20 (one more night)

GIULIA

Parlare con mia madre mi aveva rasserenato, tra le due era sicuramente lei ad avere più esperienze con l'amore.

Non mi ero mai innamorata e non avevo mai affrontato questo discorso con lei, ero sempre stata un'adolescente silenziosa e riservata, più dedita allo studio che alle cotte; Alex era stato solo una piccola parentesi senza importanza.

Ma Giorgio...

Giorgio era entrato nella mia vita senza bussare e l'aveva travolta, rivoluzionata: Giorgio e la sua scontrosità, Giorgio e il suo altruismo, Giorgio e la dolcezza del suo sorriso.

Il mio mondo era pieno di lui.

"Devi lasciare che i sentimenti che provi per lui traspaiano, devi lasciarti pervadere dal suo amore. Perché, da quello che mi racconti, lui è innamorato di te, ne sono quasi sicura. Non fare strategie Giulia, Tu sei trasparente come cristallo, qualunque forzatura ti si leggerebbe in faccia, lascia che le cose procedano per la loro strada, le strategie non funzionano mai!"
Solitamente le affermazioni adolescenziali di mia madre mi facevano sorridere, ma stranamente stavolta sentivo che i suoi consigli erano giusti. "Ci proverò mamma, farò come mi hai consigliato!"

"Tienimi al corrente piccola mia!"

"Si mamma, lo farò!" chiusi la conversazione con una punta di nostalgia; in certi momenti mi mancava veramente tanto.

Aprii l'armadio in cerca di qualcosa da mettere per la cena a casa Leardi, non sapevo veramente che tipo di abbigliamento usare. Optai per qualcosa di casual ma non troppo. Una gonna in panno color corda, una camicia blu notte, e un giaccone color corda, finirono sul letto; gli accessori erano in tinta, così come gli stivali e la borsa, anch'essi blu. Guardai tutto l'insieme un po' indecisa, non avevo un guardaroba per occasioni mondane. Per il momento mi sarei accontentata; sperai solo di piacere a Giorgio e alla sua famiglia. Presi l'accappatoio ed entrai in bagno: una doccia mi avrebbe aiutato ad allentare la tensione, fra un'ora Arianna sarebbe passata a prendermi e non mi andava di farla aspettare.

Mi asciugai i capelli con cura e vi passai la piastra lisciante poi mi vestii e mi truccai leggermente; un filo di ombretto blu e un velo di lucidalabbra dorato misero in risalto i miei lineamenti ma senza caricarli. Mi guardai allo specchio, non ero sicura che quello fosse l'abbigliamento adatto, ma al momento non avevo di meglio.

Sentii bussare leggermente e il mio cuore prese a battere all'impazzata

"Si?" chiesi quasi senza voce.

"Sono Arianna, sei pronta Giulia?" aprii la porta con un sorriso di benvenuto sulle labbra.

Il mio cuore perse un colpo, accanto a sua sorella c'era anche Giorgio.

I nostri sguardi restarono incatenati, non riuscivo a staccarmi da quel verde intenso, da quelle labbra morbide, da quel sorriso perfetto. Giorgio mi guardava come se fossi un oggetto prezioso, ma non osava avvicinarsi né parlare.

"Allora ragazzi vogliamo andare? La mamma ci starà aspettando!"

Arianna, che sorrideva a trentadue denti, ci riportò con i piedi per terra.

Scendemmo in strada dove Giorgio come un perfetto gentiluomo, mi aprì la portiera dell'auto e mi fece salire dietro, poi si accomodò accanto a me.

"Giulia, tutti noi non vedevamo l'ora di averti a cena!" disse Arianna. Tutta questa aspettativa mi imbarazzava ancora di più.

"Tutti voi..." sussurrai.

"Si, ci saranno anche Filippo, Franz e Nia. Siamo davvero felici che tu abbia accettato!" Arrossii.

"Arianna, la smetti di mettere in imbarazzo Giulia? Non deve essere facile per lei venire a cena a casa di persone quasi sconosciute."

Filippo mi aveva capito alla perfezione. Arianna gli fece una linguaccia e poi un sorriso, tra loro c'era un'intesa splendida.

Giorgio invece non disse nulla, rimase in silenzio fissando il tramonto fuori dal finestrino. Lo osservai con attenzione, il sole calante creava dei riflessi infuocati sui suoi capelli biondo scuro e sulla sua pelle rendendolo, se ciò fosse stato possibile, ancora più attraente. Si voltò verso di me all'improvviso e, ancora una volta, i nostri sguardi si persero l'uno nell'altro. Il nostro era un dialogo senza parole, l'elettricità che correva tra noi ci avrebbe bruciati, se solo ci fossimo toccati in quel momento.

Imboccammo la Cassia in direzione nord verso il comparto, verso l'Olgiata. Non mi sbagliavo dunque, la famiglia Leardi era più altolocata di quanto immaginassi.

Guardai i miei vestiti e mi sentii, per la prima volta imbarazzata per la mia condizione economica. Vivevo in un appartamento modesto, che dividevo con altri studenti, alla Garbatella; loro invece vivevano qui, nella Hollywood romana.

La mano di Giorgio sfiorò impercettibilmente la mia come se sapesse quale direzione avessero preso i miei pensieri; il suo calore a infondermi un coraggio che non sentivo di avere.

La casa dei Leardi era proprio come l'avevo immaginata un edificio dalle linee contemporanee ma, con un tocco di classicità. I materiali dominanti erano il legno, l'intonaco bianco e il vetro, distribuiti equamente nei tre piani dell'abitazione. Una parte, e lo notai con una certa emozione, era a sbalzo su un declivio del terreno e una grande finestra si apriva sul bosco del campo da golf nelle vicinanze.

"È Bellissima la vostra casa!" riuscii a dire.

"Molto comoda, più che altro!"

La voce di Arianna a riempirmi i pensieri.

"Questa casa è molto trafficata direi, i miei hanno molti amici e anche noi, se la casa non fosse così grande ci scontreremmo continuamente per la conquista degli spazi!" Cercava di minimizzare per non farmi sentire a disagio, glie ne fui davvero grata; ma più di tutto, era il silenzio di Giorgio a mettermi a disagio.

Ci aveva ripensato?

Non voleva che accettassi l'invito?

Arianna e Filippo ci guardarono, poi decisero di lasciarci soli.

"Siamo un po' in anticipo, vado ad avvertire mamma che siamo arrivati!"

"Giorgio, fai da cicerone, mostra a Giulia il giardino..."

Giorgio lanciò un'occhiataccia a Filippo.

Non potei fare a meno di chiedermi il perché: giunsi alla conclusione che si era pentito di avermi invitato, proprio come gli avevo detto giorni prima. Camminammo verso il retro della casa, Giorgio mi guidò in silenzio attraverso un piccolo viale alberato, sullo sfondo del viale, un cancello di ferro battuto che dava accesso a una specie di giardino segreto.

Aprì il cancello e con il palmo della mano mi fece cenno di entrare.

"Per quanto tempo continuerai a ignorarmi?" gli chiesi all'improvviso, stanca di una situazione che stava diventando insostenibile.
Giorgio trasalì, poi mi fissò.

"Non ti sto ignorando!" le prime parole che gli sentivo pronunciare in un'ora.

"Non rivolgermi la parola per tutto il viaggio, io lo chiamo ignorare, non so tu come la vedi!" Continuava a fissarmi senza parlare.
"Te l'ho già chiesto una volta; perché mi hai invitata se non ti andava che io venissi?" Ecco, glielo avevo chiesto, domanda diretta, risposta diretta.

Giorgio alzò gli occhi e m'inchiodò con lo sguardo, un lampo di rabbia ad attraversargli il volto.
Si avvicinò sempre di più continuando a fissarmi.
"Desideravo con tutto me stesso che accettassi il mio invito!"
Il mio cuore accelerò la sua corsa. Sentivo il suo respiro sfiorarmi il viso, tanto eravamo vicini.

"E allora perché ti comporti così?" mi sentivo pizzicare gli occhi, ma non avrei pianto.

"Quando ti ho vista, questa sera, mi sei sembrata talmente bella..." la sua voce, roca di desiderio, accese il mio.
"Ti desidero talmente da averne paura."

"Paura di cosa Giorgio" dissi in un sospiro.

"Paura che, se ti fossi avvicinata di più, non sarei più riuscito a controllarmi. Troppi occhi attorno a noi."
Lo guardai sorpresa.

Anche lui aveva sentito le stesse cose che avevo provato io?

Anche lui provava quel misto di desiderio, paura e speranza che sentivo scorrere nelle mie vene assieme al sangue?

Sentivo il cuore rimbombarmi nelle orecchie, non riuscivo a pensare con lucidità, la sola cosa che riuscivo a percepire era la presenza di Giorgio a pochi centimetri da me. Se avessi allungato il collo, avrei potuto baciarlo. A quel pensiero, il mio respiro si fece affannoso, come il suo; a stento riuscivamo a reprimere le ondate di desiderio che sentivamo montarci dentro.

"Ora siamo soli..." dissi socchiudendo appena le labbra.

"Sì, siamo soli." Giorgio coprì la breve distanza che ci divideva attirandomi a se in un abbraccio appassionato.

Appoggiai il viso sul suo petto e respirai la fragranza del suo profumo, caldo e speziato, un profumo che sapeva di lui, dell'uomo che era. Un brivido salì lungo la schiena quando le sue labbra, calde di passione si posarono sul mio collo, tracciando intricati percorsi con la punta della lingua, mentre la barba, leggermente incolta, solleticava la pelle sensibile sotto l'orecchio.
Un brivido mi scosse facendomi reagire in modo inaspettato e rendendomi audace. Infilai le dita tra i suoi capelli, come avevo desiderato fare da tanto tempo e lo strinsi di più a me. Tremai appena, mentre con le labbra, salii a baciargli il collo, gli zigomi, le palpebre chiuse, inebriandomi di lui, del suo respiro caldo e odoroso e mi sentii morire, tanto forte era il desiderio baciare quelle labbra invitanti e morbide.

"Giulia!"

Mai avevo sentito pronunciare il mio nome con ardore, passione, desiderio, calore. Mai il mio nome mi era sembrato così sensuale; solo ora che le sue labbra lo sussurravano mi accorsi di quanto erotica era la sua voce. Alzai il mio sguardo su di lui e vidi i suoi occhi farsi cupi di desiderio.

"Giulia, posso baciarti?" non riuscivo a rispondere, inchiodata dalle sue iridi verdi. Annuii con le guance infuocate. Giorgio posò le sue labbra sulle mie con delicatezza, sfiorandole, strofinandole con le sue, poi con la lingua ne tracciò i contorni e infine si spinse dentro la mia bocca, carezzandone l'interno.

Reagii stringendolo a me con passione e mossi le mie labbra modellandole sulle sue per approfondire il bacio. Volevo sentire il suo sapore in bocca, volevo che la sua lingua danzasse con la mia.
Non avevo mai provato queste sensazioni in vita mia, mai mi ero sentita così viva. I baci passati scomparvero, se confrontati con questo meraviglioso e appassionato primo vero bacio.

Volevo di più, volevo sentire la sua voce pronunciare ancora il mio nome, volevo sentire le sue mani su di me.

Giorgio mi strinse più forte, spingendomi contro il muro di cinta del giardino, le sue labbra calde sulle mie, una mano a tenermi ferma la testa per approfondire il bacio, divorandomi di più, sempre di più...

La passione, che avevamo a lungo represso, era esplosa con una tale violenza da impedirci di ragionare.

"Giorgio, ti prego, non smettere..." anche la mia voce era colma di desiderio.

"Giulia!" continuava a chiamare il mio nome tra i sospiri catturando ancora una volta le mie labbra con le sue.Se me lo avesse chiesto, mi sarei data a lui in quello stesso momento e senza pensarci due volte.


Phil Collins_One more night

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Vi lascio questo capitolo per il fine settimana, spero vi piaccia la svolta e vi faccia fare sogni belli.

Buon weekend

B.

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