37 (Cardiologia)
GIULIA
"Non riesco a gestire tutti questi nuovi sentimenti. Sono nati nel mio cuore senza che me ne accorgessi e ora... ora stanno prendendo totalmente il controllo su di me!" Le sue parole appassionate, dolci, tormentate, spalancarono il mio cuore riempiendolo di un calore intenso. Giorgio: la sua passione, la sua delicatezza, la sua immensa fragilità, mi era entrato nel sangue e ora, stretta tra le sue braccia, non riuscivo a pensare che a lui, al suo corpo allacciato al mio, alle sue labbra su di me; alla danza dei nostri corpi uniti nella magia di un amore nascente.
Avrei dovuto dirgli che ero ancora vergine? Se ne sarebbe accorto?
La mia mente si svuotò di ogni pensiero, per colmarsi soltanto di lui. Il mio corpo si abbandonò al suo, come un giunco mosso da un dolce vento primaverile. Le braccia di Giorgio sollevarono il mio corpo stringendolo a sé, incatenando la mia anima alla sua; indissolubilmente. Fluttuavo leggera. Le sue belle labbra tornarono sulla mia bocca, saggiandomi, gustando il mio sapore come se fosse il più buono che avesse mai assaporato; il bacio, il più intenso che avessi mai provato, mi rese languida e pronta per lui, per riceverlo in me, per essere totalmente sua. Chiusi gli occhi.
La mia mano tra le sue cosce si muoveva lenta, timida, sopra lo strato di cotone dei boxer. Le sue belle labbra mugolarono il mio nome con voce roca e profondamente sensuale. Le sue braccia mi strinsero a sé, chiedendomi, senza parlare di dargli di più, di sentirlo di più, più intensamente. Fremevo e tremavo, sentendo la sua erezione inturgidirsi tra le mie dita e il suo calore farsi sempre più intenso. Respirai il suo odore mascolino e il mio corpo si accese. Giorgio mi fissò dritta negli occhi e io annuii; non avevo la forza di parlare. Calde e rassicuranti, le sue dita sfiorarono appena la landa quasi inesplorata del mio pube per poi superarla e intrufolarsi tra le mie morbide pieghe. Mugolai di piacere cercandolo ancora, sfiorandolo ancora, ondeggiando ritmicamente per sentirlo più vicino, più mio. Sentii un dito entrare in me, inaspettato, intruso. Fastidio e piacere si mescolarono, in un'unica, intensa, strana sensazione.
"Giorgio io..." misi una mano sulla sua, fermando per un attimo il suo percorso di avvicinamento.
"Sei bellissima," rispose, fraintendendo la mia esitazione. La voce resa roca dal desiderio, gli occhi accesi di nuova luce.
Passione. Lussuria. Amore.
"Ti prego, non fermarti..." stentoree, ma sussurrate, furono le parole che mi spinsero a liberarlo dalla costrizione dei boxer. "Sei così calda..." la sua voce, persa nella mia bocca, "...e morbida." Le sue dita esplorarono lente, ma esigenti, il mio corpo, le sue labbra lambirono sul mio seno, suggendone i capezzoli irti ed eccitati. "Giulia, io..." le sue mani tra le mie gambe mi carezzavano insistendo, mentre un altro dito si aggiunse al primo con una spinta un po' più profonda della. Sussultai, sentendomi invasa. "Ti ho fatto male?" Le sue mani si allontanarono di scatto da me, mentre una sensazione di freddo invase le mie membra. Lo guardai, il suo sguardo allarmato e il corpo irrigidito mi fecero tenerezza e paura al tempo stesso. Aveva bisogno di essere rassicurato, ed ero io a doverlo fare. cercai di trovare le parole giuste da dire, ma le mie rassicurazioni arrivarono troppo in fretta e non lo convinsero. I suoi occhi, lucidi e smarriti fissarono i miei.
"Non volevo, mi credi, vero?" Sussurrò. La voce incerta, il tono timoroso, in cerca di conferma; di una sicurezza che soltanto io potevo dargli.
"Giorgio, non mi hai fatto male, credimi, è solo che..." Dio, che imbarazzo.
"Io... beh ecco, io non sono... io non ho mai..." non riuscii a terminare la frase; le gote in fiamme, la gola chiusa da una vergogna pronta a colpirmi come un pugno in pieno petto.
"Sei vergine?" Annuii, incapace di aggiungere altro. "Non lo sapevo..." Sembrava mortificato, mentre si discostava un poco da me per risistemarsi e richiudere la zip dei suoi jeans. Mi porse la camicetta aiutandomi ad indossarla, ben attento ad evitare di toccarmi. I suoi occhi erano bassi, non mi guardava in volto. Ero sconvolta dai suoi cambiamenti d'umore, mi sentivo strana, rifiutata. Lo sapevo, non dovevo dirglielo, pensai in preda ad una profonda frustrazione; non volevo interrompere il contatto tra noi.
"Ti da così fastidio che io sia vergine, da evitare persino di sfiorarmi?" il mio rimprovero sussurrato, evitando di guardarlo, non impedì ai miei occhi a riempirsi di lacrime, sfumando i contorni della stanza che ora mi sembrava squallida e triste. Non le avrei lasciate libere di scendere, non avrei pianto, a causa di una scelta fatta in nome della ricerca dell'amore.
Giorgio mi strinse a sé; le sue labbra cercarono il mio viso, asciugando le lacrime, che nonostante tutto, si poggiarono sulle mie guance, cercarono la mia bocca in un bacio, lento ed erotico, sfiorando la mia lingua per assaggiare il mio sapore, ancora e ancora.
"Sono contento che tu me lo abbia detto!" Sussurrò al mio orecchio. "Non voglio che la tua prima volta sia qui, dentro una specie sgabuzzino impolverato. Voglio che sia bella, indimenticabile e... comoda."
Non mi importava del luogo, mi importava soltanto della persona che ora era con me e che mi fissava con il suo sguardo speciale, quello dolce e timido.
"Qualunque luogo è bello se sei con me." I miei ormoni impazziti cercavano solo lui, volevano soltanto lui. Dentro di me, qui e subito. "Non mi importa, davvero!" gli dissi, carezzandogli una natica soda e avvicinandolo al mio corpo; le mani lo afferrarono per la cintura, le gambe si intrecciarono attorno ai suoi fianchi. Giorgio cercava di restare immobile di fronte ai miei assalti, ma faceva fatica, era eccitato quanto me e io non volevo più aspettare.
"Dovremmo procedere con gradualità..." cercò di dire, mentre le mie labbra cercavano le sue e l'erezione tornava a essere ben visibile attraverso i suoi jeans.
"Mmm così..." dissi carezzandogli il petto con lentezza, scendendo giù fino al ventre piatto, fino al suo calore.
"Ti prego, ti prego, non farmi questo." Il suo cuore accelerò percettibilmente, le mie labbra gli sfiorarono la mandibola, il collo, la bocca, carnosa e morbida. "Ti prego, Giulia, non farmi questo!" La voce roca, formulava una preghiera che neppure lui era disposto ad ascoltare. Ero come in preda alla frenesia, non riuscivo a fermarmi, non sapevo come arginare le ondate di eccitazione che si erano impossessate del mio corpo. Giorgio mi afferrò per i lembi della camicia, avvicinandomi a sé con uno strattone, poi la sua bocca fu sulla mia, passionale e vorace."L'hai voluto tu!" La voce roca e tremante.
Con un movimento rapido, aprì la cerniera dei jeans scendendoseli assieme ai boxer e, prendendomi la mano, la diresse verso la sua erezione nuda. Esitai solo un istante; non era la prima volta che lo facevo; ero brava, almeno Alex mi diceva così, ma eravamo ragazzini e lui non aveva poi così tanta esperienza. Con Giorgio tutto appariva diverso, lui era bello e sicuramente molto esperto, mentre io mi sentivo soltanto una ragazzina, impacciata e vergine per giunta.
Giorgio ansimò, la mia mano a muoversi al ritmo dettato da lui; le sue dita a cercare il mio corpo, il mio seno, il mio centro palpitante; muovendosi lente, stuzzicandomi, eccitandomi...
La potenza dell'orgasmo mi sconvolse, travolgendomi come un fiume in piena. Non avevo mai provato nulla di simile. Mi abbandonai sulla sua spalla, ansimante, tremante. Lui mi raggiunse dopo pochi istanti, il suo seme caldo mi imbrattò le dita e io lo guardai come se fosse qualcosa di magico, come se non l'avessi mai visto, come se non riuscissi a credere di averlo fatto eccitare fino al punto di venire.
Restammo così, per un istante infinito, stretti l'uno all'altra, incapaci di muoverci o di parlare; solo i nostri cuori a battere all'unisono, dichiarandosi reciproco amore. Il respiro tornò lentamente ai ritmi normali, Giorgio si rivestì in fretta senza guardarmi, sembrava... imbarazzato, pentito.
Cosa gli stava accadendo?
"Tutto bene?" chiesi, la mia voce si fece piccola, titubante, spaventata dalla sua risposta. "Ho fatto qualcosa di sbagliato?" Il dubbio si insinuo lento nel profondo del mio animo. Finalmente mi guardò, i suoi occhi, languidi e limpidi di passione appena affievolita, nascondevano un velo di inquietudine nelle loro profondità; il sorriso, dolce sulle belle labbra, non arrivava ad illuminargli lo sguardo. "Giorgio," sussurrai avvicinarmi a lui, circospetta, come si fa con un cucciolo spaventato. "Parlami..." la mia voce era un sussurro sul suo volto tormentato.
"È stato... bellissimo!" la sua voce, delicata e tenera, soffiò via il velo di malinconia dal mio cuore.
"Però?" Il dubbio rodeva come un tarlo il mio animo insicuro. C'è sempre un però.
Giorgio sorrise dolcemente, con un velo di tristezza ad increspargli i lineamenti. "Sono stato precipitoso, Giulia, hai bisogno di tempo, soprattutto ora, dopo l'aggressione che hai subito, e io..." Gli presi il volto tra le mani.
Aveva ragione, ma non l'avrei mai ammesso; non avrei mai ammesso di voler a tutti i costi liberarmi della mia verginità, per paura che mi venisse strappata via contro la mia volontà. Non avrei mai ammesso, che nonostante amassi Giorgio con tutto il cuore, avevo bisogno di un po' di tempo in più per conoscerlo, anche e soprattutto dal punto di vista fisico.
"Tu niente! Lo volevo anch'io, volevo sentirti, amarti, proprio come lo volevi tu..." dissi invece; il verde dei suoi occhi mi penetrò in profondità.
"Non mentirmi, Giulia. I tuoi occhi parlano!" Distolsi lo sguardo dal suo, perché era vero, ma non volevo ammetterlo. Chiusi la camicia , rimisi il maglione al suo posto. Giorgio era stato davvero meraviglioso con me; si era fermato laddove io non l'avrei fatto, mi aveva capita, quando io non riuscivo a comprendermi, ad accettare fino in fondo i miei limiti.
"Giorgio Leardi, ma quanti anni hai?" Chiesi con un sorriso.
"Cento" rispose con una battuta, qualcosa per alleggerire l'atmosfera, per sdrammatizzare.
Lo imitai, tra noi era avvenuto qualcosa di troppo bello per rovinarlo con le mie paure e le sue.
"Sei molto, molto vecchio allora..." la mia voce era di nuovo roca e le guance imporporate e calde. Continuai, impudente e scherzosa, facendomi di nuovo vicina. "...E hai molta, molta esperienza... allora!" Sorrise malizioso e con un dito mi accarezzò le labbra.
"Considera questa la tua prima lezione!" poi mi baciò ancora una volta. "Si è fatto tardi, le lezioni stanno per iniziare, dovemmo andare." Giorgio Leardi e la sua stramaledetta razionalità.
"Sì, capo!" sorrisi come una bimba, facendo il saluto militare, mentre mano nella mano, uscivamo nei corridoi che andavano affollandosi dopo l'ora di pranzo.
"Giulia, aspetta..."Giorgio mi attirò di nuovo a sé per un ultimo bacio, poi prendendomi una mano, se la portò alle labbra. "Siccome ho cento anni, mi comporterò come tale!" la sua bocca si aprì ad in un sorriso titubante e timido, mentre i suoi occhi cercarono i miei. "Giulia Mancini, vorresti uscire con me... ufficialmente... come coppia?"
"Sì!" risposi in un soffio abbracciandolo e soffocando un singhiozzo sul suo petto. Ero emozionata e quel breve monosillabo uscì a fatica dalla mia bocca.
Giorgio si illuminò. Un meraviglioso sorriso, bello come non l'avevo mai visto, dissipò le ombre del il mio mondo.
Amavo questo ragazzo. L'amavo davvero.
Francesco de Gregori _Cardiologia
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Ecco la seconda parte, beh, non hanno fatto l'amore, ma ci sono andati vicino (spero sempre di non essere stata volgare nelle descrizioni), e Giorgio finalmente le ha chiesto di essere la sua ragazza (EVVIVA). Spero vi sia piaciuto il capitolo, come sempre aspetto i commenti e le considerazioni che vorrete fare.
A presto B.
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