ALEXANDRA PALACE (PARTE UNO)
1967, 30 aprile.
'Cara Ginger,
L'Olanda è un posto magnifico, mi dispiace solo non avere tempo per visitarla un po'.
Qui siamo sempre di fretta. Non abbiamo un solo attimo di respiro. Non abbiamo un solo istante per riposare e fermarci. Non possiamo fermarci. Il ritmo è lo stesso di Londra: le esibizioni si accavallano l'una all'altra e noi siamo costretti a spostarci da una parte all'altra del Paese dentro il nostro sgangherato furgoncino straripante di strumenti, come pupazzi dentro una scatola troppo piccola ed affollata per contenerli tutti. Abbiamo così tanti impegni che non capisco più quando una giornata finisce e ne inizia una nuova.
Mi sembra di essere sempre all'interno della stessa dilatata all'infinito, fino allo spasmo.
Ti scrivo questa lettera in uno dei rarissimi attimi di respiro che abbiamo a nostra disposizione, nella camera di un albergo. Roger, Rick e Nick stanno dormendo da un pezzo, ormai. Sono crollati tutti e tre non appena hanno posato la testa sul cuscino.
Io no.
Non riesco a dormire. Ecco perché sono qui a scrivere questa lettera per te.
Davanti a me c'è una finestra che dà su un bellissimo campo di tulipani rossi. Sono della stessa sfumatura dei tuoi capelli.
Mi manchi, Ginger, e mi manchi ancora di più ogni volta che sollevo gli occhi e vedo il campo di tulipani. Spero che tu e la tua caviglia stiate bene.
Spero di tornare presto per rivederti.
Mi mancate, tu, le tue foto ed il laghetto a Cambridge.
Dobbiamo tornarci una notte, ma prima dobbiamo venire qui in Olanda a fare un giro in bici tra i campi di tulipani colorati. Solo tu ed io. Te lo prometto.
A presto, con amore,
Tuo,
Rog'.
La breve lettera terminava con un piccolo autoritratto di Syd: il ragazzo si era disegnato chino su un piccolo tavolino, intento a scrivere la lettera, davanti alla finestra che si affacciava sul bellissimo campo di tulipani rossi.
Affianco alla propria caricatura aveva tracciato una freccia ed aveva scritto un piccolo appunto : 'questo dovrei essere io. Sono orrendo. Non riesco mai a disegnarmi in modo decente!'.
Ginger ripiegò la lettera con cura, come se fosse una reliquia sacra, e Jennifer, seduta sul bordo del letto, emise un profondo sospiro.
"È bellissima" commentò la più piccola con aria sognante "vorrei tanto ricevere anch'io una lettera simile"
"Sì, è davvero bellissima" concordò Ginger, riponendo la lettera nella scatolina in cui conservava tutte le altre: Syd non perdeva mai occasione per scriverle delle lettere bellissime, piene di frasi dolci e disegni che riempivano gli spazi vuoti; l'espressione seria della ragazza attirò l'attenzione della sorella minore.
"Qualcosa non va? Non sei contenta di quello che hai letto?"
"Sì, sono contenta..."
"Ma...?"
"Ma, nulla. Non c'è alcun 'ma'" tagliò corto la rossa, mettendo la scatolina dentro un cassetto del comodino "spegni la luce, ora, è tardi. Dobbiamo dormire".
Non era vero.
In realtà, c'era molto più di un semplice ma che turbava la mente e la tranquillità della ragazza: Syd si comportava come un ragazzo innamorato, le rivolgeva sempre parole dolci, c'erano stati due baci e durante le sue assenze le scriveva sempre delle bellissime missive, ma... Ma non era mai stato chiaro riguardo il loro legame.
Che cos'era la loro? Una frequentazione? Una relazione? Erano una coppia a tutti gli effetti, oppure dovevano vivere ogni cosa alla giornata, senza pensare al futuro, con la speranza che tutto durasse il più a lungo possibile?
Barrett non si era mai sbilanciato su quell'argomento e Ginger aveva preferito fare altrettanto per non rovinare il momento magico che stava vivendo; teneva ogni cosa dentro di sé e molto spesso si ritrovava a fare i conti con i propri dubbi e le proprie paure durante la notte: si sdraiava sotto le coperte e si girava e rigirava nella vana speranza di prendere sonno, e nel frattempo la sua mente continuava a lavorare frenetica ed a partorire i pensieri più assurdi ed estremi.
Per colpa della caviglia slogata, Ginger aveva sviluppato un vero e proprio terrore nei confronti dei lunghi viaggi che i quattro giovani dovevano affrontare quasi ogni settimana, ed il motivo era semplicissimo: Syd era un ragazzo bellissimo, e le ragazze se lo mangiavano con gli occhi.
Lei per prima aveva visto come lo guardavano mentre era sopra al palco a suonare: i suoi occhi avevano catturato sguardi inequivocabili che non si soffermavano solo sul suo viso, e le sue orecchie avevano sentito commenti irripetibili, che lasciavano ben poco spazio all'immaginazione.
Che cosa faceva esattamente adesso in Olanda? Che cosa faceva dopo le esibizioni? Come trascorreva le serate? E le giornate? In quante ragazze lo aspettavano dietro il palco? Quante, finora, ci avevano provato spudoratamente con lui?
E quante erano riuscite a persuaderlo?
Ginger si girò per l'ennesima volta emettendo uno sbuffo; scosse la testa, serrò con forza le palpebre e si ripeté mentalmente che doveva smetterla di fare quegli assurdi pensieri, perché non l'avrebbero portata da nessuna parte.
Le avrebbero solo fatto perdere il sonno e la lucidità.
"Ginger! Ginger!".
Un colpo alla finestra.
"Ginger, apri!"
"Starà dormendo, dai! Chi vuoi che sia sveglio a quest'ora!"
"Ginger!".
Un altro colpo alla finestra.
Un altro ancora, più forte.
"Cazzo, ma vuoi rompere il vetro? Guarda che se ci vede qualcuno..."
"Lasciate perdere tutto, siamo in ritardo, dobbiamo partire subito!"
"No, sono sicuro che risponderà. Ginger! Ginger!".
La giovane, dopo aver capito che le voci non appartenevano all'eco di un sogno fin troppo reale, sgusciò fuori dal letto, si avvicinò alla finestra e la spalancò prima che rimanesse vittima di un altro sasso; guardò in basso verso il giardino e vide due figure col viso rivolto verso l'alto: una apparteneva a Syd, l'altra a Nick.
Poco lontano, vicino al marciapiede, era parcheggiato il loro sgangherato furgoncino nero.
"Voi siete completamente pazzi! Ma si può sapere che ore sono? Che cosa ci fate qui? Non dovreste essere in Olanda?"
"Siamo appena tornati e... Sono le tre e mezza"
"Le tre e mezza?"
"Sì, e tra mezz'ora dobbiamo esibirci all' Alexandra Palace"
"E cosa diavolo ci fate qui? Perché non siete già lì se tra mezz'ora dovete salire sopra il palco?"
"Perché devi venire anche tu".
Ginger rivolse un'espressione allibita a Syd.
"Non posso venire!" esclamò, facendo attenzione a non alzare troppo la voce "ti sei dimenticato che ho ancora la caviglia ingessata?"
"Non m'importa assolutamente nulla di quella caviglia: tu devi venire con noi"
"Vi farò perdere solo tempo"
"Devi esserci"
"Ragazzi, vi prego, decidete in fretta perché il tempo non è dalla nostra parte" intervenne Nick spostando nervosamente il peso del corpo da un piede all'altro; come a rimarcare il concetto espresso dal giovane, qualcuno all'interno del furgone suonò brevemente il clacson per richiamare l'attenzione di Nick e Syd.
Ginger non faticò ad immaginare chi fosse quella persona.
"Mi dispiace, ma questa volta proprio non posso. Anche se volessi, ci metterei un'eternità solo a scendere al piano di sotto ed a raggiungervi sul furgone per colpa delle stampelle"
"A questo piccolo inconveniente ci posso pensare io"
"Che intendi dire, Syd?" chiese Ginger, ed il ragazzo, in tutta risposta, iniziò ad arrampicarsi sulla facciata della casa reggendosi al tubo della grondaia; a nulla servirono le proteste della giovane, gli avvertimenti di Mason e gli schiamazzi dal furgone: Barrett continuò ad arrampicarsi aggrappato al tubo della grondaia, ed una volta raggiunta la finestra, posò i piedi sul davanzale ed entrò in camera con un piccolo salto.
La giovane lo guardò come se fosse un marziano e gli disse, ancora una volta ed a bassa voce, che era un pazzo.
"Amo arrampicarmi sugli alberi. Non è stato poi così diverso"
"Avresti potuto scivolare e farti molto, molto, molto male, Syd. Promettimi di non farlo mai più"
"Te lo prometto, ma in cambio devi venire via con noi. Cambiati e raggiungiamo gli altri in furgone, o questa volta rischiamo davvero di arrivare terribilmente in ritardo e... Potrebbe essere un problema non indifferente"
"Non posso venire"
"Sì che puoi"
"Con questa caviglia..."
"Io sono riuscito ad arrampicarmi a mani nude sulla facciata di questa casa per entrare in questa camera, quindi tu puoi venire con noi all'Alexandra Palace con una caviglia ingessata".
Davanti all'insistenza di Syd, a Ginger non rimase altro che arrendersi, anche perché più tempo restavano in camera a discutere e più aumentavano le probabilità che Jennifer venisse svegliata dal trambusto; chiese a Barrett di uscire per qualche istante dalla stanza perché doveva cambiarsi e lo richiamò dentro quando fu presentabile.
Il giovane la prese galantemente in braccio e la portò al pianoterra facendo attenzione a non farla cadere ed a non svegliare Jennifer e Pamela.
Fuori, dentro al furgone, Rick, Nick e Roger li stavano aspettando con trepidazione sempre più crescente; non appena i due giovani salirono, Waters schiacciò il pedale dell'acceleratore perché il tempo a loro disposizione si era ridotto drasticamente.
Ginger rischiò di urtare l'imponente (ed ingombrante) gong a causa della brusca partenza, ma Syd impedì il violento impatto stringendo a sé la giovane; Nick non notò nulla, in compenso il gesto non sfuggì agli occhi di Rick e Roger.
La giovane incrociò lo sguardo del bassista attraverso lo specchietto retrovisore: le iridi chiare di Waters incontrarono per qualche secondo quelle scure di Ginger, prima di focalizzarsi di nuovo sulla strada.
A Nick era completamente sfuggito quel rapido contatto intimo perché aveva impattato contro una parete del furgone.
"Cristo, Rog!" gridò irritato, massaggiandosi la spalla destra "devi per forza guidare come un pazzo?"
"Ha parlato quello che pensa di essere in pista ogni volta che afferra un volante" commentò piccato il bassista "e poi, sono costretto a guidare in questo modo se vuoi che abbiamo qualche possibilità di arrivare in tempo per l'esibizione"
"Vuole deliberatamente farci ammazzare tutti, e poi ha pure il coraggio di dire che sono io ad avere una guida spericolata!" esclamò Nick, sconvolto, per poi rivolgersi a Ginger "lo sai che cosa ha fatto una volta? È passato sopra una rotatoria"
"Te l'ho già spiegato un miliardo di volte come è andata quella volta: i freni facevano i capricci, ed io non mi fidavo a..."
"Balle! Ti stai arrampicando sugli specchi!"
"Mi sto arrampicando sugli specchi? È questo che pensi? Allora la prossima volta che i freni avranno dei problemi ci penserai tu a guidare questo stracazzo di furgoncino, va bene? Voglio proprio vedere come farai quando saremo nei pressi di una rotatoria!"
"Ragazzi, vi prego..." li supplicò Richard con un singhiozzo, massaggiandosi le tempie "mi state facendo scoppiare la testa"
"Sono sempre così?" sussurrò Ginger a Syd, accompagnando la domanda con uno sguardo sconcertato; lui rispose con una bassa risata, per non farsi sentire.
"In Olanda sono stati anche peggio di così"
"Come è stato il viaggio?"
"Bello, ma sarebbe stato ancora più bello se ci fossi stata tu" Syd abbassò ulteriormente il tono di voce "ti sono arrivate le mie lettere?"
"Sì, tutte quante. Ma devi spiegarmi una cosa: perché nelle lettere ti firmi Rog?"
"Lettere? Syd ti ha mandato delle lettere?" chiese Mason, incuriosito, interrompendo bruscamente la discussione animata tra lui e Roger; la giovane si maledisse per non aver parlato di più a bassa voce e pensò ad una risposta convincente che allontanasse ogni possibile sospetto.
"Certo che lo ha fatto. Qualcuno doveva pur tenermi aggiornata sui vostri guai. Ma non capisco perché Syd si firma Rog e glielo stavo giusto chiedendo ora"
"Non lo sai?" chiese il batterista, sorvolando sull'argomento lettere e soffermandosi, invece, su quello firma "non ti ha mai detto che Syd non è il suo vero nome?"
"Davvero?" domandò a sua volta la giovane sorpresa, e Barrett annuì.
"Mi chiamo Roger Keith" spiegò, passandosi la mano sinistra tra i ricci neri "nel locale in cui a volte suonavo, prima di unirmi a loro, c'era già un ragazzo che si chiamava Roger Barrett e così, per distinguerci, mi hanno soprannominato Syd"
"E non è l'unico" continuò Mason, indicando Waters "neppure Roger si chiama così: il suo vero nome è George"
"George Roger" precisò il bassista, stringendo le labbra, e Nick proseguì con la spiegazione.
"Sì, non gli piace il suo nome di battesimo e quindi si fa chiamare col suo secondo nome. Non trovi estremamente buffo e contorto il fatto che Syd in realtà si chiama Roger mentre Roger in realtà si chiama George?"
"Nick si chiama Nicholas Berkeley" intervenne Roger; Nick spalancò la bocca, offeso e incredulo.
"Ohh, mio dio, non posso credere che tu lo abbia detto sul serio!"
"Ho solo fatto il tuo stesso gioco"
"Non è assolutamente vero!"
"Ohh, andiamo, stiamo parlando di un fottuto nome"
"Per te è facile parlare. Tu non hai Berkeley come secondo nome! Berkeley! Ma che razza di nome è? Che cosa avevano in mente i miei genitori quella volta?"
"Pensa a quali erano le alternative se alla fine hanno optato per Berkeley"
"Vaffanculo, Rog, lo sai che sei proprio stronzo?"
"A questo punto anche io devo svelarvi un piccolo segreto" disse Ginger, bloccando sul nascere la seconda discussione animata ed evitando che la testa di Rick scoppiasse per davvero "il mio vero nome è Mary Jane".
La giovane sorrise dinanzi alle buffe espressioni sorprese di Nick e Syd; quella di Roger non riusciva a vederla perché era concentrato a guardare la strada.
"Davvero ti chiami Mary Jane?" domandò il batterista, sollevando le sopracciglia.
"Sì, ma mommi mi ha soprannominata Ginger perché secondo lei si addice di più al mio carattere ed al colore dei miei capelli"
"Perché non ce lo hai mai detto?" Mason si voltò di scatto a guardare Wright e lo bombardò con altre domande simili, dando inizio alla terza discussione nel giro di pochi minuti.
"Il fuso orario li ha proprio fusi" sussurrò Syd divertito, costringendo la ragazza a coprirsi in fretta la bocca con la mano destra per non scoppiare a ridere davanti a tutti "comunque sono d'accordissimo con il ragionamento di Pamela: il nome Mary Jane non dice assolutamente nulla. Ginger sembra essere stato creato apposta per te".
La sala dell'Alexandra Palace era gremita di gente in attesa dell'esibizione dei quattro ragazzi.
Ginger se ne stava infondo, seminascosta da una colonna, per evitare di essere involontariamente spinta da qualcuno ed aggravare le condizioni della caviglia in fase di guarigione e perché, anche se con sé aveva le stampelle, aveva bisogno di un ulteriore sostegno a cui appoggiarsi; e dal momento che tutti i posti a sedere erano già occupati, la colonna di marmo era stata la sua unica alternativa.
Aveva portato con sé anche la macchina fotografica per scattare un paio di foto ai ragazzi.
Quando li vide salire sul palco, avvicinò la macchina fotografica all'occhio destro, chiuse il sinistro e focalizzò l'obiettivo su Syd, in piedi al centro del grande palco, pronta a scattare.
Il Caso, il Fato, il Destino o una semplice coincidenza volle che l'esibizione dei quattro giovani coincidesse con l'alba e che sulle pareti ai lati e dietro di loro fossero posizionate delle enormi vetrate.
La luce fece tutto il resto.
I raggi di sole trapassarono i vetri e colpirono gli specchietti rotondi che Syd aveva applicato tempo prima sulla superficie della sua Fender Esquire, facendo risplendere lo strumento di luce propria.
Tra il pubblico si levarono numerose esclamazioni di sorpresa e meraviglia, e Ginger, ad occhi sgranati, abbassò lentamente la macchinetta fotografica, estasiata.
Era inutile provare ad immortalare un simile spettacolo, perché un simile spettacolo non poteva essere imprigionato su un banale foglio di cellulosa.
E là, appoggiata ad una colonna, con gli occhi sgranati, con un'espressione estasiata stampata sul volto e con la macchinetta ancora stretta tra le mani, Ginger finalmente trovò la risposta alla domanda che si era posta tante volte da quando la sua vita aveva incrociato quella di Syd.
Sì, un essere così straordinario non poteva provenire dalla Terra.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top