48. (the voice whitin)

GIORGIO

No one ever wants or bothers to explain
Of the heartache life can bring and what it means
When there's no one else
Look inside yourself
Like your oldest friend
Just trust the voice within
Then you'll find the strength
That will guide your way
If you will learn to begin
To trust the voice within*

La nebbia era fitta e fredda; intorno a me l'ignoto, l'impossibilità di vedere. Non ero solo, la presenza di mia madre era ovunque, il suo respiro, la sua voce, la sua immagine martoriata riempivano ogni angolo della mia mente.

"Giorgio, perché mi hai dimenticata?" Non era lei a parlare, lo sapevo, lo sentivo. Lei non era più con me, era morta, scomparsa per sempre dalla mia vita, mi aveva lasciato solo. Non l'avevo dimenticata, come avrei potuto farlo: per un breve istante, solo per un momento, avevo lasciato che il mio cuore volasse alto, inseguendo un amore che non pensavo di meritare; per un attimo avevo permesso a me stesso di essere un ragazzo, solo un ragazzo di vent'anni con una disperata voglia di vivere e di amare. Mia madre avrebbe occupato per sempre un posto speciale nel mio cuore, l'amore per lei non sarebbe mai stato sostituito o rimpiazzato con quello di un'altra donna. C'era spazio nel mio cuore, Giulia era riuscita a liberarlo dalle catene che lo imprigionavano permettendogli di tornare a battere.

"Il mio cuore è grande, mamma, ti prego, lascia che io sia felice!"

Le parlavo, parlavo al me stesso che si sentiva in colpa, parlavo ai suoi occhi ora lucidi di lacrime rosso sangue; parlavo alla parte più oscura di me, a quella che non avrebbe mai accettato di esporsi alla luce dell'amore. Il dolore allo stomaco si accentuò, mentre sprazzi del mio passato tornarono ad affacciarsi nella mia mente colpendomi con la precisione di lame affilate.

"Tu sei morta mamma e non è colpa mia!"

Gridai con le labbra serrate; urlando con tutta la forza che possedevo la mia immensa disperazione, ma le parole restarono solo nella mia testa.

"Ero un bambino mamma, solo un bambino!"

Le lacrime tornarono ad affacciarsi sull'orlo delle mie ciglia, lacrime che non riuscivo più a versare.

"Smettila, Giorgio!" Quel tono autoritario l'avrei riconosciuto ovunque. Mio padre, il mio vero padre. "Non piangere, gli uomini non piangono!"

Ancora dolore, uno straziante, irrefrenabile dolore a perforarmi il cuore, a ricordarmi di chi ero, da dove provenissi, chi fosse la mia famiglia, quanto oscura fosse la mia anima.

"Non avevi detto che mi avresti voluto bene per sempre?" Mia madre, la sua voce carica di rammarico riempiva di gelo le mie vene. Il mio corpo si piegava ancora sotto il peso di un dolore difficile da sopportare sulle mie troppo fragili spalle. Dovevo farcela, trovare la mia voce interiore, quella con cui  provare a controbattere alla potenza delle loro parole.

"Voglio solo essere felice."
Dissi con una determinazione che credevo impossibile.

"Vi prego, vi prego, lasciatemi andare!"

Il buio della mia anima inghiottiva parole mai pronunciate, frasi appena sussurrate; la forza appena trovata venne improvvisamente meno; il desiderio di lasciarmi sopraffare dall'oblio, mi invase l'anima. Volevo abbandonarmi a questa lenta corrente scura che mi trascinava sempre più distante, immerso in un fiume di silenzio. Smettere di sentire, di pensare, di volere. Dimenticare tutto, persino, me stesso. Galleggiare nell'infinito nulla.

Morire.

Poi un tepore, simile a un raggio di sole in primavera, si insinuò lentamente tra i miei ricordi, riempiendomi

Galleggiare, respirare.

"Giorgio" la sua voce, la voce della donna che amo, si insinuò tra le fumose cortine della mia mente.

"Giorgio!" Ancora quel dolce suono a dissipare lentamente la nebbia, a inondare il vuoto con suoni, luci, colori ...amore.

"Giulia..." la chiamai e lei sorrise, dolce, tenera, accogliente, calda. Il mio cuore prese a battere più forte, a battere per lei. "Ti amo, Giulia!" confessai mentre il calore cominciò pian piano a rifluire in me. Mi aveva salvato, il suo amore mi aveva salvato e ora volevo soltanto raggiungerla e stringerla forte tra le braccia. Ora volevo soltanto amarla. Aprii gli occhi, incontrando quelli preoccupati della mia nuova famiglia. "Voglio andare da lei" dissi prima di riprendere piena coscienza di me.

Quando mi alzai a sedere sul letto, mi accorsi di essere nella mia stanza. Giovanni ed Emilia mi fissavano con lo sguardo preoccupato e inquieto; il mio stato di salute li preoccupava più di quanto avrei voluto.

"Giorgio!" Mio padre aveva la voce intrisa di angoscia. "Cosa ti è successo, Giorgio?" una carezza sfiorò lieve i capelli, ancora umidi di pioggia.

"Chi mi ha portato qui? Ero in macchina e poi... il buio" confessai, non avevo la forza di inventare qualcosa, una realtà edulcorata, un modo per tranquillizzarli. Optai per l'amara verità. "Non so davvero cosa mi sia accaduto, ho provato un grande senso di disagio, un dolore fortissimo allo stomaco e poi..." Temporeggiai, prima di sganciare la bomba. "Poi è successo qualcosa..." temporeggiai ancora, titubante di rivelar loro qualcosa che non riuscivo ancora a spiegarmi. "Ho avuto una specie di allucinazione da sveglio."

Giovanni mi guardò dritto negli occhi sondando la veridicità delle mie parole.

"E non la prima volta che ti succede, non è così?" La sua non era una domanda, bensì un'affermazione ben precisa. Lui sapeva. Feci di sì con la testa, imbarazzato, colpevole, mentre la mia dolce Emilia si mise una mano davanti alla bocca, gli occhi lucidi e pronti al pianto.

Giovanni la guardò, poi con un sorriso le chiese di lasciare la stanza. Un bacio sulla mia fronte, una tenera carezza ed era già sulla porta.

"Antonia e Francesco sono di sotto, appena starai meglio ringraziali, sono loro ad averti portato qui. Tua cugina è ancora sotto shock! Meno male che Arianna non era qui!" Ancora uno sguardo e la porta si chiuse.

Ora eravamo soli mio padre ed io, ora era tempo di affrontare i miei demoni.

"Dimmi, Giorgio, da quanto tempo hai attacchi di panico e allucinazioni?" Lui sapeva, lui aveva capito prima che potessi parlare.

"Da dopo la morte di mia madre!" confessai semplicemente, come se fosse normale, come se fosse parte di me.

"Giorgio, tu hai bisogno di aiuto" la voce di Giovanni era terribilmente tesa, "potrebbe trattarsi di schizofrenia" concluse amaramente, guardando il mio volto teso. Lui capiva il mio dolore, la mia riluttanza a vedere nuovi psichiatri a sottopormi nuovamente al sezionamento della mia anima e del mio cuore, ma la sua mente analitica non poteva evitargli di vedermi anche come un paziente bisognoso di aiuto. Non ce l'avrei fatta, non sarei sopravvissuto, avrei preferito morire piuttosto che sottopormi ad altri mesi di psicanalisi.

"Non voglio!" dissi infine con voce ferma e fredda come il ghiaccio. "Non voglio più essere rinchiuso, strizzato come un calzino bagnato, non voglio più rispondere alle domande di nessuno..." feci una pausa guardandolo con occhi imploranti. "Ti prego!" implorai. "Non farmi questo, so che devo uscirne, papà, so che devo farlo, Giulia merita qualcosa di più, di me!" Abbassai lo sguardo, sconfitto. Il suo abbraccio caldo mi colse di sorpresa, mi lasciai cullare da lui e dalla calma forza del suo amore."Non sono pazzo, ti prego, credimi, so che c'è qualcosa, incastrato dentro di me, qualcosa che non riesco a ricordare, ma che mi tormenta; però non sono pazzo!"

"Lo so, lo so, figlio mio, però tu rifiuti parlarne, di chiedere aiuto... Ti prego, Giorgio, fatti aiutare, confidati con me, confidati con Giulia, con tua sorella, con i tuoi amici, ma parla, per l'amor del cielo, togliti questo peso che ti porti addosso da troppi anni. Ti prego Giorgio, se non vuoi farlo per te, almeno fallo per noi, per noi che ti amiamo con tutto il nostro cuore." I suoi occhi si fecero lucidi, mentre il mio corpo si abbeverava alla fonte inesauribile del suo amore. "Non preoccuparti, non ti farò rinchiudere, non ti farei mai una cosa del genere, ma ti controllerò, starò attento ai tuoi sintomi, pregherò che non diventino invalidanti. Io ci sarò sempre, la tua famiglia sarà sempre con te."

Gli sorrisi, dolcemente felice dell'amore di cui mi riempiva la mia nuova famiglia.

"Ah, Giorgio, raggiungeremo la villa al mare per le vacanze di Pasqua, prepara le tue cose non appena ti sentirai meglio!"

Quando sei al sicuro nella tua camera comici a sognare
Di un posto dove niente é difficile come sembra
Nessuno ha mai voluto o si é preoccupato di spiegare
dell'angoscia che la vita può portare e cosa significhi
quando non c'é nessun altro guarda dentro di te
Come la tua più vecchia amica fidati della tua voce interiore
Così troverai la forza che ti guiderà
Se imparerai a fidarti della tua voce interiore

Christina Aguilera_The voice within

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