26| Voglio Che Mi Odi


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-Albert Fish

Nasser aveva fatto dondolare la gamba dalla sua seduta mentre ascoltava silenziosamente il blaterare di Uraeus.

Come un bambino indispettito, il principe camminava avanti e indietro per la sua stanza, sbuffando e grugnendo di tanto in tanto.

"Sapevo fosse pazzo, ma non cosรฌ." Aveva mormorato lui, dando un pugno al tavolino circolare.

Era frustrato anche con se stesso per aver permesso al fratello di mettergli le mani addosso. Cosa gli era passato in testa? Nasser aveva avito ragione quando gli aveva detto di non provocarlo.

Aveva sconsideratamente toccato una bomba a orologeria, sorprendendosi quando quest'ultima era esplosa.

Quanto sciocco e superficiale era stato? Troppo.
Doveva ponderare bene ogni sua parola e azione successiva per far tornare il Re a un atteggiamento mite.

Un tempo, si un tempo Iblฤซs gli aveva voluto bene.
Ricordava ogni suo tentativo d'approccio e lo detestava per questo, ma forse poteva tornargli utile.

Si era chiesto quanto durasse l'affetto, per quanto tempo una persona potesse provarne e per quanto potesse privarsene.

Magari avrebbe potuto usare la malinconia contro di lui, dargli ciรฒ che per anni aveva bramato e poi toglierglielo.

Non era certo, perรฒ, che il Re volesse ancora avere un rapporto fraterno con lui.

"Ti sorprendi per poco." Nasser aveva scosso la testa mentre giocava con una sua ciocca di capelli, evitando di guardare il principe.

Non aveva molto da dirgli, anche perchรฉ gli aveva giร  spiegato quanto stupido e avventato fosse stato, e si ritrovava quindi a sorbirsi le lamentele di un poppante.

Chi altro se non un bambino avrebbe reagito a quel modo?

"Non puoi biasimare il Re," aveva continuato il consigliere, allungando le gambe per sgranchirsele, "cosรฌ come non potevi aspettarti una reazione piรน calma. Cosa ti aspettavi che facesse? Piangere e darti ragione?"

Uraeus aveva voltato lo sguardo verso la piccola finestra, osservando il regno. Riusciva a vedere macchie colorate in lontananza, probabilmente delle case, e la bella tonalitร  della sabbia.

"Hai ragione."

Si erano sorpresi entrambi di quella frase ma il principe era serio: sapeva di aver sbagliato mossa.

Aveva puntato tutto sull'instabilitร  di Iblฤซs senza tenere in conto che quest'ultima potesse essere pericolosa. Se fosse stato mortale, il Re l'avrebbe certamente ucciso.

Da quel giorno avrebbe dovuto pensare di piรน al suo piano e trovare un modo per spezzare completamente l'ultimo rimasuglio di ragione che suo fratello aveva.

Doveva perรฒ tenere ben a mente che, una volta distrutta completamente la psiche di Iblฤซs, le cose si sarebbero fatte difficile e pericolose.

Nel suo immaginario il sovrano sarebbe completamente impazzito e lui avrebbe preso il suo posto, rinchiudendolo da qualche parte.

Ma doveva esser prudente e pensare bene a dove isolarlo.
Se Iblฤซs avesse davvero perso ogni briciolo di umanitร , sarebbe divenuto un pericoloso cacciatore.

Questo perchรฉ, dopo esser stato derubato di tutto, non avrebbe avuto piรน nulla da perdere e gli uomini con nulla da perdere erano e dovevano esser temuti.

Dopotutto il Re era stato privato dell'amore paterno e fratello, di sua madre, della presenza fisica di Basil, di una morte umana e d'un esistenza pacifica.

Cosa avrebbe comportato, quindi, la perdita di qualcos altro?

"Dobbiamo togliergli qualcosa a cui รจ affezionato, ovviamente." Uraeus aveva rivolto un sorriso a Nasser, tamburellando con le dita contro al muro.

Il consigliere aveva evitato ancora una volta il suo sguardo, concentrandosi sulle crepe del pavimento. Togliergli qualcosa a cui รจ affezionato, Nasser sapeva a cosa si riferisse il principe.

Ma potevano davvero fare una cosa simile? E se si: come?

Iblฤซs non stava bene, certo, ma agire sotto al suo stesso tetto sarebbe stato difficile. Non potevano sottovalutarlo, questo era ciรฒ che Uraeus non riusciva a capire.

Il palazzo aveva occhi e orecchie ovunque e tutto era sempre controllato. Era probabile che in quello stesso momento qualcuno li stesse ascoltando.

Per questo Nasser aveva scelto di rimanere in silenzio, ascoltando le parole del compare.

"Facciamogli credere che Asteria sia morta."

Il consigliere aveva sgranato gli occhi, sorpreso.
Era una delle cose piรน stupide e insensate che avesse mai sentito, si era quindi alzato dalla propria sedia per dirigersi verso la porta.

Ne aveva abbastanza di tutte quelle fesserie e per quel giorno avrebbe messo la parola fine alla conversazione.

La mano di Uraeus era corsa a fermarlo, trattenendolo per la spalla e costringendolo a voltarsi verso di lui.

Nasser aveva osservato lo scintillio malato macchiare gli occhi del principe, arrampicarglisi in gola e contro il palato per risalire verso il cervello.

Iblฤซs non era l'unico pazzo in famiglia, o almeno questo era ciรฒ che il moro aveva pensato.

"Riflettici bene!" Il principe lo aveva scosso dalle spalle, facendo sรฌ che il ghigno sul suo viso si allargasse.

"Come pensi di fargli credere che sia morta quando, tra due giorni, tornerร  qui?"

Lo aveva spinto a sua volta, godendo nel vederlo inciampare sui suoi stessi passi. Odiava quel misero verme eppure lo ascoltava.

Perchรฉ? Se lo era chiesto un paio di volte, trovando la risposta ma non approvandola. Avrebbe fatto ciรฒ che gli sembrava piรน sicuro, cambiando schieramento in base all'esito della partita.

Era pura sopravvivenza, la sua, non vera e propria cattiveria.

Nasser non odiava Iblฤซs ma sapeva che con lui non avrebbe vinto, quindi era strisciato da Uraeus.

"Ha sempre visto la morte, no? Lui ha queste allucinazione, proprio come hai detto tu, nelle quali gli sembra di vedere i morti.

Basterร  fargli credere che Asteria sia solo un fantasma! Pensa a come, a come, ah!" Uraeus si era portato le mani tra i capelli, tirandoseli leggermente mentre si immaginava la scena, "Pensa a come reagirebbe nel sapere che il suo giocattolo preferito gli รจ stato portato via."

Nasser aveva fatto un passo indietro con il respiro bloccato in gola, che diamine stava dicendo? Fingere la morte di qualcuno, inscenare una cosa simile e sorridere al solo pensiero era qualcosa che solo un folle avrebbe fatto.

Era certo che Iblฤซs stesso non sarebbe mai stato in grado di architettare una simile messinscena.

"Come pensi di fare quando Asteria e il Re si troveranno faccia a faccia? Vuoi forse renderla partecipe del tuo piano?

Pensa a ciรฒ che stai dicendo, razza di stupido. Credi davvero che Iblฤซs non distinguerebbe un morto da un vivo? L'abbiamo passata liscia con i suoi precedenti servi solo perchรฉ le loro apparizioni erano sporadiche, ma questa volta non funzionerร ."

Con un ultimo spintone Nasser era uscito dalla camera, sbattendo dietro di sรฉ la porta.

Non riusciva a credere di essersi alleato con un simile idiota, nรฉ che un piano simile potesse lontanamente funzionare.

Aveva scosso la testa, osservando il pallido Sole. A breve sarebbe sparito per lasciare il posto a una luminosa luna; aveva quindi poco tempo per recarsi da Iblฤซs e assicurarsi che tutto stesse procedendo per il verso giusto.

Con passo veloce si era diretto verso le stanze del Re, sicuro di trovarlo ancora sveglio. Aveva saltato la cena, dopo il confronto con Uraeus, e si era rinchiuso nel buio della sua stanza.

Nasser si era chiesto cosa avrebbe fatto lui al suo posto, non riuscendo a immaginarselo.

Aveva avuto una sorella minore, molti anni prima, ed entrambi erano sempre stati affezionati l'uno all'altra.

Non riusciva a ricordare nemmeno una lite con lei ma solo gli avvenimenti piacevoli e gioiosi. Era stato condannato a vederla morire, a starle accanto e vederla invecchiare mentre lui rimaneva immortale.

Per anni aveva pensato di volerla raggiungere nell'aldilร  perchรฉ la sua mancanza era troppo dolorosa da affrontare, ma sapeva che sarebbe stato impossibile.

Lui non poteva morire e, proprio come Iblฤซs, lo rimpiangeva.

Era forse per questo che lo odiava, seppur solo in parte. A causa della sua maledizione lui era stato costretto a vedere tutti coloro che amava e che lo avevano amato andarsene.

Ora non aveva nessuno, o almeno cosรฌ gli sembrava.

Nasser aveva sospirato nel rammentare il sorriso dolce di sua madre e gli occhi brillanti di sua sorella. Fisicamente erano simili, quasi uguali, e persino guardarsi allo specchio era divenuto arduo.

Con il pugno chiuso aveva bussato alla porta del Re, senza aspettare una risposta. Sapeva che, con molta probabilitร , Iblฤซs non l'aveva sentito e cosรฌ aveva fatto di testa sua.

Si era sorpreso nel notare che il suo sovrano aveva acceso all'incirca quindici candele, posizionandole attorno al letto e sul davanzale della finestra.

Il materasso di Iblฤซs era completamente illuminato e lui, rannicchiato su di esso con la schiena contro al muro, se ne sentiva rassicurato.

Nasser aveva afferrato la pesante sedia di legno, davanti a una scrivania in mogano, trascinandola davanti al letto senza perรฒ intaccare nemmeno una candela.

Gli occhi violacei del Re lo avevano immobilizzato subito, raggelandolo. Erano cosรฌ pieni e lucidi, oh, che il consigliere era stato costretto a interrompere il contatto visivo.

Erano lacrime, quelle?
No, era certo che Iblฤซs non avrebbe mai pianto davanti a lui.

Gli occhi del servo erano quindi volati verso la veste aperta del Re, notando la tremenda ferita sul petto dell'uomo.

La pelle era arrossata e infetta mentre il sangue, nero come pece, intaccava il suo colorito pallido. Sotto la spalla sinistra era posto un varco, scavato tra le ossa e le vene, che lasciava intravedere la cassa toracica aperta di Iblฤซs.

"Cosa avete fatto?" Aveva sussurrato Nasser, senza fiato.

Il diritto interpellato aveva fatto scorrere le dita contro la ferita, saggiandone la consistenza umida e molle contro le dita.

Riusciva ad avvertire piccole scosse di dolore diffondersi nel suo corpo ogni qual volta lo toccava.
Era un semplice buco, una porzione di pelle lacerata, quindi perchรฉ faceva cosรฌ male?

"Le ho dato il mio cuore."

Aveva chiuso le palpebre, sorridendo al pensiero.
Non si pentiva di ciรฒ che aveva fatto perchรฉ si illudeva d'averla fatta felice.

Nel suo immaginario lei era stata contenta e lusingata di possedere qualcosa di lui, qualcosa di cosรฌ intimo e raro da poter esser posseduto da una persona sola.

E lei, ah! Lei era stata la fortunata, colei che lui aveva scelto per un simile regalo.

"Voi cosa?" La voce di Nasser si era incrinata per la sorpresa e il disgusto mentre ripensava al giorno in cui Asteria era partita.

La scatoletta nera, la richiesta di aprirla solo a tragitto terminato e il sorrisetto del Re.

La bile gli aveva scombussolato lo stomaco, minacciando di salirgli fino in gola per quanto disgustosa era la scena.

Non riusciva a immaginarsi la reazione della ragazza, di quella povera femmina, nel trovarsi davanti un organo vero e proprio.

Il fatto sconvolgente, perรฒ, non era il cuore in sรฉ ma il gesto. Sapere che qualcuno si era aperto il petto, scavando con le unghie tra le vene e le ossa, solo per potersi afferrare il cuore e strapparselo lo aveva scombussolato.

"Perchรฉ?"

Avrebbe potuto donarle una rosa, un libro o qualsiasi altra cosa ma un cuore, il suo cuore, era decisamente troppo.

Credeva davvero che Asteria avrebbe approvato? Si aspettava, quindi, che al suo ritorno gli corresse incontro per abbracciarlo e ringraziarlo del gesto?

Iblฤซs aveva sorriso nell'osservare l'espressione scioccata di Nasser, sentendo le mani formicolargli per il fastidio.

Credeva di poter fare meglio di lui?

"Volevo che l'avesse lei."

"Perchรฉ?"

Il consigliere si era sporto in avanti, afferrando con le dita l'estremitร  della coperta e facendo quindi oscillare la fiamma di una candela.

Non aveva senso! Nasser era certo che nessuna azione di Asteria avesse mai suggerito una possibile felicitร  nel ricevere un cuore come dono.

No, la ragazza poteva anche essersi avvicinata a lui ma mai gli avrebbe fatto credere una cosa simile. Iblฤซs lo sapeva, sapeva che l'avrebbe destabilizzata eppure aveva scelto di farlo lo stesso.

Perchรฉ?

"Non credo di doverti alcuna spiegazione."

Nasser non aveva replicato, dandogli silenziosamente ragione. Non poteva pretendere risposte dal suo sovrano cosรฌ come non avrebbe mai dovuto mettere in dubbio le sue azioni.

Questo era ciรฒ che gli era stato insegnato, per lo meno.

"Credete davvero che potrร  mai amarvi, dopo una cosa simile?"

Nel momento stesso in cui le parole avevano lasciato le sua labbra, Nasser aveva realizzato di aver superato il limite.

C'erano cose che, in quanto consigliere, poteva dire e altre parole che gli erano negate proprio come fosse un semplice popolano.

Ma non se ne pentiva, no.
Non gli importava che il suo tono fosse uscito con durezza nรฉ che Iblฤซs avesse captato l'intercalare intriso di ironia.

Il Re si era aperto in un sorriso mentre afferrava una candela, giocando con la fiamma.

La cera era colata lentamente, macchiandogli impercettibilmente la pelle e scaldandolo momentaneamente.

Quella sensazione gli era piaciuta e cosรฌ, senza pensarci troppo, aveva inclinato l'oggetto per far sรฌ che un rivolo di cera gli cadesse sul collo.

"Oh ma io non voglio che mi ami," aveva mormorato lui, chiudendo gli occhi, "l'amore รจ un sentimento frivolo, sciocco e non duraturo. No, io voglio che mi odio, che passi il resto della sua a odiarmi. Voglio che si svegli con il solo obiettivo di farmi del male."

In quel modo, aveva pensato il Re, lei avrebbe dedicato la sua vita a lui. Non gli interessava l'amore perchรฉ sapeva di non poterne ricevere, quindi perchรฉ non concentrarsi sul rancore?

Poteva puntare su quello e legarla a sรฉ, in un modo o nell'altro.

Nasser si passato una mano tra i capelli senza riuscire a credere alle proprie orecchie.

"E se lei finisse con l'amare un altro uomo? Cosa fareste, allora, in quel caso?"

L'aria nella stazza gli era sembrata rarefatta nel momento stesso in cui aveva terminato la sua domanda, asfissiandolo.

Sapeva di aver posto l'interrogativo sbagliato ma non era riuscito a fermarsi. Se Iblฤซs non aveva intenzione di farla innamorare di lui, allora non si sarebbe dovuto sorprendere nel vederla tra le braccia di un altro.

Era logico, no? Lei avrebbe potuto odiarlo, certo, ma avrebbe comunque sia riservato il suo affetto per qualcun altro.

"E quest uomo saresti tu?" Il Re aveva sentito le risa scuotergli il petto mentre alzava la testa in aria, profondamente divertito.

L'idea che Asteria potesse infatuarsi di qualcuno gli sembrava ridicola. Se lei avesse dedicato la sua intera esistenza a odiarlo, non avrebbe avuto spazio per l'amore.

Un sentimento cosรฌ misero e variabile in confronto alla potenza dell'odio e del rancore. Quelli si che sarebbero durati.

Il consigliere aveva digrignato i denti nel sentire le parole del suo Re. No, non si stava riferendo a sรฉ stesso ma se anche fosse stato? Iblฤซs non avrebbe avuto nessun diritto di contestate visto che, proprio come aveva detto lui stesso, voleva essere odiato.

E allora oh, Nasser si sarebbe assicurato di far avverare il suo desiderio.

**

Asteria era stata ridestata dal placido bussare alla porta e, in men che non si dica, si era costretta a chiudere il libro per riporlo sotto al cuscino.

Le sembrava di aver le orecchie ovattate e, mentre si trascinava verso la porta della stanza, aveva sentito la gola bruciarle. Alla ragazza veniva da piangere eppure non ne capiva il motivo.

Era davvero possibile che Iblฤซs avesse fatto una cosa simile? Come poteva aver bruciato vive decine di persone, illudendosi di starle abbracciando?

Secondo lo scrittore, il Re aveva fermamente creduto di star scaldando quella gente, di starle amando, in un certo senso.

Era tutto cosรฌ malato e sbagliato da darle il voltastomaco.

Ma erano stati loro a iniziare, no?
I cittadini avevano scelto di recarsi a palazzo e di ferire il loro sovrano ma, alla fine, erano stati loro a perire.

Non riusciva a comprendere come la mente di Iblฤซs funzionasse. Avrebbe bruciato viva anche lei? E se si, l'avrebbe fatto per scaldarla?

Non avrebbe dovuto leggere quel capitolo, non ora che si trovava finalmente a casa, per il semplice fatto che s'era rovinata il soggiorno.

Ma poteva passarci sopra per altri due giorni, vero?
Si, avrebbe finto di non aver letto nulla e per le successive ore si sarebbe rilassata assieme ad Azef.

Asteria aveva preso un respiro profondo per poi aprire la porta cigolante e avviarsi verso la cucina. Riusciva a sentire l'odore delle spezie contro al naso e il leggero canticchiare dell'amico perforarle le orecchie.

Si era chiesta se i suoi sensi si sarebbero stabilizzati presto perchรฉ in caso contrario, ne era certa, le sarebbe venuto un gran mal di testa.

"Ho quasi finito, perchรฉ non ti siedi un po'?" Azef le
aveva posato una mano sulla spalla, offrendole un sorriso confortevole.

In risposta aveva annuito, andando velocemente a sedersi. Guardare i movimenti precisi e delicati dell'amico l'aveva rilassata, facendola sorridere.

Stare a casa era piacevole, stare con Azef ancora di piรน. Erano cresciuti insieme, dopotutto, e l'amava come un fratello.

"Tornerรฒ," aveva mormorato lei, attirando la sua attenzione, "prima o poi tornerรฒ a casa e non me ne andrรฒ mai piรน. รˆ una promessa."

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