33 (eppure sentire)
GIULIA
Un raggio di sole illuminò il mio viso, era caldo e confortante, come l'abbraccio del ragazzo che ora dormiva placidamente al mio fianco. Aprii lentamente gli occhi, soffermandomi sul suo volto, tenero e rilassato nell'incoscienza del sonno. Dimostrava meno dei suoi vent'anni; erano i suoi occhi, così profondi e tristi, a rivelare la sua età e la sofferenza che aveva vissuto sulla sua pelle. Giorgio Leardi era un'anima ferita, lacerata da un dolore che non si poteva immaginare, eppure aveva trovato il coraggio di aiutare me, io mi ero affidata a lui senza riflettere; avevo chiesto a lui di sostenermi con forza, una forza che non ero sicura avesse. Ripensai alla notte appena trascorsa, rabbrividendo al ricordo dell'incubo che mi aveva svegliato; ripensai alle parole rassicuranti e dolci di Giorgio, alla sua tenerezza, a quel "ti amo"sussurrato a fior di labbra prima che l'incoscienza del sonno mi avvolgesse.
L'avevo detto davvero?
Mi ero spinta fino a rivelargli i miei sentimenti più profondi?
Ricordai tutto di lui: le sue braccia protettive, il ritmico battere del suo cuore, la melodia canticchiata a bocca chiusa, la stessa che aveva suonato per me; la sua voce, avvolgente e calda che lentamente aveva calmato il mio animo scosso, permettendomi di scivolare in un sonno calmo e senza sogni.
Lo guardai adesso, avvolto nella luce del sole nascente; concentrandomi sui suoi lineamenti delicati ma decisi. Era bello, decisamente troppo bello per essere reale. Il sole giocava sulla sua pelle, strappando straordinari riflessi di oro e bronzo ai suoi capelli. Mi trovai a desiderarlo, bramai poter posare nuovamente le mie labbra sulle sue in modo più intenso e profondo; di sentire il suo sapore in bocca, il calore del suo corpo sul mio. Non avevo ancora fatto l'amore, ma l'aggressione che avevo subito mi aveva spinto a riflettere sulla verginità. Per me la verginità non era mai stata un valore a prescindere, non volevo difenderla con la caparbietà di una Giovanna d'Arco; no, semplicemente non avevo ancora trovato qualcuno che amassi abbastanza da decidere di farci l'amore. Fino ad ora. Rabbrividii al pensiero di aver rischiato di non avere più la possibilità di scegliere.
Accarezzai dolcemente il viso al ragazzo che dormiva al mio fianco, mentre immagini sensuali di noi due, abbracciati e nudi in quello stesso letto, si formavano nella mia mente.
Arrossii d'imbarazzo e desiderio.
Ti amo Giorgio, pensai.
"Buongiorno, Giulia!" La sua voce roca di sonno mi sorprese con la mano sospesa a mezz'aria sul suo viso.
L'allontanai di scatto, ma Giorgio non mi permise di spostarla che di qualche centimetro.
"Come stai, dormito bene?" la sua guancia ispida a cercare conforto e riposo sulle mie dita tremanti, mentre i suoi occhi verde foglia ad affondavano nel chiarore dei miei. Trattenni il fiato temendo che anche un solo respiro, avrebbe spezzato l'incantesimo che ci legava in questo momento, sotto la luce di un sole bambino.
"Giulia." Il suono della sua voce mi riscosse dai miei pensieri colmi di desiderio. "Tutto bene?" Un accenno di preoccupazione mi scosse l'anima. "Io..."
Come spiegare il turbamento e il desiderio che sentivo ogni istante di più?
E il desiderio e l'imbarazzo per avergli rivelato i miei sentimenti!
"Cosa ti succede piccola mia?" la sua voce, tenera nel pronunciare parole mai dette prima, il suo respiro, allarmato dal mio silenzio, dai miei occhi bassi sulle lenzuola che sapevano di lui.
Il timore di dire qualcosa di sbagliato si fece strada nel mio animo scosso, l'imbarazzo della confessione mi scosse fin nelle fondamenta.
"Ci hai ripensato?" Un velo di tristezza gli distorse la voce. Non capivo a cosa si riferisse, ma i suoi occhi si chisero, interrompendo il contato con i miei e il suo volto si tese in un'espressione delusa.
"Non credevi davvero a ciò che mi hai detto ieri sera, vero?" nella sua voce qualcosa di sicuro, di inevitabile. "Del resto, perché non dovresti, chi potrebbe mai davvero amarmi..." La sua schiena si sollevó dal materasso e il suo calore mi abbandonò. M'illuminai, comprendendo il suo sconforto e il mio sguardo si accese d'imbarazzo.
"Dio, no, Giorgio io... no, non ci ho... ripensato, è solo che..." Balbettai come una scolaretta. "E' solo che... io non avevo mai detto qualcosa del genere... a nessuno e io... insomma, mi hai capita no?" Le mie guance si fecero scarlatte. "Inoltre non pensavo di averlo detto a voce alta." Abbassai gli occhi arrossendo ancora di più; stavo andando a fuoco.
Giorgio proruppe in una risata liberatoria. Non l'avevo mai visto tanto sereno da che lo conoscevo; mi unii a lui. Una mano si alzò a sfiorarmi i capelli mentre migliaia di brividi risalivano dai lombi alle spalle.
Era questa l'eccitazione sessuale?
Le sue labbra, vicino alle mie, chiedevano soltanto di essere baciate e baciate ancora. Dio, lo volevo più di ogni altra cosa.
Chiusi gli occhi, in attesa.
Il ricordo del mio incubo notturno tornò a impossessarsi della mia mente, un brivido di terrore sostituì quelli belli e intensi che avevo provato fino a pochi istanti prima. Mi ritrassi impercettibilmente, non volevo che Giorgio notasse il mio turbamento, ma non riuscii a ingannarlo.
"Brutti ricordi?" Le sue braccia mi accolsero ancora nel suo cerchio protettivo, e le mie orecchie si lasciarono confortare dal battere ritmico del suo cuore. Gli occhi bagnarono il suo petto ancora una volta.
"Giulia, ti prego, non piangere, andrà tutto bene, ci sono io con te!"
La sua voce mi cullò, il suo corpo scaldò il mio, confortandolo, proteggendolo da tutti i turbamenti del cuore.
Alzai il viso rigato di lacrime cercando il suo volto, i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi, lucenti che non sapevano più piangere. Guardava un punto indefinito della stanza, mentre un tremito gli scosse il petto; era disperso in chissà quale doloroso ricordo del passato, le sue braccia strette attorno al mio corpo erano l'unica certezza che Giorgio fosse ancora qui, con me. Non riusciva a piangere, così mi avevano detto i suoi genitori, ma il dolore che sentiva gli squarciava il cuore.
Gli presi il volto tra le mani riportando i suoi occhi nei miei, le mie labbra a pochi millimetri dalle sue, frementi, in attesa...
"Giorgio," sussurrai, prima che le sue labbra, calde e morbide, si poggiassero sulle mie.
Il suo bacio era dolce, delicato, lontano dal modo in cui avrei desiderato essere baciata ora, ma ugualmente bello. La sua lingua si muoveva con lentezza sulla mia bocca, tracciandone i contorni, saggiandone la morbidezza, una dolce tortura che mi stava letteralmente mandando in orbita. Mi lasciai tormentare ancora, ma bramavo le sue labbra, le sue mani, il suo calore, il suo profumo così mascolino.
"Ti prego!" sussurrai sulla sua bocca. I suoi occhi si aprirono, il suo sguardo cambiò facendosi più vivido e intenso. Le nostre lingue danzavano insieme ora, carezzandosi, stuzzicandosi, prendendosi e lasciandosi, un preludio all'incontro dei nostri corpi, se non delle nostre anime.
Lo strinsi a me baciandolo con disperazione, mentre il desiderio di lui cresceva sempre di più.
Volevo perdermi in quel suo bacio, volevo che lui si perdesse in me.
Giorgio rispose al bacio con pari intensità. Nessuna opposizione, nessun rifiuto, nessuna frase fuori luogo.
Con la mano libera, sbottonò il primo bottone del pigiama di seta che Arianna mi aveva prestato e ne scostò i lembi per appoggiare una scia di baci lungo la mia clavicola. Mi sentii morire di desiderio, il suo tocco era così delicato e tenero.
Un secondo bottone lasciò la sua asola.
Sentii Giorgio trattenere il fiato, alla vista di quello che ormai era diventato un ematoma esteso, e infine la sua bocca si allontanò da me; gli occhi chiusi, l'espressione sofferente.
"Giulia," la sua voce era ruvida, carica di passione e disperazione. Aprii gli occhi confusa e spaventata da quel tono che non lasciava presagire nulla di buono.
Pausa, sguardo, pausa.
"Io ti amo!"
Elisa_ Eppure Sentire
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