23| L'Avviso Degli Dei
๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐รน ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐, ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐รน ๐๐๐๐๐๐๐๐. ๐ฎ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐. ๐ฝ๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐. ๐ฏ๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐, ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐.
-James Lawson
"Cosa ci fai, tu, qui?" Aveva sibilato Iblฤซs, facendo roteare il pugnale sul palmo della mano.
La sua espressione non era cambiata di un centimetro quando la lama, affilata e incurvata verso l'interno, gli aveva dilaniato la pelle.
Cosa avrebbe cambiato, comunque sia, un po' di sangue in meno? Era talmente assorto dal movimento fluido dell'arma da non pensare al dolore o al sacerdote davanti a lui.
Sapeva che se l'avesse guardato se la sarebbe data a gambe levate. Non lo biasima, perรฒ.
Dopotutto non era la persona piรน amichevole del mondo e non gli interessava esserlo.
Ecco, lui non voleva parlargli, non voleva guardarlo, non voleva, non voleva...
I suoi movimenti si erano fatti lenti, mosci, come se stesse per addormentarsi. Poteva farlo? Poteva, si lui poteva permettersi di dormire?
No, non davanti a un sacerdote, non con un servo degli dei vicino al suo corpo.
Gli uomini di fede come lui lo temevano, certo, ma erano fedeli alle loro divinitร . Magari avrebbe provato a pugnalarlo o a predire il suo futuro, praticando qualche magia sul suo corpo.
"Mi hanno mandato gli Dei, mio Re. Osiride, dio della morte, รจ preoccupato per voi."
Iblฤซs aveva gettato la testa all'indietro, ridendo sguaiatamente e senza preoccuparsi della presenza del sacerdote.
Ah, cosa gli toccava sentire!
Gli dei lo avevano abbandonato molti anni prima, lasciandolo solo con sรฉ stesso. Si erano rifiutato di accettarlo nella loro casa, di farlo morire, e gli avevano invece fatto dono di una vita indegna e piena di sofferenza.
La sua testa, ah!, la sua testa, diamine, loro avevano introdotto la pulce della pazzia nel suo cervello e ora- lui, lui ora era dannatamente folle e incomprensibile agli altri.
Avevano fatto di lui un puzzle, rifiutandosi di dare a qualcuno i pezzi.
Non poteva essere ricomposto, era destinato a rimanere sfatto e diviso in miliardi di pezzi.
"A nessuno di loro importa di me, a nessuno! Mi hanno lasciato a marcire su questa landa maledetta, condannato da una maledizione che non meritavo e per cosa?"
Gli occhi di Iblฤซs si era spalancati verso il sacerdote, osservandolo con circospezione mentre dalle sue labbra si affacciava un rivolo di saliva.
L'anziano aveva fatto un passo indietro, disturbato da ciรฒ che stava vedendo.
"I tuoi dei godono come cani nel vedermi soffrire e io li odio, li odio e li odierรฒ per sempre! Digli di uccidermi, dรฌ loro di ammazzarmi e tramutarmi in polvere."
Il Re aveva afferrato l'uomo per il collo, strattonandolo verso di se con gli occhi iniettati di sangue. Voleva ucciderlo, aprirgli la gola e vedere se a quel punto sarebbe stato ancora in grado di trasmettere la parole dei suoi dei.
"Puoi farlo? Dimmi, servo che non sei altro, puoi farlo?" Aveva sibilato lui, inclinando la testa di lato.
Oh, era spaventato quel lurido verme.
Perchรฉ era venuto da lui? Non aveva lo stomaco di reggerlo, la mente per capirlo e il cuore per accettarlo.
Non aveva niente eppure veniva da lui pretendendo qualcosa.
Stupido, piccolo umano.
"Sono un mero portavoce, sire, io-io non vi ho fatto nulla." Le mani del sacerdote erano corse verso quelle di Iblฤซs, intimandogli di lasciarlo andare.
Il suo respiro era divenuto pesante, faticoso, mentre le mani del Re si stringevano con ancor piรน vigore attorno la sua carne.
"Sai di non esser nulla eppure vieni a bussare alla mia porta e pretendi che io ti ascolti, che ascolti quei maledetti che dai loro troni giocano con la mia vita."
Gli aveva sputato in pieno viso, deridendolo.
Era questo ciรฒ che avrebbe fatto alle divinitร , se gli fossero state davanti.
Meritavano il suo odio e nient'altro, cosรฌ come lui meritava una morte lenta e dolorosa.
L'avrebbe accettata, diamine, bastava che fosse permanente.
"Mi manda Seth, mio signore, vi prego di ascoltarmi."
L'anziano aveva chiuso ermeticamente gli occhi, sentendo la propria essenza vitale farsi piรน debole.
L'avevano indirizzato lรฌ per un motivo e doveva riuscire nella sua impresa.
Non poteva deluderli e tornare al tempio con una sconfitta. No, lui necessitava l'attenzione di Iblฤซs.
Quest ultimo si era calmato nell'udire il nome della divinitร .
Seth, dio del caos, della violenza e delle tempeste.
Gli piaceva, si: sembrava cosรฌ simile a lui. Magari l'avrebbe capito, magari l'avrebbe aiutato.
Poteva fidarsi di un dio tanto tremendo quanto glorioso? Certo che poteva. Non aveva nulla da perdere, dopotutto.
"Parla." Aveva abbandonato la presa sul collo del sacerdote, tornando a sedersi placidamente sul suo letto.
Sperava di concludere in fretta e di poter tornare a sognare a occhi aperti, viaggiare con l'immaginazione e sparire dal presente.
Pareva perรฒ che le persone si divertissero a interromperlo.
Dove era Asteria? E perchรฉ non si era ancora recata nelle sue stanze per intonargli qualche dolce canzone?
Il Re si era chiesto se, strappandole le corde vocali, sarebbe stato in grado di suonarvici sopra qualche melodia.
Si era immaginato la testa della ragazza inclinata all'indietro, leggermente verso destra, con indosso un'espressione di puro terrore.
La sua gola, tagliata da lato a lato, avrebbe ospitato una quantitร di sangue enorme. Dalla ferita avrebbe avuto la piena visuale dei suoi muscoli interni, delle vene e delle arterie.
L'avrebbe conosciuta a un livello piรน profondo, in quel modo, e totalmente intimo e veritiero.
Il corpo non mentiva e ciรฒ che si celava dentro a esso era la chiara rappresentazione delle abitudini che si aveva.
Un cuore piccolo equivaleva a un comportamento errato, cattivo, uno stomaco grande avrebbe significato un certo benestare e cosรฌ via.
Chissร com'era Asteria, chissร come appariva se vista dall'interno.
"Mi ha mandato una visione, sire, con voi come protagonista. Complottano contro sua maestร , la vogliono usurpare ed eclissare dalla Terra.
Qualcuno trama contro di voi, contro la vostra stessa posizione."
Il sacerdote aveva mandato giรน un groppo amaro mentre si faceva piรน vicino alla porta, pronto a fuggire in caso di pericolo.
Era entrato nella tana del lupo volontariamente, cosa si aspettava?
Iblฤซs, comunque sia, aveva aggrottato le sopracciglia in un'espressione di scherno.
"Pensi che io sia stupido? So perfettamente che tramano contro di me, sono centinaia di anni che lo fanno. Perchรฉ dovrebbe esser diverso, questa volta?"
Al popolo non era mai piaciuto e mai lo avevano accettato come Re. Eppure era lui il sovrano legittimo, colui destinato a ereditare il trono, non suo fratello.
Nonostante questo, perรฒ, era impossibile ucciderlo e quindi non poteva essere spodestato.
I suoi cittadini avrebbero continuato a essere suoi, cosรฌ come le terre e qualsiasi cosa le popolasse.
Era lui a regnare, lui ad averli in pugno, lui a decidere chi doveva morire e chi poteva vivere.
Lui, lui, lui dannazione!
Il sacerdote era stato pervaso da un forte tremito mentre indietreggiava ancora, colto da un improvviso malore.
"Non oserei mai-io, no mio signore, non vi considero affatto uno stupido. Porto solo il messaggio di Seth, oh mio grandissimo sovrano, e lui dice che qualcuno vicino a voi vi tradirร ."
Iblฤซs aveva ritenuto pietoso il modo in cui l'uomo si riferiva a lui. Tentava di rabbonirlo con le parole quando, ah, lui non riusciva nemmeno a processarle.
Si confondevano e sparivano nella sua mente in un batter d'occhio, lasciando solo confusione e ira.
Qualcuno di vicino a lui, aveva detto l'anziano.
Nessuno gli era vicino, quindi cosa diamine voleva intendere? Non aveva figli nรฉ moglie, non aveva niente.
Era ormai sicuro che il sacerdote si stesse burlando di lui. Infieriva, il maledetto infieriva sulla sua misera condizione.
"E chi sarebbe il traditore?"
"Io-io non lo so, mio signore. Seth mi ha negato quest'informazione."
Iblฤซs aveva ringhiato, voltando di scatto la testa.
"Vattene prima che ti uccida."
Non era servito ripeterlo due volte perchรฉ il sacerdote se n'era giร andato, correndo via il piรน velocemente possibile.
Aveva fatto ciรฒ che gli era stato chiesto quindi poteva tornarsene al tempio e sperare di non incontrare mai piรน il Re.
Era pazzo, completamente fuori di testa e lui non voleva averci nulla a che fare!
Iblฤซs si era invece accasciato sul letto, osservando il soffitto con aria pensosa.
Ancora due giorni, solo due giorni e poi avrebbe avuto indietro Miel.
**
Nasser aveva velocizzato il passo mentre sentiva la persistente presenza di Basil sulla spalla. Di tanto in tanto lo beccava, rendendolo fastidiosamente consapevole di non essere solo.
Non era certo che portarlo con sรฉ fosse una buona idea, ma ormai si era giร incamminato. Sperava di potersi fidare di lui, di non esser tradito.
Che pensiero egoista: lui era stato il primo a tradire e, lo sapeva bene, prima o poi ne avrebbe sofferto le conseguenze.
Ma non gli importava, non ora che era cosรฌ vicino al suo obiettivo.
Doveva resistere solo un altro po', ancora un po'.
Se lo era ripetuto per centinaia di volte, sperando di darsi la spinta e la convinzione per fare ciรฒ che andava fatto.
Basil aveva gracchiato, scuotendo energicamente le ali: aveva puntato la sua preda.
Piegandosi sulle piccole zampe s'era dato la spinta, volando con velocitร verso il viso di un altro uomo.
Nasser aveva sbuffato perchรฉ troppo abituato a quella scena. Ogni volta, ogni dannatissima volta che andava verso i sotterranei per incontrare il suo complice, Basil scattava e tentava di attaccarlo.
Il consigliere si era quindi limitato a osserva il compare mentre scacciava via l'animale.
"Mi porti ancora cosรฌ tanto rancore, Basil? Eppure non sono stato io a tramutarti in corvo." Aveva borbottato Uraeus, sogghignando mentre afferrava l'animale per il petto.
Con l'altra mano gli aveva bloccato le ali, portandoselo davanti al viso.
"Sei sempre stato troppo rumoroso."
Basil aveva spalancato il becco, pronto a colpirlo, quando la stretta dell'uomo si era fatta ancor piรน forte attorno al suo corpo.
Lo stava soffocando lentamente, proprio come un serpente.
Il principe aveva rivolto uno sguardo annoiato a a Nasser, gesticolando verso di se per indurlo ad avvicinarsi.
Lui aveva ubbidito, avanzando con il mento alto e lo sguardo fiero. Non aveva paura di Uraeus, forse era il contrario.
"Ti fidi di Basil?" Gli aveva domandato il principe, sogghignando. Lui, di certo, non poteva affidarsi all'ex consigliere di suo fratello.
Quel maledetto aveva rovinato i suoi piani, impedendo a Ciril di uccidere Iblฤซs. A quest'ora lui sarebbe stato Re e suo fratello si sarebbe trovato a sette metri sotto terra.
Purtroppo per lui, perรฒ, i suoi piani erano stati stravolti e la maledizione di suo padre non aveva di certo migliorato le cose.
Uraeus amava essere immortale, potente e costantemente giovane ma era annoiato. Voleva qualcosa che scuotesse la monotonia delle sue giornate, e cos'era meglio di un colpo di stato?
"Si, mi fido. Lascialo andare prima di farlo arrabbiare."
Nasser aveva incrociato le braccia contro il petto per poi battere il piede a terra. Non aveva tempo per questi giochetti e sperava che Uraeus se ne rendesse conto.
"Va bene," aveva borbottato il principe, liberando il corvo, "andiamo."
Con l'ennesimo gesto della mano aveva invitato Nasser a seguirlo, scendendo le alte scale a chiocciola dei sotterranei.
Quel luogo era stato costruito da suo padre per proteggere i sudditi da possibili attacchi; ora era solo un posto umido e spoglio, utile per altri tipi di piani.
Aveva condotto la strada con passo veloce e sicuro, evitando i corridoi bui e dirigendosi verso destra, dove l'aria si faceva piรน rarefatta.
Uraeus era abituato al posto ma Nasser doveva ancora farci il callo.
Dando due colpi di tosse aveva ripreso Basil, posizionandolo sulla propria spalla per continuare il cammino.
Alle estremitร di ogni muro vi erano appese cinque torce con la funzione di riscaldare e illuminare l'area circostante.
Nasser si era chiesto quanto fosse profondo e grande quel posto. Senza il principe si sarebbe certamente perso.
"Iblฤซs sa di questo posto?"
Uraeus aveva mugugnato mentre girava a sinistra, sempre piรน vicino alla meta.
"Lo conosceva, non so cosa ricordi adesso. La sua mente gli gioca brutti scherzi, ma per noi รจ un punto positivo. Finchรฉ non ricorda, va tutto bene."
Basil aveva gracchiato in un piccolo tentativo di difendere l'onore del suo padrone, fallendo miseramente.
Se davvero avesse voluto aiutarlo, aveva riflettuto Nasser, sarebbe volato direttamente da lui per informarlo di ciรฒ che lui e Uraeus stavano facendo.
Invece era rimasto placidamente appollaiato sulla sua spalla, stanco e annoiato.
"Sono tutti vivi?"
Basil aveva roteato gli occhi, in disaccordo con la curiositร di Nasser. Secondo il corvo, l'uomo avrebbe dovuto tacere o, ancora meglio, andarsene.
Ma nessuno sembrava volerlo ascoltare o comprendere, cosรฌ era rimasto immobile al suo posto.
Gli avrebbe lasciato fare ciรฒ che piรน volevano, scappando quando le cose si sarebbero fatte complicate.
"Tutti vivi e in forma. Fermati," Uraeus aveva toccato il petto del compagno con una mano, impedendogli di avanzare ulteriormente.
Aveva quindi mosso un piede solo, sbirciando verso sinistra.
Nasser aveva atteso uno, due e tre secondi prima di esser lasciato libero con un "eccoci arrivati!"
Aveva allontanato la torcia dal suo fianco, portandola in avanti per illuminare il corridoio.
Eccolo lรฌ, quindi, il gruppo di circa venti persone che lui e Uraeus avevano radunato.
Assonnati, pallidi e feriti, i venti li guardavano con una scintilla gioiosa negli occhi scuri. Le loro mani avevano preso a fremere in preda alla felicitร quando il principe aveva estratto, dalla sacca che portava legata al fianco, diverse pagnotte.
Ne aveva data metร a ogni persona, afferrando quindi la borraccia che pensava dal fianco destro.
Ognuno aveva preso uno o forse due sorsi, dissetandosi e mangiando voracemente.
Nasser non li riconosceva nonostante avesse passato assieme a loro mesi e mesi della sua vita.
Erano i precedenti servi di Iblฤซs, costretti a rimanere nei sotterranei da lui e Uraeus.
Tutto era stato organizzato per un obiettivo piรน grande: la sconfitta di Iblฤซs.
Nasser aveva passato giorni e giorni a manipolare la mente fragile del Re, convincendolo di aver assassinato tutti i residenti del palazzo.
Gli aveva descritto false scene di assassini, soprusi e torture che, come per magia, avevano preso residenza nell'immaginazione di Iblฤซs.
Quest ultimo aveva creato dei falsi ricordi, se cosรฌ potevano essere definiti, e credeva quindi di aver dilaniato e abusato due decine di persone.
Nasser si era sentito male e in colpa nel farlo: aveva appena sfruttato la malattia del suo sovrano con il solo scopo di spodestarlo.
Era riuscito a manovrare la sua mente fino a fargli credere ciรฒ che lui voleva che credesse.
Perchรฉ l'aveva fatto?
La risposta era complicata tanto quanto il piano che lui e Uraeus avevano costruito.
Dovevano far in modo di controllare totalmente i pensieri di Iblฤซs, cosรฌ da poterlo relegare senza troppi sforzi in qualche posto deserto.
A quel punto, il principe avrebbe preso il suo posto e Nasser avrebbe continuato a far da consigliere reale. Il popolo sarebbe stato finalmente felice e non ci sarebbe piรน stato un Re folle.
Nonostante questo, perรฒ, Iblฤซs non poteva morire.
Per questo lo avrebbero abbandonato nel deserto o, ancora meglio, rinchiuso nello stesso palazzo.
Nasser era riuscito a fargli credere di aver ucciso, con le sue stesse mani, la sua servitรน, chissร cos altro avrebbe potuto fare.
"Sapete tutti che Iblฤซs ha delle...visioni, ecco" aveva iniziato Uraeus con un sorrisetto derisorio, "e io intendo sfruttare questa cosa. Voi, rappresentati del popolo, volete tanto quanto noi la caduta del Re. Il prossimo passo che dobbiamo fare sarร amplificare le sue visioni."
Una dei membri del gruppo aveva aggrottato le sopracciglia, confuso tanto quanto Nasser.
Quest ultimo non ne sapeva nulla del secondo piano, il passo successivo, e ciรฒ che stava ascoltando gli era completamente nuovo.
Uraeus aveva alzato una mano in aria, azzittendo il vociferare dei venti umani.
"Crede che siate morti, รจ convinto d'esser stato lui a uccidervi, pensate quanto sarebbe sorpreso nel vedere uno o due di voi gironzolare per il palazzo."
Il sorriso del principe si era visibilmente allargato, lasciando che tutti potessero vedere i suoi bianchissimi denti.
Una delle donne aveva scosso vigorosamente la testa mentre si abbracciava al compagno, spaventata alla sola idea di rivedere il Re.
"Se ci vedesse," aveva borbottato lei, "capirebbe che siamo vivi e a quel punto ci ucciderebbe davvero!"
Aveva ricevuto circa quattro segni di assenso mentre gli altri tacevano. Non capivano totalmente quale fosse il piano di Nasser e Uraeus, ma erano disposti a collaborare.
Tutto pur di cacciare Iblฤซs dal teono.
"No, vi vedrebbe come fantasmi. Conosco mio fratello e so come la sua malattia si sia evoluta; dovrete parlargli lentamente, muoversi con sinuositร o totalmente a scatti, niente vie di mezzo, ma mai toccarlo."
Nasser aveva abbassato lo sguardo verso Basil, trovandolo incredibilmente silenzioso.
Al consigliere era parso di vederlo triste, forse abbattuto per la sorte del suo padrone. Ma cosa poteva farci, lui?
Bisognava metter sul trono una persona in salute, normale e in grado di governare con saggezza.
"E poi?"
"E poi tornerete qui, noi vi porteremo da bere e da mangiare. Per un po' lo lasceremo in pace, successivamente dovremo introdurre un nuovo elemento nel nostro gruppo."
Nasser si era paralizzato nell'udire quelle parole.
Un nuovo membro nel gruppo; sperava che non si stesse riferendo a chi pensava lui.
"Chi?" Aveva fatto un passo avanti con aria minacciosa, imponendo a Uraeus di rispondergli.
Il principe aveva allargato le braccia per poi voltarsi verso i venti, sorridendo con aria raggiante.
"La persona piรน vicina al Re, ovviamente."
A T T E N Z I O N E
Per oggi niente Asteria, l'ho lasciata a riposare e ho deciso di concentrarmi sul magico trio: Iblฤซs, Nasser e Uraeus.
Ora abbiamo finalmente un nuovo plot-twist, un colpo di scena e un piano cattivello.
Povero Iblฤซs, non lo vuole nessuno :(
Bแบกn ฤang ฤแปc truyแปn trรชn: AzTruyen.Top