07 (bloodstream)
GIORGIO
"Come sta?" la voce di Giulia risuona nella mia testa, ma la stanchezza che sento mi impedisce di risponderle.
Che ore erano? Per quanto avevo dormito?
"Sta meglio, papà ha detto che l'operazione è andata bene. Ha perso molto sangue, ma ora va meglio" Arianna le rispose sottovoce.
"Mi dispiace, è solo colpa mia" Giulia sembrava affranta.
"Ma che dici? Non è colpa tua!" La voce di mia sorella era calda, confortante.
"Sì che lo è, se non fossi stata così disattenta, ora non saremmo qui." Singhiozzò.
Aveva perfettamente ragione, cazzo!
Sentii una mano tremante accarezzare la mia, poi una goccia calda bagnarne il dorso. Stava piangendo, Giulia stava piangendo per me. Tentai di aprire gli occhi, ma erano come impastati, il torpore, causato dagli analgesici, era troppo forte. Restai in ascolto per quanto mi riuscisse.
"Vado a prendere un caffè anch'io, ti lascio sola per qualche istante." Sussurrò ancora Arianna. "Ah, Giulia, forse anche tu dovresti riposare, Giorgio non è il solo ad essere rimasto ferito." Mia sorella s'allontanò, lasciandomi con la mente piena di dubbi.
Cosa significava che non ero il solo ad essere rimasto ferito?
Cosa mi avevano nascosto?
Poi ricordai quanto mi aveva detto mio padre. "Qualche escoriazione."
Lottai per aprire gli occhi e la vidi, mi teneva la mano, il suo sguardo era lucido e le lacrime traboccavano a ogni battere di ciglia.
"G-iulia" riuscii a balbettare. Lei si voltò e mostrò un grosso livido sul volto e un taglio sul labbro. Si era fatta male più male di quanto mi avevano detto: non erano solo alcune escoriazioni...
"Giorgio, sei sveglio!" mi sorrise, abbagliandomi. Un'altra lacrima bagnò la mia mano.
"Stai be-ne?" Chiesi, con voce ancora impastata e roca. Lei mi guardò, illuminando il mio mondo con tutte le tonalità verdazzurre dei suoi occhi e accarezzò gentilmente le mie dita. Inaspettatamente strinsi la mano intrecciandola alla sua, sembravano così belle e perfette insieme, unite.
"Io sto bene grazie a te, mi hai salvato la vita." Sussurrò, mentre un nuovo fiotto di lacrime appannò il suo sguardo. "Ma guarda ciò che ti è successo a causa della mia sbadataggine!" Non ricordavo la dinamica dell'incidente, l'unica cosa di cui m'importava era stringere Giulia, per proteggerla da tutto. Lei capì la confusione nel mio sguardo e mi diede un breve ragguaglio di ciò che era accaduto.
"Giorgio, io... Oddio, non riesco a pensare a quello che sarebbe potuto accaderti!" Iniziò a piangere convulsamente, per me, a causa mia...
"Giulia, ti prego... " non riuscivo ancora a pensare con lucidità, quindi feci una cosa che mai avrei pensato di fare; alzai la mano e le accarezzai il viso. "Tu stai bene" dissi, lasciando la mia mano sulla guancia buona. Sorrise, timida e il mio cuore fece una strana capriola nel petto: era la prima volta che vedevo il suo sorriso. Mi ritrovai perso nel calore dei suoi occhi e nella curva della sua bocca. Arrivò un'infermiera per somministrarmi una nuova dose di analgesici e antidolorifici. L'ultima cosa che intravidi, prima che i farmaci facessero nuovamente il loro dovere, furono Arianna e Filippo che richiudevano la porta allontanandosi con un sorriso.
*****
Era buio da molto quando mio padre, che faceva il turno di notte, venne a visitarmi.
"Si è addormentata" dissi sottovoce, indicando la ragazza accoccolata sulla sedia accanto al mio letto. Giulia era crollata, tenendomi la mano; ero sveglio da un po' ormai, ma non avevo osato muovermi perché era davvero bello vederla dormire.
"Povera ragazza," disse mio padre prendendola in braccio e depositandola sul letto accanto al mio. "Si è molto spaventata quando è rinvenuta e ti ha visto: sembravi morto, tanto eri pallido; poverina, non ha fatto altro che piangere e scusarsi. Si sentiva così in colpa".
"Se fosse stata meno distratta, non sarei stato costretto a fare l'eroe della situazione." Risposi sarcastico.
"Hai fatto una cosa davvero ammirevole, Giorgio, non sminuire il tuo gesto con un atteggiamento sprezzante!"
"Cercherò di tenere a freno i miei istinti peggiori!" Risi, prima che una fitta dolorosa m'inducesse a smetterla. Mio padre mi guardò severo.
"Giorgio, mi raccomando, non muoverti. La tua ferita è molto profonda. Hai avuto davvero una fortuna sfacciata, qualche centimetro in più e ti saresti trovato con un polmone perforato. Cerchiamo di non sfidare la sorte, ok!" Annuii lentamente mentre notai gli occhi chiari di mio padre farsi lucidi. "Ora vi lascio riposare, domani dimetterò la tua amica, quanto a te, credo che dovrai restare qui ancora per un po'. " Mi diede un bacio sulla fronte e mi augurò la buona notte.
"Papà!" lo richiamai. "Lei non è una mia amica." Sussurrai, ignorando volutamente il sorriso beffardo sul volto di mio padre.
§§§§§§
GIULIA
Mi svegliai la mattina dopo stesa in un letto, avevo dormito nella stessa stanza con Giorgio e la cosa mi lasciò una strana sensazione nel petto: non avevo mai dormito nella stessa stanza di un ragazzo, anche se tecnicamente, eravamo in ospedale e non nella sua stanza o nella mia. Mi voltai a guardarlo, era ancora addormentato. Nel sonno i suoi lineamenti erano più rilassati, non c'era nessuna traccia di tensione in lui. Mi presi qualche istante per osservarlo senza essere guardata e giudicata; Giorgio aveva un bel profilo, anche se non perfetto in modo classico, le labbra piene, la mascella definita, ma non particolarmente forte, i capelli, lucenti e dorati sotto la luce che filtrava attraverso la serranda socchiusa.
Arianna e Antonia entrarono silenziosamente nella stanzaa ed io feci finta di dormire.
"Giorgio mi sembra diverso, non lo pensi anche tu, Nia? Hai visto, non ci ha pensato un attimo, si è buttato su quella ragazza e l'ha salvata Forse il suo cuore sta guarendo..." Arianna sembrava emozionata.
"Non mi farei molte illusioni, chiunque si sarebbe comportato allo stesso modo in quella situazione." Antonia sembrava molto più realista e probabilmente aveva ragione lei. Decisi di muovermi e denunciare così che stavo ridestandomi, non mi andava di sentire altre confidenze.
"Buongiorno!" trillò Arianna sottovoce. "Come ti senti?"
"Sto bene, grazie ragazze. Giorgio come sta?" Mi voltai a guardarlo, era ancora addormentato.
"Lo zio l'ha visitato stamattina, ne avrà ancora per qualche giorno, ma pare che il peggio sia passato." Rispose prontamente Antonia. Sorrisi a questa notizia, ero talmente stanca da non essermi accorta di nulla.
"Ora è meglio che vada, Angela e Flavio dovrebbero essere qui tra poco, non voglio farli aspettare, salutatemi Giorgio, ditegli che passerò presto." Mi alzai barcollando, prontamente sorretta da Arianna. Ero intontita, avevo bisogno di andare a casa, volevo farmi una doccia, sentivo ancora l'odore del sangue di Giorgio sui miei vestiti e la cosa mi faceva stare male. Era colpa mia, della mia perenne sbadataggine, se lui di trovava in un letto d'ospedale.
Lasciai la stanza a testa bassa non senza un ultimo sguardo al ragazzo bello e complicato che vi giaceva dentro. Chissà se i nostri rapporti sarebbero cambiati d'ora in poi.
"Giulia, come ti senti?" Angela guardava con apprensione il mio volto tumefatto. "Ci hai fatto spaventare tantissimo, se non fosse stato per Giorgio Leardi... A proposito lui come sta?"Chiese curiosa.
"Meglio, credo, Arianna ha detto che il peggio è passato." Risposi, citando le parole che aveva detto sua sorella.
"Quando ho visto la dinamica dell'incidente ne sono stata terrorizzata!" Disse con la voce con le tremava. La guardai, alzando un sopracciglio.
"Tu eri li? Io non ricordo quasi nulla!" conclusi infine; a parte il calore delle braccia di Giorgio attorno a me e il verde cupo dei suoi occhi, pensai.
"Certo che ero li, ti aspettavo per pranzare insieme e tu eri in mezzo alla strada, immobile, inerme. Se Giorgio non ti avesse spinta via, ora saresti parte dell'asfalto!" Sgranai gli occhi, mentre frammenti dell'incidente cominciavano a ricomporsi nella mia mente.
"Quando sono arrivati i soccorsi, lui ti stringeva talmente forte che i paramedici hanno fatto davvero fatica a staccartelo di dosso!" Angela continuò il suo racconto, mentre insieme a Flavio, mi scortavano a casa. "Continuava a ripetere che doveva salvarti a tutti i costi, che non avrebbe lasciato che nessuno ti facesse del male, era come in preda a una specie di delirio; e poi, tutto quel sangue..."
La guardavo, mentre un'angoscia crescente mi dilaniava le viscere; non mi ricordavo nulla, solo l'odore del sangue, e la rabbia nel suo sguardo.
"E poi, cos'è successo?" La testa cominciava a dolermi, mentre mi sforzavo di rimettere ordine tra i miei pensieri.
"Poi l'ambulanza vi ha portati via, e noi vi abbiamo seguito... oddio, temevo che Giorgio fosse morto!" Angela tremava mentre il suo ragazzo le accarezzava una guancia con la mano libera. "Ho chiamato tuo padre!" disse infine con un sospiro.
Cazzo no! Pensai sgomenta.
"Angela, perché l'hai fatto? Ora sarà in preda al panico!" Mi stupivo solo del fatto che non lo avessi ancora visto.
"Ho avuto davvero paura! Non sapevo cosa vi fosse successo, nessuno ci diceva nulla!" Una piccola lacrima solcò la sua guancia asciugata prontamente da Flavio. "Quando ho avuto notizie più certe, l'ho richiamato, ma forse è il caso che lui senta la tua voce!" Non aspettai oltre, chiamai mio padre, che impegnato con il lavoro, non era ancora riuscito a venire da me. Era nel panico più totale. Lo convinsi a desistere dall'idea di venire a Roma. Gli raccontai brevemente l'accaduto e mi sorbii i suoi rimbrotti per la mia distrazione e per quell'aggeggio infernale che sembrava ancorato alla mia mano. Solo dopo averlo rassicurato per la quattrocentesima volta sul mio stato di salute, riuscii a chiudere la chiamata con la certezza che entro poche ore, l'avrei sentito bussare alla mia porta.
Stateless _ Bloodstream
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