il momento di mettere un punto a quella faccenda, perché non era più intenzionata a sopportare in silenzio o ad ignorare le stoccate al vetriolo del bassista "perché non vuoi sentirti dire che eri geloso di Syd e che, dentro di te, speravi si facesse da parte per sempre? Perché sai benissimo che è la verità, e la verità brucia ed alimenta i sensi di colpa. Io non so se Syd poteva essere salvato, ma spero che tu viva il resto della tua vita con questo dubbio in testa, perché è proprio ciò che meriti. Pensaci. Poniti questa domanda di tanto in tanto: davvero Syd non si sarebbe potuto salvare se avessi fatto qualcosa fin dall'inizio, anziché agire come un bastardo egoista, pronto a sacrificare la salute mentale e fisica del suo migliore amico solo per il successo?".
Ginger gli voltò le spalle, strinse la mano destra sul pomello in ottone e socchiuse la porta; ma anziché entrare rivolse un'ultima stoccata a Waters, che non si era mosso di un millimetro dal muro a cui era appoggiato.
La guancia sinistra aveva iniziato a cambiare colore a causa dello schiaffo ricevuto, davanti al quale non aveva battuto ciglio.
"David è la cosa migliore che mi sia mai capitata nella vita, dopo Keith. Non voglio neppure pensare a dove sarei adesso se non lo avessi incontrato. Sto bene insieme a lui e per la prima volta da tre anni posso dire di essere di nuovo felice... Keith, ovviamente, sa che David non è suo padre, ma si è subito affezionato tanto a lui e lo ha preso come il punto di riferimento maschile che gli è sempre mancato e come un esempio da seguire, e questo mi rende estremamente orgogliosa. Sai, Roger... Forse anche tu dovresti prendere esempio da Dave".
La giovane rientrò in casa, lasciando il bassista da solo al freddo, a riflettere sulla verità nuda e cruda che gli aveva esposto senza tanti giri di parole; andò a togliersi il cappotto e poi raggiunse il resto del gruppo vicino al pianoforte.
Non appena vide la sua dolce metà, Gilmour le passò il braccio sinistro attorno ai fianchi e la strinse a sé, sussurandole una frase ad un orecchio.
"Ehi, adesso è stato il tuo turno di farmi preoccupare... Come mai sei rimasta fuori così a lungo? Sei stata male? Hai avuto un attacco di nausea?"
"No, ho solo scambiato quattro chiacchiere con Roger"
"Senza saltarvi alla gola a vicenda?" il chitarrista sorrise, ma lo sguardo nei suoi occhi era tutt'altro che allegro "che vi siete detti? Mi devo preoccupare? Non è che hai fatto a pezzi il corpo di Rog e lo hai nascosto dentro dei sacchetti per la spazzatura?"
"Avrei dovuto avere con me dei sacchetti extra large vista la sua altezza" rispose Ginger con una risata, appoggiando la fronte contro quella del marito; proprio in quel momento, il bassista apparve dalla cucina: l'espressione sul suo viso sembrava essere impassibile e tranquilla, come se tra lui e la rossa non fosse avvenuta nessuna discussione e come se lei non gli avesse rivolto accuse orribili "eccolo lì il tuo cadavere che cammina. Ora che sai di non essere il marito di un'assassina, ti senti più tranquillo?".
L'orologio a pendolo posizionato nel corridoio dell'ingresso segnò, finalmente, la tanto attesa mezzanotte.
"Buon Natale!" gridò per primo Nick, alzando il calice di spumante che aveva in mano e versandone una dose abbondante sulla camicia di Rick "forza, alzate anche i vostri bicchieri, dobbiamo fare un brindisi e poi possiamo procedere con l'apertura dei regali!"
"Un momento!" lo bloccò David, prendendo per mano Ginger "prima del brindisi e dei regali, vorremo fare un piccolo annuncio"
"Ovvero?" domandò Mason incuriosito "che cosa succede? Dobbiamo preoccuparci?"
"Beh... Spero proprio di no" Gilmour sorrise e guardò la sua dolce metà "vuoi dirlo tu?"
"Dire cosa?" insistette di nuovo il batterista "avanti! Non teneteci così sulle spine! Che cosa dobbiamo sapere?"
"È inutile girarvi troppo attorno con lunghi preamboli, quindi... Lo dico e basta" Ginger sorrise a sua volta con gli occhi che le brillavano dall'emozione "sono incinta. Io e David avremo un bambino... O una bambina".
Nick spalancò gli occhi e la bocca completamente incredulo, Rick sorrise, Juliette si portò la mano destra alla bocca e Lindy lanciò uno strillo acuto e corse ad abbracciare la rossa.
"Ohh, mio dio, mio dio, non ci posso credere! Sono troppo contenta per voi! È una notizia bellissima! Da quanto tempo lo sapete?"
"Ho fatto il test poco prima di venire alla festa ed è risultato positivo"
"Ohh, che bello! Che meraviglia! Il modo migliore per finire un anno e per iniziarne uno nuovo... Maschio o femmina? Cosa desiderate avere? Volete avere una cameretta tutta rosa o tutta azzurra?".
Ginger e David si guardarono di nuovo negli occhi sorridendo e lei, d'istinto, appoggiò la mano destra sulla pancia; era ancora troppo presto per sentire il bambino, eppure già le sembrava di percepire la minuscola vita che stava crescendo dentro il suo corpo.
"Una bambina" mormorò poi, rispondendo per entrambi "ci piacerebbe molto avere una cameretta rosa, piena di bambole e peluche".
Judith ascoltò la conversazione stringendo con forza il bicchiere colmo di spumante tra le mani, rischiando di romperlo; cercò lo sguardo di Roger, che se ne stava in disparte dal resto del gruppo, ma non lo incontrò mai perché lui era troppo impegnato a fissare un punto indefinito nel vuoto, trincerato nei suoi pensieri irraggiungibili.
Judith aveva sempre più l'orribile sensazione che tra loro due si stesse ergendo un muro invisibile fatto di silenzi, parole taciute e di incapacità di comunicare.
Abbassò gli occhi azzurri sulle proprie scarpe per non far vedere agli altri le lacrime che stava tentando di ricacciare indietro.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top