8. Chapter Eight ~•~ Confession

Nel Capitolo precedente.

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«Devo confessarti una cosa piccolo» disse l'uomo tirandosi leggermente su e scoprendo il petto nudo.
«Preferisco tu lo sappia ora, voglio che tu mi scelga perché mi vuoi realmente» mormorò posando un piccolo bacio sulla bocca di Alec, come se sentisse che altrimenti non avrebbe avuto più l'opportunità di baciarlo.

Alec lo guardò e sentì il cuore battere a mille quando Magnus disse: «Non ci unisce nessuna maledizione».

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Chapter Eight
Confession
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La mente di Alexander si scollegò immediatamente non appena realizzò il significato delle parole appena pronunciate da Magnus.
Il respiro sembrò sparirgli dai polmoni e la testa iniziò ad essere fin troppo leggera, come se fosse appena stata riempita di elio.

Non ci unisce nessuna maledizione.

La sua mente sembrava divertirsi a far rimbombare ancora e ancora quelle parole dentro di lui.

«Che diavolo stai dicendo?» balbettò con una smorfia.
Il viso era una maschera di preoccupazione e pura confusione.
«Quello che ho detto Alec» disse Magnus alzandosi dal letto e allontanandosi da lui.

Era chiaro ad entrambi che avevano bisogno di spazio.

Lo Stregone si accostò al grande armadio e, una volta aperto, indossò una maglia stando in silenzio e di spalle.
Alec voleva una spiegazione e, nonostante le lacrime che spingevano per uscire dai suoi occhi, rimase in silenzio sperando che Magnus parlasse.

«Ho mentito in realtà» continuò l'uomo nel silenzio della stanza, dopo vari minuti, facendo sobbalzare Alec che non si era aspettato una voce così aspra.
Magnus si voltò verso di lui e il sorriso amaro che aveva sulle labbra ferì come non mai Alec, che riusciva a leggere la sofferenza su quel viso.

«Ti volevo e ho mentito a tua madre, per farle credere di non aver altra scelta se non cederti a me come compagno» sussurrò voltandosi verso la finestra e guardando Brooklyn, il suo regno.

«Non capisco» mormorò Alec alzandosi con gambe tremanti dal letto, «Mia madre, quando mi ha raccontato quel che è successo tra voi, mi ha detto di essere stata avvolta da della luce, mentre tu facevi un incantesimo su di lei» disse accostandosi a lui.
Nonostante quel che gli stava confessando, sentiva il bisogno fisico di toccarlo, di abbracciarlo o almeno di stringergli forte una mano.
«Infatti le lanciai un incantesimo, ma non una maledizione» sorrise dolcemente allontanandosi dalla finestra ed accostandosi a lui.
«Inventai al momento le parole di una maledizione, ovviamente inesistente, e mentalmente pronunciai un incantesimo di protezione per te, in modo che tu potessi nascere forte e al sicuro» mormorò ormai così vicino che Alec riusciva a sentire il calore delle sulle labbra sulle proprie.

«Incantesimo che ti ha protetto fino alla sera del tuo diciottesimo compleanno, quella sera a mezzanotte hai incontrato me per la prima volta e da quel momento ci sarei stato io a proteggerti, l'incantesimo non serviva più» spiegò portando una mano al viso di Alexander e accarezzando lentamente la guancia calda.
Alec chiuse li occhi al calore che avvertiva.
Magnus gli stava accarezzando solamente il viso, eppure lui era consapevole di quel tocco in tutto il corpo, come una carezza lenitiva sulle ferite che proprio lui gli aveva appena inflitto.

Si sporse verso l'uomo per bacialo, non desiderava altro se non poter sentire quella bocca sulla propria e risentire quel sapore che lo aveva stordito fin dal primo momento.
Ma Magnus si scansò, togliendogli la mano dal viso e mettendo parecchi centimetri di distanza fra loro.
Alec si sentì morire e giurò di sentire la loro nuova runa bruciare tanto quanto il suo cuore.

«Non credo sia una buona idea Alexander» mormorò solamente abbassando gli occhi e fissando il pavimento con un'espressione indecifrabile.
«Questo è ridicolo» sbiascicò Alec a voce appena udibile, come se stesse parlando da solo, e Magnus riuscì a sentirlo a malapena.
«Alec...».

«Questo è ridicolo!» ripeté ma stavolta a voce talmente alta che, era sicuro, qualcuno doveva averlo sentito fin in strada.
Sentiva la nuova runa bruciare come se fosse incandescente, ma nonostante questo non sentiva il bisogno di farsi una iratze, anzi, sentiva il semplice bisogno di piangere e urlare.
Il bisogno di buttare fuori il veleno che sentiva scorrergli in gola da giorni.

Veleno per sua madre, che gli aveva nascosto questo per gran parte della sua giovane vita.

Veleno per suo padre, che gli aveva lasciati per un'avventura da una notte.

Veleno per Jace che, invece di aiutarlo a dissipare dubbi e paure, lo aiutava ad instaurarne altri nella propria testa.

Veleno per sua sorella, che aveva cospirato con Magnus alle sue spalle per anni, raccontandogli della sua vita e dei suoi interessi, come se nulla fosse.

E infine veleno per lui, per Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn che, dopo avergli stravolto la vita, ora sperava di dargli il ben servito e spedirlo a casa senza mezza parola.

Quando guardò Magnus sentiva la gola stridere come se gli avessero appoggiato contro le tonsille un tizzone rovente, e la faccia stravolta di Magnus gli fece capire che gli aveva urlato addosso tutto quel che aveva sentito e pensato e, per una volta dopo tanto tempo, si sentì bene.

«Perché fai così?» chiese poi con voce leggermente rauca abbassando il viso al suolo, «Se io non sono arrabbiato per quel che mi hai confessato, perché non possiamo semplicemente dimenticarci tutto questo?» domandò sentendo la testa pulsare e la stanchezza scendere.

«Alexander...» sussurrò Magnus accostandosi di nuovo a lui, ma mantenendo comunque un minimo di distanza, «È proprio questo il problema, per quello che ti ho raccontato dovresti essere più che furioso» mormorò, e Alec fu colpito da quelle parole.

Aveva ragione, gli aveva fatto credere di essere legato a lui per il resto della propria vita, di essere costretto ad essere il suo compagno, ed invece era tutta una bugia.
«Quindi faremo così Alexander» continuò lo Stregone voltandosi verso la finestra e creando un portale dallo sgargiante color arancio, con un veloce movimento delle mani.

«Ora torni a casa e pensi su a quel che ho detto, e poi ci risentiamo per decidere come procedere, va bene?» domandò con tenerezza Magnus, prendendo una mano di Alec tra le sue e intrecciandovi le dita.

Alec avrebbe voluto dire di no, dire che voleva stare lì con lui, ma infondo capì anche che Magnus aveva ragione.
Probabilmente era solo sotto shock e aveva bisogno di tempo per assimilare il tutto.

Annuì brevemente avvicinandosi al portale che iniziò a dimenarsi come se avvertisse che Alec stava per buttarsi.
«Perché ora?» domandò Alec all'improvviso allontanandosi dal portale, ma rimanendo di spalle.
«Probabilmente non  lo avrei mai scoperto, perché confessare ora di aver mentito?» domandò osservando l'immagine sfuocata dell'Istituto al di là del portale.

«Perché prima di andare via, tua madre mi ha chiesto se questa nuova runa poteva essere un effetto collaterale della mia maledizione, una specie di legame fisico creato da essa» spiegò Magnus sedendosi al bordo del letto e fissando la schiena che Alec gli stava dando.

«A quel punto ho capito che non potevo mentire, tutti avrebbero creduto a questa versione e nessuno avrebbe cercato la verità, avrebbero tutti pensato fosse legato alla maledizione, ma non essendoci una maledizione tra noi, non ho davvero idea di cosa sia questa cosa» disse guardando Alec fare un passo verso il portale e gli sorse spontaneo chiedersi se lo avrebbe mai più rivisto.

Quella, poteva anche essere l'ultima occasione che aveva per vederlo, baciarlo e stringerlo.
Alec fece un altro passo verso il portale.
Magnus si alzò ma rimase fermo dove si trovava, incapace di accostarsi a lui.

«Non mi hai risposto alla fine» lo sorprese la voce roca di Alec che, voltandosi, gli mostrò gli occhi azzurri colmi di lacrime che rigavano libere le sue guance arrossate.
«Perché hai lasciato che Jace ti ferisse e non ti sei difeso?» chiese mentre alle sue spalle il portale scoppiettava come un caldo fuoco alto quasi due metri.
«Alexander» mormorò con un lieve sorrisino, «Non farei mai una cosa tanto stupida, so che dopo mi odieresti, e io ti amo troppo per rischiare di perderti, ho già qualcosa da farmi perdonare» confessò abbassando il viso.

Non si sentiva degno abbastanza per stare con Alexander, ma se lui avesse scelto di stargli accanto, avrebbe ringraziato Raziel se necessario, per aver permesso ad uno dei suoi angeli più belli di innamorarsi di un mezzo demone come lui.

Poco dopo si trovò le braccia piene del corpo di Alec e il suo profumo dolce e delicato dentro le narici, specialmente quando le loro labbra si toccarono, facendo dimenticare ad entrambi quel che avevano provato in quei giorni.
Il dolore, la paura e la frustrazione sparirono in quel momento perfetto.

Si lambirono e gustarono come se fosse la prima volta, succhiandosi le labbra con il fiatone e il cuore a mille.
Alec si staccò da quella bocca con uno schiocco e senza neanche guardare Magnus si voltò buttandosi tra le fiamme del portale.

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So che questo capitolo è leggermente più piccolo dei precedenti, ma questa era una scena particolare e decisiva, ecco perché ho voluto creare un capitolo solo per questa scena.

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