33| Cambio Di Ruolo
๐ฌ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐, ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐, ๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐'๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐.
๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐, ๐๐ ๐๐๐๐๐รฒ ๐๐๐๐๐.
-Arthur Shawcross
Iblฤซs si era chiesto di quanta pelle fosse fatto un umano e da quanti organi fosse composto.
Come avevano fatto gli dei a prendere le misure giuste per creare gli umani?
Si era detto che doveva essere un lavoro duro, se non altro sfiancante, e che lui non invidiava affatto.
Se fosse spettato a lui il compito di comporre un uomo, lo avrebbe certamente reso mostruoso e temibile.
La sua creazione si sarebbe eretta su due lunghe gambe snelle e la sua pelle sarebbe stata scura come la notte, ricoperta da enormi spuntoni.
Una specie di rosa senza petali ma colma di spine.
L'umano designato da Iblฤซs non avrebbe avuto un volto, ma solo due grandi cavitร vuote a fungere da occhi.
Quest'ultimi sarebbero stati in grado di vedere solo i colori, nient'altro.
Avrebbero avuto mani lunghe e dita a forma di lama, taglienti e letali.
Si, li avrebbe resi aberranti e disgustosi alla vista.
Come lui, dopotutto.
Il Re aveva fatto scorrere le dita contro la guancia di Asteria, pizzicandogliela per sentirne la consistenza.
La ragazza dormiva, o almeno quella era l'impressione che gli stava dando. Se l'avesse saputa sveglia, non l'avrebbe toccata.
O forse si, non riusciva a decidersi.
Era inorridita da lui? Magari lo odiava, magari il suo minimo gesto la colmava di rabbia e ripugnanza.
Se l'avesse odiato, non l'avrebbe biasimata.
Forse, perรฒ, le avrebbe chiesto di farl9 in silenzio, di odiarlo a bassa voce per farsi sentire.
Poteva detestarlo quanto valeva ma oh, se glielo avesse detto si sarebbe sentito sprofondare.
Aveva avvicinato la testa a quella di lei, poggiata contro il cuscino morbido, per osservare il modo in cui le sue ciglia lunghe e scure le sfioravano la pelle.
Asteria gridava delicatezza, ma solo quando era assopita.
Lui non era bravo con gli oggeti fragile e finiva inesorabilente per romperli.
Era un processo lento, quello della rottura. Prima si dedicava a smussare i loro angoli, ammorbidendoli, e poi li graffiava, piano piano per non insospettire nessuno.
Quindi iniziava a scheggiarli, privandoli di alcune parti per poi rincollarli.
Ancora e ancora, un ciclo infinito di rotture alle quali seguivano metodici atti di rimedio.
Iblฤซs tentava sempre di rimediare, di ricomporre i pezzi da lui rotti, ma quasi mai funzionava.
Aveva stretto la presa sulla guancia di lei, coprendola interamente con il palmo della sua mano.
L'avrebbe inglobata tra le sue mani e con cura l'avrebbe trasportata.
Ma dove?
Non poteva condurla da nessuna parte perchรฉ era bloccato.
Bloccato nel palazzo, bloccato nella sua mente.
Allora, aveva deciso Iblฤซs, l'avrebbe fatta cadere a terra come una goccia.
Se non avesse potuto tenerla con sรฉ, l'avrebbe distrutta.
Si era domandato che espressione avrebbe fatto, lei, una volta morta.
La pelle le si sarebbe fatta pallida, tendente al grigio, e il colore delle iridi sarebbe velocemente sfumato in una miscela orrenda.
L'avrebbe rovinata come loro-ma loro chi?- avevano fatto con lui.
Il Re si era dovuto premere una mano contro la fronte per calmarsi e riprendere il controllo dei suoi pensieri.
Sentiva le infide voci sgusciare lentamente tra le sue parole, i suoi ricordi, pronte a confonderlo.
Avrebbero sussurrato frasi sconnesse e senza senso nelle sue orecchie, facendogli smarrire la via.
Si era disteso meglio vicino a lei, sfiorandole il naso con il suo in un gesto d'affetto che mai aveva ricevuto ma che sempre aveva invidiato.
Ricordava di aver avuto un amico, un tempo, e di aver sbirciato le dimostrazione d'amore che sua madre gli dedicava.
Rammentava lo sfiorarsi dei nasi, il tocco delle guance e gli abbracci.
Chi era il ragazzino nelle sue memorie? Non riusciva ad associare un nome a quel viso che, pian piano, si tramutava in nebbia.
Iblฤซs si era reso conto che ora non ricordava nemmeno le fattezze di quel bambino.
Aveva contratto la mascella, infastidito dalla sua mancanza di concentrazione, e aveva quindi avvolto il braccio attorno la vita di Asteria.
Con la mano le aveva afferrato il fianco, sentendo la pelle modellarsi sotto le sue dita.
Il primo istinto che aveva avuto era stato di artigliarle la carne, affondando le unghie nella pelle fino a vederne sgusciare fuori del vermiglio sangue.
Il rosso le donava cosรฌ tanto che oh, il solo pensiero lo aveva eccitato.
Aveva premuto il petto contro quello di lei, sentendo il cuore batterle ferocemente.
Era sveglia.
"Hai paura?"
Se avesse scelto di non rispondergli, di continuarea sua farsa, l'avrebbe capita.
Le palpebre di Asteria erano saettate in alto, mostrandogli gli occhi caramellati.
Aveva visto le due sfere colarate tremare nel guardarlo, ma mai aveva abbassato lo sguardo.
"No."
Non era paura quello che provava la ragazza, a soffocarla era altro. Per minuti interi, dopo avergli cantato la storia di Mademoiselle Noir, aveva finto di dormire.
Perchรฉ?
Si era detta che fosse a causa della giornata stressata, di tutto ciรฒ che le era accaduto, ma sapeva non essere la veritร .
Aveva rimuginato su ciรฒ che Nasser le aveva detto, chiedendosi se le spettasse o meno prendere una decisione in merito.
Iblฤซs, non sapeva come, era sempre stato un Re efficiente.
La gran parte d'Egitto, grazie a lui, non aveva mai conosciuto la fame o la guerra.
Asteria non riusciva a capire, quindi, il perchรฉ nessuno lo volesse al trono. Non era forse suo diritto, in quanto primogenito, regnare?
Certo, Iblฤซs non era un uomo, una creautura, sana ma questo poteva davvero importare ai cittadini?
"Non capisco se tu sia coraggiosa o," si era interrotto per afferrarle i capelli, chiudendoli attorno al suo pugno per inclinarle la testa verso l'alto, "o semplicemente stupida."
Asteria aveva trattenuto il respiro in gola, deglutendo un fiotto amaro di tensione.
Ancora non era paura, aveva pensato il Re.
Un sorrisetto malizioso si era fatto largo sulle sue labbra mentre le guance gli si tingevano di rosso.
Riusciva a sentire un certo calore irradiarsi nel suo corpo, confortandolo.
"Dimmi, Miel, quale delle due sei?"
Il suo tono di voce si era fatto sottile, tagliente come la lama di un rasoio, mentre aspettava una risposta.
Con l'altra mano le aveva massaggiato il fianco, creando figure circolari con il pollice.
Avrebbe dato tutto l'oro che possedeva per poterle entrare nella testa e possedere ogni suo pensiero.
Poteva controllarla e manipolarla come una bambola?
No, ah! Iblฤซs aveva chiuso ermeticamente gli occhi, scacciando quei pensieri non suoi.
Ma se non erano suoi, allora di chi erano? Possibile che qualcuno avesse avuto libero accesso alla sua psiche?
"Nessuna delle due," aveva sussurrato Asteria, ancora tenuta dai capelli, sentendo la gola dolerle.
Non si considerava coraggiosa cosรฌ come non pensava di essere stupida.
Certo, aveva preso delle scelte sciocche e sconsiderate ma stupida, si sarebbe dovuta considerare in quel modo?
Proporsi al posto di Alisha era stato stupido? No, aveva fatto ciรฒ che un'amica aveva il dovere di fare: proteggere l'altra.
Allo stesso tempo, perรฒ, aveva abbandonato Azef.
Si era chiesta se le cose sarebbero mai tornate a come erano prima e la risposta, ahimรฉ, non le era piaciuta.
"Sei te ad aver paura di te stesso, non รจ cosรฌ?"
Asteria si era morsa la lingua, improvvisamente consapevole di ciรฒ che aveva appena detto.
Aveva accusato il Re di codardia, non era forse cosรฌ? Cosa che, all'epoca, sarebbe stato considerato come un gravissimo affronto.
Non sapeva cosa le avesse detto la testa quando aveva pronunciato quella frase.
Forse si era sentita sicura di sรฉ stessa e del potere che, a quanto pareva, aveva su di lui.
Iblฤซs, contro ogni previsione, era scoppiato a ridere, gettando la testa in avanti e contro la spalla di lei.
Il suo era sembrato quasi un latrato, un misto tra ilaritร e sofferenza che aveva messo i brividi ad Asteria.
Quella non era una reazione positiva, ne era piebamente consapevole.
Ma ormai aveva parlato e riavvolgere il nastro era impossibile. Tornare indietro nel tempo, far finta di nulla e andare avanti, non era un'opzione.
Non le restava altro che aspettare e vedere se, alla fine, le cose si sarebbero sistemate.
"Paura-ah, paura di me stesso, dici?"
Asteria aveva sentito la presa sul suo fianco rafforzarsi, facendola sobbalzare.
Iniziava a tolerle quella porzione di pelle, forse anche a formicolarle, ma non gli disse nulla.
Una parte di lei era paralizzata dalla paura mentre l'altra, oh l'altra era curiosa e quasi eccitata al pensiero di cosa avrebbe fatto Iblฤซs.
Quando se ne era resa conto, aveva nuovamente trattenuto il respiro. C'era qualcosa di profondamente sbagliato in ciรฒ che pensava e desiderava, qualcosa che, ne era sicura, non le apparteneva.
Lei non era cosรฌ, non era pazza e tanto meno si considerava una masochista.
Eppure aveva fatto cose deplorevoli senza nemmeno rendersene conto.
Aveva affondato i denti nel cuore marcio del Re, avega sorriso nel veder l'uomo che le aveva bruciato la libreria venire picchiata a sangue.
Si era chiesta, quindi, se non fosse tutta opera dell'uomo che giaceva al suo fianco.
Piรน tempo passava in sua compagnia e piรน sentiva la sua ragione scivolar lontana.
Era un processo lento, soffocante, che le era troppo vicino. Riusciva a sentirsi affondare, giorno dopo giorno, eppure la sensazione che provava non era di morte ma di rinascita.
Iblฤซs aveva stretto la presa sui capelli ricci di lei, annodandoseli attorno alle dita per poi inclinarle la testa verso l'alto.
Asteria, adesso, non riusciva piรน a vederlo.
Il suo campo visivo era stato limitato al soffitto e le sue orecchie parevano non aiutarla a captare gli spostamenti dell'uomo.
L'unica cosa che sentiva era il battito feroce del suo cuore, lo scivolare veloce del sangue e la contrazione dei polmoni.
"Forse hai ragione," il fiato del Re si era scontrato contro le sue clavicole, mettendole i brividi, "forse ho paura ma, Miel, non di me stesso."
Il suo respiro si era fatto irregolare mentre la mano gli tremava. D'istinto aveva allentato e poi stretto nuovamente la presa sul fianco di lei, confortandosi con la sensazione di calore che gli dava.
Ma non bastava, non era abbastanza.
La sua mano era scesa fino alla coscia della ragazza, dove l'orlo della veste si affacciava.
Quindi se l'era arrotolata attorno alla mano, tirandola verso l'alto per scoprirle le gambe e lo stomaco.
Asteria aveva sentito il sangue affluirle alle guance mentre spalancava gli occhi, imbarazzata.
Cosa diamine stava facendo? E, cosa ancor piรน importante, perchรฉ non si stava ribellando?
"Vedi, c'รจ qualcosa dentro di me," aveva mormorato lui, poggiando il pamo della mano contro il fianco scoperto di lei, "qualcosa che dorme nel mio petto, un animale o forse un demone che giace nel fondo della mia colonna vertebrale.
E lui si arrampica, una volta sveglio, e mi artiglia la gola."
Asteria aveva sentito le dita di Iblฤซs scivolare sulla sua schiena per tracciare il percorso del suo mostro.
Con l'indice aveva fatto pressione sulla parte finale della sua colonna vertebrale, osservandola mentre inarcava la schiena.
Quindi, sempre tenendo premuto, aveva fatto scivolare il dito verso l'alto, arrivando a toccarle la base del collo.
"A quel punto mi mangia i nervi, i muscoli, e sguscia nel mio cervello. In quei momenti, ho paura."
La ragazza aveva deglutito a vuoto, ascoltando attentamente i deliri del Re.
Un mostro, Iblฤซs pensava di avere un mostro dentro di lui, un essere che, a quanto pareva, poteva soggiogarlo e usarlo come una mera marionetta.
"Cosa-cosa ti dice di fare?"
Non riusciva a capire se lo stesse assecondando o se fosse, invece, realmente curiosa di aprire una finestra sulla mente di lui.
La sua visuale era ancora limitata al soffito ma ora riusciva a sentire meglio e il suo cuore, quasi a volerla sbeggiare, aveva calmato la sua corsa.
Iblฤซs si era leccato le labbra, guardandosi attorno con sguardo ansioso, per poi poggiare le labbra contro lo spazio che separava le due clavicole di Asteria.
Quindi aveva schiuso le labbra, prendendo tra i denti la porzione di pelle e mordendo fino a sentirla squittire per la sorpresa.
"Di spezzarti l'osso del collo o, invece, di farti strozzare con il tuo stesso sangue."
L'aveva guardata con un sorrisetto smanioso, aspettando una sua reazione.
Le aveva detto una bugia, in realtร .
Quella palla nera e deforme che era assopita nel suo petto gli sussurrava, di tanto in tanto, quanto sarebbe stato bello farsi del male.
Alle volte gli suggeriva di afferrare la prima lama disponibile e di farla scorrere su tutto il braccio.
Ma non per sanguinare, oh no, per recidere la pelle per intero. Gli domandava che aspetto avrebbe avuto senza pelle, se fosse stato composto solo dal tessuto muscolare e osseo.
O, ancora meglio, gli suggeriva di afferrarsi le palpebre e tirarsele con abbastanza forza da staccarle dalla loro posizione originale.
In quel modo, mormorava la voce, sarebbe stato in grado di vedere costantemente ciรฒ che lo circondava.
Chissร cosa perdeva, in un battito di ciglia.
Ma ad Asteria non avrebbe mai confidato una cosa simile, forse perchรฉ troppo disturbante.
Non voleva impressionarla nonostante l'avesse giร fatto. Quanto ancora poteva spingerla e tirarla prima di romperla?
"Perchรฉ non lo fai?"
Perchรฉ non mi uccidi? Era quello che gli avrebbe voluto chiedere.
Si rifiutava di credere che lo facesse per bontร d'animo, ma se non era quella la ragione, allora cos'era?
Possibile che si fosse affezionato a lei? Certo, era sicura che l'affetto di Iblฤซs non fosse qualcosa a cui ambire ma, piuttosto, qualcosa dalla quale tenersi alla larga.
"Perchรฉ il colore dei tuoi occhi scemerebbe, le tue labbra si farebbero blu e il tuo incarnato pallido, tendente al grigio."
Lo sussurrava a voce talmente bassa da dari l'idea di star intrattenendo una conversazione intima e privata.
Il tono era dolce, miele per le orecchie e zucchero per il cuore ma oh quanta disullisione avrebbe dovuto provare lei per credere che il Re avesse davvero intenzioni caritatevoli.
Le dita dell'uomo si erano strette contro la sua coscia, afferrandole la pelle e premendo abbastanza per azionare in lei qualche riflesso.
"I tuoi muscoli," aveva continuato lui, chiudendo gli occhi, "si contrarrebbero e la tua pelle smetterebbe di essere morbida.
Quindi il sangue nelle tue vene si fermerebbe, stagnante come un lago putrido, e il tuo cuore cesserebbe di cantare."
Un altro bacio sulla spalla e poi uno sopra al muscolo toracico. Riusciva a sentirne il battito sotto le labbra.
Non poteva vederlo, ma se avesse potuto si sarebbe meravigliata di quella vista.
Iblฤซs stava piangendo.
Piccole lacrime trasparenti gli solcavano le guance, lasciando una fastidiosa sensazione di umido sulla pelle.
Asteria era mille volte piรน bella da viva, piuttosto che da morta.
Se l'era ripetuto tre volte prima di autoconvincersene.
Lei era rimasta in silenzio ad ascoltare quella scura ninnananna, quasi pendendo dalle sue labbra.
Forse era il sonno a intontirla o forse, proprio come aveva suggerito Iblฤซs, era semplicemente stupida.
L'aveva sentito muoversi verso di lei fino a far aderire i loro petti, un cuore battente contro una cassa toracica vuota, e finalmente l'aveva visto in volto.
La Luna, quasi a volerla prendere in giro, illuminava parzialmente gli occhi di lui.
Un viola spettacolare, quasi livido, che scintillava furente nel buio della stanza. I suoi capelli, poi, erano stati inondati dalla luce chiara, dandogli un aspetto idilliaco.
Sembrava possedere un aureola, nonostante il pensiero fosse oltremodo ironico, e dava l'impressione di star impressionando un angelo.
Forse, prima di cadere, Iblฤซs era stato un essere colmo di bontร . Forse, prima di perdere il senno, il Re aveva fatto invidia persino agli dei.
"Posso?"
Asteria non sapeva cosa volesse fare nรฉ cosa le stesse chiedendo. Non riusciva a concentrarsi su altro se non che sui suoi occhi.
Le parole le sfuggivano di mente e lei, oh lei, si ecco lei non riusciva a formulare le parole esatte da dire.
Stava impazzendo o era giร impazzita?
Quindi avega annuito senza pensarci troppo, sentendo le labbra di Iblฤซs premere contro le sue.
Il contatto era stato elettrico, soffocante e bisognoso. Asteria non aveva avvertito nemmeno un briciolo di delocatezza il quel bacio, solo tanta mancanza.
Iblฤซs si era premuto con piรน vigore contro di lei, sentendo la sua pelle sciogliersi contro la sua mentre le pizzicava il fianco.
Colta di sprovvista, la ragazza aveva schiuso le labbra in un muto gemito di protesta, dandogli libero accesso alla sua bocca.
La lingua di Iblฤซs era fredda contro la sua, quasi vorace mentre la circoscriveva con la propria.
Sapeva di lacrime e di metallico, do vita e di morte al tempo stesso.
Il Re si era lasciato scivolare su di lei, sorreggendosi sui gomito, per morderle il labbro e tirarlo verso di sรฉ.
Non le aveva fatto male ma il sapore del sangue le aveva velocemente riempito la bocca.
Quindi di era staccato, dandole il tempo di riprendere fiato, e senza pensare si era avventato sul lato destro del suo collo.
Aveva sentito la vena pompare sotto le sue labbra e, istintivamente, si era innamorato di quel suono.
Quindi aveva sporto la lingua, leccando in maniera circolare la porzione di pelle per poi coprirla ibteramente con le labbra.
I suoi denti le avevano strattonato la pelle, mordendo e tirando di tanto in tanto per poi lasciare alla lingua il compito di lenire la ferita.
"Iblฤซs..." aveva mormorato Asteria, non sapendo se lo stesse pregando di fermarsi o di continuare.
Non riusciva a capirsi, a comprendere cosa lei stessa volesse.
Quando lui era salito a baciarle l'orecchio, mordendole leggermente il lobo, qualcosa nel suo stomaco era esploso.
Le era parso che qualcuno stesse giocando con le sue interiora, strattonandole e arricciandole in continuazione.
Si era quindi allungata verso di lui, legando le braccia attorno al suo collo, e spegnendo la ragione lo aveva baciato sulla guancia, mordendolo a sua volta.
Era scesa, prendendolo da esempio, a baciargli il collo. Quindi aveva preso tra le labbra la porzione di pelle che divideva la mascella dal collo, toccandola prima con la ligua e poi con i denti.
Contro le orecchie aveva sentito un verso rauca di lui e poi un rantolo, soffice e di resa.
"Miel," con una spinta veloce dei fianchi l'aveva assicurata contro il materasso, tenendola ferma sul suo posto mentre le baciava la fronte, il naso e poi le palpebre, "diventa la mia Regina."
A T T E N Z I O N E
Wattpad mi sta dando dei problemi con le formattazioni del testo, quindi per favore fatemi sapere se avete difficoltร durante la lettura!
Un bacio <3
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