9. Chapter nine ~•~ Together

Nel Capitolo precedente

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Il dolore, la paura e la frustrazione sparirono in quel momento perfetto.
Si lambirono e gustarono come se fosse la prima volta, succhiandosi le labbra con il fiatone e il cuore a mille.
Alec si staccò da quella bocca con uno schiocco e senza neanche guardare Magnus si voltò buttandosi tra le fiamme del portale.

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Chapter Nine
Together
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Alexander sospirò rumorosamente nel silenzio della sua nuova camera da letto mentre, con il viso imperlato di sudore freddo, osservava dalla finestra il cielo notturno.

Qualche ora prima, quando si era buttato dentro il portale, era sbucato nel vicolo di fianco all'Istituto.
Aveva percorso con passi lenti il breve tratto di strada, ed era entrato in "casa sua" con il viso basso, evitando gli occhi di chiunque.

Voleva solo andarsene in camera sua e chiudersi dentro per le ore successive, a riflettere, come gli aveva consigliato Magnus.
Nel tragitto verso la propria stanza, era passato accanto alla palestra e aveva sentito chiaramente le urla di Jace che colpiva ripetutamente un manichino con i pugni nudi.

Alec riusciva a vedere le piccole gocce di sangue che sgorgavano dalle nocche spaccate, ma si allontanò senza dire nulla.

Una volta in camera sua, si era appoggiato alla porta chiusa, sperando potesse contenere il suo dolore e aveva iniziato a fare i conti con quello che la nuova runa stava causando al suo corpo.

Sentiva dolori ovunque e aveva tentato di ignorarli fino a quando non aveva chiuso la porta della sua stanza.
Sentiva il viso rigato dalle lacrime, mentre le mani erano strette sul petto, in un misero tentativo di bloccare i dolori lancinanti che sentiva.

Era stanco di essere deluso da tutti, davvero stanco di essere giudicato, di non essere mai abbastanza.

"Sono veramente deluso da te"

"Deluso?"

"Si deluso, deluso da te cazzo! Da quando abbiamo incontrato Magnus sei diventato intollerante ai Nascosti, li importuni in continuazione"

Si era alzato barcollando e, cercando si vedere oltre la vista offuscata dal dolore e appannata dalle lacrime, aveva raggiunto l'armadio aprendolo di scatto e sfilando un vecchio borsone dove solitamente mettevano le armi per andare in missione.

"Importunare? Quello che stava facendo Magnus Bane con te?"

"Quando mai mi avrebbe importunato?"

"La sera del tuo compleanno! Stava per baciarti"

"Con il mio dannato permesso"

Aveva iniziato a riempire il borsone con i propri indumenti, cercando di non guardare verso il letto di Jace.
Non voleva abbandonarlo anzi, sentiva di non essere neanche più tanto arrabbiato con lui per quel che era successo al loft, ma temeva che quelli fossero solo i primi effetti collaterali della distanza con Magnus, e non voleva che Jace lo vedesse in quelle condizioni.

"Ho avuto così tanta paura Alec"

"Ero da Magnus, solo da Magnus"

"Dallo Stregone? Ho passato tutta la notte a disperarmi mentre tu eri con lui"

Aveva chiuso velocemente il borsone, tentando di caricarselo in spalla e ignorando quel che vedeva.
Aveva osservato la stanza muoversi attorno a lui e aveva sospirato pesantemente.

"Magnus esiste e la maledizione esiste, così come il patto fatto con mia madre, Jace"

Alec aveva riso amaramente riuscendo a raggiungere la porta e ad uscire da lì.

Al momento attuale, era notte fonda ormai, e Alec era steso nel letto a fissare il cielo.
Neanche lui sapeva come era riuscito ad arrivare ad una delle camere singole rimaste libere, ma ci era riuscito.

E al momento, era felice della sua scelta perché ci aveva visto giusto.
Il corpo era cosparso da tremori e lievi spasmi muscolari, era trapassato da brividi di freddo e caldo che si alternavano, e delle crudeli scariche di dolore partivano dal centro del suo petto, arrivando fin alle dita di mani e piedi.

«Alec» mormorò in lontananza la voce di sua sorella Isabelle, ma poco dopo realizzò essere accanto a lui.
Ci mise un pò di tempo a mettere a fuoco il suo viso, e alla fine si arrese a quella figura sfuocata che gli passava una pezza umida sul viso e sul collo.

«Ti prego, fatti portare da Magnus» lo supplicò nuovamente, sperando che accettasse.
Era chiaro che solo Magnus poteva aiutarlo.
Odiava vederlo in quelle condizioni e sapere di non poter fare nulla.

Avrebbe voluto chiedere aiuto, almeno a qualcun'altro ma Alec era stato categorico: Nessuno oltre lei.

E ora si trovava ad accudire il fratello maggiore che sembrava sul punto di avere un collasso mentre, Jace era nella loro camera convinto che Alec se ne fosse andato perché ancora arrabbiato con lui, e Maryse si trovava nel suo ufficio totalmente ignara di quel che stava accadendo a poche stanze da lei.

«No Izzy» balbettò dolorante tentando di rimanere sveglio.
Un'ora prima aveva perso i sensi e sua sorella, presa dal panico, era quasi corsa a dire tutto alla madre.

«Questa cosa non passerà Alec» tuonò lei immergendo nuovamente la pezza ormai asciutta nella tinozza piena d'acqua.
Alec aveva la febbre altissima, e bastava passargli il pezzo di stoffa per qualche minuto che, magicamente, tornava asciutto.
«Sei messo malissimo, può solo peggiorare cazzo!» sbottò osservando il corpo tremante del fratello.

D'un tratto Alec sentì un forte boato, come se la porta fosse stata aperta con forza e avesse sbattuto contro il muro.
Voleva alzarsi e capire cosa atava succedendo, voleva capire di chi erano tutte quelle voci che parlavano nervosamente, quasi urlando.

Voleva poter capire, vedere oltre la coltre di nubi che non gli permetteva di distinguere nulla, e che man mano si stava trasformando in un buio senza scampo.

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Sentiva tante voci intorno a sé, ma non riusciva a distinguerne neanche una.

"Non sapevamo cosa fare, allora abbiamo pensato ad Alec"

"Sono due stupidi"

"Forza, mettetelo accanto a lui"

Sentì il proprio corpo abbandonare le braccia forti di qualcuno per essere posato sopra delle lenzuola fresche e profumate.
Pochi secondi bastarono e tutto sparì lentamente, spasmi e tremori abbandonarono il suo corpo, e riiniziò a vedere normalmente.

"Che vergogna, non mi sarei mai aspettata una tale immaturità da Magnus!"

"Piantala Cat, loro non sanno nulla di questo legame e noi neanche, non potevano certo prevedere che un pò di distanza li riducesse in questo stato!"

Alec aprì gli occhi e mise a fuoco i volti che, intorno a lui, lo fissavano con apprensione e riconobbe, oltre a Catarina, Ragnor e Isabelle, anche sua madre e Jace.

«Piccolo» mormorò Maryse alzandosi dalla sedia posta accanto al letto e accostandosi al letto del figlio.
«Ci hai fatti preoccupare così tanto» mormorò la donna con gli occhi lucidi accarezzando la mascella e la guancia ci Alec.
«Mi dispiace» sussurrò guardando il suo parabatai che, dietro di lei, lo guardava con espressione stanca.

Fu in quel momento che Alec notò la fronte imperlata di sudore e le occhiaie evidenti.

«Sei stato male anche tu vero?» chiese ricordando solo in quel momento la runa che li unica.
«È stato orrendo» rispose solo, guardando fuori dalla finestra presente nella stanza.
«E la cosa che mo faceva stare peggio era pensare che quel che provavo, era solo una piccola parte del dolore che stavi provando tu» rispose accostandosi a lui e prendendogli una mano tra le sue.

«Come avete fatto a-» stava domandando, ma venne bloccato da Catarina.
«Siete due idioti ecco cosa!» rispose gonfiando dispettosamente le guance azzure, come una bambina, facendo ridacchiare Isabelle.

«Tu stavi morendo all'Istituto, e Magnus qui, quando Ragnor è arrivato al loft gli è quasi venuto in infarto» disse improvvisamente stanca, e Alec si chiese quanta paura avessero passato per Magnus.

«Allora» aggiunse Ragnor, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, «Ho chiamato tua madre per avere il permesso di aprire un portale nell'Istituto e ti abbiamo portato qui».

Alec annuì stancamente, e il suo cuore batté leggermente.
«Dov'è Magnus?» chiese poco prima di sentire uno spostamento accanto a sé.
Si voltò e si trovò davanti gli occhi caldi del suo Stregone.
«Magnus» sussurrò dolcemente, voltandosi verso di lui e buttandosi sulla sua bocca.

Quando le loro labbra si toccarono sparì tutto intorno a loro, come sempre.
Alec ignorò il fatto che sua madre e Jace stessero assistendo a quello e si concentrò solo sulla bocca di Magnus che lambiva la sua, in un bacio pieno di dolore, mancanza e nostalgia.
Sentiva le mani di Magnus allacciarsi sulla sua vita, stringendolo a sé e accarezzandogli morbidamente i fianchi, mentre lui allacciava le braccia intorno al suo collo.

«Sei qui» sussurrò lo Stregone contro la sua bocca, mentre tutti intorno a loro li osservavano in un silenzio quasi raccapricciante.
Alec si trovò stupidamente a chiedersi se riuscissero a sentire il battito frenetico del suo cuore.

«Sono qui, e non ho intenzione di andarmene di nuovo» rispose Alec passando le dita tra i capelli corvini del compagno.
I suoi occhi gialli erano lucidi ma vi si poteva ancora notare l'alone della sofferenza provata fino a poco prima.

«Ora per carità, riposatevi, al vostro risveglio ci saremo noi e Adrian, e speriamo di riuscire a capire qualcosa di questa situazione» esclamò Catarina muovendo ritmicamente le braccia verso il cielo, facendo ridere nuovamente Izzy.

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