30| Usala, Giocaci, Portala in giro

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AAA: questo รจ un capitolo personale, tra i piรน intimi che io abbia mai scritto. Sinceramente mi vergogno un po' a postarlo, ma questo รจ il mio "piccolo luogo sicuro" e finalmente mi sento in grado di svuotarmi.

Iblฤซs aveva tamburellato le dita sul bracciolo del trono, soprappensiero.
Era certo che gli stesse sfuggendo qualcosa, ma cosa?

Non riusciva a metter mano ai suoi pensieri e cosรฌ lasciava che gli sfuggissero, correndo lontani. Aveva persino rimosso parzialmente l'evento del giorno prima.

La minaccia ad Ehsan e la visione di suo padre non erano piรน memorie riposte in un cassettino della sua mente, ma il ricordo di Asteria aleggiava ancora.

Il Re aveva avvertito una scarica di calore allungarglisi dal petto fino al viso, facendolo arrossire.

Credeva quasi di poter sentire il sapore delle parole scivolargli sulla lingua. Dolce, era tutto cosรฌ dolce nella sua bocca da farlo rilassare.

Come si uccide un sentimento?

Iblฤซs aveva ripetuto quella frase, ancora e ancora, nella sua mente fino al punto in cui, esausto, ne aveva perso il significato.

Il suo petto non gli era mai parso tanto pesante come in quel momento. Voleva liberarsi di qualsiasi cosa stesse provando o pensando, ma come fare? Dopotutto, aveva giร  dato il suo cuore nelle mani di qualcun altro, quindi non poteva agire su di esso.

Era stato uno stupido ad affidarlo ad Asteria; possibile che avesse fatto qualcosa al suo piccolo, marcio, cuore? Magari una magia, si, o una sorta di incantesimo in grado di stregarlo.

Non poteva esserci altra ragione, giusto?

Si era pizzicato il braccio, chiedendosi cosa stesse farneticando. Lui stesso non riusciva ad arrivare a una conclusione sensata.

Se l'avesse uccisa, magari sarebbe tornato ad essere normale.

La sua mente, quasi come a voler seguire un inconscio ordine, aveva proiettato davanti ai suoi occhi l'esatta immagine di come, nelle sue fantasie, avrebbe ucciso la ragazza.

Riusciva a vedersi, chino a terra e sopra al corpo di Asteria mentre le bloccava i polsi contro il pavimento.

Le avrebbe mormorato di star ferma, di non muoversi e di aspettare che fosse lui a fare la mossa successiva.

Non muoverti, le avrebbe baciato le labbra per darsi il tempo di pensare a cos altro dire, o farร  ancora piรน male.

La minaccia sarebbe scivolata sulla lingua, accarezzando le orecchie di lei per terrorizzarla.
E lei avrebbe sgranato gli occhi, impaurita, con fortissimi tremori a scuoterle non solo il corpo ma anche le labbra.

Avrebbe trattenuto il respiro cosรฌ come il pianto, soffocandosi.

Iblฤซs riusciva a vedersi mentre afferrava il pugnale, tracciando un sentiero lento dal collo fino al petto di Asteria.

La veste si sarebbe lacerata, lasciando le clavicole esposte assieme a una parte dei seni. Con le dita ne avrebbe tracciato il profilo, scostando la stoffa rotta per guardare, guardarla, meglio.

Quindi avrebbe percorso la forma del suo seno con la punta del pugnale, osservando il modo in cui i peli le si sarebbero drizzati e come la sua pelle, cosรฌ profumata e abbronzata, sarebbe stata percorsa da brividi.

Avrebbe avuto paura, o si sarebbe sentita impaurita e a disagio?

Per calmarla le avrebbe baciato la guancia, scendendo verso la spalla per mordergliela.

Sotto la mascella, poi, avrebbe lasciato qualche umido bacio per poi saggiarne il sapore della sua pelle con la lingua.

E con quest'ultima sarebbe sceso fino a lambirle la porzione di carne che le separava i seni.

Contro i capelli avrebbe avvertito il respiro di lei farsi pesante e lui, ah- lui avrebbe inarcato la schiena, compiaciuto.

I suoi denti l'avrebbero morsa vicino all'aureola scura e la sua lingua si sarebbe di poca allungata verso il capezzolo; con gli occhi violacei l'avrebbe osservata allargare le palpebre e socchiudere le labbra, confusa.

Nonostante fosse tutto nella sua immaginazione, riusciva ad immaginare perfettamente il sapore della sua pelle.

Avrebbe odorato di miele? Iblฤซs avrebbe preferito che avesse il suo odore.

Con la lama del pugnale le avrebbe accarezzato le braccia, il collo, per poi scendere verso il ventre. Avrebbe distrutto ogni pezzo di stoffa, di carne, che si sarebbe frapposto tra il suo corpo e quello di lei.

Una volta soddisfatto, avrebbe chiuso gli occhi per permettere alle sue labbra di ricordare il corpo di Asteria e poi, con lentezza, sarebbe sceso per baciarla appena sopra l'ombelico.

Lei lo avrebbe afferrato per i capelli nel tentativo di scostarlo ma oh, la lama del coltello l'avrebbe costretta a terra.

Cosรฌ avrebbe morso e succhiato, lasciandole un marchio, il suo marchio, sulla pelle.

Le sarebbe piaciuto? Voleva che le piacesse, che tremasse di desiderio tanto quanto lui.

Nella sua immaginazione, lei avrebbe flesso una gamba, dandogli libero accesso per stendersi su di lei, e gli avrebbe sorriso.

Gocce di miele sarebbero calate dalle sue labbra e lui, da bravo gentiluomo, le avrebbe raccolte tutte.
Se ne sarebbe bagnato il dito per poi portarselo alle labbra e avvolgerlo con la lingua, tastandone il sapore.

La sua mano sarebbe corsa ad afferrarle il fianco mentre l'altra avrebbe tenuto saldo il pugnale. Ma era giusto? Se avesse lanciato via l'arma, sarebbe rimasta?

Quindi l'aveva posata a terra senza mai distogliere lo sguardo da quello di lei e oh- l'avrebbe vista sorridere e inarcarsi, dandogli il benvenuto.

E lui, sciocco uomo, avrebbe sorriso di rimando.
Lo voleva tanto quanto lui desiderava lei e questo, questo lo rendeva felice.

Iblฤซs si sarebbe spinto contro di lei per permettere ai loro corpi di intrecciarsi come pezzi di un puzzle mentre Asteria avrebbe chiuso gli occhi, inarcandosi ancora contro di lei.

I suoi fianchi si sarebbero sollevati per abbattersi contro i suoi una, due e tre volte, lasciando entrambi senza respiro.

Se avesse avuto un'anima, gliela avrebbe ceduta.

Ancora seduto sul suo trono, Iblฤซs aveva sorriso alla visione.

Lui stesso si chiedeva cos'altro avrebbe immaginato.

Asteria avrebbe sollevato le braccia, ancorandosi al suo collo per sporgersi e baciarlo. Sarebbe stato un contatto veloce, appena percettibile, che lui avrebbe eventualmente ristabilito.

Avrebbe sentito la pelle screpolata delle sue labbra pizzicare le sue, ma non gli avrebbe dato fastidio.
Con uno scatto secco, piรน deciso dei precedenti, avrebbe affondato il bacino contro quello di lei per sentirla schiudere le labbra e gemere.

Lo avrebbe mai fatto? Si sarebbe mai sentito eccitata, con lui? Poteva davvero provocare una reazione del genere, in lei?

Senza pensarci oltre avrebbe fatto sgusciare la lingua contro quella di lei. I suoi capelli si sarebbero drizzati per il sapore dolce di lei e avrebbe gemuto anche lui, contento.

Quindi si sarebbe sollevato sui gomiti, lasciandole il tempo di riprendere fiato. Una linea di saliva li avrebbe connessi, spezzandosi nel secondo esatto in cui l'avrebbe baciata di nuovo.

Ancora e ancora, avrebbe passato la sua intera esistenza a servirla, ad adorare lei e il suo corpo come meglio avrebbe potuto.

Iblฤซs avrebbe chiuso gli occhi e Asteria...Asteria avrebbe affondato il pugnale nel suo stomaco, spingendo la lama verso l'alto per arrivare a tagliarli l'intestino.

Il sangue sarebbe schizzato sul pavimento e sui volti di entrambi, lasciandoli senza fiato.

Perchรฉ? Il Re pensava che lo stesso amando, che stesse ricambiando il bacio e i gesti d'amore che lui le stava riservando.

Quindi perchรฉ lo stava ferendo?

Il volto di Asteria si sarebbe distorto in una smorfia compiaciuta e i suoi occhi, cosรฌ grandi e luminosi, si sarebbero completamente svuotati.

Sotto di lui non avrebbe piรน avuto il corpo caldo di lei, ma un cadavere scarno e putrefatto che gli sorrideva.

Lui non l'aveva uccisa, non aveva-lui non l'aveva uccisa quindi perchรฉ, perchรฉ era morta?

No, era stata lei a pugnalarlo, non il contrario.

Le sue mani sarebbero corse a toccarle il petto, alla ricerca del suo cuore, ma di esso non avrebbe sentito nemmeno il rumore.

Cosรฌ avrebbe sfilato l'arma dal suo addome, perforandole la pelle per scavarvici dentro. Doveva, lui doveva trovare quel suo grande organo rosso e riportarlo in vita.

Non poteva essere morta, lui non l'aveva uccisa!

Con il respiro bloccato in gola, avrebbe affondato la mano tra i tessuti e il sangue rappreso, sorridendo nell'afferrare il muscolo cardiaco.

Era lรฌ, era lรฌ e poteva riportarla in vita.

Avrebbe tirato con tutta la forza che gli rimaneva, stringendo il cuore nel palmo della mano per portarselo davanti agli occhi.

Senza rendersene conto lo avrebbe lasciato cadere a terra, pietrificato da ciรฒ che stava guardando.

Quello non sarebbe stato il cuore di Asteria, ma il suo.

Cosa ci faceva il suo cuore dentro di lei?

Avrebbe balbettato qualche perchรฉ?, confuso, per poi osservare delle enormi falene avvinghiarsi all'organo per divorarlo.

No, no quello non era il cuore di Asteria.
Come avrebbe fatto, quindi, a riportarla in vita?

Le avrebbe afferrato i polsi per baciarglieli, senza avvertire i soffici spasmi delle sue vene contro le labbra.

Il suo corpo non dava alcun segnale, ma com'era possibile? Iblฤซs avrebbe preso il pugnale tra le dita, sorridendo maniacalmente.

Avrebbe trovato una traccia di vita, l'avrebbe cercata e si sarebbe convinto che Asteria fosse viva.

Quindi avrebbe affondato la lama nel collo lungo di lei, strattonando il coltello in orizzontale. Avrebbe osservato la pelle aprirsi e con euforia avrebbe aspettato di vedere il sangue sgorgare.

Ma quel momento non sarebbe mai arrivato e, anzi, ad uscire sarebbe stata una sostanza nera e vischiosa, viscida contro il tatto.

Cos'era? Il sangue non aveva nรฉ quel colore nรฉ quella consistenza. Persino l'odore gli avrebbe dato il voltastomaco.

"Svegliati..." avrebbe sussurrato lui, baciandole la fronte, "svegliati, dannazione!"

Iblฤซs si era perso nella sua immaginazione e ora, seduto sul suo trono, piangeva. Sembrava tutto cosรฌ reale, tutto cosรฌ vero, da dargli il voltastomaco.

Il Re si era portato le mani contro il viso, impedendosi di immaginare altro mentre ripeteva la stessa frase, ancora e ancora.

Non l'ho uccisa, io non l'ho uccisa!

**

Lyeak si era aggrappato al braccio di Asteria, camminando a passo veloce e trascinandola con lui.

"Dove stiamo andando?"

La ragazza aveva lanciato uno sguardo dietro di sรฉ, verso il punto di incontro con Pazuzu, chiedendosi quanto ancora potesse permettersi di star fuori.

Possibile che il cavallo fosse giร  arrivato?

"Lyeak vuole farti vedere una cosa!" Aveva esclamato lui, ghignando. Sembrava davvero un ragazzino, eppure era piรน grande di lei di molti anni.

Avrebbe dovuto dargli del lei? Era piรน anziano, certo, ma non lo dimostrava affatto. In veritร  si comportava in modo totalmente infantile, ma ad Asteria piaceva.

La metteva a suo agio sapere di aver vicino una persona cosรฌ esuberante; allo stesso tempo, perรฒ, non poteva definirsi totalmente tranquilla.

Non conosceva bene Lyeak e, come se non bastasse, il ragazzo pareva esser stato una delle persone di cui Iblฤซs si era fidato di piรน.

Che tipo di umano poteva essere amico del Re? Qualcuno di simile a lui, magari, oppure una persona completamente diversa.

Anche se cosรฌ fosse stato, Lyeak ed Iblฤซs erano stati amici molti anni prima e ora, proprio come aveva detto il ragazzo, non avevano alcun tipo di rapporto.

Anzi, sembrava che lui nemmeno volesse rincontrare il Re. Non lo biasimava, ovviamente.

Aveva stretto ancora una volta la presa contro la sacca, spingendo la scatola nera contro il petto fino a sentirla collidere con la sua gabbia toracica.

"Posso davvero tenere il libro?"

Si aspettava che le chiedesse di restituirglielo, ma ciรฒ non era accaduto. Non ancora, per lo meno.

Era ancora difficile pensare che lo scrittore e Lyeak fossero la stessa persona.

"Oh, Lyeak non ha mai scritto per sรฉ stesso, quindi puoi tenerlo! Lui vuole donarti un altro libro." Le aveva sorriso, affabile, per poi stringerle la mano.

Era da tanto che non incontrava o parlava con qualcuno; persino toccare una persona era divenuto un lontano miraggio.

Mai si sarebbe sognato di intraprendere una conversazione: pensava di esser destinato a finire i suoi giorni da solo.

Gli sarebbe dispiaciuto, certo, ma la solitudine era ormai divenuta sua amica. Lo accompagnava ovunque, tenendogli la mano e senza mai allontanarsi.

Lyeak aveva scritto di lei, la solitudine, figurandosela come una bambola. Piccola, di porcellana, e con dei folti capelli neri legati in due codini.

Nella sua mente se l'era immaginata con un'espressione vuota, mai sorridente ma nemmeno imbronciata.

Era la rappresentazione fisica della neutralitร  e della calma.

Perchรฉ, perรฒ, la vedeva come una bambola?
Non sarebbe stato meglio figurarsela come una donna avvenente, dall'espressione triste?

No, Lyeak pensava che una bambola fosse perfetta per la sua amica Solitudine.

Ricordava di aver scritto un testo, su di lei, di essersi chiesto fosse nata la prima persona sola. Cosa le avevano fatto? Come si era sentita?

Qualcuno, ne era certo, era stato il primo essere umano a sentirsi solo. Era quindi ovvio, secondo lui, che quella persona dovesse rappresentare, o fare da portavoce, la solitudine.

Purtroppo, perรฒ, sarebbe stato impossibile conoscere quella persona e quindi si limitava ad immaginarsela.

Si era morso il labbro, riuscendo a rammentare con esattezza ciรฒ che aveva scritto. Le parole erano tutte bloccate nella sua testa, perseguitandolo.

A differenza di Iblฤซs, che invece non erano in grado di tenersi saldo ai suoi ricordi, Lyeak non aveva mai dimenticato un solo avvenimento della sua vita.

Aveva accumulato tutto quanto, spaventato di rimanere vuoto a sua volta, e conservava i suoi ricordi su pezzi di pergamena.

Quando poi le memorie di accumulavano, e si ritrovava a corto di fogli, Lyeak scriveva contro la terra con le unghie.

Parole senza senso, unite senza criterio ma con l'unico scopo di farle uscire.

Pensando della solitudine, quindi, gli era venuto naturale scriverne la nascita.

Aveva chiuso gli occhi, sentendo i pensieri correre veloci per arrivare a destinazione. Ed eccolo lรฌ, quindi, il libro che tanto voleva regalare ad Asteria.

Senza rendersene conto l'aveva condotta verso l'albero sotto al quale riposava, circondato da pergamene e manoscritti logori, alcuni sporchi e altri ben conservati.

"Questo, Lyeak vuole darti questo!"

Si era allontanato da lei per tuffarsi tra i tomi, cercando di non far cadere nulla mentre stringeva tra le mani il suo preziosissimo taccuino.

La copertina era nera e in pelle, scintillante e con un taglio sulla parte frontale.

Conteneva tutte le sue idee, e sopra vi erano riportati alcuni pensieri scaturiti dalla mancanza di sonno.

Alle volte si vietava di dormire solo per permettere alla sua mente di aprirsi e incupirsi, generando testi che lui amava.

Dopotutto, era solo uno schiavo dei suoi pensieri.

Asteria lo aveva preso con delicatezza per paura di romperlo, lanciandogli uno sguardo.

"Posso?"

Lyeak aveva annuito vigorosamente, facendogli un cenno della testa per invitarla ad andare avanti.

Cosรฌ aveva girato la prima pagina, leggendo.

"๐Œ๐ˆ๐€ ๐๐€๐Œ๐๐Ž๐‹๐€ ๐ƒ๐ˆ ๐๐Ž๐‘๐‚๐„๐‹๐‹๐€๐๐€"

usala, giocaci, portala in giro
ma non darle mai un nome.
Non sia mai che poi, un giorno, tu possa affezionarti.

Non ci si affeziona alle bambole, sono fatte solo per essere usate.

Usami, usami, usami
grida la bambola, perchรฉ non ha mai conosciuto altro.

Amami, amami, amami
รˆ ciรฒ che vorrebbe dire. Ma รจ una bambola, e una bambola non si ama, si distrugge per poi prenderne una nuova.

usala, giocaci, portala in giro
ma non dormirci assieme la notte.
Non sia mai che poi, un giorno, tu possa scacciar via i suoi incubi.

Non si consolano le bambole, sono fatte per non aver sentimenti.

Giochiamo, giochiamo, giochiamo
grida la bambola, perchรฉ รจ l'unica ragione per la quale รจ stata acquistata.

Insieme, insieme, insieme
รˆ ciรฒ che vorrebbe aggiungere. Ma รจ una bambola, e con una bambola non si condivide la gioia, la si risucchia per poi lasciarla senza.

usala, giocaci, portala in giro
ma non gettarla mai.
Non sia mai che poi, un giorno, lei possa trovare un proprietario migliore.

Non si concede la libertร , la possibilitร  della felicitร , a una bambola.

Buttami, buttami, buttami
grida la bambola, perchรฉ esausta e triste.

Liberami, liberami, liberami
รˆ ciรฒ che vorrebbe dire. Ma รจ una bambola, e le bambole non sono fatte per esser felici o libere, le si distrugge per poi metterle in un angolo.

E cosรฌ la bambola rimane sola, legata a qualcuno che non la vuole.

Sola, sola, sola
da oggi, mia bambola di porcellana, sarai sola."

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