59_ I want love

GIORGIO

La villa in Toscana dei Falconieri era molto bella e con uno stile totalmente diverso da quella dei miei genitori adottivi, ma non per questo meno raffinata. I colori dominanti erano il bianco latteo e delicato delle statue di marmo che adornavano il viale d'ingresso, il verde cupo dei cipressi, il color terracotta dei coppi che coprivano i tetti un po' spioventi e infine i mattoni in cotto con cui erano costruite le pareti. Uno stile rustico, adatto a un casale di campagna, ma anche un rifugio dotato di tutte le comodità che la tecnologia e il denaro potessero fornire. Antonia e Filippo rappresentavano degnamente il carattere di quest'abitazione: raffinati e alla mano al tempo stesso.

"Complimenti, la vostra casa è bellissima!" Giulia sembrava totalmente ammirata dalla vista della casa, del giardino all'italiana che si scorgeva dietro una siepe, delle dolci colline toscane punteggiate di casali, campi coltivati e piccoli borghi; ma nonostante fosse totalmente immersa in questo nuovo, interessante ambiente, la sua mano non lasciava mai la mia.

"Grazie, Giulia." Nia aveva un tenero sorriso sul volto. Quella casa era davvero importante, apparteneva alla famiglia da almeno tre secoli e loro ci avevano vissuto durante tutta l'infanzia; un'infanzia felice, prima del divorzio dei loro genitori e la successiva riappacificazione.

"Sai, cerchiamo di conservarla al meglio e così facendo, speriamo di mantenere vive le nostre origini."

"Allora, per le sistemazioni... " Arianna apparve quasi dal nulla facendomi un sorriso un po' incerto: si era tranquillizzata, ma era ancora triste per la discussione che avevamo avuto e per le cattiverie che le avevo buttato addosso.

"In vostra assenza abbiamo deciso che Filippo ed io dormiremo nella sua stanza, Francesco e Nia in quella di Antonia, e voi due nella stanza degli ospiti, quella grande che dà sul giardino."

Sentii la mano di Giulia stringersi di più alla mia, mentre un sorriso un po' imbarazzato illuminava il suo viso arrossato. Dopo il nostro momento nel bosco mi sentivo meglio. Lei era il mio balsamo, la mia droga, la mia pace, la mia gioia. Le avevo detto di amarla e si era stretta a me poggiando la sua mano sul mio cuore, rassicurandomi, cullandomi come se fossi un bambino. Ed io mi ero odiato per non averle ancora detto tutto di me.

"Mi amerai ancora, quando saprai ogni cosa di me?" Parole, sussurrate sulle sue labbra col fiato corto, con la paura che no, non sarebbe più stata la stessa cosa; che tutto sarebbe inevitabilmente cambiato. Le stavo chiedendo fiducia assoluta, proprio io che ancora non mi capacitavo di averla incontrata, di essermene innamorato e di essere ricambiato.

"Giorgio, io ti amo, conoscere il tutto di te non cambierà i miei sentimenti." Gli occhi fissi nei miei, lo sguardo deciso di chi sa ciò che sta dicendo.

"Giulia!" la voce di Arianna ci riscosse...

"Ti mostro la vostra stanza, ok? Giorgio, tu vai in cucina e aiuta gli altri, così poi prepariamo la cena. " Annuii, dovevo cercare un modo per scusarmi con lei, non contraddirla era già un passo avanti.

"Ti raggiungo tra poco." dissi rivolto a Giulia, gustandomi lo sguardo colmo d'amore che mi rivolse.

Le nuvole si chiusero ulteriormente, fra poco la pioggia avrebbe invaso le strade, allagato il giardino, bagnato i vetri delle nostre stanze. Fra poco si sarebbe scatenato l'inferno fuori e dentro di me. Avevamo sistemato tutti i viveri ma Arianna e la mia ragazza non erano ancora tornate. Decisi di andare a cercarle, le trovai nella stanza destinata a noi che parlavano a voce bassa. Mi sentivo un vigliacco, ma accostai l'orecchio e mi misi a origliare cogliendo un brandello di conversazione che mi emozionò.

"Giorgio crede di proteggermi, ma io lo so che soffre, lo sento sulla mia pelle, siamo gemelli, il suo dolore è anche il mio. Io non ho assistito a ciò che è successo in quel bagno, ma questo non significa che io non sappia il dolore che prova. Per due lunghi anni, la sua unica voce era il suo pianoforte. Per due lunghi anni pensavo di non sentire più la sua risata." Con una mano si asciugò una lacrima. Mi si strinse in cuore. "Ti prego, stagli vicino, tu sei... " dei rumori alle mie spalle m'indussero ad allontanarmi.

"Le hai trovate?" Filippo portava nella sua stanza l'enorme valigia di Arianna.

"Sì, io credo stiano facendo un discorso da donne." Minimizzai.

"Chiamale, di' a tua sorella di venire ad aiutarmi con le sue cose. É incredibile, due giorni fuori di casa e si è portata dietro mezzo guardaroba!"

****

La stanza degli ospiti era la migliore della villa, una sorta di mini appartamento con un magnifico affaccio sul giardino all'italiana e sulle colline circostanti. Il vento ululava attraverso gli alberi facendo ondeggiare le chiome dei cipressi e schioccare i rami del vicino faggeto.

Posso farcela, posso sopportarlo, se lei è con me, posso farcela. Mi ripetevo come un mantra, mentre mi preparavo per la notte. La guardai. Lei che per pudore era andata a cambiarsi in bagno, lei che era rimasta rinchiusa lì dentro per un tempo infinito.

Un altro tuono.

Solo un istante e sarà con te! Continuai parlando sottovoce per cercare una rassicurazione impossibile da trovare.

Respira, Giorgio, respira. Controlla il respiro e rallenta i battiti del cuore. Respira, Giorgio, respira.

Le braccia già si erano strette attorno al mio corpo, le orecchie già erano coperte dalle mani, gli occhi chiusi, Ero pronto, ero quasi pronto ad affrontare l'inevitabile crisi.

Respira, Giorgio, respira.

Se i temporali mi terrorizzavano, i tuoni mi sconvolgevano totalmente. Era una paura irrazionale, me ne rendevo conto, ma non riuscivo a impedirmi di tremare. Le tempeste riportavano a galla il dolore.

"Giorgio... " la voce di Giulia mi fece alzare lo sguardo. Lei ora mi guardava con gli occhi accesi di passione e le guance rosa di desiderio. "Giorgio... " mormorò il mio nome come una preghiera.

"Giulia!" Risposi con un filo di voce.

"Sei teso!" Continuò infilando le sue dita tra i miei capelli per sfiorarmeli lentamente. Mi strinsi di più a lei, cercando di assorbirne la forza, la passione, l'amore.

"Sei così bella!" dissi in un soffio con le labbra dischiuse e pronte all'atteso bacio tra noi; quello che avrebbe zittito le mie paure, quello che mi avrebbe distratto dai ricordi. Un bacio che avrebbe segnato un nuovo inizio per me, per noi. Le mie mani titubanti si avvicinarono a  lei, ai suoi suoi vestiti, alla sua pelle; le mie mani accarezzavano le sue guance, i suoi capelli, la sua bocca. Le mie mani la spogliavano, rivelando la pelle bianca e fremente di desiderio.

La voce di Elton John riempiva l'aria attorno a noi sovrastando lo scrosciare della pioggia.

"I want love", io voglio essere amato.

Niente di più vicino alla verità, niente di più simile a come mi sono sentito per quasi tutta la mia vita. Voglio solo essere amato.

"Voglio essere amato, ma è impossibile, un uomo come me, così irresponsabile.
Un uomo come me si sente morto nei luoghi in cui gli altri uomini si sentono liberi.
Non posso amare, sono un proiettile pieno di buchi non sento nulla, sento solo freddo non sento nulla, solo vecchie cicatrici che induriscono il mio cuore..."

Un tuono squarciò un silenzio denso di respiri, di baci, di noi. Tremai, allontanandomi dal suo corpo: le mie braccia si strinsero intorno al petto in un abbraccio che non mi avrebbe ne scaldato ne salvato, non ci era mai riuscito. La voce di Giulia  sfiorò la mia mente, mentre le sue dita scioglievano il nodo delle mie braccia per legarlo nuovamente attorno a sé.

"Non lasciarmi solo,"sussurrai sul suo petto.

"Non ti lascio, amore mio, sono con te; passerà, la tempesta passerà!"
Le sue labbra furono sulle mie trasmettendomi calore, protezione, amore.

"Ti amo!" Sussurrai continuando lentamente a spogliarla. "Ti amo!" Ripetei accogliendo il suo corpo tra le mie braccia e lasciando che le sue dita facessero lo stesso privandomi dell'ultimo strato della mia pesante armatura.

Un primo bottone lasciò l'asola della mia camicia, tremavo al pensiero di spogliarmi di tutte le mie protezioni, tremavo al pensiero della sua reazione.

Un altro bottone.

Il mio petto vibrava al ritmo frenetico del mio cuore agitato. La maglietta lasciò le sue spalle scoprendola; un intimo di seta color champagne a coprirle le forme morbide e perfette.

Un altro bottone.

Le sue mani sul mio cuore, la sua bocca sul mio petto, l'eccitazione, i respiri concitati, il desiderio, la voglia di unirsi, di essere una cosa sola.

Un altro bottone, il mio corpo era a nudo di fronte a lei, ero totalmente esposto, completamente vulnerabile.

"NO!" Dissi stringendo al petto i lembi della camicia: non doveva guardarmi, non doveva toccarmi. Nessuno doveva, non più.
Rimase per un istante a guardarmi, in silenzio, con dolcezza; nessuna compassione per i segni che mi deturpavano, solo infinito amore.

"Non coprirti!" disse accarezzando le  troppe cicatrici che punteggiavano il mio busto. "Chi ti ha fatto così male?" Non risposi subito, avevo bisogno di un istante, solo un momento per capire ciò che era accaduto negli ultimi due minuti.

"Mio padre!" dissi infine alleggerendomi dal peso che gravava da anni sul mio cuore. "Sono un brutto spettacolo, lo so!" La gola era  riarsa dalla paura, dalla trepidazione, dalla certezza di restare nuovamente solo.

"Quanto dolore!" sussurrò baciandomi il petto. "Quanto dolore hai ingoiato da solo!" Mi accarezzò ancora. "Ti prego, condividilo, condividilo con me... " le sue labbra furono di nuovo sul mio petto, sulla mia pelle, sul mio cuore. Mi ritrassi, timoroso, ma lei non si lasciò scoraggiare dalla mia ritrosia. "Lasciati amare da me, Giorgio. Lasciati coccolare, lasciati ricoprire di tutto quell'affetto che non hai avuto. Lasciati andare, amore mio, ti prego... fidati di noi".

La guardai, era splendente di amore. Mi persi nel calore dei suoi occhi.

*I Want Love_ Elton John

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