Prologo
26 ottobre 1998
La senzazione che sento non è familiare, ma non è neppure estranea, sono sicuro di aver bevuto, ma non pensavo che il mio corpo fosse capace di tirar giù così tanto alcool e reggersi ancora in piedi. Ancora non mi capacito di come sia riuscito a guidare in quelle condizioni.
Quando scendo dall'auto, cerco di arrivare alla porta di casa, ma la cosa si rivela più difficile di quanto credevo, le mie gambe a malapena reggono il peso del mio corpo e la mia testa mi crea vortici talmente forti che mi sembra di essere dentro una lavatrice. Salgo il primo scalino delle scale e per poco cado. Una volta arrivato davanti alla porta di casa cerco di inserire la chiave nella serratura.. Cazzo!! è difficile. Dopo vari tentativi riesco ad aprirla ed entrare. "Dania!" grido appena entro.. Niente, nessuna risposta.
"Dania!" ripeto, questa volta urlando ancora di più, niente anche questa volta. Decido di andare di sopra, anche se sarà un'impresa al quanto complicata. Dopo aver rischiato di rotolare giù per le scale varie volte, arrivo finalmente al piano di sopra, la porta di mio figlio è chiusa e anche quella di camera mia. La apro lentamente per vedere che fa mio figlio. Dorme. Oggi è il suo compleanno. La richiudo e mi dirigo verso la mia stanza. Appena dentro noto subito un rigonfiamento delle coperte, Dania dorme ancora.
"Dania! Alzati!" urlo, ma lei non risponde.
"Cazzo, ti ho detto di alzarti troia!" solo a quel punto vedo una risposta, comincia ad alzare le coperte e mi guarda con occhi socchiusi per non concedere alla luce del sole di arrivarci.
"Peter.. Ma cosa hai da urlare?" dice masticando le parole.
"Cosa ho da urlare? Maledetta stronza, io lavoro tutto il giorno e tu te ne stai sempre qui a dormire"
"Peter.. Sono solo le 9:30! Ma cosa ti è preso? Hai bevuto ieri sera? E torni solo ora a casa?" dopo queste accuse dette con quel tono non ci vedo più, la rabbia e l'alcool agiscono sul mio sistema nervoso.
"Stai zitta brutta troia!" urlo mentre la afferro per un braccio e la scaravento a terra, subito dopo sono sopra di lei. La sto picchiando, ogni mio muscolo non risponde a quello che vorrei io, non riesco a fermarmi, sento ogni mio pugno infrangersi sul suo corpo fragile. finalmente riesco a tornare lucido e mi alzo dal suo corpo immobile. Cosa cazzo ho fatto? Mi avvicino subito alla sua bocca per sentire se respira, respira ancora. Mi alzo ed esco dalla stanza, ormai sono un po' più lucido, quando sono fuori di casa mi dirigo verso la macchina, ma prima di salire mi accorgo che la fondina dell'arma mi è caduta, va bè, pazienza, non è importatnte.
LOGAN
Mio padre apre la porta di camera mia, svegliandomi, probabilmente pensava di averla aperta con cautela, ma ha fatto tutto il contrario, comunque faccio finta di dormire, non voglio sostenere una conversazione con lui in questo momento. Quando esce sento un leggero sollievo, sono contento che non sia venuto a svegliarmi per farmi glia auguri, il puzzo di alcool che portava con se era tremendo. Poco dopo sento che apre la porta di camera sua e della mamma.
"Dania! Alzati!" dice subito dopo. Mia madre però non parla.
"Cazzo, ti ho detto di alzarti troia!"
"Peter.. Ma cosa hai da urlare?" la voce di mia madre è fiacca, si sente che si è appena alzata.
"Cosa ho da urlare? Maledetta stronza, io lavoro tutto il giorno e tu te ne stai sempre qui a dormire" la risposta di mio padre mi fa paura, ho paura di quello che potrebbe succeddere.
"Peter.. Sono solo le 9:30! Ma cosa ti è preso? Hai bevuto ieri sera? E torni solo ora a casa?" dopo le parole di mia madre per un secondo solo il silenzio.
"Stai zitta brutta troia!" dopo queste parole sento che mio padre afferra la mamma, quello che segue dopo sono solo urla da parte di mia madre e suoni che hanno idea di essere pugni, non posso crederci, mio padre non potrebbe mai fare una cosa del genere, lui è un poliziotto! Ad un certo punto sento che si ferma, quello che segue è straziante silenzio, silenzio che mi mette ansia, non riesco più a respirare, ho paura di quello che può essere successo. I passi in corridoio rompono l'agonia, almeno in una piccola parte. Lo sento che scende le scale e quando apre la porta di casa scendo dal letto, mi affaccio alla finestra, e lo vedo che va verso la macchina con passo svelto, ad un tratto si ferma e fa per tornare in casa, poi ci ripensa e monta in auto, partendo ad una velocita tale che le gomme emmettono un fischio abbastanza fastidioso. Non riesco a muovermi, sono terrorizzato, soprattutto da quello che potrei trovare nella stanza di fronte alla mia. Dopo qualche minuto decido di andare, apro lentamente la porta e controllo che in corridoio non ci sia nessuno, dopo essermene assicurato vado verso la camera, la porta è aperta. Quando entro, vedo mia madre girata di spalle.. Sto per parlare, quando all'improvviso si appoggia la pistola alla tempia e preme il grilletto.
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