25 (everybody hurts)

GIULIA

Nel silenzio relativo di una notte cittadina i miei pensieri turbinavano silenziosi, le immagini si sovrapponevano così come le sensazioni, i desideri, i bisogni. Il bacio di Giorgio nel giardino, la stretta delle sue braccia, il suo sapore in bocca, la sua famiglia, l'armonia casalinga, il pianoforte e il brano che lui aveva composto, bello "come la donna che l'ha ispirato!", tutto contribuiva ad alimentare il mio tormento notturno. Poi il ritorno a casa, Giorgio, silenzioso e distante come sempre, i nostri baci dissolti come gli ultimi frammenti di un sogno mattutino. Non riuscivo a capire cosa provasse per me... "...niente più di questo" mi aveva detto.

E allora perché?

Perché chiedermi di andare da lui?

Mi rigirai più volte nel letto, tormentata da tutti i suoi cambiamenti repentini di umore, fino a che l'alba di un nuovo giorno proiettò una tenue luce dalla mia finestra. Decisi di alzarmi, misi la tuta, presi il mio I-pod ed uscii. L'alba era fredda e nebbiosa, l'umidità faceva appiccicare i vestiti al corpo. Non me ne curai, avevo bisogno di schiarirmi le idee, avevo bisogno di non pensare a Giorgio.

Non ci riuscii.

Ogni angolo della mia mente era piena di lui, potevo ancora sentire il suo profumo speziato su di me e il calore delle sue labbra. Avvampai. L'immagine del corpo di Giorgio, che potevo solo immaginare, si formò nella mia mente, mi vidi nuda tra le sue braccia mentre le sue labbra percorrevano ogni angolo del mio corpo.

Immaginai l'eccitazione che avrebbe procurato il suo tocco, assaporai con gusto una sensazione voluttuosa di cui avevo avuto solo un breve assaggio. Il mio corpo e la mia mente lo bramavano. Ero ipersensibile, bruciavo per lui. 

Basta! Non potevo più pensare a lui.

Misi le cuffie e accesi la musica spacca timpani che mi avrebbe aiutato a non pensare. Cominciai a correre lungo i viali deserti seguendone il ritmo, ma il mio scarso allenamento e la mia mente distratta, non mi furono d'aiuto, inciampai e caddi a terra sbucciandomi un ginocchio. Rimasi li, incapace di muovermi proprio mentre, nella mia playlist iniziava un pezzo non previsto. Everybody Hurts dei REM. "Ognuno è solo" pensai, "proprio come me".

"Sei sola?" una voce sconosciuta mi fece sobbalzare, mi voltai incrociando due occhi azzurri, duri come il ghiaccio, due occhi difficili da dimenticare. Un brivido di paura mi salì lungo la schiena.

"No, la mia amica è rimasta indietro" mentii, non ero mai stata una buona bugiarda, sperai che la paura mi facesse sembrare più convincente.

"Ah, c'è anche un'amica, molto bene, ci divertiremo di più, non è vero?" un altro uomo apparve dalla nebbia.

"Non c'è dubbio, Gianni." la voce dell'altro era cavernosa, dura, la sua risata metteva i brividi, nel complesso, faceva veramente paura.

Mi rimisi in piedi, guardandomi intorno, ero sola, veramente sola, cercai una via di fuga, non ce n'erano.

Ma dove ero finita?

Fin dove mi ero spinta nella mia corsa disperata per allontanarmi da Giorgio?

Mi ero spinta fino al parco delle terme di Caracalla, in una zona un po' isolata e ora ero in balia di due balordi ubriachi. Sapevo cosa mi attendeva, probabilmente mi avrebbero violentata, rapinata e forse uccisa. Pensai di scappare, ma sapevo che il mio ginocchio ferito avrebbe reso la cosa molto difficile, allora cercai di ricordare qualche mossa che avevo imparato al corso si autodifesa. Pugno chiuso, pollice fuori, mirare al naso e poi alle parti basse. Se avessi avuto un po' di fortuna sarei riuscita a metterne fuori combattimento almeno uno. Mi preparai allo scontro mentre i due uomini si avvicinavano a me.

"Non avere paura, se sarai brava non ti faremo del male, sappiamo essere molto dolci con chi si comporta bene." Quello di cui non conoscevo il nome, l'uomo dagli occhi azzurri, aveva una voce melliflua, terrorizzante. Cercai di restare ferma, sperai di ricordare le mosse giuste da fare.

Tutto avvenne all'improvviso.

Il tizio chiamato Gianni, nonostante l'andatura barcollante, afferrò il mio braccio e mi strinse a sé, provai a tirargli una ginocchiata, ma non andò a segno, le sue labbra cercarono la mia bocca, ma riuscii a divincolarmi mossa dall'adrenalina che fluiva intensamente nel mio corpo; non avrei permesso che qualcuno mi facesse del male, non senza lottare almeno. L'altro uomo si mise di fronte a me slacciandosi lentamente la cintura dei pantaloni. Pensai a Giorgio, avrei voluto donargli il mio corpo per la prima volta e invece...

"Aiuto!" Provai a urlare senza voce, divincolandomi, impazzita dal terrore.

Quello che mi teneva ferma mi leccò il collo. Mi venne da vomitare. Reagii. Gli graffiai il volto; mi schiaffeggiò mentre la risata dello sconosciuto riempiva la mia testa ormai confusa.

"Non riesci a domare la gattina, Gianni? Vuoi una mano?" Il tono era canzonatorio e questo lo fece infuriare di più.

Afferrò la mia maglietta e la strappò mettendo a nudo le mie spalle, poi mise violentemente una mano sul mio seno stringendolo. Urlai, ma nessuno intervenne in mio soccorso. Lo sconosciuto senza nome mise una mano tra le mie gambe, cercai di spingerlo via scalciando, lo colpii, ma non abbastanza forte da metterlo a tappeto. La lama di un coltellino a scatto mi balenò davanti agli occhi immobilizzandomi; l'uomo si avventò su di me tagliandomi il reggiseno, tentai ancora di divincolarmi sferrando una gomitata nelle costole di Gianni e cercando di scappare, ma lui era forte ed io terrorizzata.

"Allora vuoi proprio farti male, ragazzina," disse buttandomi a terra e gettandosi su di me. Nel silenzio potevo sentire il rumore della zip dei pantaloni scendere giù inesorabilmente. Chiusi gli occhi attendendo il mio destino.

Giorgio, aiutami! pensai. La mia mente era piena di lui. Ormai non mi avrebbe più voluto.

Ero merce avariata.

Ormai non l'avrei più nemmeno solo attratto. La mano dello sconosciuto armeggiò con la mia tuta cercando di toglierla. Ero sola ora. Completamente.

La voce di Giorgio riecheggiò nei miei pensieri. Era un sogno, lui non poteva essere qui.

Ero sola.

Sola in mano a due pazzi ubriachi. L'alito dello sconosciuto sfiorò la pelle del mio seno ormai nudo.

Ero sola.

Chiusi gli occhi preparandomi all'inevitabile.

R.E.M. _Everybody Hurts

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